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  • Adullam
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • re Achis di Gat e trovò rifugio in una caverna presso Adullam dove fu poi raggiunto da circa 400 uomini. (I Sam. 22:1-5) La zona, 21 km a SO di Betleem, forse era nota a Davide dal tempo in cui faceva il pastore, e la sua relativa inaccessibilità sembrò raccomandarla come roccaforte. In seguito, durante il suo regno, Davide la usò come centro operativo nelle guerre contro i filistei. Di qui i tre combattenti fecero un’incursione a Betleem per prendere l’acqua della cisterna che Davide rifiutò di bere perché rappresentava il sangue che avevano rischiato per prenderla. — I Cron. 11:15-19; 12:16; II Sam. 5:17, 18.

      Adullam era una delle quindici città di Giuda fortificate da Roboamo. (II Cron. 11:5-12) Queste fortificazioni dovevano proteggere dagli attacchi da O e S, ma durante il regno di Ezechia furono superate dalle truppe di Sennacherib (732-731 a.E.V.). (II Re 18:13) Adullam è menzionata all’epoca di Neemia fra le città rioccupate dagli ebrei tornati in patria dopo l’esilio in Babilonia. — Nee. 11:30.

  • Adulterio
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    • Adulterio

      Rapporto sessuale volontario fra una persona sposata e un’altra persona del sesso opposto che non sia il coniuge, o, quando era in vigore la legge mosaica, tale rapporto da parte di qualsiasi uomo con una donna sposata o fidanzata.

      La legge di Geova separava Israele ed elevava la posizione morale del matrimonio e della vita familiare a un livello molto più alto di quello delle nazioni circostanti. Il settimo comandamento del Decalogo dichiarava in modo diretto, inequivocabile: “Non devi commettere adulterio”. (Eso. 20:14; Deut. 5:18; Luca 18:20) Era vietata l’intrusione adulterina nel dominio altrui, come lo erano altre forme di cattiva condotta sessuale. — Vedi FORNICAZIONE; PROSTITUZIONE.

      Sotto la legge di Mosè la pena per l’adulterio era grave: la morte per entrambi i colpevoli. “Nel caso in cui un uomo sia trovato a giacere con una donna posseduta da un proprietario, entrambi devono quindi morire insieme”. Questo valeva anche per una promessa sposa, essendo considerato adulterio l’avere rapporti con un uomo diverso da quello con cui era fidanzata. (Deut. 22:22-24) Se sospettata di adulterio, la moglie doveva subire un processo. — Num. 5:11-31.

      Anche i cristiani, pur non essendo sotto la legge mosaica, devono astenersi dall’adulterio. “Poiché il codice della legge: ‘Non devi commettere adulterio’, . . . si riassume in questa parola, cioè: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’”. In questo non ci può essere ipocrisia. (Rom. 13:9; 2:22) Nell’insegnare i principi biblici, Gesù elevò ancora maggiormente la norma morale per l’Israele spirituale, dicendo: “Chi [cioè l’uomo sposato che] continua a guardare una donna in modo da provar passione per lei ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”. Uomini del genere “hanno occhi pieni d’adulterio”. — Matt. 5:27, 28; II Piet. 2:14.

      Commettere adulterio equivale a “peccare effettivamente contro Dio”. (Gen. 39:9) Geova giudicherà i colpevoli di adulterio, e nessuno che persista in tale condotta ‘erediterà il regno di Dio’. (Mal. 3:5; I Cor. 6:9, 10; Ebr. 13:4) Com’è vero il proverbio: “Chiunque commette adulterio con una donna manca di cuore; chi lo fa porta la sua propria anima alla rovina”! — Prov. 6:32-35.

