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  • Cosa sta accadendo nella casa?
    Svegliatevi! 1979 | 8 settembre
    • Cosa sta accadendo nella casa?

      QUAL È il posto più violento della vostra zona? Vi sorprendereste all’idea che la “casa” può meritare questa triste fama?

      “Le violenti liti familiari”, diceva il Times di Los Angeles, “sono diventate una delle più comuni e più pericolose espressioni di violenza nel paese. Quasi in ogni isolato, in ogni quartiere, in ogni città e sobborgo, le coppie si prendono a calci, a gomitate, a schiaffi e a pugni. . . . La violenza nelle strade è più evidente, ma la violenza nella casa è più estesa e altrettanto letale”.

      In Oriente, in Europa, nell’America del Sud — sì, praticamente dappertutto — milioni di persone devono tristemente ammettere che la loro casa è un violento campo di battaglia. Ma altri, in base alla propria esperienza o perché si illudono, esprimono sentimenti vecchi quanto quelli di Cicerone: “Non c’è posto più bello della casa”. O forse sono d’accordo con il poeta tedesco Goethe, che disse: “Sia egli un re o un contadino, l’uomo più felice è quello che ha la pace in casa”.

      Ma quanti oggi possono dire di avere veramente la pace in casa? Che dire di voi? della maggioranza dei vostri vicini? dei compagni di lavoro o di scuola? Il fatto è che la violenza domestica è un problema urgente che non si può ignorare, come mostrano le seguenti notizie:

      I giornali giapponesi hanno annunciato l’apertura di un centro per mogli maltrattate, dicendo: “Le mogli percosse non devono più soffrire in silenzio”. Avendo visto donne con le ossa rotte e piene di lividi — inclusa una il cui marito alcolizzato la picchiava quasi tutte le sere con una mazza da baseball — il direttore di quel centro di Tokyo ha detto: “Il numero delle liti violente nelle case giapponesi è notevolmente aumentato dalla seconda guerra mondiale”.

      Dall’Inghilterra giungono notizie simili sulla situazione in quel paese e in Europa. Un comitato della Camera dei Comuni riferisce: “Per molti la casa è un posto molto violento”. Ne è una prova il fatto che le donne inglesi accorrono in gran numero in centri appositi di recente istituzione. Per esempio, c’è il caso di Sheila. Poco più che ventenne, arrivò col naso rotto, quasi senza denti e con la maggior parte dei capelli strappati. Inoltre, il marito aveva così spesso maltrattato il bambino di lei che a tre anni il piccolo non parlava ancora a causa della paura.

      Sono casi isolati? Triste a dirsi, no. Barbara Mikulski, membro del Congresso americano, fece notare che negli Stati Uniti un quarto degli omicidi hanno luogo nella famiglia: in metà dei casi si tratta di uccisione della moglie o del marito. Un coautore di Wife Beating: The Silent Crisis calcola che 28 milioni di mogli americane subiscono maltrattamenti fisici da parte del coniuge.

      Può qualcuno di noi dire di non essere assolutamente toccato dai tentacoli di questo “cancro”, la violenza domestica? Certo i milioni di famiglie dove la moglie e il marito si picchiano o dove i figli sono maltrattati ne sono toccate. E lo siamo anche noi se qualche caro amico o parente prende le botte in casa. Che dire se lavoriamo insieme a qualcuno che viene al lavoro sconvolto e pieno di lividi? Non ne siamo colpiti, forse anche economicamente? Inoltre, la violenza domestica come influisce sul tipo di servizio che riceviamo dalla polizia e dal pronto soccorso in ospedale? Sapevate che in certi luoghi muoiono più poliziotti nel tentativo di soffocare la violenza domestica che in qualsiasi altro ramo del loro servizio? Buona parte del tempo dei poliziotti se ne va per rispondere a chiamate per liti familiari, tempo che altrimenti potrebbe essere impiegato per proteggere il resto dei cittadini dalla delinquenza e dalla violenza pubblica.

      Quali sono le cause di tutta questa violenza domestica? È il divorzio, con la famiglia divisa che ne consegue, la migliore soluzione? Se in casa vostra si è manifestato il “cancro” della violenza — o se scorgete qualche sintomo di tale malattia — qual è il rimedio? Dato che i consigli della Bibbia sono stati efficaci per risolvere molti altri problemi della vita, che aiuto ci danno riguardo a questo? I seguenti articoli tratteranno questi soggetti. Esaminiamo il problema della violenza domestica con l’incoraggiante convinzione che è possibile fare qualcosa in merito.

  • Storie vere: Cosa rivelano?
    Svegliatevi! 1979 | 8 settembre
    • Storie vere: Cosa rivelano?

      SPESSO i pettegolezzi locali e i giornali scandalistici danno risalto a fatti di violenza domestica, per il morboso interesse suscitato da tali storie. Tuttavia, è per una ragione completamente diversa che pubblichiamo le seguenti storie veramente accadute.a Lo scopo è di imparare da esse. Quindi dopo ciascun racconto faremo alcune penetranti domande. Ponderatele. Gli esempi citati potranno aiutarvi a capire qual è in molti casi la causa del problema. Vi faranno notare certe debolezze che danno luogo al problema e vi aiuteranno a vedere quali modi ci sono per risolvere questo problema o per evitare la violenza domestica. Ciò è in armonia con il proverbio biblico: “L’uomo avveduto vede il pericolo e lo schiva, ma gli imprudenti vanno avanti e ne riportano danno”. — Prov. 22:3, versione di Salvatore Garofalo.

      Un’orribile cicatrice che parte dal mento e le arriva fino alla clavicola è una delle prime cose che notereste in Gloria, una 24enne di New York. Era una di sei figli. Quando il padre era ubriaco picchiava spesso moglie e figli. Per sottrarsi alle botte, la madre di Gloria scappava a volte di casa. Ma tornava.

      Per evadere dalla realtà, Gloria si diede all’eroina. Il suo passo successivo fu di andarsene di casa e sposare Robert, un altro drogato. Anche lui la picchiava ma per Gloria, data la sua infanzia, questa era una cosa normale nella vita familiare. Quando rimase incinta, Gloria si sottopose a una cura disintossicante. Dopo la nascita del bambino i suoi pianti le resero la vita più difficile. Si diede al bere. Lo stress causato dal matrimonio e dal dover badare al bambino spinse Gloria a cominciare a maltrattarlo: gli dava sberle, lo picchiava e gli bruciava i piedi con un ferro rovente; una volta gli ruppe anche le braccia. A poco più di un anno il bambino fu affidato a genitori adottivi.

      Come risultato Robert picchiava Gloria ancora di più e infine l’abbandonò. Subito dopo essa andò a vivere con Albert, sperando in un cambiamento. Ma egli era di temperamento irascibile e quando si arrabbiava menava colpi alla cieca. Durante un litigio picchiò Gloria così forte che essa finì all’ospedale con le costole rotte. Ne furono forse scossi essendo indotti a cambiare? Tutt’altro. Mentre Albert la portava a casa dall’ospedale si arrabbiò di nuovo. Raccolta una bottiglia dal marciapiedi, la ruppe e le fece un taglio nella gola, che le lascio l’orribile cicatrice menzionata sopra.

