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L’“Inferno” adoperato come uno spauracchioLa Torre di Guardia 1950 | 1° febbraio
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che Iddio sia verace, e lo riconosciamo verace, lasciando ch’egli parli per se stesso e accettando la sua parola come definitiva, anche se tutti gli uomini e le religioni di questo mondo sono contrarie alla Parola di Dio, alle Sacre Scritture. Quando ragionano in contrasto con quanto dice la Parola di Dio gli uomini richiamano l’attenzione sulla loro alta erudizione mondana, sui loro altisonanti titoli, ma nella fine, che è vicinissima, le loro tradizioni religiose saranno dimostrate false, essi saranno smascherati come bugiardi, e Geova Dio sarà rivendicato come verace.
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4 Il primo nella storia che si riferì al nostro soggetto di studio fu Giacobbe quando gli comunicarono la falsa notizia che il suo prediletto figliuolo Giuseppe era stato divorato da una belva. Leggiamo: “Ed essendosi raunati tutti i suoi figliuoli per alleggerire il dolore del padre, non volle egli ammettere consolazione, ma disse: Scenderò piangendo a trovare il mio figliuolo nell’inferno”. Allo stesso modo si espresse alcuni anni più tardi quando i suoi figliuoli volevano condurre il giovane fratello di Giuseppe in Egitto. Allora Giacobbe disse: Il mio figliuolo non verrà con voi: il suo fratello è morto, ed egli è rimasto solo; se gli accadrà qualche disgrazia nella terra dove andate, farete scendere con dolore la mia canizie nell’inferno”. (Gen. 37:35, Martini; Gen. 42:38, Douay) Il commento cattolico nella edizione Murphy della Douay Version sulle parole di Giacobbe, “nell’inferno,” dice: “Vale a dire nel limbo, il luogo dove le anime dei giusti erano accolte prima della morte del nostro Redentore. perché ammettendo che la parola inferno è qualche volta presa come sepolcro, non può essere così in questo caso; poiché Giacobbe non credeva che suo figlio fosse nel sepolcro (il quale supponeva fosse stato divorato da una belva), e quindi non poteva voler dire ch’egli sarebbe andato a lui in quel luogo: ma certamente intese parlare del luogo di riposo dove credeva fosse la sua anima”.
5 La falsità di questo modo di ragionare si manifesta allorchè consideriamo quanto segue: mentre il profeta Giona si trovava per tre giorni e tre notti nel ventre di un grosso pesce, pregò: “Io gridai dal ventre dell’inferno”. (Giona 2:1-3, Douay) Se Giona trovandosi nel ventre di un pesce poteva essere in inferno, dove si sarebbe potuto trovare Giuseppe se fosse stato nel ventre di una belva? E se per Giuseppe l’inferno non significava il sepolcro ma qualche luogo invisibile chiamato “limbo” dove si sarebbe supposto che fosse l’anima immateriale di Giuseppe, separata dal corpo, perchè dunque disse Giacobbe che la sua “canizie” che è quanto dire i suoi capelli bianchi, sarebbe scesa con dolore nell’inferno? Come poteva quella canizie materiale che faceva parte del suo corpo scendere in un supposto mondo spirituale chiamato “limbo”? E perchè avrebbe dovuto Giacobbe affliggersi e scendere nel limbo con dolore se questo significasse incontrarvi Giuseppe in una condizione paradisiaca di beatitudine e riposo?