      In senso spirituale, “adulterio” denota infedeltà a Geova da parte di chi è unito a lui da un patto. L’Israele naturale sotto il patto della Legge fu perciò colpevole di adulterio spirituale a motivo delle pratiche della falsa religione, alcune delle quali includevano riti di adorazione del sesso e la conseguente trasgressione del settimo comandamento. (Ger. 3:8, 9; 5:7, 8; 9:2; 13:27; 23:10; Osea 7:4) Per ragioni simili Gesù denunciò la generazione adultera degli ebrei suoi contemporanei. (Matt. 12:39; Mar. 8:38) Similmente, se cristiani dedicati a Geova che sono sotto il nuovo patto oggi si contaminano con l’attuale sistema di cose, commettono adulterio spirituale. — Giac. 4:4.

  • Agabo
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    • Agabo

      (Àgabo)

      Profeta cristiano che, insieme ad altri profeti, scese da Gerusalemme ad Antiochia di Siria l’anno in cui vi si trovava Paolo. Mediante lo spirito Agabo predisse “che una grande carestia stava per abbattersi sull’intera terra abitata [gr. oikoumènen]”. (Atti 11:27, 28) Circa l’uso del termine oikoumène in questo versetto, Barnes’ Notes on the New Testament (p. 451) dichiara: “Il termine usato qui . . . di solito indica il mondo abitabile, le parti della terra che sono coltivate e abitate. A volte però, in senso ristretto, indica un intero paese o nazione, in contrasto con parti di esso; quindi per indicare l’intera Palestina a differenza delle sue parti, cioè per indicare che un avvenimento si riferiva a tutto il paese, e non era limitato a una o più parti, come la Galilea, la Samaria, ecc.”. — Confronta Luca 2:1.

      I fratelli di Antiochia compresero evidentemente che questa profezia riguardava tutta la Palestina, infatti il versetto successivo (Atti 11:29) dice che determinarono “di mandare un soccorso ai fratelli dimoranti in Giudea”. Come afferma il racconto, la profezia si adempì mentre era imperatore Claudio (41-54 E.V.). Lo storico ebreo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, Libro XX, cap. II, 5; cap. V, 2) menziona questa “grande carestia” e precisa che durò tre anni o più.

      Verso la fine dell’ultimo viaggio missionario di Paolo (circa 56 E.V.), a Cesarea gli venne incontro Agabo, che raffigurò profeticamente il futuro arresto di Paolo a Gerusalemme legandosi mani e piedi con la cintura di Paolo. — Atti 21:8-11.

  • Agaghita
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    • Agaghita

      Vedi AMALEC, AMALECHITI.

  • Agar
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    • Agar

      (Àgar) [forse, fuga].

      Schiava egiziana di Sara; poi concubina di Abraamo e madre di Ismaele. Mentre era in Egitto a motivo della carestia che infieriva nel paese di Canaan, Abraamo (Abramo) acquistò servi e serve, e può darsi che in quel tempo Agar sia diventata schiava di Sara. — Gen. 12:10, 16.

      Poiché era sterile, Sara (Sarai) diede Agar ad Abraamo chiedendogli di avere rapporti con lei. Ma quando rimase incinta Agar cominciò a disprezzare la padrona tanto che Sara se ne lamentò col marito. “Abramo disse dunque a Sarai: ‘Ecco, la tua serva è a tua disposizione. Falle ciò che è bene ai tuoi occhi’. Quindi Sarai la umiliava tanto ch’ella fuggì da lei”. (Gen. 16:1-6) L’angelo di Geova trovò Agar presso la fonte sulla via di Sur e le ordinò di tornare dalla padrona e di umiliarsi sotto la sua mano. Inoltre le disse che Geova avrebbe grandemente moltiplicato il suo seme e che il figlio che le sarebbe nato si doveva chiamare Ismaele. Quando nacque Ismaele Abraamo aveva ottantasei anni. — Gen. 16:7-16.

      Anni dopo, quando Abraamo preparò ‘un gran convito il giorno che Isacco fu svezzato’ all’età di cinque anni circa, Sara notò che Ismaele figlio di Agar, ormai diciannovenne, “si prendeva gioco” di Isacco, cominciando così a manifestare lo spirito antagonistico che, come aveva predetto l’angelo di Geova, sarebbe stato la sua caratteristica. (Gen. 16:12) Temendo evidentemente per l’avvenire di suo figlio Isacco, Sara chiese ad Abraamo di scacciare Agar e il figlio di lei. Questo dispiacque ad Abraamo, ma ubbidendo a Geova acconsentì alla richiesta della moglie. L’indomani mattina presto congedò Agar col figlio, dandole del pane e un otre d’acqua. — Gen. 21:8-14.