      Questa famiglia cominciò a ricevere aiuto da assistenti sociali. Gloria smise di bere e adesso lavora per provvedere alla famiglia un’alimentazione più equilibrata. Albert sta cercando di controllarsi e ora passano a volte delle settimane senza che picchi la moglie.

      Chiedetevi: FINO A CHE PUNTO IL PROBLEMA ERA CAUSATO DALL’ALCOOL? IL TIPO DI INFANZIA CHE AVEVA AVUTO GLORIA CHE EFFETTO EBBE SU DI LEI?

      Il matrimonio di Sara non migliorava certo col passar degli anni. Il marito la picchiava sempre più di frequente. A parte i tranquillanti che prendeva, le recenti disavventure di Sara — due costole fratturate, un dente mancante, lividi, escoriazioni e tre ricoveri in ospedale — erano un’indicazione che il marito perdeva la calma con più facilità. Anche i due figli adolescenti lo comprendevano.

      Un giorno il marito di Sara, prima di uscire per andare al lavoro, disse al figlio di 16 anni di pulire il garage. All’ora di pranzo il ragazzo non l’aveva ancora fatto e disse che sarebbe andato in piscina con gli amici. Sara ne fu spaventata, poiché sapeva che il marito avrebbe sfogato la sua collera su di lei. Stringendo fortemente la spalliera della sedia disse al figlio: “Devi pulire il garage oggi”. “Togliti dai piedi!” urlò lui, e corse su per le scale verso la sua stanza. Sara gli corse dietro, lo afferrò per un braccio e stava dicendo: “Non andrai da nessuna parte finché . . .” Ma non finì. Il ragazzo si girò e le diede una forte spinta al torace. Sara tentò di aggrapparsi alla ringhiera, ma non ci riuscì e cadde ruzzolando giù dalle scale.

      Chiedetevi: ERA MEGLIO ASPETTARE? CHE RELAZIONE PARE CI SIA FRA IL TEMPERAMENTO E LE AZIONI DI PADRE E FIGLIO?

      [Lettera a un consulente]: “Ho 13 anni e scrivo questa lettera non solo per me ma per i miei quattro fratelli e sorelle minori che hanno rispettivamente 11, 10, 9 e 6 anni. Non passa sera senza che i nostri genitori non litighino. Siamo stufi di urla, grida, insulti, porte che sbattono e piatti che volano. Papà lavora sodo ed è un brav’uomo. Non appena entra, mamma lo investe con una serie di lamentele. Lui le dice di chiudere il becco e allora comincia la guerra. Dopo la mamma piange e dice che non l’ama. Si sbaglia. Lui l’ama moltissimo. Ma se non l’amasse, gliene fareste una colpa? Chi vuole sentire continui brontolii? Aiutaci per favore a mettere d’accordo quei due. Non vogliamo che la nostra famiglia si divida, ma non si può vivere così”.

      Chiedetevi: CHI ERA LA CAUSA DI QUEI VIOLENTI LITIGI? COSA SI POTEVA FARE PER IMPEDIRE TALI SCENATE? CONOSCETE RAGAZZI CHE POTREBBERO AVERE MOTIVO DI SCRIVERE UNA LETTERA SIMILE?

      Connie aveva quasi perso i sensi per le botte prese dal marito col quale era sposata da molti anni. Troppo imbarazzata per andare all’ospedale e farsi curare, si rifugiò in un centro costituito a tale scopo nella vicina San Antonio (Texas). Senza raccontare nei particolari le tensioni e le frustrazioni che avevano portato al violento litigio, Connie descrisse com’era che aveva preso le botte.

      Il marito era tornato a casa, ma non era lui. Barcollava ubriaco e puzzava di birra. Nell’acceso scontro che seguì, Connie gli diede un ceffone. Era la prima volta che faceva una cosa simile ed erano sposati da anni. “Allora”, essa ricorda, “mi afferrò e cominciò a colpirmi come se fossi stata un uomo, a darmi pugni nello stomaco, nel collo. E quando caddi a terra, mi prese a calci”. Fu una vera e propria aggressione brutale.

      Chiedetevi: DI CHI ERA LA COLPA DELLE VIOLENZE IN QUESTO CASO? COME SI SAREBBE POTUTO EVITARE UN COSÌ VIOLENTO SCONTRO? COSA AVRESTE FATTO VOI SE FOSTE STATE NEI PANNI DI CONNIE?

      Sebbene questi esempi non descrivano tutti i casi di violenza domestica, illustrano alcuni dei più comuni aspetti del problema. E forse le domande poste dopo ognuno di essi vi hanno già aiutato a farvi un’idea della violenza domestica. Negli articoli che seguono, saranno considerati alcuni dei fattori menzionati in queste storie veramente accadute. Inoltre, tratteremo in modo specifico le cause e i risultati della violenza che coinvolge mariti, mogli e figli. Quindi saremo maggiormente in grado di apprezzare i consigli dati in merito alla soluzione di questo problema o a come prevenire l’esteso flagello che sta distruggendo le famiglie e la vita di tante persone.

      [Nota in calce]

      a I nomi sono stati cambiati per proteggere la vita privata delle persone implicate.

  • Mariti violenti/mogli violente: Perché?
    Svegliatevi! 1979 | 8 settembre
    • Mariti violenti/mogli violente: Perché?

      LA VIOLENZA domestica e così comune che molti ne hanno visto i segni. Lanciando un’occhiata a un vicino o compagno di lavoro, forse notate le conseguenze di molte liti familiari: lividi e graffi solo parzialmente nascosti da occhiali scuri, una maglia a collo alto o un pesante trucco. Forse vi chiedete: ‘Che moglie (o che marito) avrà? Certo erano innamorati quando si sposarono. Cos’è accaduto dunque?’

      Sì, perché si picchiano? Chi è a picchiare il coniuge? Sono soprattutto i mariti? Quale atmosfera nella casa dà luogo alla violenza familiare? Vi contribuiscono certe influenze esterne? In pratica, qual è il rimedio? Consideriamo la cosa.

      Che tipo di uomo è quello che picchia la moglie?

      Riguardo alla violenza domestica, vengono in mente certi tipi di uomini. Ci si immagina spesso l’“operaio” — forse un camionista, uno sterratore o uno spazzino — che si ferma al bar dell’angolo, si riempie di birra e torna a casa barcollante e pronto a litigare. Ce ne sono molti di questi, come abbiamo visto nel caso di Connie e di Gloria.

      Ma se pensate che solo questi tipi di uomini siano causa di violenza familiare, vi sbagliate. “La violenza familiare”, dice la rubrica “Intelligence Report”, “è presente in ogni razza, classe e ambiente. È diffusa e la frequenza con cui si verifica è la stessa nell’alta borghesia come nei ceti più bassi”. (Parade, 16 ottobre 1977, pag. 18) Il libro Wife Beating: The Silent Crisis rileva:

      “Stando a chi lavora con donne percosse dal marito, ci sono vittime tra le mogli di medici, avvocati, professori universitari e perfino ecclesiastici. Secondo lo studio del dott. Gelles sui maltrattamenti inflitti al coniuge, le famiglie con i casi più numerosi di violenza erano quelle a reddito più elevato”. — pag. 7.

      Perché la violenza domestica può colpire e colpisce ogni tipo di famiglia? C’è una ragione fondamentale che è trascurata dalla maggioranza dei sociologi. Conoscendola sarete aiutati a capire la causa del problema, sia che coinvolga la vostra famiglia o quella di un intimo amico o parente.

