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  • Condotta teocratica nel cerchio della famiglia
    La Torre di Guardia 1955 | 15 settembre
    • Condotta teocratica nel cerchio della famiglia

      “Mogli, siate soggette ai vostri mariti, come si conviene nel Signore. Mariti, continuate ad amare le vostre mogli, e non siate amaramente in collera con loro. Figli, siate ubbidienti ai vostri genitori in ogni cosa, poiché questo è accettevole al Signore. Padri, non esasperate i vostri figli, affinché non siano scoraggiati”. — Col. 3:18-21, NM.

      1. Qual è la disposizione di Geova per il governo della famiglia, e come vi venne meno Adamo?

      GEOVA Dio è il Promotore del cerchio familiare. Egli fece la terra, fece l’uomo per abitarla, vide che non era bene che l’uomo fosse solo, creò la donna come sua compagna, li dotò della facoltà di riprodursi e diede loro un mandato di procreazione affinché si moltiplicassero e riempissero la terra. Fu volere di Geova che Adamo fosse un uomo di famiglia e avesse una moglie e dei figli e tenesse il cerchio familiare indenne da contrasti e conflitti. Per preservare l’unità e l’armonia tra i membri della famiglia ne fu affidato all’uomo il governo, ma come capo famiglia Adamo si dimostrò un disastroso fallimento. Eva ignorò la sua autorità, ed egli non le evitò la seduzione. Ella prese l’iniziativa nel peccato e Adamo la seguì. Benché egli biasimasse sua moglie per la trasgressione, la responsabilità della colpa gravava fortemente sulle sue spalle. Egli come capo famiglia non era all’altezza del compito. Sua moglie non gli era sottomessa; il suo primogenito fu un omicida. Egli permise che il cerchio della sua famiglia fosse spezzato dalla ribellione, dal peccato, dalla recriminazione, dalla morte.

      2. Come vengono meno oggi le persone a questo riguardo?

      2 Fino ad oggi i vincoli familiari vengono infranti, allo stesso modo e per gli stessi motivi. Tanto gli uomini che le donne si sono allontanati dalla condotta prescritta da Geova nel governo della famiglia, tanto i mariti che le mogli hanno mancato di assolvere le loro responsabilità e obbligazioni. I mariti abusano della loro autorità, le mogli vi si ribellano, e i figli, ignorandola, si abbandonano ad una delinquenza senza precedenti. Benché il numero di consulenti matrimoniali aumenti, aumentano molto più rapidamente le difficoltà familiari, i misfatti e i divorzi. Rigettando il consiglio teocratico di Geova, le famiglie seminano secondo l’umana sapienza e raccolgono la sua stoltezza. Il mondo presume d’esser savio, ma i suoi frutti non esprimono forse la stoltezza della sua saggezza? L’unico rimedio è introdurre nel cerchio della famiglia la condotta teocratica.

      3. Quali sublimi modelli ci sono del matrimonio e dell’unità?

      3 Per vedere in una giusta prospettiva i doveri e le obbligazioni esistenti fra i membri della famiglia, consideriamo alcuni sublimi modelli. Primo, Geova Dio usa il simbolo del matrimonio per indicare la stretta relazione esistente tra lui e la sua organizzazione universale, dichiarandosi Marito della sua organizzazione. Di nuovo, la figura del matrimonio è impiegata per illustrare lo stretto vincolo tra Cristo e la sua chiesa, parlandosi di lui come Sposo e della chiesa come sposa, in un matrimonio consumato in cielo. (Isa. 54:5; 2 Cor. 11:2; Apoc. 19:7) Ricorderete che nell’Eden l’uomo e la donna furono dichiarati “una sola carne”, e lo stesso è detto oggi riguardo ai coniugi. Similmente, esiste unità fra Geova ed il capo dell’organizzazione universale, Cristo Gesù. Inoltre, Cristo e la sua sposa, la chiesa, sono riguardati come una sola cosa. Però, la Bibbia mostra chiaramente che Geova e Cristo non sono una sola cosa in una misteriosa trinità pagana. Neppure Cristo e la classe della chiesa sono resi letteralmente una sola cosa; più che l’uomo e la moglie, due persone, non divengano letteralmente uno solo. In nessuno di questi casi v’è una unità organica letterale, ma c’è in tutti unità di intenti, di propositi, di mire, di desideri e di attività. — Matt. 19:4-6; Giov. 14:10; 17:21-23.

      4. Perché è necessario un capo famiglia, e chi è esso?

      4 Dove due o più persone sono unite in un’impresa comune vi deve essere organizzazione, una specie di guida per impartire intelligenti direttive alle energie delle persone associate. Negli affari umani due capi possono valere più di uno solo quando si tratta di raccogliere le idee o di considerare eventuali programmi, ma quando si tratta di una decisione definitiva un unico capo deve avere l’autorità di decidere per entrambi. Una unione senza capo sarebbe priva di appropriata forza direttiva, mentre una stravagante unione con due capi genererebbe discordia ed una possibile rottura. Consideriamo tutti questo fatto: ciascuno ha un capo su di sè eccetto Geova, che è Capo di tutti. Leggiamo in 1 Corinzi 11:3 (NM): “Voglio che sappiate che il capo d’ogni uomo è il Cristo; a sua volta, il capo della donna è l’uomo; a sua volta, il capo del Cristo è Dio”. Questo ordinamento non fu fatto da qualche creatura, ma è la legge del Creatore dell’universo. Adeguarsi ad esso significa ubbidienza a Geova; respingerlo significa ribellione contro di lui. Le donne e i figli teocratici riconosceranno l’uomo come il capo della casa.

