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  • I morti per i quali v’è la risurrezione
    La Torre di Guardia 1965 | 15 luglio
    • il Salmo 83:1819 (Ga) a questo supremo Giudice, che è Dio: “E sappiano che tu solo ti chiami Jahve, eccelso su tutta la terra”. Perciò i morti non possono sfuggire al giudizio dell’Altissimo Dio che si chiama Geova.

      5. Perché Giovanni, come Giudeo, non usò la parola Sceol, scrivendo Rivelazione 20:11-14?

      5 La morte è la condizione di essere morti. Ma da quale luogo verranno fuori i morti in merito ai quali profetizza Rivelazione 20:11-14? Il versetto 13 di Rivelazione 20 dice: “E il mare diede i morti ch’erano in esso, e la morte e l’Ades diedero i morti ch’erano in essi”. Sappiamo tutti che cos’è il mare e sappiamo che molti vi hanno trovato una tomba acquea. Ma che cos’è l’Ades? Alla maggioranza delle persone questo è stato spiegato in modo inesatto, cioè non secondo la Bibbia. L’apostolo Giovanni, pur essendo cristiano, era Giudeo o Ebreo di nascita. Egli scrisse Rivelazione 20:11-14 nella lingua internazionale dei suoi giorni, il greco comune, e perciò usò la parola greca Ades. Ma se avesse scritto in ebraico, Giovanni avrebbe usato la parola ebraica Sceol. Infatti, nove moderne traduzioni ebraiche della Rivelazione data a Giovanni usano la parola Sceol; e la traduzione siriaca, che si leggeva in Medio Oriente, usa la parola affine Shiul.

      6. Nella Bibbia completa, come sono usati Sceol e Ades, e apprendendo chi vi si trova, che cosa possiamo anche sapere?

      6 In altre parole, nella Sacra Bibbia completa, formata dalle ispirate Scritture Ebraiche e dalle ispirate Scritture Greche, Ades e Sceol significano la stessa cosa. Ades o Sceol significa la comune tomba del morto genere umano che è nella polvere della terra. Infatti, la Versione Autorizzata della Bibbia inglese o Versione del Re Giacomo traduce trentun volte la parola ebraica Sceol con “la tomba”. Pertanto, ora, apprendendo dalla Sacra Bibbia chi è nello Sceol o Ades, possiamo sapere chi sarà risuscitato di là, oltre che dal mare.

      QUELLI CHE SONO NELLO SCEOL (ADES)

      7, 8. (a) In relazione a che cosa veniva usata la parola Sceol nel Medio Oriente, nel diciottesimo secolo a.C.? (b) In relazione a che cosa fu usata poco tempo dopo la parola Sceol in Egitto?

      7 Otre millesettecento anni prima dell’Èra Volgare, nel Medio Oriente si usava la parola Sceol per indicare la comune tomba di quelli che muoiono sulla terra, non di quelli che muoiono nel mare. Nel 1750 a.C., quando Giuseppe fu rapito e venduto in Egitto, i fratelli responsabili riferirono che era stato ucciso. Così suo padre Giacobbe (Israele) rifiutò di farsi confortare dagli altri figli e disse: “Scenderò facendo cordoglio da mio figlio nello Sceol”. (Gen. 37:35) Ventidue anni dopo nove dei figli maggiori di Giacobbe volevano condurre in Egitto il suo figlio minore Beniamino perché li aiutasse a procurarsi cibo a causa della carestia. Dapprima Giacobbe rifiutò e disse: “Mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto e lui è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi precipitereste la mia canizie sconsolata nello [Sceol]”. (Gen. 42:38, Ga) In seguito, il quarto figlio di Giacobbe, Giuda, ripeté proprio queste parole di suo padre quando sembrava che Beniamino corresse il pericolo di rimanere come schiavo in Egitto. (Gen. 44:29) Giuda disse anche:

      8 “Appena egli vedrà che il giovane non è con noi, morirà e i tuoi servitori avranno precipitato la canizie del tuo servitore nostro padre sconsolata nello [Sceol]”. — Gen. 44:31, Ga. (La Versione dei Settanta greca traduce Sceol con Ades).

      9. Sul letto di morte, con chi disse Giacobbe che doveva giacere?

      9 In quel momento difficile si seppe che il diletto figlio di Giacobbe, Giuseppe, era vivo in Egitto ed era il direttore annonario di quel paese. Perciò tutti i figli di Giacobbe si ritrovarono felicemente. Si mandò a prendere l’anziano Giacobbe che venne portato in Egitto a trascorrervi il resto dei suoi centoquarantasette anni. Mentre la sua morte si avvicinava, Giacobbe disse a suo figlio Giuseppe, primo ministro d’Egitto: “Quando io giacerò coi miei padri, portami fuori dall’Egitto e seppelliscimi nella loro sepoltura”. (Gen. 47:30, Na) Giuseppe lo giurò.

      10. (a) Come disse ai suoi figli il morente Giacobbe, a chi si sarebbe riunito egli? (b) Morendo ed essendo sepolto, dove andò Giacobbe, e da chi?

      10 Sul letto di morte Giacobbe benedisse tutt’e dodici i suoi figli e disse loro: “Io sto per riunirmi al mio popolo; seppellitemi coi miei padri nella grotta ch’è nel campo di Efrom Hitteo, nella grotta cioè ch’è nel campo di Macpela, di fronte a Mamre nella terra di Canaan; grotta, che Abramo comprò col campo da Efrom Hitteo in possesso di sepoltura. Là fu seppellito Abramo e Sara sua moglie, là fu seppellito Isacco e Rebecca sua moglie, là pure io ho seppellito Lea”. (Gen. 49:29-31, 33, Na) Quest’ultima richiesta di Giacobbe fu esaudita, e così i resti terreni di Abraamo, Isacco e Giacobbe riposarono insieme nello stesso luogo di sepoltura, la grotta di Macpela, in quello che divenne il territorio di Giuda. (Gen. 50:12-14) Pertanto Giacobbe scese infine, non da suo figlio Giuseppe, ma dai suoi antenati, nello Sceol.

      11. (a) Dov’era Abraamo nei giorni in cui Gesù Cristo era sulla terra? (b) Da quali informazioni apprendiamo che Gesù diceva una parabola in Luca 16:22-26, che trattava di Abraamo?

      11 Mediante la Sacra Bibbia si stabilisce dunque che Abraamo, Isacco e Giacobbe sono nello Sceol. Molti secoli dopo Abraamo era ancora là quando il suo discendente, Gesù Cristo, era sulla terra e parlò di un “uomo ricco” e di “un pover’uomo chiamato Lazzaro”. Sapendo quello che insegna la Sacra Bibbia riguardo allo Sceol o Ades, sappiamo che quello che disse Gesù di questo “ricco” e di questo “povero” doveva essere una parabola o illustrazione. Pertanto Gesù usò un linguaggio figurativo, servendosi persino di Abraamo come figura. Per confermarlo da voi stessi, notate con quali parole Gesù raccontò questa storia, in Luca 16:22-26, secondo la Versione Riveduta della Bibbia:

      12. In che senso Gesù usò Abraamo e Ades in questa parabola?

      12 “Or avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d’Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito. E nell’Ades [Sceol, ebraico; Shiul, siriaco], essendo ne’ tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma. Ma Abramo disse: Figliuolo, ricordati che tu ricevesti i tuoi beni in vita tua, e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. E oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una gran voragine, perché quelli che vorrebbero passar di qui a voi non possano, né di là si passi da noi”.