      Il più antico racconto di vita familiare, la Bibbia, mostra che in principio il matrimonio umano fu perfetto. Non appena sposati, Adamo ed Eva erano senza peccato. I loro pensieri, le loro azioni e i loro sentimenti erano nel giusto equilibrio. In quello stato non avrebbero sofferto per la violenza domestica, vi pare? Ma in seguito disubbidirono a Dio, divenendo imperfetti. Menzionando un effetto della loro disubbidienza, Dio previde ciò che sarebbe accaduto e disse alla donna: “La tua brama si volgerà verso tuo marito, ed egli ti dominerà”. (Gen. 3:16) Sì, la maggioranza delle donne avrebbero desiderato un marito a tal punto da essere disposte anche a sopportare un uomo autoritario e brutale. Millenni di storia sottolineano questo doloroso fatto. Inoltre, Geova Dio previde che molti mariti, privi di equilibrio a causa dell’imperfezione, avrebbero esercitato in modo estremo la loro autorità, divenendo tiranni e picchiando la moglie. Qual è dunque il comune denominatore in tutti i casi di violenza familiare? L’imperfezione umana.

      È indispensabile riconoscere che noi tutti discendiamo da quella prima coppia e abbiamo ereditato una natura umana imperfetta. (Rom. 5:12) Quindi, in tutti noi, ricchi o poveri, analfabeti o molto istruiti, c’è il cattivo seme che può dar luogo alla violenza domestica. Ma cosa lo fa crescere e germogliare? Frustrazione, alcool, assenza di dialogo, gelosia e sentimenti di rifiuto o insicurezza sono come sostanze nutrienti aggiunte all’acqua per far germogliare il seme della violenza. Prima di vedere cosa si può fare in merito a tali cose, consideriamo come alcune di esse generano violenza in molte famiglie d’oggi.

      Uomo frustrato: uomo violento?

      Menzionando una comune causa di violenza domestica, un medico fece questo commento: “Penso che dobbiamo vedere il fenomeno delle percosse alle mogli nel contesto di una società in cui c’è un’enorme quantità di frustrazione e tensione. Viviamo in un periodo straordinario in cui tensioni economiche e disoccupazione sono molto grandi. Queste difficoltà gravano inevitabilmente sulla famiglia”.

      Cerchiamo di immaginare una scena quotidiana. Un marito nervoso torna a casa dal lavoro. Forse era stanco quando è uscito la mattina e si è trovato in mezzo al traffico congestionato o su una metropolitana rumorosa. Al lavoro è stato ripetutamente infastidito dai clienti o dal principale. Ma ha dovuto tener chiusa dentro di sé la sua frustrazione. Quando finalmente arriva a casa, la prima cosa che sente sono i bambini che piangono o la moglie che era ansiosa di vederlo per esprimere una giustificata lagnanza. Cosa succede? A volte la frustrazione e la tensione si sfogano con la violenza. Temendo di perdere l’impiego, non ha potuto inveire contro il principale né ha potuto prendersela col traffico congestionato. Ma guai alla moglie e ai figli! “Se un uomo è sconvolto”, ha detto un esperto di problemi coniugali, “non può piangere. È più virile dare un pugno al muro. Solo che a volte il muro è sua moglie”.

      Mariti, sfogate la frustrazione in questo modo? Mogli, vi capita di vedere vostro marito che reagisce così violentemente? Succede solo quando c’è qualche forte contrasto?

      In effetti la scintilla che fa scoppiare la violenza può essere una cosa insignificante: La cena non è pronta in tempo, la moglie dice di voler seguire un certo corso scolastico oppure che non si sente d’avere relazioni sessuali. Il marito, nervoso e frustrato, può pensare che questa sia una sfida alla sua autorità. Ed esplode con furia violenta.

      “Chi è lento all’ira”, dice Proverbi 14:29, “è abbondante in discernimento, ma chi è impaziente esalta la stoltezza”. Molti uomini che hanno picchiato la moglie si sono poi vergognati e hanno capito la veracità di questo proverbio. Quando un uomo sfoga le frustrazioni che ha tenute chiuse dentro di sé colpendo in uno scatto d’ira la moglie o il figlio, sorgono di solito ulteriori problemi. La prima percossa porta spesso alla seconda. Può accadere come con la falla in una diga; si allarga facilmente finché un torrente di crudeltà sommerge il matrimonio.

      Due studenti di legge intervistarono alcune donne che erano state picchiate dal marito e certi funzionari pubblici che si occupavano del problema. La conclusione?

      “In genere le percosse alla moglie non sono semplicemente un triste fatto isolato ma il sintomo di un male cronico. [Il 95 per cento] delle donne intervistate avevano preso le botte per la prima volta durante il primo anno di matrimonio, e le aggressioni tendevano a farsi più frequenti e più violente col passare degli anni. Se non vi si fosse posto un freno, avrebbero potuto infine causare la morte. . . . In genere, la lite scoppiava per qualche motivo relativamente insignificante: era chiaro che si trattava solo di una scusa per sfogare un più profondo motivo di collera o una vecchia frustrazione”.

      Il primo anno di matrimonio è specialmente critico per i nuovi problemi che possono sorgere. I coniugi si sforzano di adattarsi l’uno all’altro; inoltre il marito deve portare un più gravoso peso economico. E se la moglie resta incinta, il peso di lui cresce e forse è anche risentito o geloso perché lei è elettrizzata e preoccupata per qualcosa che significa meno attenzioni per lui.

      Alcool: la causa?

      Spesso c’è di mezzo l’alcool. In seguito a un sondaggio si giunse a questa conclusione: “Nel 60 per cento dei casi, l’aggressore era sempre sotto l’effetto dell’alcool al momento dell’aggressione”. Il direttore di un centro di Washington dice che nell’80 per cento dei casi i mariti che picchiano la moglie hanno bevuto.

      Ma la colpa è veramente dell’alcool? Forse la risposta è no; ma molte volte è sì. Riguardo al legame fra il bere e le percosse alla moglie, lo psicologo dott. Lenore Walker osserva: “Può esser presa come scusa ma pare non ci sia una diretta relazione”. Tuttavia, la Bibbia dice acutamente: “Il vino è schernitore e la bevanda inebriante è tumultuosa, e chiunque ne è sviato non è saggio”. (Prov. 20:1) Non avete forse notato che l’alcool tende a ridurre le inibizioni, così che si diventa turbolenti o ci si controlla di meno? Perciò quando un marito che si sente frustrato o è arrabbiato con la moglie si mette a bere, è più facile che divenga violento. Dopo avere studiato il problema, il dott. Richard J. Gelles dichiarò:

      “Il bevitore può considerare il periodo in cui è ubriaco come un ‘intervallo’ quando non è responsabile delle proprie azioni. Inoltre l’alcool può essere una scusa . . . non c’è nulla di storto nella famiglia, la colpa è di quel ‘demonio del liquore’”.

      Possiamo imparare qualcosa da ciò sul consumo di alcolici?

      Dialogo o pugni?

      Come potete capire, i coniugi che ricorrono ai maltrattamenti fisici hanno spesso una grave lacuna riguardo al dialogo. Trovano difficile esprimere i propri sentimenti, inclusi quelli così intensi come gelosia, solitudine, incertezza e paura. “Sebbene viviamo in una società che fa grande uso di parole”, dice il sociologo Sherod Miller, “sono pochi quelli che hanno imparato a parlarsi di soggetti delicati”.