6 Mettendo avanti un supposto “limbo” per trarsi d’impaccio in questa difficoltà religiosa, non si risolve pertanto nulla. Se, come ammette il commentatore cattolico romano, inferno significa sepolcro in un luogo, perchè non avrebbe lo stesso significato in tutti gli altri luoghi? Quelli che non desiderano che i “terrori dell’inferno” siano eliminati dalle loro dottrine religiose faranno opposizione a questo ragionamento. Ma lo studio di tutti i casi dove la Bibbia adopera la parola pronunziata da Giacobbe dimostra ch’essa significa dappertutto la stessa cosa, il comune sepolcro nel quale va il genere umano. Quelli che hanno cercato per più di sedici secoli di forzare il genere umano ad unirsi ai loro sistemi religiosi terrorizzandolo con immaginarie teorie diffamatrici di Dio sullo stato dopo la morte non sono riusciti a farlo venire a Dio con amore per lui e a fargli esprimere questo amore osservando i suoi comandamenti. È ormai giunto il tempo per questi falsi maestri di religione di togliersi di mezzo e lasciare che la verità sia detta, affinché il popolo possa liberarsi dal suo opprimente terrore di Dio e possa apprendere a rispettarlo per la sua giustizia e benignità. “Iddio è amore”. Quello che è diabolico ripugna, ma l’amore attrae. Non dobbiamo mai temere che l’amore di Dio non trionfi.
7 La lingua parlata da Giacobbe era l’antico ebraico, e la parola da lui adoperata per indicare il luogo dove si aspettava di essere unito a Giuseppe nella morte era “Sceol”. Questo può essere dimostrato se consultiamo la più recente traduzione cattolica romana del libro della Genesi fatta da distinti membri dell’Associazione Biblica Cattolica in America, nel 1948. In Genesi 37:35 questa versione trascrive letteralmente la parola Sceol dall’ebraico senza tradurla in inglese e dice: “Quantunque tutti i suoi figliuoli e figliuole tentassero di consolarlo, egli rifiutò di essere consolato, e disse: ‘Io scenderò con cordoglio al mio figliuolo nello Sceol”. Vi sono altri tre passi nella Genesi nei quali Giacobbe e i suoi figliuoli adoperano la parola Sceol. Questa Catholic Confraternity Version non trasferisce letteralmente in tali passi la parola Sceol nell’inglese, ma dà un’interpretazione del suo significato traducendola sepolcro, come segue: “Se gli accade qualche disgrazia durante il viaggio che dovete fare, fareste scendere con dolore la mia canizie nel sepolcro”. (Gen. 42:38) “Se togliete anche questo da me, e qualche disgrazia gli accade, voi farete scendere con dolore la mia canizie nel sepolcro”. (Gen. 44:29 “E i tuoi servi faranno scendere la canizie del tuo servo, nostro padre, con dolore nel sepolcro”. (Gen. 44:31) Il fatto che la versione cattolica romana rende la stessa parola ebraica tre volte sepolcro e una volta Sceol dà peso all’interpretazione della parola “Sceol” con cui le si riconosce il significato di “sepolcro” in tutti i casi.
8 Nelle Scritture Ebraiche ispirate la parola Sceol ricorre 65 volte. La versione cattolica di Martini traduce questa parola: “inferno” 50 volte, “sepolcro” 13 volte e “morte” 2 volte. L’American Catholic Confraternity ha solo pubblicato finora la sua traduzione della Genesi, perciò non sappiamo come si comporterà in quanto alla parola Sceol nel rimanente delle Scritture Ebraiche. Ma possiamo ricorrere alle traduzioni più recenti dei dotti cattolici romani in altre lingue. È molto istruttivo sia per i Cattolici che per i Protestanti e i Giudei confrontare le traduzioni dei riconosciuti dotti cattolici romani del nostro secolo. Nel 1904 apparve in lingua francese la traduzione Crampon dell’intera Bibbia dagli originali ebraico e greco. Questa versione incomincia col far dire a Giacobbe e ai suoi figliuoli “soggiorno dei morti”,a e in dodici casi fino a Giobbe 14:13 compreso la traduzione Crampon rende la parola “soggiorno dei morti”. Ma in tutti gli altri 53 casi ove ricorre la parola, Crampon la rende schèol, per farla corrispondere con l’ebraico. Che cosa concluderà qualsiasi persona intelligente da tutto questo? Correttamente, una sola cosa, e cioè che la parola Sceol significa “soggiorno dei morti” o “sepolcro”, dove non è indicato che vi sia qualsiasi pena o delizia.