      13. Per sapere se si devono prendere alla lettera queste parole di Gesù, quali domande dovrebbe porsi il lettore?

      13 Ora il lettore si chieda: Volle dire Gesù realmente che gli angeli portarono il corpo morto di Lazzaro, pieno di piaghe, nella grotta di Macpela, di fronte alla città di Hebron, e ivi deposero il morto Lazzaro nel seno di Abraamo, facendone uscir fuori la defunta moglie di Abraamo, Sara? Oltre a ciò, Abraamo, Isacco e Giacobbe sono tutti nell’Ades o Sceol. Perciò, volle dire Gesù realmente che vi sono fiamme di fuoco nell’Ades o Sceol, luogo in cui, disse Gesù, si trovava il “ricco” morto e sepolto? E le fiamme di fuoco tormentano forse certuni nell’Ades o Sceol senza tormentare altri? Possono quelli che si trovano nell’Ades o Sceol vedersi e parlarsi attraverso la “gran voragine”? E nell’Ades o Sceol v’è acqua in cui intingere il dito?

      14. (a) Si dice forse oggi che il “ricco” e “Lazzaro” siano sepolti nel tradizionale luogo di sepoltura di Abraamo, Isacco e Giacobbe? (b) In riferimento alla parabola di Gesù, che cosa insegna la Bibbia che non vi è nel letterale Ades o Sceol?

      14 Molti lettori religiosi della Bibbia dicono che Gesù non narrava una parabola o illustrazione simbolica ma che diceva le cose come sono in realtà. Questo rende ridicolo Gesù. Lo fa parlare in modo contrario al resto della Bibbia per ciò che essa dice dell’Ades o Sceol. Andate oggi nel Medio Oriente nella tradizionale località della sepoltura di Abraamo, Isacco e Giacobbe, nella città di Hebron, sotto una moschea maomettana. Vi diranno forse che vi sono sepolti il mendicante Lazzaro o il “ricco” (detto Dives)? No! Inoltre, la Sacra Bibbia dice che l’Ades o Sceol non è un luogo di Paradiso per alcuni morti e di infuocato tormento per altri, ma che è sotto ogni aspetto il luogo del silenzio e dell’inattività; che i morti i quali vi si trovano non parlano neppure per celebrare e lodare Dio, e che non vi è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nell’Ades o Sceol. — Isa. 38:18; Eccl. 9:5, 10; Sal. 6:5.

      15. Come Gesù usò Abraamo nella parabola, e perché appropriatamente?

      15 Gli onesti lettori della Bibbia hanno occhi di intendimento per capire che in Luca 16:19-31 Gesù Cristo diceva una parabola o illustrazione simbolica. Tali lettori comprendono che Gesù usava Abraamo come figura del celeste Padre, Geova Dio, il quale promise al suo amico terreno Abraamo di benedire tutte le famiglie della terra per mezzo del seme o della progenie di Abraamo. Come Abraamo, dietro comando di Dio, presentò suo figlio Isacco per il sacrificio umano, così Geova Dio sacrificò effettivamente suo Figlio Gesù Cristo, il vero Seme promesso di Abraamo per la benedizione di tutte le nazioni della terra. — Gen. 22:1-18; Giov. 3:16.

      16. Che cosa raffigurano dunque il ricco e Lazzaro, e su che cosa si basa questa spiegazione?

      16 Conformemente, il “ricco” e il “pover’uomo chiamato Lazzaro” non erano uomini letterali; raffiguravano semplicemente due classi di persone. Una classe morì alla sua posizione di favore presso il più Grande Abraamo, Geova Dio, e in seguito ha avuto sulla terra un’esperienza religiosa di tormento. L’altra morì alla sua condizione religiosa di disfavore e fu portata mediante il potere angelico nel favore del più Grande Abraamo, Geova Dio, per mezzo del suo Figlio sacrificato, Gesù Cristo. Questo intendimento e questa spiegazione della parabola profetica di Gesù si basa sull’effettiva esperienza storica di due classi religiose generali fra i discendenti naturali del patriarca Abraamo ai giorni di Gesù.a

      17. Che cosa attendono ora Abraamo, Isacco e Giacobbe, e come mostrò Abraamo la sua fede in ciò?

      17 Abraamo, Isacco e Giacobbe attendono nello Sceol l’adempimento di Rivelazione 20:12-14 mediante la loro risurrezione dai morti, quando lo Sceol li darà. Molto tempo fa, quando Abraamo tentò ubbidendo di sacrificare il suo diletto figlio Isacco, manifestò fede nella risurrezione dei morti. Ebrei 11:17-19 ce lo dice con queste parole: “Per fede Abraamo, quando fu provato, fece come se offrisse Isacco, e l’uomo che aveva lietamente ricevuto le promesse tentò di offrire il suo unigenito, benché gli fosse stato detto: ‘Ciò che si chiamerà “tuo seme” sarà per mezzo di Isacco’. Ma egli riconobbe che Dio poteva destarlo anche dai morti; e di lì lo ricevette pure in modo illustrativo”.

      18. Quando Abraamo riebbe così Isacco, che cosa illustrò questo, in adempimento a quale versetto dei Salmi?

      18 Pertanto, quando Abraamo riebbe vivo Isacco dall’altare e allorché gli fu provveduto un montone da offrire come sacrificio di sostituzione, questo illustrò che il più Grande Abraamo, Geova Dio, avrebbe ricevuto il suo unigenito Figlio Gesù Cristo dai morti mediante la risurrezione, adempiendo con ciò il Salmo 16:10: “Non abbandonerai la mia anima allo [Sceol], non farai che il tuo fedele veda la corruzione [o fossa]”. — Ga, nota in calce.

      19, 20. (a) Com’è confermata la certezza della risurrezione di Abraamo, Isacco e Giacobbe dalla considerazione di Gesù circa la risurrezione? (b) Quale proposito di Dio indicò così Gesù?

      19 La futura risurrezione di Abraamo, Isacco e Giacobbe è una certezza. Le parole di Gesù Cristo rafforzano questa certezza. La setta religiosa dei Sadducei dei giorni di Gesù non credeva alla risurrezione dei morti. Nel tentativo di dimostrare che la risurrezione sarebbe stata una cosa irragionevole, fecero a Gesù una domanda tranello, in merito a una donna che era stata sposata sette volte.