      Specialmente gli uomini hanno questo problema. “Una delle principali cause di violenza domestica”, osserva Jan Peterson del Congresso Nazionale delle Donne del Quartiere, “è l’incapacità degli uomini di comunicare con le donne, eccetto con mezzi fisici”.

      Ma se un uomo impara a esprimere i suoi sentimenti con parole controllate — anziché con scatti d’ira e imprecazioni — avrà risultati molto migliori nella famiglia che se ricorre alla violenza. L’antico re Salomone disse: “Dal frutto della sua bocca l’uomo mangerà il bene, ma la medesima anima di quelli che si comportano slealmente è violenza”. — Prov. 13:2.

      Anche se generalmente si pensa che le donne siano più inclini e maggiormente in grado di esprimere a parole i propri sentimenti, i fatti indicano che molte mogli contribuiscono al problema dell’assenza di dialogo. L’esperto di problemi familiari Paul Shaner osserva che a volte la moglie che prende le botte si trincera dietro il silenzio. Alcune mogli, spiega, dicono che stanno zitte per timore di dire la cosa sbagliata, “ma l’uomo capisce che è una prova di forza”. Shaner conclude: “Questi due non si parlano, non comunicano veramente, da lunghissimo tempo”. Chi di noi è sposato fa bene a chiedersi: Nel nostro matrimonio c’è un normale dialogo?

      Donne violente?

      Non è raro parlare di mariti che battono la moglie, ma ci credete che molti mariti le prendono? Sono molte le mogli che commettono atti di violenza, aggravando notevolmente il problema della violenza domestica? Sì!

      “Il reato meno denunciato non è quello delle percosse alla moglie”, dice la sociologa Suzanne Steinmetz. “È quello delle percosse al marito. . . . Nei casi di violenze minori, come schiaffi, colpi, spinte, non sembra ci siano sostanziali differenze fra uomini e donne. Una delle ragioni per cui esiste il fenomeno delle mogli che prendono le botte non è che gli uomini siano più aggressivi; solo che sembrano fisicamente più forti e possono fare più male”.

      Si sente parlare meno di mariti che prendono le botte, perché quanti sono i mariti disposti a entrare in un commissariato (o anche a telefonare) per dire a un robusto poliziotto: “Mia moglie mi picchia”? Tuttavia molte mogli li picchiano! Il marito può essere più piccolo, più vecchio, debole o perfino malato. E anche se è abbastanza forte da difendersi, forse non lo fa per un senso di cavalleria o per timore che se si lascia veramente andare farà male sul serio alla moglie.

      Alcune mogli che deplorano a gran voce la violenza del marito dimenticano la propria colpa. Per esempio, una moglie viene a sapere che il marito ha messo del denaro in banca a nome proprio invece che di tutt’e due. Nella discussione che ne segue gli dà una sberla. Forse qualche settimana dopo è lei che viene meno, imprecando contro di lui o rifiutandosi d’avere relazioni sessuali, ed egli si arrabbia e la colpisce. È vero che forse i lividi li ha lei. Ma non si sono entrambi resi colpevoli di violenza? Rammentate il caso di Connie narrato a pag. 6. La violenza di una moglie può essere come una scintilla che causa un’esplosione.

      Come reagirà la moglie se il marito, che è più forte, la maltratta? Il tragico è che in molti casi essa afferra e usa qualsiasi arma abbia a portata di mano: una pentola, un vaso, o un coltello. Considerate ciò che accadde a Roxanne Gay, una donna alta un metro e cinquantasette che pesava meno di cinquanta chili. Stando ai giornali del 1977, aveva più volte chiamato la polizia perché il marito la picchiava brutalmente. Lui era Blenda Gay, un atleta alto un metro e novanta e di centoventi chili di peso, che giocava nella difesa delle Eagles di Filadelfia, una squadra di rugby. Infine, durante una lite questa piccola moglie afferrò un coltello e lo colpì al collo. La polizia lo trovò morto in una pozza di sangue.

      Qual è il rimedio?

      Abbiamo esaminato varie cose che contribuiscono al problema delle mogli e dei mariti violenti. La causa del problema è l’imperfezione umana, il che significa che tutti potremmo diventare violenti. A causa delle molte frustrazioni della vita moderna, questa è una chiara possibilità. Il non controllare le proprie emozioni, come gelosia o risentimento, è un’altra cosa che porta alle esplosioni di violenza. Spesso è sotto l’effetto dell’alcool che si commettono violenze domestiche. E abbiamo visto che tanto gli uomini quanto le donne ne sono colpevoli.

      Sebbene sia importante conoscere le cause della violenza domestica, ci occorre di più. Essendo un problema diffuso, dobbiamo cercare in ogni modo di prevenirlo o risolverlo. Ecco alcune domande: Come dobbiamo agire quando ci arrabbiamo? È importante il modo in cui consideriamo l’alcool, il denaro o il lavoro? Se nella nostra casa c’è un’atmosfera di violenza, è il divorzio la migliore soluzione? Può la Bibbia aiutare a fare sostanziali cambiamenti nella personalità e nel modo di agire? I seguenti articoli contengono la risposta a tali domande.

      [Testo in evidenza a pagina 10]

      “Negli omicidi che coinvolgevano mariti e mogli, la moglie ne era vittima nel 52% dei casi e il marito nel restante 48%”. — Statistiche dell’FBI.

      [Testo in evidenza a pagina 11]

      “Alcune mogli provocano il marito. Certo, non sempre, ma di solito, sì. Ho visto varie coppie in cui la moglie aveva ripetutamente colpito il marito prima ch’egli alla fine reagisse”. — Dott. Marguerite Fogel.

  • I figli in un clima di violenza
    Svegliatevi! 1979 | 8 settembre
    • I figli in un clima di violenza

      “OGNI anno ben sei milioni e mezzo di bambini sono malmenati da genitori o da altri familiari. . . . Ogni anno migliaia di bambini sono picchiati con tale violenza dai genitori da aver bisogno del medico. Altri 700.000 sono privati di vitto, vestiario e alloggio e da 60.000 a 100.000 subiscono violenze di natura sessuale”. — “U.S. News & World Report”, 15 gennaio 1979.

      La violenza di cui sono vittime i bambini è un problema angoscioso. In certi casi, le piccole vittime sono semplici, deboli oggetti su cui i genitori sfogano le proprie frustrazioni, la gelosia o l’ira. Tuttavia in molti altri casi i genitori portano a un pericoloso estremo qualcosa di cui i figli hanno bisogno, la disciplina. L’Iddio saggio e amorevole che diede origine alla vita familiare ci dice: “Castiga tuo figlio mentre esiste speranza”. “La verga e la riprensione sono ciò che dà sapienza; ma il ragazzo lasciato senza freno farà vergogna a sua madre”. — Prov. 19:18; 29:15.

      Studiando il problema del maltrattamento dei bambini, lo psicologo D. J. Madden ha riscontrato che “i bambini possono sentirsi oppressi per troppa disciplina o trascurati per troppa indulgenza”. Egli spiega: “I figli si aspettano che i genitori prendano decisioni. Altrimenti, il figlio si chiede se possa fare affidamento sui genitori. E se un figlio ha il sopravvento, sarà lui a decidere il da farsi”.