9 Nel 1942 fu pubblicata una traduzione in lingua spagnuola di Torres Amat dal cardinale Copello di Buenos Aires, Argentina. In 41 casi questa edizione spagnuola rende Sceol con “inferno”,b 16 volte con “tomba” e le altre 8 volte con “sepoltura, morte o, morire; o, l’abisso”. Ma questa traduzione di Torres Amat ammette nettamente qual’è il significato della parola “inferno” quando dice nel testo di quattro versetti “inferno o sepolcro”c e in un versetto “inferno o morte”.d Da questo qualsiasi persona che voglia servirsi del dono della ragione ricevuto da Dio concluderà che l’inferno non è altro che il sepolcro o lo stato di morte. E ne abbiamo una conferma ancora più recente. Nel 1944 la traduzione spagnuola dell’intera Bibbia di Nácar e Colunga, ecclesiastici cattolici romani, fu pubblicata a Madrid, Spagna. In Isaia 28:18 questa traduzione di Nácar-Colunga mostra che la parola originaria ebraica trasferita alla lettera è “Seol”. In altri tre casi la rende “inferno” ma in altri 49 casi la rende “il sepolcro”; negli altri 12 casi la rende “abisso, soggiorno dei morti, Averno, o seno”. Solo le loro tradizioni religiose potevano impedire a questi traduttori di tradurre la stessa parola ebraica in tutti i 65 casi o “Seol” o “il sepolcro”.
10 Più recentemente ancora, nel 1947, fu pubblicata in Madrid, Spagna, la traduzione spagnuola dell’intera Bibbia dal Gesuita, J. M. Bover e dal dott. F. Cantera. Questa traduzione è più uniforme, poiché trasferisce letteralmente la parola ebraica 63 volte “seol”, e le altre due voltee traduce “infierno”. Dove la parola “seol” ricorre per la prima volta (Gen. 37:35) ha una nota in calce in cui spiega che la parola significa “regione dei morti”.f Ad eccezione di questi due versetti, la detta traduzione spagnuola Bover-Cantera corrisponde all’American Standard Version la quale in tutti i 65 luoghi trasferisce letteralmente Sceol dall’ebraico all’inglese, affinché il lettore possa attribuire un unico significato alla parola.
11 Confrontando tutte le suddette autorità cattoliche romane, Douay, Catholic Confraternity, Crampon, Torres Amat-Copello, Nácar-Colunga e Bover-Cantera, si ha la prova più evidente e che dovrebbe convincere chiunque che “inferno” com’è tradotto dalla parola ebraica Sceol, significa il comune sepolcro del genere umano. Questo spiega perchè troviamo molti casig nei quali una o più traduzioni adoperano “Sceol” mentre altre scrivono “inferno”, “sepolcro”, “morte” o “soggiorno dei morti”. Ma quando gli ecclesiastici cattolici romani ubbidiscono a un ordine del papa e predicano sull’“inferno” segnalano essi dei fatti come questi alla popolazione cattolica? No! ma essi continueranno ad usare dei termini non veritieri in quanto all’“inferno” come uno spauracchio per fare dei “buoni Cattolici” o un più gran numero di Cattolici.
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L’inferno vuotatoLa Torre di Guardia 1950 | 1° febbraio
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L’inferno vuotato
1. Che cosa compresero rettamente che fosse lo Sceol gli scrittori ebrei della Bibbia?
GLI Ebrei che adoperano la parola Sceol scrivendo la Bibbia sapevano benissimo cosa intendevano dire. Il loro modo di esprimersi rivela che non attribuivano alcuna idea di pene o di delizie al luogo del quale parlavano. In realtà escludevamo da quel luogo ogni sensazione e ogni attività. Essi lo associarono sempre alla morte e i morti, non alla vita e i viventi. Il preciso significato della parola nella lingua ebraica originale mostra che Sceol significa luogo di sepoltura, ossia la condizione di morte del genere umano. Sceol significa letteralmente “luogo di riposo” o “luogo vuoto”. Entrambi questi significati descrivono bene la tomba, perchè questa è generalmente un luogo scavato nel suolo per ricevere il cadavere, e Giobbe 3:17 dice: “Là cessano gli empi di tormentare gli altri. Là riposano gli stanchi”.
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