      20 Per mostrare che il loro problema non avrebbe presentato a Dio nessuna difficoltà nella risurrezione, Gesù disse a questi Sadducei: “Voi sbagliate, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio; poiché nella risurrezione gli uomini non si sposano né le donne son date in matrimonio, ma sono come gli angeli del cielo. Circa la risurrezione dei morti, non avete letto ciò che vi fu dichiarato da Dio, dicendo: ‘Io sono l’Iddio di Abraamo e l’Iddio d’Isacco e l’Iddio di Giacobbe’? Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi”. (Matt. 22:29-32) In altre parole, se quei tre patriarchi dovevano rimanere morti per sempre, Dio non avrebbe detto riguardo ad Abraamo, Isacco e Giacobbe: “Io sono l’Iddio”. Avrebbe detto appropriatamente: ‘Io ero l’Iddio’. Ma, conoscendo il Suo proprio proposito di far ‘vivere’ di nuovo questi tre uomini fedeli mediante la risurrezione, Geova disse: “Io sono l’Iddio” loro. — Mar. 12:24-27.

      21. In che senso i tre patriarchi erano “viventi” presso Dio?

      21 Che Abraamo, Isacco e Giacobbe sarebbero vissuti di nuovo mediante la risurrezione era stato stabilito in modo così definitivo che Dio parlò a Mosè come se essi fossero già vivi, “viventi”. Secondo Luca 20:37, 38, Gesù disse: “Ma che i morti siano destati lo ha rivelato anche Mosè nel racconto del rovo, quando chiama Geova ‘l’Iddio di Abraamo, e l’Iddio d’Isacco e l’Iddio di Giacobbe’. Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi, poiché per lui sono tutti viventi”. Al tempo in cui Geova Dio parlò a Mosè presso il rovo ardente nel deserto d’Arabia, Geova non volle dire che allora Abraamo, Isacco e Giacobbe fossero vivi. Se fossero stati vivi ai giorni di Mosè, non ci sarebbe stato nessun bisogno di risuscitarli dallo Sceol o Ades e le parole di Geova non sarebbero state una prova che vi sarà la risurrezione dei morti. Ma solo perché era proposito di Dio che vi sia la risurrezione, Egli parlò dei tre patriarchi come se fossero già viventi. Dal punto di vista della futura risurrezione essi sono tutti “viventi” presso Dio.

      CHE DIRE DEGLI ANTENATI?

      22. (a) Quali domande sorgono circa gli antenati di Abraamo, e come si trova la risposta? (b) A chi doveva andare Abraamo alla morte, e quando si adempì questo?

      22 A questo punto, comunque, sorge la domanda circa gli antenati o avi di Abraamo. Dove sono questi che ora sono morti da migliaia d’anni? Avranno anch’essi la risurrezione? Come risponderemo a queste domande? Mediante la scritta Parola di Dio! Secondo Genesi 15:15 (Na) Geova Dio disse ad Abraamo nella Terra Promessa: “E tu te ne andrai in pace ai tuoi padri e sarai sepolto in buona vecchiaia”. L’adempimento di ciò ebbe luogo novant’anni dopo, in merito a cui leggiamo: “Morì dunque Abrahamo in buona vecchiaia, attempato e sazio di vita e si ricongiunse ai suoi antenati. I suoi figli Isacco e Ismaele lo seppellirono nella spelonca di Macpela, nel campo di Efron, figlio di Sohar Hitteo, dirimpetto a Mamre, campo che Abrahamo aveva comprato dai figli di Heth. Ivi furono seppelliti Abrahamo e Sara sua moglie”. — Gen. 25:8-10, Na.

      23. A quali antenati si ricongiunse Abraamo alla morte, e perciò che cosa significa questo circa quegli antenati?

      23 Pertanto, come aveva detto Dio, Abraamo se ne andò in pace ai suoi padri; si ricongiunse ai suoi antenati. Chi furono i padri di Abraamo, e chi furono i suoi antenati? Il padre diretto di Abraamo fu Tare della città di Ur dei Caldei; e l’undicesimo capitolo di Genesi elenca gli antenati di Abraamo, attraverso nove generazioni, fino a Sem, figlio di Noè. Noè morì due anni prima che nascesse Abraamo, mentre Sem morì solo venticinque anni prima che morisse Abraamo. Abraamo si ricongiunse a questi uomini quali suoi antenati, e alla morte Abraamo se ne andò a loro in pace quali suoi padri. Che cosa significa dunque questo? Che, se alla morte Abraamo andò nello Sceol o Ades, luogo in cui lo seguirono Isacco e Giacobbe, i padri o antenati di Abraamo fino a Noè devono pure trovarsi nello Sceol o Ades, ed ivi anch’essi aspettano la risurrezione dei morti sotto il regno di Dio retto dal suo Cristo.

      24. A chi si ricongiunse alla morte Ismaele, figlio di Abraamo, e dove?

      24 Ismaele, fratellastro d’Isacco, era il figlio che Abraamo aveva avuto dalla sua concubina egiziana Agar. Ismaele visse centotrentasette anni, e quindi, come ci dice Genesi 25:17 (Na), “rese l’anima e morì e si ricongiunse ai suoi padri”. I suoi antenati includevano il suo padre Abraamo, che entrambi Ismaele e Isacco avevano sepolto quarantotto anni prima. Così, anche Ismaele andò nello Sceol o Ades, la comune tomba dei morti umani che giacciono nella polvere della terra.

      25. Chi andò a raggiungere alla morte il fratello di Mosè, Aaronne, e in quale tempo?

      25 La scritta Parola di Dio menziona altri che alla morte si ricongiunsero ai loro padri. Proprio centoquindici anni dopo che il patriarca Giacobbe era morto in Egitto, nacque Aaronne, figlio del suo pronipote e tre anni dopo nacque il fratello di Aaronne, che divenne il profeta Mosè. Quando Aaronne aveva centoventitré anni Dio disse: “Aaronne andrà a raggiungere i suoi avi, non entrerà nella terra che Io do ai figli d’Israele”. Perciò il sommo sacerdote di Dio, Aaronne, morì sul monte Hor ad est della Terra Promessa. (Num. 20:23-29, Na) In seguito, lo stesso anno, Geova disse al profeta Mosè: “Anche tu ti riunirai ai tuoi padri, come si riunì Aronne tuo fratello”. — Num. 27:13, Na.

      26. Dove si riunì Mosè ai suoi padri, e ora dov’è?

      26 Prima che avvenisse ciò, Geova fece eseguire da Mosè la vendetta sui Madianiti. (Num. 31:1, 2) Il giorno della morte di Mosè nel 1473 a.C., Geova gli disse di salire sul monte Nebo e guardare di lassù la Terra Promessa, e ricongiungersi quindi ai suoi padri. (Deut. 32:48-52) Mosè ubbidì a questo comando; e il racconto fatto dopo la sua morte dice di lui: “E morì lì Mosè servo del Signore, nel paese di Moab, secondo la parola del Signore, e lo si seppellì nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; ma nessuno fino ad oggi ha mai saputo dove fosse la sua tomba”. (Deut. 34:5, 6, Na) Ma ovunque fosse la tomba di Mosè, egli andò nello Sceol o Ades. Di là Dio può liberare lui e anche Aaronne tramite la risurrezione per mezzo del Re Gesù Cristo.