      “Svegliatevi!” dell’8 febbraio 1977 trattò per esteso il soggetto del maltrattamento dei bambini, e ciò che possono fare i genitori per evitar di maltrattare i figli, impartendo la disciplina necessaria.

      Tuttavia vediamo ora l’effetto che ha sui bambini vivere in una casa dove marito e moglie si picchiano. È possibile che, vedendo tali maltrattamenti, i figli imparino importanti lezioni e così, una volta adulti, siano spinti a evitar di picchiare la moglie o il marito?

      Se un bambino vede maltrattare la propria madre o il proprio padre, ne conserva il ricordo. In seguito, da adulto, quando si arrabbia, è facile che si comporti come ha visto fare da piccolo. In parole semplici, la violenza genera violenza. Prendete l’esempio di Giovanni, un marito 26enne, che ammise di aver picchiato più volte la moglie nei loro sette anni di matrimonio. Quando era ragazzo, gli atti di violenza erano comuni nella sua famiglia. Il padre beveva e aggrediva spesso la madre di Giovanni, qualche volta con un coltello. Ricordando il padre, Giovanni disse singhiozzando: “Quando mi intromettevo, mi spingeva contro il muro. Dissi che questo non sarebbe mai accaduto in casa mia. Curioso, eh?” Rammentate anche il caso del marito e del figlio di Sara, narrato a pagina 5.

      Sì, le ricerche mostrano che i figli allevati in un clima di violenze domestiche diventano spesso violenti. Da un punto di vista negativo questo conferma la verità della Bibbia: “Addestra il ragazzo secondo la via per lui: pure quando sarà invecchiato non se ne dipartirà”. — Prov. 22:6.

      Scrivendo in “The Canadian” del 1º aprile 1978, il dott. Elie Cass dichiara: “Quando nella casa ci sono infelicità e violenza, il figlio o la figlia, crescendo, seguirà il modello di violenza appreso in famiglia quando avrà problemi coi figli”. Il fondatore di un centro costituito a Londra (Inghilterra) per le mogli maltrattate dice: “Se guardiamo il passato di questi uomini, o da bambini hanno preso le botte o ne sono stati spettatori . . . così la violenza si tramanda da una generazione all’altra. Diventa una cosa normale”.

      Anche se chi è stato testimone di violenze domestiche durante l’infanzia non maltratterà in seguito la moglie, il marito o il figlio, le conseguenze sono tragiche. Uno studio effettuato nella North Carolina su “bambini che non sono fisicamente maltrattati ma che vivono in famiglie [con] genitori violenti . . . riscontrò che il 37 per cento dei fanciulli soffriva di depressione cronica. . . . Un altro 40 per cento soffriva di ansietà, mentre il 25 per cento era stato curato per disturbi psichici”.

      È chiaro dunque che le famiglie in cui ci sono bambini hanno un’ulteriore ragione per agire in modo concreto al fine di risolvere il problema della violenza domestica o per prevenirlo. Se i genitori ignorano questo bisogno e i figli sono costretti a vivere in un clima di violenza domestica, è molto facile che questi ne siano emotivamente danneggiati e tramandino questo terribile flagello alla generazione successiva.

  • Polizia o tribunali risolvono il problema?
    Svegliatevi! 1979 | 8 settembre
    • Polizia o tribunali risolvono il problema?

      UNA cosa è sapere che la violenza domestica è diffusa, ma è un’altra cosa evitare di commettere atti di violenza. Una cosa è conoscerne alcune cause, ma è tutt’altra cosa sapere come agire di fronte alla violenza domestica o come prevenirla in casa propria.

      Chi non è vissuto in una casa dove c’è violenza fa presto a dire che basta semplicemente chiamare la polizia o, se occorre, divorziare. Ma è proprio così semplice?

      Molte mogli (o mariti) che prendono le botte preferiscono rimanere col coniuge anche se è brutale. Perché? Alcuni lo fanno per i figli, pensando che sia meglio una casa dove c’è violenza piuttosto che una casa divisa. Altri temono di perdere qualcuno con cui avere rapporti sessuali o la compagnia e di dover vivere da soli. Alcuni si trattengono per paura di successive vendette. Alcune mogli maltrattate continuano ad amare il marito, sorrette dalla speranza che un giorno cambi. E molte donne sono frenate dalla preoccupazione di non potersi mantenere.

      Suzanne ne è un esempio. Aveva 18 anni quando sposò Alex. Poco dopo il suo temperamento violento si manifestò. “Mi comandava a bacchetta”, racconta. “Non accettava critiche, specie quando aveva bevuto, cioè quasi tutte le sere. Pretendeva che cucinassi, pulissi, badassi ai bambini, facessi l’amore, insomma, dovevo fare qualsiasi cosa desiderava e quando desiderava. Era proprio come vivere in prigione. . . . Mi picchiava e mi faceva male se non gli ubbidivo”. Perché non se ne andava? “Lo amavo. Pensavo che sarebbe cambiato. . . . In seguito, quando mi svegliai e capii che non sarebbe mai cambiato, non avevo nessun posto dove andare, né denaro”.

      Le mogli percosse chiamano spesso la polizia. Tuttavia, quando la polizia arriva, di solito il massimo che può fare è di interrompere la lite in corso. Come possono, in una ventina di minuti, cambiare la situazione familiare? Il successivo passo che può fare una moglie è quello di chiedere protezione al tribunale. Molte donne maltrattate fanno questa minaccia, ma non la mettono in atto. Quando però la mettono in atto, il marito violento a volte esita, perché capisce che se picchia di nuovo la moglie rischia di finire in prigione.

      Dopo avere tentato queste vie (o anche senza averle tentate) alcuni coniugi chiedono la separazione legale o anche il divorzio. In uno studio effettuato a Cleveland (Ohio), il 36 per cento delle donne addusse come ragione della richiesta di divorzio i maltrattamenti fisici. Tuttavia, Eileen Mack, di New York, ha fatto questo commento circa le coppie turbate da violenza domestica:

      “Trascinando la gente in tribunale, si rende loro un cattivo servizio. Non bisogna dividere le famiglie, ma indurre entrambi a parlarne”.

      Inoltre, che dire del cristiano che è maltrattato, ma sa che la Parola di Dio scoraggia il divorzio? Gesù disse che il solo motivo di divorzio che secondo le Scritture rende liberi di risposarsi è la fornicazione (adulterio) di uno dei coniugi. (Matt. 19:9; Mal. 2:10-16) E l’apostolo Paolo esortò i cristiani a rimanere con il coniuge incredulo nella speranza di salvarlo. — 1 Cor. 7:12-16.

      Si può valutare questo consiglio alla luce della Parola di Dio, il quale disapprova chiaramente la brutalità e l’ira crudele. Salmo 11:5 dice: “La Sua anima per certo odia chiunque ama la violenza”. Nella Bibbia, la contesa, le esplosioni d’ira e le contenzioni sono chiamate “opere della carne” che escludono dal regno di Dio. — Gal. 5:19-21; Matt. 5:22.