      Agar vagò nel deserto di Beer-Seba, finché “l’acqua si esaurì ... ed ella gettò il fanciullo sotto uno dei cespugli”. Il fatto che Ismaele fosse chiamato “fanciullo” non è un anacronismo, perché il termine ebraico yèledh qui tradotto “fanciullo” significa anche “giovane”, e così è tradotto in Genesi 4:23. In quanto a essere gettato sotto un cespuglio, benché fosse stato predetto che sarebbe diventato forte come una zebra, può darsi che da adolescente Ismaele non fosse molto forte. (Gen. 16:12) Può darsi che abbia perso le forze per primo e che sua madre abbia dovuto sorreggerlo. Ciò non sarebbe inconcepibile, dato che in quei tempi le donne, specie le schiave, erano abituate a portare pesanti carichi nella vita d’ogni giorno. Sembra che anche Agar poi abbia perso le forze, tanto che non potendo più sorreggere il figlio fu costretta a depositarlo, forse un pò bruscamente, al riparo del cespuglio più vicino. Agar stessa si sedette “alla distanza di un tiro d’arco” (comune espressione ebraica che indica la normale distanza a cui gli arcieri ponevano il bersaglio). — Gen. 21:14-16.

      Allora l’angelo di Dio chiamò Agar, dicendole di non temere perché Ismaele sarebbe diventato una grande nazione. Inoltre Dio le aprì gli occhi così che vide un pozzo, da cui attinse l’acqua per riempire l’otre e dar da bere al figlio. “Dio continuò ad essere col ragazzo”, che col tempo divenne un arciere e “prese dimora nel deserto di Paran”. Agar gli trovò moglie nel paese d’Egitto. — Gen. 21:17-21.

      Secondo l’apostolo Paolo, Agar impersonò un dramma profetico in cui rappresentava la nazione d’Israele carnale, legata a Geova dal patto della Legge inaugurato al monte Sinai, patto che aveva prodotto “figli per la schiavitù”. Poiché, a motivo della sua condizione peccaminosa, la nazione fu incapace di osservare il patto, sotto di esso gli israeliti non divennero un popolo libero ma furono condannati come peccatori meritevoli di morte, essendo quindi schiavi. (Giov. 8:34; Rom. 8:1-3) La Gerusalemme dei giorni di Paolo corrispondeva ad Agar, poiché, essendo la capitale, Gerusalemme rappresentava l’organizzazione dell’Israele naturale, che si trovava in schiavitù coi suoi figli. I cristiani generati dallo spirito invece sono figli della “Gerusalemme di sopra”, la simbolica donna di Dio. Questa Gerusalemme celeste, come Sara la donna libera, non è mai stata in schiavitù. Ma come Isacco era perseguitato da Ismaele, così anche i figli della “Gerusalemme di sopra”, resi liberi dal Figlio, erano perseguitati dai figli della Gerusalemme schiava. Comunque Agar e suo figlio furono scacciati, e ciò indicava che Geova avrebbe ripudiato l’Israele naturale come nazione. — Gal. 4:21-31; vedi anche Giovanni 8:31-40.

  • Agata
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    • Agata

      Pietra preziosa ornamentale che è una forma di calcedonio, varietà di quarzo colorato. L’agata si forma quasi sempre come noduli nei depositi stratificati di silice di certe cavità rocciose. Gli strati di agata variano dal trasparente all’opaco, e assumono molte gradazioni di colore per la presenza di microscopiche particelle di sali di ferro. I colori si presentano in combinazioni di giallo, bruno, grigio, blu o nero e questi possono essere mirabilmente distribuiti in strisce o bande sfumate. L’agata è leggermente più dura dell’acciaio e ben levigata acquista grande lucentezza.