      27. A chi si riunirono alla morte Giosuè e gli Israeliti suoi contemporanei, e dove discesero dunque?

      27 Chi succedette a Mosè quale visibile giudice dell’eletta nazione di Dio? Giosuè, figlio di Nun. Egli guidò il popolo eletto, facendogli attraversare il Giordano per entrare nella Terra Promessa. Fu fedele a Dio fino alla sua morte. Riguardo a Giosuè e ad altri dei suoi giorni Giudici 2:8-10 (Na) ci dice: “Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì in età di 110 anni, e fu sepolto nel territorio toccatogli in sorte in Timmatheres, sul monte di Efraim, a nord del monte Gaas. Anche tutta quella generazione si riunì ai suoi padri; poi sorsero altri”. Il ricongiungimento di tutti questi coi loro padri significa che discesero tutti nello Sceol, nell’Ades.

      28. (a) Con chi si riposò il re Davide alla sua morte? (b) Come disse l’apostolo Pietro, dov’era Davide alla Pentecoste del 33 d.C.?

      28 Secoli dopo Davide di Betleem divenne re di tutt’e dodici le tribù d’Israele. Egli fu il primo re giudaico che governò a Gerusalemme. In alcuni salmi che scrisse Davide parla della liberazione dallo Sceol o Ades. (Sal. 16:10; 18:5; 30:3; 86:13) Egli visse per vedere il suo saggio figlio Salomone insediato sul trono di Gerusalemme. “David poi si riposò coi suoi padri e fu sepolto nella città di David”. (1 Re 2:10, Na; Atti 13:36) Egli si ricongiunse ai suoi padri nello Sceol o Ades. Molto tempo dopo, il giorno della festa di Shabuot (Pentecoste) del 33 d.C., fu detto che Davide era ancora nello Sceol o Ades. Quel giorno l’apostolo cristiano Pietro riferì che il Salmo 16 (composto da Davide) si era allora adempiuto nel promesso discendente di Davide, Gesù Cristo. Infatti Pietro disse riguardo a Davide: “Vide in anticipo e parlò della risurrezione del Cristo, che non fu abbandonato nell’Ades e che la sua carne non vide la corruzione. Questo Gesù ha Dio risuscitato, del quale fatto noi siamo tutti testimoni. . . . Effettivamente Davide non ascese ai cieli”. (Atti 2:1-34) Secondo le parole di Pietro la risurrezione di Davide deve ancora avvenire.

      29, 30. (a) A chi si sarebbe riunito il re Giosia, come disse la profetessa Hulda, e come si adempì ciò? (b) Tutti i re prima di Giosia furono forse sepolti nello stesso luogo?

      29 Uno dei fedeli successori di Davide al trono di Gerusalemme fu Giosia del settimo secolo prima dell’Èra Volgare. Volgendo nuovamente il suo popolo alla legge di Geova Dio, Giosia cercò di fare il possibile per impedire che si abbattesse su di esso la calamità nazionale. Quando mediante la profetessa Hulda chiese che cosa riservasse il futuro alla sua nazione, Giosia ebbe da Dio questa promessa: “Ecco, Io ti riunirò ai tuoi padri e sarai deposto in pace nel tuo sepolcro, e i tuoi occhi non vedranno tutto il male che Io farò venire su questo luogo”. — 2 Re 22:20, Na.

      30 Giosia morì per una ferita ricevuta in battaglia a Meghiddo. Perciò non morì durante la terribile calamità che doveva abbattersi su Gerusalemme. Dopo che Giosia fu ferito a morte, i suoi servi “lo tolsero da quel carro e lo misero sopra l’altro suo carro e lo portarono a Gerusalemme, dove morì. Fu sepolto nella tomba dei suoi padri, e tutto Giuda e Gerusalemme fecero lutto per Giosia”. (2 Cron. 35:22-24, Na) Non tutti i re di Gerusalemme che avevano preceduto Giosia erano sepolti nello stesso luogo a Gerusalemme, nei “sepolcri dei re di Israele”. — 2 Cron. 28:27, Na; 2 Cron. 21:20; 24:25; 32:33; 16:14.

      31, 32. (a) Se tali persone dell’antichità si ricongiunsero ai loro antenati, che cosa si può dire della tomba di ciascuno di loro? (b) Da dove verranno fuori tutti insieme, e come?

      31 Per tutti questi re e patriarchi, ricongiungersi ai loro antenati e giacere coi loro padri non significava che fossero stati sepolti tutti nella stessa tomba o sepolcro. Certamente quando il patriarca Abraamo morì e “si ricongiunse ai suoi antenati”, non fu sepolto nella stessa tomba di suo padre Tare, che era morto a nord di Aran, nella valle della Mesopotamia, né nella stessa tomba o cimitero con Noè e Sem.

      32 Certamente quando il sommo sacerdote Aaronne morì sul monte Hor e quando suo fratello Mosè morì sul monte Nebo e si ricongiunsero ai loro antenati, non furono sepolti coi loro padri Abraamo, Isacco e Giacobbe nella spelonca di Macpela, vicino a Hebron, nella Terra Promessa. Comunque, furono tutti riuniti nello Sceol o Ades. Giacciono tutti morti nell’unico Sceol o Ades; e di là, ci dice Rivelazione 20:13, i morti usciranno fuori nella risurrezione.

  • Seconda parte
    La Torre di Guardia 1965 | 15 luglio
    • Seconda parte

      1. (a) Chi sarebbe venuto nella risurrezione, secondo quanto disse Paolo al governatore Felice? (b) Come possiamo accertarci se tali persone hanno la prospettiva della risurrezione?

      UNA volta l’apostolo cristiano Paolo parlò in tribunale davanti al governatore romano Felice, che non credeva alla Bibbia né al suo insegnamento della risurrezione. Paolo disse: “Io rendo sacro servizio all’Iddio dei miei antenati, giacché credo a tutte le cose esposte nella Legge e scritte nei Profeti; e ho in Dio la speranza, che questi uomini pure nutrono, che vi sarà una risurrezione sia dei giusti che degli ingiusti”. (Atti 24:14, 15) Ebbene, dunque, insegna la Bibbia che vi sono ingiusti nello Sceol o Ades, luogo che sarà vuotato di tutti i suoi morti dal regno di Dio? Possiamo accertarci della risposta a questa domanda. Come? Apprendendo quali altre persone sono nello Sceol (Ades) e che cosa dice la Bibbia della loro moralità e posizione durante la loro passata vita terrena.

      ANCHE GLI INGIUSTI SONO NELLO SCEOL (ADES)

      2. Come, nel libro di Numeri, usa Mosè la parola Sceol per invocare il giudizio su tre ribelli e sulle loro famiglie?

      2 La parola ebraica Sceol (Versione dei Settanta greca, Ades) ricorre quattro volte nel primo libro della Bibbia, chiamato Genesi e scritto dal profeta Mosè. Gli altri casi in cui ricorre Sceol sono nel quarto libro della Bibbia, che si chiama Numeri e fu pure scritto da Mosè. Ivi la parola è usata due volte, in relazione alle famiglie degli Israeliti Core, Datan e Abiram. Questi tre uomini si ribellarono a Geova, ed egli pertanto si servì del suo profeta Mosè per invocare su loro il suo giudizio. Prima fu detto agli altri Israeliti di allontanarsi dai tabernacoli di quei tre ribelli e delle loro famiglie. Quindi Mosè indicò che il giudizio sarebbe venuto da Dio dicendo: “Se il Signore compie qualcosa di nuovo, se ad esempio la terra apre la sua bocca e inghiottisce loro e tutte le loro cose, e scendono vivi nello [Sceol, Ades], allora riconoscerete che questi uomini hanno disprezzato il Signore”. — Num. 16:20-30, Na.