      È dunque comprensibile ciò che scrisse Paolo: “Se una donna ha il marito incredulo, ed egli acconsente di dimorare con lei, non lasci il marito”. (1 Cor. 7:13) Alcune mogli si sono chieste: ‘Se un marito sottopone la moglie a violenze dà forse prova che “acconsente” a vivere con lei?’ Alcune donne cristiane hanno concluso di no. E hanno fatto i passi che ritenevano opportuni per ottenere protezione chiedendo la separazione legale o il divorzio pur sapendo di non avere dalle Scritture la libertà di risposarsi.

      C’è qualche alternativa?

      Come abbiamo detto, alcuni coniugi maltrattati pensano d’avere valide ragioni per tentar di rimanere col proprio compagno. Particolarmente quando ci sono figli minorenni, alcune mogli cristiane i cui mariti non credenti sono violenti esitano a chiedere la separazione legale o il divorzio. Desiderano continuare ad avere la possibilità di insegnare ai figli le vivificanti verità della Bibbia. Sorge dunque una legittima domanda: In quale altro modo ci si può difendere dalla violenza domestica? Questa domanda può sorgere in qualsiasi matrimonio in cui entrambi i coniugi si sono lasciati andare a violente esplosioni d’ira. È possibile fare cambiamenti e porre fine alla violenza?

  • Qual è il rimedio contro la violenza domestica?
    Svegliatevi! 1979 | 8 settembre
    • Qual è il rimedio contro la violenza domestica?

      CHI può negare che la violenza domestica è un serio problema meritevole di immediata attenzione? Ma, in pratica, qual è il rimedio quando in una famiglia si verificano scene di violenza?

      Anzitutto, quale emozione secondo voi ha a che fare con la violenza domestica? Non è forse l’ira? Sono relativamente pochi i matrimoni in cui c’è violenza perché un coniuge prova piacere a essere crudele e infliggere maltrattamenti. Piuttosto, la violenza domestica è quasi sempre il risultato di ira incontrollata, come quella generata da frustrazioni, gelosia, solitudine o insicurezza.

      Prima abbiamo visto che tutti ereditiamo il peccato e l’imperfezione. (Rom. 5:12) Una triste conseguenza di questo fatto è l’incapacità di controllare perfettamente le proprie emozioni. Chi di noi dunque non si è tanto arrabbiato da dire o fare cose di cui poi si è rammaricato? La Bibbia contiene alcuni racconti di servitori di Geova Dio che manifestarono questa debolezza. — Gen. 34:1-31; 49:5-7; Giona 4:1, 9.

      Dovremmo dunque aspettarci che in una relazione così intima come quella familiare non sorga mai l’ira? Francamente no. Anche se si tratta solo di indignazione perché un familiare imperfetto non ha fatto la cosa giusta, gentile o amorevole, a volte l’ira sorge. (Confronta I Samuele 20:34; Giobbe 32:3). Infatti, la Bibbia consiglia realisticamente ai cristiani: “Siate adirati, eppure non peccate; il sole non tramonti sul vostro stato d’irritazione”. — Efes. 4:26.

      Ma quando vi arrabbiate dovreste dare libero sfogo all’ira? Forse questo è ciò che leggete o che vi dicono. Ad esempio, lo psicologo George Bach ha scritto:

      “I conflitti verbali tra marito e moglie sono . . . un’ottima cosa. Le coppie che litigano sono coppie che stanno insieme, purché sappiano litigare bene”. — The Intimate Enemy.

      Ma da ciò che avete visto nella vita d’ogni giorno, è veramente consigliabile sfogare la collera con parole adirate? No, secondo uno studio condotto dal dott. Murray A. Straus, professore di sociologia della famiglia. Ecco ciò che ha riscontrato:

      “Non solo gli scontri verbali sono di scarsa utilità per risolvere i contrasti familiari ma possono anche essere ‘per milioni di persone una cosa pericolosa che potrebbe causare infelicità’. . . . Sia le mogli che i mariti rispondono quasi sempre alle parole aspre e ostili con altre simili”.

      Avviene come con una incontrollata reazione nucleare a catena che culmina in un’esplosione. Il dott. Straus conclude:

      “Le coppie che ricorrono alla violenza verbale con tutta probabilità finiscono anche per ricorrere alla violenza fisica. . . . Ed è sempre più facile, dice, passare dalle parole offensive alle lesioni fisiche”. — McCall’s, ottobre 1975.

      Pertanto, qualunque sia la teoria in voga, l’effettiva esperienza ci dimostra la saggezza del consiglio di Dio di controllare l’ira: “L’uomo dato all’ira suscita contesa, e chi è disposto al furore fa molte trasgressioni”. “Come una città diroccata, senza mura [di protezione], è l’uomo che non tiene a freno il suo spirito”. “Lascia stare l’ira e abbandona il furore; non ti mostrare acceso solo per fare il male”. (Prov. 29:22; 25:28; Sal. 37:8) Chiunque abbia commesso (o sia stato sul punto di commettere) violenze sui suoi familiari può far del bene a sé e alla sua famiglia studiando e applicando i consigli di Dio sull’ira e sulla padronanza di sé.a

      “Sì”, diranno molti, “ma che fare quando ci si arrabbia veramente con la propria moglie (o il proprio marito)?” Ecco cosa si può fare. Perché non aspettare 60 secondi, sì, contare lentamente fino a 60 (o anche più)? Se riuscite a trattenere l’ira, sarà meno facile che esplodiate. Pensate inoltre a questo consiglio divino: “Il principio della contesa è come uno che fa uscir acque; vattene, dunque, prima che la lite sia scoppiata”. No, non si deve abbandonare il coniuge. Ma quando siete irritati, o anche arrabbiati, avete provato a chiedere scusa e ad allontanarvi per un po’, andando in un’altra stanza o facendo il giro dell’isolato, per far sbollire l’ira? Specie il marito dovrebbe fare così, dato che l’apparente irragionevolezza della moglie, i suoi “bronci” o la perdita del controllo possono non essere nulla di deliberato. Forse si tratta solo di qualcosa di passeggero, dovuto ai cambiamenti ormonali, ragion per cui le è difficile dominare i suoi sentimenti. — Prov. 17:14; 19:11.

      Se invece è il vostro coniuge a sfogare l’irritazione o la collera, cosa potete fare? Saggio è il proverbio: “La risposta, quando è mite, allontana il furore”. (Prov. 15:1) Non sarebbe stato utile nel caso narrato dal ragazzo alle pagine 5 e 6? No, non è facile. Ma è molto meglio e molto più pratico dare una risposta mite che reagire con sdegno in un modo che può causare e forse ha già causato violenza domestica. Fatto interessante, dopo aver menzionato la conclusione del dott. Straus, cioè che il coniuge che rispondeva con asprezza spingeva l’altro a rispondere per le rime, l’articolo citato sopra aggiungeva: “Solo parole gentili, rispettose e amorevoli davano luogo a risposte concilianti”.

      È efficace!

