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GebusAusiliario per capire la Bibbia
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I gebusei che occuparono la città e la zona circostante erano discendenti di Cam e di Canaan. (Gen. 10:15, 16, 20; I Cron. 1:13, 14) Quando sono menzionati insieme a popoli affini (ittiti, ghirgasei, amorrei, cananei, ferezei, ivvei), i gebusei sono generalmente menzionati per ultimi, forse perché meno numerosi. (Deut. 7:1; Giud. 3:5) Furono definiti un popolo di montanari (Num. 13:29) e il loro paese fu descritto figurativamente come “un paese dove scorre latte e miele”. — Eso. 3:8, 17.
Geova aveva promesso di dare ad Abraamo e al suo seme il paese dei gebusei. (Gen. 15:18-21; Nee. 9:8) Per adempiere quella promessa Geova Dio fece uscire il suo popolo eletto dall’Egitto, e mentre attraversavano il Giordano, mandò il suo angelo davanti a loro, ordinando di mostrarsi forti e di scacciare tutti quelli che avrebbero opposto loro resistenza. (Eso. 13:3-5; 23:23; 33:1, 2) Non dovevano concludere patti né contrarre matrimoni con i gebusei e altri cananei, ma anzi dovevano votarli a completa distruzione e non “conservare in vita nessuna cosa che respira . . . onde non ti insegnino a fare secondo tutte le loro cose detestabili”. — Eso. 34:11-16; Deut. 20:16-18.
Vedendo il successo degli israeliti nell’impadronirsi del paese — la conquista di Gerico e di Ai, e la capitolazione dei gabaoniti — Adoni-Zedec re dei gebusei si pose a capo di una confederazione di cinque re decisi a fermare l’invasione. (Gios. 9:1, 2; 10:1-5) Nella conseguente battaglia, durante la quale Geova fece fermare il sole e la luna, gli eserciti confederati furono sconfitti, i re furono catturati e messi a morte, e i loro cadaveri appesi a pali perché tutti vedessero. (Gios. 10:6-27; 12:7, 8, 10) Forse dopo quella vittoria gli israeliti incendiarono Gerusalemme radendola al suolo. — Giud. 1:8.
Conclusa la sua campagna vittoriosa a S e nelle regioni centrali della Terra Promessa, Giosuè rivolse l’attenzione alla regione settentrionale a O del Giordano. I gebusei si radunarono per opporre resistenza, questa volta al comando di Iabin re di Hazor, e ancora una volta, con l’aiuto di Geova, furono sconfitti. (Gios. 11:1-8) Comunque, dopo l’incendio di Gebus e qualche tempo prima della divisione del paese, i gebusei riconquistarono le strategiche alture di Gerusalemme, che tennero per quattrocento anni. — Gios. 15:63.
Quando il paese venne ripartito la città di Gebus fu attribuita a Beniamino, e si trovava proprio al confine fra il territorio della tribù di Giuda e quello della tribù di Beniamino. (Gios. 15:1-8; 18:11, 15, 16, 25-28) Gli israeliti però non scacciarono i gebusei, anzi permisero che sposassero i loro figli e le loro figlie, e adottarono perfino l’adorazione dei falsi dèi dei gebusei. (Giud. 1:21; 3:5, 6) Durante tale periodo Gebus rimase “una città di stranieri” dove una volta un levita rifiutò di passare la notte. — Giud. 19:10-12.
Finalmente, nel 1070 a.E.V., Davide conquistò Sion, la fortezza dei gebusei. (II Sam. 5:6-9; I Cron. 11:4-8) In seguito acquistò a N l’aia di un gebuseo di nome Arauna Ornan), e vi costruì un altare su cui immolò speciali sacrifici. (II Sam. 24:16-25; I Cron. 21:15, 18-28) In quel luogo anni dopo Salomone edificò il tempio (II Cron. 3:1), e i discendenti dei gebusei furono impiegati come schiavi nel grande programma edilizio. — I Re 9:20, 21; II Cron. 8:7, 8.
L’ultima volta che vengono menzionati, apprendiamo che come gruppo etnico i gebusei erano ancora presenti e contaminavano l’adorazione degli israeliti tornati dalla cattività in Babilonia. — Esd. 9:1, 2.
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GecoAusiliario per capire la Bibbia
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Geco
[ebr. ʼanaqàh, semamìth].
Piccolo rettile simile a una lucertola, dal corpo generalmente tozzo ricoperto da minuscole squame. Ha occhi piuttosto grandi, simili a quelli di un gatto, e dita dilatate. Comune nei climi caldi, il geco vive nei boschi, fra le rocce, sugli alberi e a volte nelle case. In Palestina si trovano sei tipi di questi piccoli animali notturni.