      3. Quale punizione chiese Mosè che scendesse su questi condannati, e dove andarono essi alla loro esecuzione?

      3 Si noti che il profeta Mosè non pregò o non chiese che questi tre gruppi familiari scendessero nell’eterna distruzione. Egli non chiese che fosse eseguita su di loro la peggiore punizione possibile. Chiese che la terra si aprisse sotto di loro e li inghiottisse vivi e li seppellisse lontano dagli occhi, affinché scendessero in questo modo ‘nello Sceol’. Andarono nello Sceol (Ades), o in un luogo peggiore? I successivi versetti (Num. 16:31-33, Ga) ci rispondono, dicendo: “Appena ebbe finito di pronunciare queste parole, il suolo si sprofondò sotto di loro, la terra aprì la bocca e inghiottì loro con le famiglie, tutti i beni e ogni persona che apparteneva a [Core]. Essi e ogni loro cosa discesero vivi nello [Sceol] [Ades, Versione dei Settanta]: la terra li ricoprì e disparvero dall’assemblea”.

      4, 5. (a) Come fu giustiziato Core stesso a quel tempo? (b) Chi fu risparmiato di quelle famiglie, e perché?

      4 È chiaro che l’eminente Core non era con quelli che scesero così vivi nello Sceol. Egli era Levita ed evidentemente si trovava nel cortile del tabernacolo di adorazione fra i duecentocinquanta Leviti che si erano schierati con Core contro Mosè e Aaronne. “E un fuoco uscì dalla presenza del Signore e divorò i duecentocinquanta uomini che avevano offerto l’incenso”. — Num. 16:34, Na.

      5 Perciò, mediante la miracolosa spaccatura nel suolo e mediante il fuoco miracoloso questi tre ribelli e le loro famiglie furono spazzati via dalla congregazione d’Israele quasi contemporaneamente. Lo Sceol o Ades li conserva. I figli di Core non si schierarono col loro padre e quindi non furono bruciati. Come ci dice Numeri 26:9-11 (Na): “Ma i figli di Core non morirono”. A conferma di ciò, vedere anche la soprascritta dei Salmi 42-49, 84, 85, 87, 88.

      6. Secondo Deuteronomio 32:22, fin dove può giungere l’espressione dell’ira di Dio, e com’è Amos 9:2 in armonia con ciò?

      6 Nel quinto libro della Bibbia, chiamato Deuteronomio, Mosè usò la parola Sceol. Nel suo cantico d’addio alla congregazione d’Israele, Mosè l’avvertì che Dio avrebbe espresso in modo completo la sua ardente ira contro quelli che lo incitano a gelosia con la loro falsa adorazione. Dando questo avvertimento Geova Dio dice mediante Mosè: “Un fuoco mi divampò sulla faccia e arse fino al più profondo Sceol; divorò la terra e le sue messi, infiammò i fondamenti dei monti”. (Deut. 32:22, Na) Con linguaggio figurativo questo ci avverte che l’ardente ira di Geova giunge fino alla radice stessa delle cose. È così completa nella sua esecuzione che se le persone cercano di scavare nel profondo della terra fino allo Sceol nel tentativo di fuggire, saranno raggiunte dall’ardente ira di Geova. La sua capacità di eseguire il giudizio distruttivo arriva fin dove può arrivare l’uomo. (Amos 9:2) Gerusalemme era una città costruita su un monte, ma l’espressione dell’ira di Dio la raggiunse e ne causò la distruzione.

      7. Contro chi parlarono direttamente Core, Datan e Abiram, e quindi perché altrimenti sarebbe potuto andare molto peggio per la loro ribellione?

      7 Nei summenzionati casi degli Israeliti Core, Datan e Abiram, dobbiamo ricordare che essi si ribellarono a figure tipiche o profetiche. Sia Mosè come profeta che Aaronne come sommo sacerdote erano tipi di Gesù Cristo in cariche simili. (Deut. 18:15-19; Atti 3:20-23; Ebr. 3:1, 2; 5:4-6; 9:23-26) Quando Gesù era sulla terra e parlavano contro di lui egli disse: “A chiunque dica una parola contro il Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo spirito santo non sarà perdonato, no, né nell’attuale sistema di cose né in quello avvenire”. (Matt. 12:32) Core, Datan e Abiram parlavano contro i due uomini, Mosè e Aaronne, che erano tipi o figure profetiche del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo. Se non fosse stato così, per loro sarebbe potuto andare molto peggio che non scendere semplicemente con le loro famiglie nello Sceol o Ades.

      8. In che modo il re Davide usò un linguaggio simile a quello di Mosè quando parlava a Salomone in merito al beniaminita Semei?

      8 Un altro uomo che usò un linguaggio simile a quello del profeta Mosè fu Davide, il primo re giudeo di Gerusalemme. Anch’egli fu un tipo o figura profetica di Gesù Cristo, che nacque nella famiglia reale di Davide. Quando Davide diede le ultime istruzioni a suo figlio Salomone in favore del quale aveva abdicato al trono di Gerusalemme, Davide disse: “Ed ecco presso di te è Semei, figlio di Gera, beniaminita, di Bahurim, che lanciò contro di me atroci maledizioni nel giorno in cui andavo a Mahanaim. Egli poi mi venne incontro presso il Giordano ed io gli giurai per il Signore, che non lo avrei fatto morire di spada. Ma tu non lo lasciare impunito: tu sei un uomo accorto e sai come devi trattarlo; fa’ scendere la sua canizie fra il sangue dello [Sceol]”. Al tempo dovuto Salomone ubbidì agli ordini di suo padre. — 1 Re 2:8, 9, 42-45, Na.

      9. Come si avverò questo anche riguardo all’ex generale dell’esercito di Davide, Joab?

      9 In merito al suo ex generale dell’esercito che si chiamava Joab, l’attempato Davide disse a Salomone quale suo successore: “Tu pure hai saputo ciò che mi ha fatto Joab figlio di Zeruia, quanto cioè fece ai due capi degli eserciti di Israele, ad Abner figlio di Ner e ad Amasa figlio di Jeter: li ha massacrati e ha versato, durante la pace, il sangue di guerra e ha macchiato di sangue innocente la cintura che aveva ai fianchi e il sandalo che aveva al piede. Agisci secondo la tua saggezza e non permettere che la sua canizie discenda tranquilla nello [Sceol]”. Al tempo dovuto, negli interessi della pace e dell’unità del regno, Salomone ritenne necessario mandare il suo ufficiale dell’esercito, Benaia, a giustiziare Joab, che aveva cercato di prendere il santuario dell’altare di Geova. “Allora Benaia, figlio di Joiada, salì, lo colpì e lo uccise. Quegli fu sepolto nella sua casa, nel deserto”. (1 Re 2:5, 6, 28-34, Ga) Così la canizie di Joab non scese in pace nello Sceol. — Paragonare Genesi 42:38.