      Le suddette raccomandazioni basate sulla Bibbia non sono una semplice teoria sul modo di combattere la violenza domestica. Hanno dato risultati in parecchi casi. Per esempio, Tom, di Cincinnati (Ohio), era un uomo dal temperamento violento. Ecco la sua storia:

      “Quando ero arrabbiato mi ero rotto tante volte la mano sfondando la parete che alla fine segnai dov’erano i montanti per non farmi più male”. Nei giorni di fine settimana si ubriacava spesso. Una volta, dopo che lui e la moglie, ubriachi, avevano avuto un alterco particolarmente violento, decise di chiedere aiuto a Dio. Per un po’ frequentò regolarmente la chiesa metodista. Poi un giorno, dopo aver pregato con fervore, fu avvicinato da due testimoni di Geova mentre lavorava attorno a casa. Per qualche tempo studiò la Bibbia con loro e cercò di seguirla. La moglie a volte lo derideva e gli strappava anche la letteratura biblica. Ma egli non reagiva con collera e violenza. Narra: “La verità produsse grandi cambiamenti in me. Non sarei MAI rimasto così calmo, continuando a trattare mia moglie con tanta gentilezza”.

      Altri passi

      Chi si sforza di seguire i consigli di Dio in merito all’ira compie un passo positivo per superare il problema della violenza domestica. Ma può fare altre cose.

      Nel caso di Tom e in altri abbiamo notato che spesso c’entra l’alcool. Anche se il bere non fa diventare violenti, può preparare il terreno. Riscalda per così dire la legna così che alla prima scintilla il fuoco divampa.

      Se la vostra casa è stata sconvolta dalla violenza domestica, pensate se qualche volta era colpa dell’alcool. La Bibbia non condanna il consumo moderato di alcool. Ma avverte: “Il vino è schernitore, la bevanda inebriante è tumultuosa, e chiunque ne è sviato non è saggio”. (Prov. 20:1; Sal. 104:15; Efes. 5:18) Se a causa del bere qualcuno in famiglia si è comportato in modo violento, allora si potrebbe, anzi, si dovrebbe, fare qualcosa in merito. Desiderando salvare la famiglia, ed evitare lesioni fisiche o un omicidio, si potrebbe concordare di porre un limite assoluto su quando e quanto bere. E se l’esperienza futura dimostra che il limite è troppo alto, abbassatelo. In certi casi, sarà anche necessario rinunciare completamente all’alcool. Ma non è meglio questo che essere attirati sempre più in basso nel vortice della violenza domestica?

      Non bisticciate, ma comunicate

      Come abbiamo già detto, frustrazioni, gelosia e insicurezza danno spesso luogo alla violenza domestica. Che cosa si può fare a questo riguardo? Uno dei rimedi più efficaci è un migliore dialogo. “La maggioranza delle coppie”, conclude un esperto di scienze sociali, “non si ascoltano e così litigano con violenza”.

      Tutti noi abbiamo frustrazioni. Riflettete: Un uomo sognava di fare il marinaio e di vedere il mondo, ma si è sposato e deve provvedere al mantenimento dei genitori anziani. Quindi lavora in una fabbrica di lacci per scarpe, è costretto a stare sempre nello stesso posto, aggredito dai rumori e tormentato da un caporeparto arrogante. Pensate che non sia mai frustrato quando torna a casa? La moglie desiderava avere tre bei bambini e vivere tranquilla in campagna. Ma non ha potuto avere figli e ora è costretta a vivere in città per stare vicina agli anziani parenti. Non si sentirà frustrata? — Gen. 30:1; 1 Sam. 1:4-11.

      Tuttavia, se marito e moglie imparano a parlare delle loro attività e dei loro sentimenti, è improbabile che le frustrazioni comuni alla vita imperfetta di questo sistema crescano fino al punto di una violenta esplosione. Quando ad esempio discutono con calma il fatto che il lavoro di lui, pur essendo difficile, li aiuta ad adempiere la volontà di Dio di provvedere alla famiglia, egli è aiutato ad alleviare la sua frustrazione. (1 Tim. 5:8) Traggono conforto dal fatto che sono insieme e sanno di far del bene agli anziani genitori. Inoltre, forse possono predisporre una vacanza al mare, di andare a pescare insieme o di vedere se è possibile trovare un altro impiego. Altrettanto importante è che il marito rassicuri la moglie che l’ama e che capisce i suoi sentimenti e apprezza i suoi sacrifici. Ciò l’aiuterà a eliminare la sua frustrazione. Ed è anche più efficace se l’abbraccia mentre glielo dice.

      È utile comunicare anche nel momento in cui è facile che scoppi un alterco. Per esempio, questa moglie si accorge subito quando il marito arriva a casa se è di cattivo umore o insolitamente nervoso. Avendone già discusso insieme, essa capisce come si sente e può dirgli parole tenere e rasserenarlo. Invece di parole aggressive, può dirgli qualcosa di dolce per sollevarlo. Potrebbe chiedergli gentilmente: ‘Oggi il caporeparto è stato irragionevole?’ o: ‘C’era molto traffico?’ D’altra parte, quasi tutti i mariti hanno molto da imparare per diventare più sensibili agli umori e ai sentimenti della moglie, per dire e fare la cosa giusta nel momento giusto. — Confronta Proverbi 25:11.

      Una cosa che contribuisce alla violenza domestica è la tendenza a pensare più che altro ai propri sentimenti. (Filip. 2:4) La moglie si aspetta che il marito noti e commenti la sua nuova pettinatura senza che lei lo menzioni neppure. Ma quando torna a casa lui pensa che lei debba quasi miracolosamente sapere di quell’ingorgo nel traffico. Bastano queste cose a far nascere una lite che potrebbe sfociare in violenza. Ma è utile essere più aperti in quel momento. Egli dice: ‘È un sollievo arrivare a casa dopo una giornata come questa’, oppure lei dice: ‘Oggi mi sono tagliata i capelli e ho fatto la permanente’. Anziché aspettare che l’altro coniuge menzioni i vostri sentimenti, fatelo voi. Tali commenti rivelatori e aperti indurranno a parlare evitando la violenza.

      È necessario anche parlare di denaro. Riservate del tempo a questo argomento anziché lasciare che ne derivino risentimento e tensione. Un ricercatore appurò che “il 28 per cento dei casi in cui le mogli erano percosse avevano a che fare con problemi di denaro”. Scoppiano molte liti violente specie quando la moglie fa continuamente notare al marito che non è in grado di offrirle lo stesso tenore di vita dei vicini o non le permette di comprare le cose che desidera. In questo modo il marito si sentirà inferiore, pensando di non guadagnare abbastanza per la famiglia. I consigli ispirati di I Timoteo 6:6-10, 17-19 e Matteo 6:24-34 son un buon fondamento su cui una famiglia può basarsi per discutere le proprie entrate e le spese che intende fare. Dopo aver letto insieme tali versetti ad alta voce, la coppia può considerare in modo particolareggiato l’acquisto di nuovi mobili, abiti o altre cose.

      I momenti di tranquilla conversazione sono anche quelli più adatti per menzionare sentimenti come la gelosia, si tratti di gelosia per un altro uomo o un’altra donna, per le attenzioni dedicate a un parente o anche per il lavoro del marito. Lo studio menzionato prima indica che “il 35 per cento [di casi in cui le mogli erano percosse] aveva a che fare con la gelosia”. Proverbi 6:34 e il contesto mostrano che, quando il motivo della gelosia è fondato, collera e desiderio di vendetta sono comuni. Ma questi stessi sentimenti, e la violenza che li accompagna, possono nascere anche da una gelosia che ha poco o nessun fondamento. Invece di lasciar crescere la gelosia come il vapore in una caldaia col rischio di una violenta esplosione, è meglio menzionare con calma (non con tono accusatore) i propri sentimenti durante una pacifica conversazione tra marito e moglie. Può darsi ci voglia un vero sforzo per mantenersi calmi durante la conversazione, ma se per mezzo d’essa è possibile capire i sentimenti l’uno dell’altro, sarà fatto un enorme passo avanti per evitare violenze. — Prov. 14:30; 27:4.