      La pietra centrale della terza fila di pietre preziose del pettorale di Aaronne era un’agata (ebr. shevòh, specie di pietra preziosa). — Eso. 28:2, 15, 19, 21; 39:12.

  • Aggeo
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    • Aggeo

      (Aggèo) [festivo].

      Profeta ebreo in Giuda e Gerusalemme nel periodo in cui Zorobabele era governatore durante il regno del re persiano Dario Istaspe. (Agg. 1:1; 2:1, 10, 20; Esd. 5:1, 2) “Aggeo” forse è una forma abbreviata di “Hagghiah”, che significa “festa di Iah (Geova)”.

      Il suo nome compare insieme a quello del profeta Zaccaria nelle soprascritte del Salmo 111 (112) nella Vulgata latina, dei Salmi 125 e 126 nella Pescitta siriaca, 137 nella Settanta, 145 nella Settanta, nella Pescitta e nella Vulgata, e 146, 147 e 148 nella Settanta e nella Pescitta. Probabilmente Aggeo era nato a Babilonia ed era tornato a Gerusalemme nel 537 a.E.V. con Zorobabele e il rimanente ebreo. Ma ben poco si sa di questo profeta, perché le Scritture non ne rivelano la paternità, la tribù, ecc.

      Aggeo, primo profeta posteriore all’esilio, a cui si unì due mesi più tardi Zaccaria (Agg. 1:1; Zacc. 1:1), riaccese lo zelo degli ebrei rimpatriati dall’esilio affinché riprendessero la costruzione del tempio dopo un’interruzione di alcuni anni provocata dall’opposizione nemica ma protrattasi a motivo dell’apatia degli ebrei intenti a soddisfare egoistici interessi personali. (Esd. 3:10-13; 4:1-24; Agg. 1:4) I quattro messaggi di Dio, pronunciati da Aggeo in un periodo di circa quattro mesi nel secondo anno di Dario Istaspe (520-519 a.E.V.) e messi per iscritto dal profeta nel libro biblico di Aggeo, furono particolarmente efficaci per indurre gli ebrei a riprendere la costruzione del tempio. (Agg. 1:1; 2:1, 10, 20) Aggeo e Zaccaria continuarono a esortarli a continuare il lavoro finché il tempio non fu ultimato nel sesto anno di Dario, 515 a.E.V. — Esd. 5:1, 2; 6:14, 15.

  • Aggeo, libro di
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    • Aggeo, libro di

      Libro ispirato delle Scritture Ebraiche, elencato fra i cosiddetti “profeti minori”. Consiste di quattro messaggi di Geova agli ebrei tornati dall’esilio in Babilonia, per esortarli a ultimare la ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Inoltre, essendo profetico, il libro prediceva che la casa di Geova si sarebbe riempita di gloria e che i regni umani sarebbero stati abbattuti. — Agg. 2:6, 7, 21, 22; confronta Isaia 2:2-4.

      SCRITTORE E CANONICITÀ

      Il profeta Aggeo ne è lo scrittore, visto che fu lui a pronunciare personalmente ciascun messaggio contenuto nel libro. (Agg. 1:1; 2:1, 10, 20) Anche se quasi tutti gli antichi cataloghi delle Scritture non lo elencano separatamente, il libro di Aggeo evidentemente è incluso nei ‘dodici profeti minori’, completandone così il numero. Gli ebrei non hanno mai messo in dubbio il suo diritto a un posto nelle Scritture Ebraiche, e la canonicità del libro è confermata in modo definitivo dalla citazione di Aggeo 2:6 in Ebrei 12:26. — Confronta Aggeo 2:21.

      STILE

      Il linguaggio è semplice e il significato è reso molto chiaro. A volte vengono poste domande che fanno riflettere. (Agg. 1:4, 9; 2:3, 12, 13, 19) Il libro di Aggeo contiene severa riprensione, incoraggiamento e profezie che infondono speranza. Il nome divino, Geova, ricorre trentacinque volte nei suoi trentotto versetti, ed è evidente che i messaggi provenivano da Dio, mentre Aggeo era il Suo messaggero. — Agg. 1:13.

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