      10. Comprendeva Davide l’uso dei termini nel caso di Sceol, e perciò, dove chiese a Salomone di far scendere Joab e Semei?

      10 Quando dava tali istruzioni a suo figlio Salomone in merito a Joab e Semei, il re Davide sapeva di che cosa parlava. Comprendeva il significato del linguaggio che usava. Sapeva che cosa significava lo Sceol. In undici suoi salmi Davide, sotto ispirazione usò la parola Sceol e la usò correttamente.a Nel Salmo 16:10 egli predisse la risurrezione di Gesù Cristo dallo Sceol. Questa risurrezione di Gesù pose la base affinché tutti gli altri che sono nello Sceol fossero risuscitati sotto il dominio del regno di Dio retto dal suo Messia Gesù, il discendente di Davide. Così, ordinando a Salomone di far scendere violentemente Joab e Semei nello Sceol, Davide sapeva che non chiedeva a Salomone di condurre questi uomini disubbidienti alla distruzione eterna senza nessuna speranza di futura esistenza.

      11. In Salmo 31:17, 18, NM; 31:18, 19, dove chiese Davide di far ammutolire i malvagi, e perché quello era il luogo appropriato?

      11 I salmi di Davide e quelli di altri Israeliti sono in armonia con gli ordini che Davide diede a Salomone circa il luogo in cui far scendere uomini come Semei e Joab. In Salmo 31:17, 18, NM; 31:18, 19 (Na) Davide supplica Dio e dice: “Signore, ch’io non resti confuso, poiché Ti ho invocato, arrossiscano i malvagi e ammutoliscano [i malvagi] [dove?] nello Sceol. Mute diventino le labbra menzognere, che contro il giusto parlano con insolenza, con orgoglio e con disprezzo”. Mentre leggiamo la preghiera di Davide, ricordiamo che fu scritta sotto ispirazione dello spirito di Dio e che furono usati i termini e i luoghi appropriati.

      12. In Salmo 9:17-20, NM; 9:18-21, quale supplica rivolge Davide a Dio contro le nazioni che non tengono conto di Lui?

      12 Nel Salmo 9:17-20, NM; 9:18-21 (Na) l’ispirato Davide rivolge a Dio questa supplica contro le nazioni che non tengono Dio in nessun conto e che perciò vanno ad assalire Davide e il suo popolo: “Siano travolti gli empi nello Sceol, tutte le genti, che si scordano d’Iddio. Poiché non per sempre sarà obliato il povero, né la speranza dei miseri sarà delusa in perpetuo. Sorgi, Signore, non prevalga mai l’uomo, sian giudicate le genti nel tuo cospetto. Incuti, Signore, spavento in loro, e sappian le genti che son dei mortali!”

      13. In Giobbe 21:7-14, chi disse Giobbe che era sceso nello Sceol?

      13 Non erano il vano delirio di un uomo mortalmente malato le parole che Giobbe disse circa il luogo in cui vanno i malvagi dopo la morte: “Perché vivono i malvagi, invecchiano, potenti e gagliardi? . . . Passano nel benessere i loro giorni e scendono tranquilli allo Sceol. Eppure dicevano a Dio: ‘Sta’ lontano da noi, non vogliamo conoscer le tue vie’”. — Giob. 21:7-14, Na.

      14. Che cosa disse Giobbe 24:19, 20 che rapiva i peccatori?

      14 A queste parole Giobbe aggiunse quanto segue riguardo ai peccatori: “Come calore e siccità rapiscono l’acqua alle nevi così lo Sceol il peccatore. La matrice lo dimentica i vermi ne fanno la loro delizia nessuno più lo ricorda e come un albero è troncata l’iniquità”. — Giob. 24:19, 20, Na.

      15, 16. (a) Gli animali inferiori vanno nello Sceol o Ades alla morte? (b) In che modo gli uomini stolti, benché in onore, sono stati sospinti come pecore allo Sceol, ma in che modo è diverso per i retti?

      15 Gli animali inferiori, come le pecore, vanno nello Sceol o Ades? No; neppure se le loro carcasse sono state sepolte con cadaveri umani e neppure se sono state messe immagini di animali nei sepolcri di quelli che credevano all’immortalità delle anime animali e delle anime umane. Tuttavia, come le pecore indifese sono scannate in gran numero, così persone di ogni condizione, grandi e piccoli, ricchi e poveri, sono state scannate o uccise in gran numero e quindi sono scese nella comune tomba delle creature umane che giacciono morte nella polvere della terra. (Sal. 44:22; Rom. 8:36) I figli leviti di Core inneggiarono in merito a ciò, nel Salmo 49:12-15, NM; 49:13-16 (Na):

      16 “L’uomo nel suo splendore non può durare, è simile ai bruti che periscono. Questa è la sorte di quelli che confidano in sé, la sorte di quei che si compiacciono della loro superbia. Sospinti come pecore allo Sceol, la morte è il loro pastore [come se fossero pecore scannate, il gregge della Morte] e i retti al mattino [del giorno della liberazione dei retti] domineranno su loro. Il loro aspetto si consumerà nello Sceol, lungi dalla sua dimora. Ma Dio riscatterà l’anima mia dalla mano dello Sceol, poiché mi accoglierà con sé”.

      17. Com’era considerato il consiglio di Ahitofel, ma di chi divenne traditore?

      17 V’era un uomo molto stimato alla corte del re Davide. Quest’uomo era Ahitofel, intimo consigliere di Davide. “In quei giorni un consiglio dato da Ahitofel valeva quanto un oracolo di Dio, tanta era l’importanza del consiglio di Ahitofel, sia per David quanto per Assalonne”. (2 Sam. 16:25, Na) Comunque, Ahitofel tradì il re Davide e prese parte alla rivolta di suo figlio Assalonne.

      18. (a) Come morì Ahitofel, e con chi fu sepolto? (b) In Salmo 55:14-17, quale punizione pregò Davide che si abbattesse sul traditore?

      18 Nella camera di consiglio di Assalonne Dio fece in modo che l’astuto consiglio di Ahitofel fosse frustrato. Quindi, Ahitofel se ne andò e commise suicidio, impiccandosi. “E fu sepolto nella tomba di suo padre”. (2 Sam. 17:23, Na) Si intende che il traditore a cui fa riferimento Davide nel Salmo Cinquantacinque sia Ahitofel. Riguardo all’amico traditore, Davide dice sotto ispirazione: “Ma proprio tu, altro me stesso, mio confidente e amico mio! Avevamo insieme dolce familiarità e alla casa di Dio ce ne andavamo in mezzo al clamore della folla! Che la morte piombi su di loro, scendano ancor vivi allo Sceol, poiché la malvagità è nelle loro dimore, nell’animo loro. Io rivolgo il mio grido a Dio e il Signore mi salverà”. — Sal. 55:13-16, NM; 55:14-17, Na.