Il “geco” di Levitico 11:30 è elencato fra gli animali “impuri” per gli israeliti. Il nome ebraico ’anaqàh significa “lamento” o “sospiro” (confronta l’uso del termine nel Salmo 79:11) e può riferirsi al verso del geco, ben diverso dall’acuto suono sibilante emesso dalle lucertole. In Proverbi 30:28 si legge che il “geco dei muri” (ebr. semamìth) “afferra con le sue proprie mani” e si introduce nel palazzo del re. A proposito delle dita del geco, The International Wildlife Encyclopedia (Vol. 7, pp. 856, 857) dice: “Sono provviste di numerosissime lamelle che consentono di far presa sulle minime asperità, anche quelle di una lastra di vetro, tanto che il geco può aggrapparsi a qualsiasi superficie tranne le più levigate. Le lamelle sono rivolte indietro e in giù e per sganciarle si devono alzare le dita dalla punta. Perciò il geco che si arrampica su un albero o una parete, o che si muove su un soffitto, deve piegare e spiegare le dita a ogni passo con movimento più veloce di quanto l’occhio possa seguire. Alcune lamelle sono così minuscole che per vederle ci vuole un potente microscopio, eppure un solo dito provvisto di un gran numero di queste lamelle incredibilmente piccole può sostenere un peso parecchie volte superiore a quello del corpo del geco”.
[Figura a pagina 493]
Tipo di geco comune in Palestina
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GedeoneAusiliario per capire la Bibbia
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Gedeone
(Gedeòne) [abbattitore, taglialegna].
Uno dei più notevoli giudici di Israele; figlio di Joas della famiglia di Abiezer della tribù di Manasse. Gedeone risiedeva a Ofra, villaggio che si trovava a O del Giordano. La sua divisione era la più insignificante della tribù di Manasse e lui stesso era “il più piccolo nella casa di [suo] padre”. — Giud. 6:11, 15.
Gedeone visse in un momento molto turbolento della storia di Israele. Poiché erano stati infedeli a Geova gli israeliti non godevano il frutto della loro fatica. Per diversi anni le nazioni pagane vicine, specie i madianiti, avevano invaso Israele al tempo della raccolta, “numerosi come le locuste”. Per sette anni la mano di Madian aveva gravato su di loro, tanto che gli israeliti si erano fatti dei depositi sotterranei per nascondere le scorte di viveri agli invasori. — Giud. 6:1-6.
CHIAMATO A LIBERARE ISRAELE
Per non essere scoperto dai madianiti, Gedeone trebbiava il grano in uno strettoio anziché all’aperto, quando gli apparve un angelo che gli disse: “Geova è con te, uomo potente e valoroso”. (NW) Gedeone chiese come potesse essere vero, dato che i madianiti opprimevano la nazione. Quando gli fu detto che sarebbe stato lui a liberare Israele, Gedeone disse modestamente che era il minimo della sua tribù, ma gli fu assicurato che Geova sarebbe stato con lui. Allora Gedeone chiese un segno per accertarsi che il messaggero fosse realmente un angelo di Geova. — Giud. 6:11-22.
Quella notte stessa Geova mise alla prova Gedeone ordinandogli di abbattere l’altare che suo padre aveva eretto al dio Baal. Per prudenza Gedeone lo fece di notte, con l’aiuto di dieci servitori. Quando gli uomini della città si alzarono la mattina, videro l’accaduto e seppero che era stato Gedeone, chiesero a gran voce che fosse messo a morte. Ma Joas replicò che Baal poteva difendersi da solo contro di lui. — Giud. 6:25-32.
Quando i madianiti, insieme agli amalechiti e agli orientali, invasero di nuovo Israele, lo spirito di Geova avvolse Gedeone. Per esser certo di avere il sostegno di Dio, Gedeone chiese due segni, che gli furono dati. Trentaduemila uomini di guerra si raccolsero intorno a Gedeone al suo invito a combattere contro Madian. Ma alla fine furono ridotti a soli trecento, perché fosse ben chiaro che solo Geova poteva dare la vittoria. — Giud. 6:33—8:21.
L’EFOD
Dopo la sconfitta dei madianiti grazie all’intervento divino, gli israeliti riconoscenti chiesero a Gedeone di fondare con la sua famiglia una dinastia reale. Ma egli, consapevole che Geova era il legittimo Re di Israele, non aderì alla loro richiesta. Suggerì invece che contribuissero i gioielli d’oro presi come bottino di guerra, e i soli anelli da naso ammontavano a 1.700 sicli d’oro. Quindi fece un efod e lo espose a Ofra. Ma tutto Israele cominciò ad avere “rapporti immorali” con l’efod, che diventò un laccio per Gedeone e la sua famiglia. Così, anche se fatto per un motivo giusto, l’efod distolse l’attenzione dal vero santuario di Geova, il tabernacolo. I tentativi di Gedeone fallirono, producendo un risultato contrario a quello voluto. — Giud. 8:22-27; vedi EFOD.
TESTIMONE APPROVATO
La liberazione che Geova effettuò per mezzo di Gedeone fu così completa che per i quarant’anni durante i quali fu giudice nulla turbò più la pace. Gedeone prese molte mogli da cui ebbe settanta figli. Dopo la sua morte avvenuta in tarda età, Israele cadde di nuovo vittima dell’adorazione di Baal. Inoltre Abimelec, il figlio che Gedeone ebbe dalla sua concubina, una donna di Sichem, uccise i settanta figli di Gedeone, con l’eccezione di Iotam, che si nascose. — Giud. 8:28-9:5.
