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  • Non nutrite rancore
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
w73 15/6 pp. 355-356

Non nutrite rancore

PAREVA che tutti si divertissero alla festa quando arrivò il padrone di casa. Fu salutato entusiasticamente da tutti, da tutti eccetto uno. Perché? Perché mesi prima a una festa d’addio il padrone di casa aveva ignorato la mano tesa di quest’uomo. Egli nutriva senz’altro rancore e come si sentiva infelice ogni volta che vedeva l’oggetto del suo rancore!

Nutrite a volte risentimento covando rancore, per poi accorgervi d’essere infelici quando tutti quelli che vi circondano pare si divertano?

Che stoltezza! Infatti, ci sono moltissime ragioni per cui dovremmo dare ascolto al consiglio biblico di non covare rancore: “Non devi far vendetta né aver rancore contro i figli del tuo popolo; e devi amare il tuo prossimo come te stesso. Io sono Geova”. — Lev. 19:18.

Anzitutto, non si può nutrire rancore contro una persona senza provare antipatia per essa e l’antipatia può benissimo trasformarsi in odio. Che cosa dice al riguardo la Bibbia? “Chiunque odia il suo fratello è omicida”. (1 Giov. 3:15) Infatti, può portare all’effettivo assassinio, come nel caso di due superstiti di uno scontro d’autobus a Belém, in Brasile. Si affrontarono col coltello e di conseguenza uno rimase ucciso e l’altro fu arrestato dietro l’accusa di assassinio. — Times di New York, 21 luglio 1972.

La Bibbia dà moltissimi esempi di ciò che può causare un rancore. Per menzionarne solo uno, ci fu Esaù. Egli nutrì un mortale rancore contro il suo fratello Giacobbe perché questi ricevette la benedizione del primogenito, che Esaù gli aveva venduta. Per questo motivo, Giacobbe fuggì da suo zio Labano finché, come disse sua madre Rebecca, “il furore di tuo fratello non si calmi”. E, indubbiamente, se Giacobbe non vi fosse fuggito, Esaù, contrariato per non avere ricevuto da suo padre Isacco la benedizione del primogenito, lo avrebbe ucciso. Quando si incontrarono di nuovo per la prima volta, dopo vent’anni, Esaù aveva avuto un cambiamento di cuore, poiché leggiamo che ‘Esaù gli corse incontro e gli si gettava al collo e lo baciava, e scoppiarono in lagrime’. — Gen. 27:41-45; 33:4.

Possiamo pensare di avere ricevuto un torto. Forse sì, o forse ci sbagliamo. Tuttavia se non ‘facciamo vendetta’ contro colui che apparentemente ci ha fatto un torto, col tempo la ferita si sanerà e saremo in grado di “metterci una pietra sopra”.

Ma quanto è molto meglio essere come Giuseppe, il figlio preferito di Giacobbe! Alcuni suoi fratelli nutrivano rancore contro di lui perché era il beniamino del padre (e perché i sogni da lui avuti indicavano che si sarebbero inchinati a lui) e furono pronti a ucciderlo. Ma grazie all’intervento di Giuda fu venduto invece schiavo e infine si trovò in prigione per una falsa accusa mossa contro di lui. Ma nutrì egli rancore contro i suoi fratelli per tutto questo male che subì? Niente affatto. Quando la situazione si capovolse ed essi furono alla sua mercé, invece di vendicarsi, egli li perdonò liberamente. — Gen. 45:1-8; 50:15-21.

A chi volete assomigliare? A quelli che nutrivano rancore fino al punto di voler uccidere, o a Giuseppe, che fu clemente e misericordioso?

Ci sono varie ragioni per cui si può nutrire rancore. Uno può offendersi perché un altro ha fatto un’osservazione gratuita e poco gentile. O può essere stato disprezzato o ignorato quando voleva mostrarsi amichevole. Oppure una persona può sentirsi ferita perché le sembra d’essere stata rimproverata ingiustamente o troppo severamente.

Supponete di aver sentito qualcuno fare un’osservazione poco gentile nei vostri riguardi. Può darsi che quell’osservazione contenga un po’ di verità e sia questa la ragione per cui vi ha tanto feriti? Se era del tutto gratuita, perché non esercitare benevolenza e clemenza, dando all’altra persona il beneficio del dubbio? Può darsi che dopo averlo detto si sia accorta che avrebbe fatto meglio a non dirlo, ma tuttavia non lo ammette. Rammentate il consiglio di Gesù che, se non perdoniamo agli altri i loro falli contro di noi, Dio non ci perdonerà i nostri falli contro di lui. — Matt. 6:12-15; 18:23-35.

Oppure qualcuno vi ha mancato di riguardo, trascurato o ripreso? Una volta una donna cristiana avanti con gli anni si avvicinò a un anziano di una congregazione cristiana chiedendogli perché le avesse mostrato mancanza di riguardo, se aveva qualche cosa contro di lei, e in tal caso, che cosa. Egli rimase stupefatto, poiché questa cristiana era una delle sue migliori amiche e aveva un’alta stima di lei. Non si era mai accorto di averle mancato di riguardo, anzi, era sempre stato felice di vederla. Ma questo episodio, a sua volta, lo fece riflettere. Da molto tempo nutriva rancore verso un’altra persona che gli aveva mostrato mancanza di riguardo, apparentemente. Ora si rendeva conto che poteva essersi sbagliato quanto lei.

C’è anche il caso del rimprovero che possiamo ritenere del tutto fuori luogo o troppo severo. Questo fa rammentare ciò che narrò una volta un umorista. A volte suo padre lo sculacciava per qualche cosa che non aveva fatto. Quando se ne lamentava, il padre rispondeva: ‘Be’, era per la volta che hai fatto qualche cosa per cui dovevi prendere una sculacciata e non l’hai presa’. Tutti dobbiamo ammettere che più volte abbiamo trasgredito senza essere rimproverati. Ci possono anche essere circostanze attenuanti che hanno indotto il responsabile a essere troppo severo; o può darsi che il suo senso di giustizia sia più forte del nostro. Mettetevi al suo posto e sarete in grado di perdonare e dimenticare.

Badate dunque di non nutrire rancore. Non siate facili a offendervi, “poiché l’offendersi è ciò che riposa nel seno degli stupidi”. (Eccl. 7:9) Non potete nutrire rancore senza danneggiare voi stessi e altri. E probabilmente non solo vi danneggerete nel fisico ma danneggerete anche il vostro benessere spirituale. Non potete avere buone relazioni con Dio se non avete buone relazioni con il vostro fratello cristiano. Infatti, il nostro amore verso Dio è messo alla prova dal nostro amore per i fratelli. Come mise vigorosamente in risalto l’amorevole apostolo Giovanni: “Chi non ama il suo fratello, che ha visto, non può amare Dio, che non ha visto”. (1 Giov. 4:20, 21) Siate dunque saggi, siate giusti, siate amorevoli e non nutrite rancore.

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