      Se avete avuto difficoltà a discutere i problemi familiari e i vostri sentimenti con vostro marito o con vostra moglie, chiedete aiuto a una persona matura ed equilibrata che potrà assistere alla conversazione, rimanendo neutrale ma interessandosi di voi. Il sociologo John E. O’Brien, che ha effettuato uno studio su “Violenza nelle famiglie propense al divorzio”, osserva:

      “È meglio menzionare e discutere questi sentimenti di ansia sin dal principio, non appena nascono. Se i coniugi non riescono ad aprirsi da soli, devono trovare un intermediario”.

      Dietro invito, i ministri dei testimoni di Geova sono stati spesso in grado di aiutare studenti della Bibbia e anche componenti della congregazione che avevano problemi coniugali. Dietro richiesta del marito e della moglie, un ministro cristiano può aiutare la coppia a discutere con calma i propri sentimenti o problemi e vederli alla luce della Bibbia, che è utile “per correggere”. — 2 Tim. 3:16, 17.

      Perché la Bibbia?

      Probabilmente avete notato che molti dei consigli migliori e più pratici per combattere o prevenire la violenza domestica provengono dalla Parola di Dio. Questo era prevedibile, poiché il suo Autore è Colui che diede origine alla vita familiare e nel corso della storia umana ha avuto modo di notare sia le case dove c’era violenza che quelle dove c’era pace. Ha incluso nelle Scritture i consigli migliori per risolvere il crescente problema della violenza domestica.

      Per esempio, la Bibbia ribadisce ripetutamente che marito e moglie devono considerarsi “una sola carne”. (Gen. 2:24; Mar. 10:8; Efes. 5:31) Se una coppia afferra veramente lo spirito di ciò che Dio dice lì, è improbabile che nella sua casa si verifichino scene di violenza. Efesini 5:28, 29 sviluppa il pensiero, dicendo: “Chi ama la moglie ama se stesso, poiché nessun uomo odiò mai la propria carne; ma la nutre e ne ha tenera cura”. Comprendete la veracità di queste parole? Vi siete mai arrabbiati tanto con una vostra mano da batterla con una pentola o un martello o vi siete mai arrabbiati tanto con il vostro collo da soffocarvi?

      E non impariamo forse ad adattarci alle nostre peculiarità e debolezze, come l’udito poco buono? Anche nel matrimonio bisogna adattarsi. Tuttavia, molti scontri familiari avvengono per il seguente motivo: ‘Perché non sei più simile a me? Perché non vedi le cose come me o non le fai come le farei io?’ Naturalmente, l’idea può non essere espressa con queste parole. Forse assumono questa forma: ‘Perché non sparecchi la tavola prima di sederti davanti al televisore?’ oppure: ‘Perché lasci i calzini sporchi nelle scarpe invece di metterli nel cestino della biancheria sporca?’ In sostanza è la stessa cosa. Ma il marito o la moglie che la pensano come Dio, cioè che i coniugi sono una sola carne, sono più pronti ad accettare l’altra persona con le sue caratteristiche o debolezze che devono essere amorevolmente scusate mentre si sforza di migliorare. La Bibbia dice saggiamente: “La perspicacia dell’uomo per certo rallenta la sua ira, ed è bellezza da parte sua passar sopra alla trasgressione”. — Prov. 19:11.

      La coppia che accetta e segue la Bibbia pregherà anche insieme regolarmente. (1 Piet. 4:7) Pensate come rafforza sia il marito che la moglie essere fisicamente ed emotivamente vicini mentre pregano Dio con umiltà di aiutarli e mostrare loro misericordia. Fatto interessante, lo psicologo S. Didato ha scritto riguardo alla violenza domestica:

      “Dico spesso alle coppie di pregare la prima notte di matrimonio. Credo che se prendono questa abitudine, sarà loro molto più difficile commettere atti di violenza”.

      La preghiera, insieme all’applicazione dei principi biblici, divenne parte della vita di Zoila e David. Ecco la storia di Zoila, originaria del Perú:

      “Il nostro matrimonio era un completo fallimento. David mi lasciava sola e usciva tutte le sere, spendendo tutti i soldi e spesso lasciandomi anche senza il necessario. Mi picchiava di frequente, e perfino quando ero incinta mi fece gli occhi neri e mi ruppe un dito. Dovevo proteggermi l’addome per paura che facesse male al nascituro”. In seguito la zia di David, una testimone di Geova, andò a trovarli e cominciò uno studio biblico. David comprese il male commesso in passato, e pianse addirittura, rendendosi conto che se non cambiava non poteva aspettarsi il favore di Geova Dio quando i malvagi saranno tolti dalla terra. Seguendo la Bibbia, fecero cambiamenti nella loro personalità e nel loro modo d’agire. Ora la violenza domestica è una cosa del passato.

      Quindi, anche se le notizie dei giornali continuano a sottolineare che la violenza domestica — il fatto che vi siano mogli, mariti e genitori violenti — è una cosa diffusa, non si tratta necessariamente di un problema insolubile o inevitabile. Se avete subito atti violenti, o ne avete commessi, potete fare i passi necessari per seguire i perfetti consigli di Dio affinché anche nel vostro caso la violenza domestica sia una cosa del passato.

      [Nota in calce]

      a Esempi istruttivi: Gen. 4:3-8; 1 Sam. 20:30-33; Est. 1:10-20. Altri saggi consigli: Prov. 12:16; 16:32; 19:19; 22:24, 25; Col. 3:8; Giac. 1:19, 20.

      [Testo in evidenza a pagina 14]

      “Da persone adulte, quando non siete d’accordo con qualcuno, dovete saper controllare le vostre emozioni e usare un linguaggio che si addica a persone mature. Se ricorrete alla violenza fisica e vi picchiate, strillate e fate volare gli oggetti, . . . vi comportate come bambini. Colpite alla cieca e in modo irragionevole qualcosa che vi fa infuriare. Non dovete comportarvi così. Alla fine tale comportamento vi distruggerà”. — “First Aid for the Happy Marriage” del dott. Rebecca Liswood.

      [Testo in evidenza a pagina 18]

      “L’ansiosa cura nel cuore dell’uomo è ciò che lo farà inchinare, ma la parola buona è ciò che lo fa rallegrare”. — Prov. 12:25.

      [Testo in evidenza a pagina 18]

      “L’uomo infuriato suscita contesa, ma chi è lento all’ira acquieta la lite”. — Prov. 15:18.

  • Amore in declino?
    Svegliatevi! 1979 | 8 settembre
    • Amore in declino?

      Nel corso dell’ultimo sondaggio Harris, è stato chiesto a 1.442 adulti americani di elencare in ordine le dieci cose che danno loro felicità e soddisfazione. Ha vinto la buona salute, con il 97 per cento. Seguiva la vita familiare (92 per cento), poi la pace mentale (91 per cento), il rispetto altrui (76 per cento), gli amici (71 per cento), l’istruzione (69 per cento), il lavoro (60 per cento), la religione (58 per cento), il sesso (38 per cento) e l’amore romantico (33 per cento).

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