      19. (a) A questo riguardo, di chi fu Davide una figura? (b) Di chi fu Ahitofel un prototipo, e perché quest’ultimo è escluso dalla risurrezione?

      19 Il re Davide fu un tipo o una figura profetica del suo più eminente discendente, Gesù Cristo, il permanente Erede del regno. Così Ahitofel fu traditore, non del Messia o Cristo stesso, ma di uno che era soltanto una figura del Messia. In armonia con questo fatto Davide pregava affinché coloro che come Ahitofel lo tradivano scendessero vivi nello Sceol, com’era avvenuto alla famiglia di Core, Datan e Abiram ai giorni di Mosè. Tuttavia, Ahitofel era un prototipo di Giuda Iscariota, che tradì il vero Cristo, dandolo nelle mani dei suoi nemici per trenta pezzi di denaro d’argento. Perciò, il delitto di Giuda Iscariota fu molto più grave di quello di Ahitofel, e Gesù chiamò Giuda, non figlio dello Sceol, ma “figlio di distruzione”.b Gesù lo chiamò anche “calunniatore” o “diavolo”. (Giov. 17:12; 6:70, 71) La distruzione di Giuda gli esclude qualsiasi risurrezione.

      20. In armonia con Proverbi 5:5, 6 e 7:27, perché molti uomini sono scesi prematuramente nello Sceol o Ades?

      20 Persino tra gli Israeliti alcuni non prestarono attenzione alla legge di Dio. Così egli permise che altri li facessero scendere nello Sceol prima del necessario. Fra coloro che vennero usati come strumenti per provocare la prematura discesa di un uomo nella comune tomba del morto genere umano vi è stata la meretrice o prostituta. In merito ad essa, Proverbi 5:5, 6 (Ga) ci avverte con queste parole: “I suoi piedi scendono verso la morte, i suoi passi conducono allo [Sceol]. La strada della vita non la conosce affatto, erra per le sue vie e non sa dove andare”. Così, se la seguiremo, sappiamo dove finiremo: nella morte, nello Sceol. Perciò non andate nella sua casa o nella sua zona: “La sua casa è la via dello [Sceol], che discende i penetrali della morte”. (Prov. 7:27, Ga) Per questa ragione molti uomini sono andati presto nello Sceol o Ades a causa della loro immoralità.

      21. Secondo Proverbi 9:13-18, in compagnia di chi si trovano gli uomini che cedono stupidamente a una prostituta?

      21 Non dovremmo essere stupidi come la prostituta ascoltando le sue allettanti parole che vorrebbero indurci a commettere impurità sessuale. “A chi manca di cuore essa ha anche detto: ‘Le stesse acque rubate son dolci, e il pane mangiato in segretezza è piacevole’. Ma egli non ha conosciuto che gli impotenti nella morte son lì, che i chiamati da lei sono nei bassi luoghi dello Sceol”. (Prov. 9:13-18) La prostituta può essere in relazione con un tempio religioso pagano, ma questo non cambia la situazione. Il falso dio adorato in tale tempio non può salvare l’adoratore dalle disastrose conseguenze di una condotta immorale, neppure se praticata per motivi religiosi.

      22. Da che cosa allontana il “sentiero di vita”, specialmente riguardo alla prostituta?

      22 Il sentiero di vita conduce nella direzione opposta a quella dove abita la meretrice e dov’essa svolge la sua attività. “Il sentiero di vita guida l’uomo prudente verso l’alto e lo allontana dallo [Sceol] profondo”. (Prov. 15:24, Ga) La via dell’illecita soddisfazione della passione sessuale e della prostituta è la via che conduce al reame di quelli che muoiono prematuramente.

      CHE DIRE DEI PAGANI?

      23. Dopo aver esaminato principalmente i casi di persone come Giobbe, Abraamo e i discendenti di Abraamo, quali domande sorgono circa gli altri?

      23 Nel nostro esame biblico del soggetto, finora abbiamo considerato principalmente casi di persone che sono state in relazione con Geova avendo stipulato un patto con lui o praticando la sua pura adorazione, come Giobbe, Abraamo e i discendenti di Abraamo, gli Israeliti, Giudei o Ebrei. Ma ora, che dire di coloro che i Giudei chiamano Gentili, pagani? Quando muoiono, dove si trovano? Dove li pone la scritta Parola di Dio? Sono essi inclusi nel divino provvedimento della risurrezione dallo Sceol?

      24, 25. (a) Riguardo agli idolatri Egiziani, quale atteggiamento comandò Geova al suo popolo di avere verso di loro? (b) In Ezechiele 31:1-18, che cosa disse il profeta al Faraone d’Egitto e alla sua moltitudine?

      24 Gli idolatri Egiziani erano pagani. Nel sedicesimo e nel diciassettesimo secolo prima dell’Èra Volgare essi oppressero crudelmente per molti anni gli Israeliti. Tuttavia la legge di Dio data mediante il profeta Mosè diceva agli Israeliti: “Non aborrirai l’Egiziano, perché fosti straniero nel suo paese; i figliuoli che nasceranno loro potranno, alla terza generazione, entrare nella raunanza dell’Eterno”. (Deut. 23:7, 8, VR) Paragonando il re d’Egitto a un albero che si distingueva fra gli altri alberi, Geova Dio disse le seguenti parole rivolgendosi mediante il profeta Ezechiele “a Faraone, re d’Egitto, e alla moltitudine dei suoi sudditi”:

      25 “Così dice il Signore Iddio: Quando discese nello Sceol Io feci far lutto: copersi per lui l’Abisso. . . . Al rumore della sua caduta feci tremare le nazioni, quando lo feci scendere nello Sceol con quelli che scendono nella fossa. Si consolarono nella regione sotterranea tutti gli alberi dell’Eden, gli scelti e i più belli del Libano, tutti quelli abbeverati dalle acque. Anch’essi con lui erano scesi nello Sceol, fra i trafitti di spada, quei che in mezzo alle nazioni erano il suo braccio e dimoravano alla sua ombra. . . . Tale sarà Faraone e tutta la sua moltitudine, dice il Signore Iddio”. — Ezech. 31:1, 2, 15-18, Na.

      26-29. Secondo Ezechiele 32:18-31, quali altre persone sono nello Sceol, oltre al Faraone d’Egitto e alla sua moltitudine?