La fede di Gedeone, nonostante le alterne vicende, gli meritò di essere incluso nel “così gran nuvolo di testimoni”. (Ebr. 11:32; 12:1) Inoltre fu di una modestia esemplare, unita a grande cautela. Evidentemente la sua cautela fu salutare e non si deve pensare che derivasse da mancanza di fede, poiché non fu mai rimproverato per esser stato cauto. Per di più, com’è indicato dal Salmo 83, la sconfitta di Madian ai giorni di Gedeone costituisce un modello profetico della prossima distruzione di tutti i nemici di Geova, a completa rivendicazione del suo santo nome. — Confronta Isaia 9:4; 10:26.
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GeennaAusiliario per capire la Bibbia
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Geenna
(Geènna) [forma greca dell’ebraico Geh Hinnòm, Valle di Innom].
Questo nome ricorre dodici volte nelle Scritture Greche Cristiane e, anche se molti traduttori si prendono la libertà di sostituirlo col termine “inferno”, diverse traduzioni moderne lo traslitterano dal greco gèenna. (Matt. 5:22, CEI, Co, Ga, NM, VR; BC e NC [spagnolo]; Mo [inglese]) La stretta e profonda valle di Innom, nota poi col nome greco, si trovava a S e SO di Gerusalemme. — Gios. 15:8; 18:16, Ger. 19:2, 6; vedi INNOM, VALLE DI.
NON È SIMBOLO DI TORMENTO ETERNO
Gesù Cristo associò il fuoco con la Geenna (Matt. 5:22; 18:9; Mar. 9:47, 48), come fece anche il discepolo Giacomo, l’unico scrittore biblico oltre a Matteo, Marco e Luca a usare questo termine. (Giac. 3:6; vedi LINGUA, I). Si noti che Dio aveva decretato profeticamente che la valle di Innom doveva servire come luogo per eliminare in massa cadaveri e non per torturare vittime ancora in vita. (Ger. 7:32, 33; 19:2, 6, 7, 10, 11) Infatti è generalmente riconosciuto che in Geremia 31:40 “il bassopiano dei cadaveri e delle ceneri grasse” indichi la valle di Innom, e la porta chiamata “Porta dei Mucchi di Cenere” si apriva verso l’estremità orientale della valle nel punto in cui si congiungeva col burrone del Chidron. (Nee. 3:13, 14) È ovvio che i termini “cadaveri” e “ceneri grasse” non si riferivano ai sacrifici umani compiutivi all’epoca di Acaz e di Manasse, poiché i corpi così immolati erano senza dubbio considerati “sacri” dagli idolatri e non sarebbero stati abbandonati nella valle. — II Cron. 28:1, 3; 33:1, 6; Ger. 7:31, 32; 32:35.
Quanto dichiara la Bibbia a proposito della Geenna concorda in genere con l’idea tradizionale di fonte rabbinica e di altre fonti: la valle di Innom serviva come luogo adibito all’eliminazione dei rifiuti di Gerusalemme, inclusi animali morti e anche cadaveri di spregevoli criminali ai quali non era data sepoltura normale perché ritenuti indegni di risurrezione. (In Matteo 5:30, The New Testament in Modern English di J. B. Phillips traduce gèenna “mucchio d’immondizie”).
SIMBOLO DI COMPLETA DISTRUZIONE
Ad ogni modo è chiaro che Gesù menzionò la Geenna per rappresentare la completa distruzione risultante dal giudizio avverso di Dio, da cui non è possibile risuscitare alla vita come anima. (Matt. 10:28; Luca 12:4, 5) Gli scribi e i farisei come classe erano malvagi e perciò ‘soggetti alla Geenna’. (Matt. 23:13-15, 33) Per evitare tale distruzione i seguaci di Gesù dovevano quindi eliminare qualunque causa d’inciampo spirituale, ‘tagliarsi mano o piede’ e ‘cavarsi un occhio’, cioè farli figurativamente morire in quanto al peccato. — Matt. 18:9; Mar. 9:43-47; Col. 3:5; confronta Matteo 5:27-30.
Gesù alludeva evidentemente a Isaia 66:24 quando descrisse la Geenna come un luogo “dove il loro baco non muore e il fuoco non si spegne”. (Mar. 9:47, 48) Che questa sia una descrizione simbolica non di tortura, ma piuttosto di completa distruzione è evidente dal fatto che il versetto di Isaia non parla di persone vive, ma di “cadaveri degli uomini che trasgredivano” alla legge di Dio. Se, come indicano le prove disponibili, la valle di Innom era un luogo destinato all’eliminazione di immondizia e cadaveri, il fuoco, di cui forse si accresceva l’intensità con l’aggiunta di zolfo (confronta Isaia 30:33), sarebbe stato l’unico mezzo idoneo a eliminare tali rifiuti. Dove non arrivava il fuoco, vermi o bachi avrebbero proliferato, divorando tutto ciò che era rimasto. In base a ciò le parole di Gesù potevano significare
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