      26 Comunque, Faraone, re d’Egitto, e la sua moltitudine non sono gli unici Gentili o pagani che si trovano giù nello Sceol o Ades. Geova Dio, per il quale lo Sceol o Ades è nudo o aperto, ci parla dei molti altri Gentili, oltre agli Egiziani morti, che vi si trovano. Continuando la sua profezia inerente all’antico Egitto, Geova Dio dice al profeta Ezechiele:

      27 “Figlio dell’uomo, intona un canto funebre su gli abitanti dell’Egitto. Falli scendere insieme alle figlie di nazioni potenti, nella regione sotterranea, con quelli che scendono nella fossa”. Gli antichi Egiziani praticavano la circoncisione, ma, con loro rammarico, dovevano giacere nella morte coi Gentili che non praticavano la circoncisione:

      28 “I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari, e di mezzo allo Sceol diranno: ‘Vieni, giaci con gli incirconcisi, coi trafitti di spada!’ Là è Assur e tutta la sua gente, . . . Là è Elam e tutta la sua moltitudine, intorno al suo sepolcro, uccisi, tutti, trafitti di spada, discesi incirconcisi nella regione sotterranea, essi, che incutevano il terrore di sé nella terra dei vivi, portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa. . . .

      29 “Là è Meshek, Tubal e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro . . . Non giaceranno a fianco degli eroi caduti da secoli, che scesero [dove?] nello Sceol colle loro armi di guerra . . . Là sono tutti i prìncipi del settentrione, tutti i Sidonii, che scesero coi trafitti, . . . Faraone li vedrà e si consolerà di tutta la sua moltitudine, i trafitti di spada, Faraone e tutta la sua armata, dice il Signore Iddio”. — Ezech. 32:18-31, Na.

      30. (a) Vi sono altri Gentili nello Sceol, oltre a quelli menzionati da Ezechiele, e dov’è indicato ciò? (b) Quanto doveva essere sensazionale la distruzione della stirpe dei re di Babilonia, come disse Isaia?

      30 Si noti la schiera di nazioni Gentili, i cui morti sono nello Sceol o Ades, cioè Egitto, Assiria, Elam, Meshek, Tubal, Edom e Sidone. Ma che vi siano i morti di altre nazioni Gentili ancora ci è indicato dalle parole rivolte al re di Babilonia dal profeta di Geova, Isaia. Egli predisse la distruzione della stirpe dei re di Babilonia che tennero in esilio i Giudei per oltre settant’anni. È detto che questa distruzione è così sensazionale da far persino eccitare i morti che sono nella comune tomba del genere umano. È così sensazionale da destarli dal loro sonno di morte e da farli parlare con stupore.

      31. A che cosa paragonò Isaia, capitolo quattordici, il “re di Babilonia”?

      31 Isaia, profeta di Geova, paragona il “re di Babilonia” a un maestoso albero al quale nessun taglialegna si è mai avvicinato ma che infine è abbattuto. A questa stirpe di re babilonesi il profeta Isaia dice:

      32, 33. (a) Che cosa si doveva agitare alla venuta del re, e chi doveva parlargli in esso? (b) In quale condizione di disonore si doveva far scendere nello Sceol il re di Babilonia?

      32 “Perfino lo Sceol di sotto si è agitato per te, per venirti incontro alla tua venuta. Per te ha destato gli impotenti nella morte, tutti i condottieri della terra simili a capri. Ha fatto levare tutti i re delle nazioni dai loro troni [coi quali erano stati sepolti]. Tutti parlano e ti dicono: ‘Sei stato tu stesso pure indebolito come noi? A noi sei stato reso paragonabile? Nello Sceol è stato precipitato il tuo orgoglio, lo strepito dei tuoi strumenti a corda. Sotto di te, i bachi sono stesi come un giaciglio; e i vermi sono la tua coperta’.

      33 “Come sei caduto dal cielo, risplendente, figlio dell’aurora! Come sei stato tagliato fino a terra, tu che rendevi inabili le nazioni! . . . sarai precipitato nello Sceol, nelle parti più remote della fossa. . . . Tutti gli altri re delle nazioni, sì, tutti quanti, son giaciuti nella gloria, ciascuno nella propria casa. Ma in quanto a te, sei stato gettato via senza luogo di sepoltura per te, come un germoglio detestato, vestito degli uccisi trafitti con la spada che scendono alle pietre della fossa, come un cadavere calpestato. Tu non ti unirai a loro in un sepolcro, perché riducesti il tuo proprio paese in rovina, uccidesti il tuo proprio popolo”. — Isa. 14:4, 9-20.

      34, 35. (a) Che cosa rivela dunque la profezia di Isaia circa coloro che sono nello Sceol? (b) Dove compariranno ulteriori informazioni su questo soggetto?

      34 Pertanto il “re” o la dinastia reale di Babilonia è fatta scendere nello Sceol, ma non con la gloriosa sepoltura riservata ai re e ai governanti mondiali della terra. Tuttavia, oltre a ciò la profezia di Isaia mostra che “i condottieri della terra simili a capri” e i “re delle nazioni” sono nello Sceol o Ades. Persone come queste sarebbero i “grandi” che staranno in piedi davanti al grande trono bianco, allorché, come dice Rivelazione 20:11-13, “la morte e l’Ades [Sceol] diedero i morti ch’erano in essi”.

      35 Comunque, in merito a questo soggetto generale vi saranno ulteriori informazioni in prossimi articoli di questa serie che verranno pubblicati in future edizioni de La Torre di Guardia.

      [Note in calce]

      a Vedere 2 Samuele 22:6; anche la soprascritta dei Salmi 6, 9, 16, 18, 30, 31, 55, 86, 139, 141, tutti salmi nei quali Davide usò la parola ebraica Sceol, che corrisponde ad Ades.

      b Riguardo ad altri casi di tale distruzione, vedere 2 Tessalonicesi 2:3; 1 Timoteo 6:9; Ebrei 10:39; 2 Pietro 2:1-3; 3:7, 10; Rivelazione 17:8, 11.

      [Immagine a pagina 432]

      Gli Israeliti ribelli scendono nello Sceol

  • La più antica sostanza colorante che si conosca
    La Torre di Guardia 1965 | 15 luglio
    • La più antica sostanza colorante che si conosca

      NEI tempi biblici non era tanto facile tingere la stoffa di un certo colore, poiché allora non si conoscevano i coloranti sintetici. Alcuni materiali usati dagli Israeliti per il Tabernacolo erano tinti di color “scarlatto cocciniglia”. (Eso. 25:4; 26:1; 35:6) Questa frase è usata nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (inglese), invece della semplice parola “scarlatto”, e si riferisce a quella che alcuni esperti ritengono la più antica sostanza colorante che si conosca. Si ottiene da un piccolo insetto della famiglia delle Cocciniglie che vive sulla Quercus coccifera, quercia nana, frondosa e sempreverde delle regioni mediterranee, molto comune nei luoghi asciutti. I maschi possono volare ma le femmine sono senz’ali, e vivono per la maggior parte della loro vita quasi immobili. Dopo l’accoppiamento il corpo delle femmine si gonfia e, in questo periodo, prima che siano espulse le uova, gli insetti rotondi come piselli erano raccolti ed essiccati. Quando erano messi nell’acqua, questi insetti essiccati davano un bel colorante rosso intenso. I Greci usavano il colorante di questo insetto col nome di kokkos (coccus) e gli Arabi col nome di kermes, da cui deriva la parola italiana “cremisi”. Il kermes o scarlatto cocciniglia fu per lungo tempo il più brillante colorante rosso che si conoscesse.

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