      DOVERI IMPOSTI AI MARITI

      5, 6. Quali esempi mostrano i doveri imposti ai mariti?

      5 In certe nazioni nelle quali vi è una forte tendenza da parte di molte donne a tentare di condividere o assumere il governo della famiglia, sorgono forti opposizioni all’esigenza divina dell’autorità dell’uomo e della sottomissione della donna. Questa viene ritenuta una parzialità contro le donne, un peso opprimente e troppo grave perché lo possano sopportare. Però, un’accurata riflessione rivelerà che è il marito che ha il peso più grave da portare e la responsabilità maggiore da sostenere. Egli deve sforzarsi di imitare il perfetto esempio di Geova Dio, Capo e Marito dell’organizzazione universale. Geova non creò soltanto tutte le cose ma stabilì poi leggi e regole per governarle e provvide il necessario per la loro continuazione. Perfino nei suoi stessi procedimenti ed atti Geova segue armoniosamente giusti princìpi e svolge la sua autorità con incomparabile manifestazione di giustizia, sapienza, pazienza, misericordia, compassione e, soprattutto, amore. Cosa incoraggiante per noi qui sulla terra, “egli conosce la nostra natura; egli si ricorda che siam polvere”. — Sal. 103:14.

      6 Non soltanto nell’eccellente governo di Geova sulla sua organizzazione universale, ma anche nel dominio di Cristo sulla classe della chiesa il marito umano trova un sublime esempio a cui mirare. Non si prodigò forse Gesù operando nell’interesse dei membri del corpo, insegnando e predicando, provvedendo il sostentamento spirituale che è assai più vitale del pane materiale? Non furono la sua pazienza e longanimità esemplari, il suo comportamento misericordioso verso i suoi discepoli terreni, le sue concessioni per le loro debolezze carnali, piene di compassione? Non sopportò egli straziante persecuzione e sofferenza nel serbare l’integrità verso Geova, divenendo in tal modo un sicuro modello per i suoi seguaci? E finalmente non arrivò fino al colmo deponendo la sua vita a favore della sua sposa e moglie, la classe della chiesa? Certamente il governo di Cristo sulla sua chiesa prova meravigliosamente diligente provvisione, tenera cura, sapiente comprensione, costante perdono, sollecitudine protettrice ed un amore che giunge all’estremo grado sacrificando la sua stessa vita — nessun uomo può avere un amore più grande! — Giov. 15:13.

      7. Quali numerose obbligazioni sono comprese nella giusta autorità?

      7 Guardino i mariti umani a questi modelli divini ed esempi celesti di autorità, ponendo le loro mire su di loro e su tale perfetta condotta teocratica per i loro circoli familiari. Il marito deve provvedere il cibo, il vestiario e l’alloggio per la propria moglie. Ma le sue obbligazioni vanno ben al di là di queste fondamentali necessità fisiche. L’uomo fa questo anche per il proprio bestiame. Egli deve provvedere alla sua felicità mentale e preoccuparsi del suo benessere spirituale, mostrandole un amore altrettanto profondo quanto quello che nutre per se stesso. I mariti non dovrebbero trascurare la costituzione emotiva e le vicissitudini delle loro mogli, ma dovrebbero “continuare a convivere in tale maniera con loro secondo conoscenza, accordando loro onore come a un vaso più debole, il femminile”. (1 Piet. 3:7, NM) Dovrebbero impartire una giusta direttiva ai loro sforzi uniti prendendo sagge decisioni, sostenendo le responsabilità di queste decisioni e facendo fronte a qualsiasi conseguenza ne potesse derivare. I mariti devono procurare di seguire con fermezza i princìpi giusti, di esercitare pazienza e longanimità, di praticare la misericordia e la clemenza, di mostrare apprezzamento e comprensione, e, soprattutto, di conservare vivo e attivo un amore modellato su quello mostrato da Geova verso la sua organizzazione universale e su quello mostrato da Cristo verso la sua organizzazione della chiesa cristiana. Corrispondere a tali alti requisiti è certamente più difficile che star sottoposti a tale giusta autorità, non è vero? Quale donna ragionevole potrebbe opporsi alla sottomissione a questa autorità?

      MODELLI DI SOTTOMISSIONE FEMMINILE

      8. Che cosa dovrebbero tener presente i coniugi?

      8 Udremo qualcuna delle nostre lettrici replicare che si sottometterebbero lietamente a tale autorità, ma qual è l’uomo che sia in grado di esercitarla? È vero, nessun uomo può conformarsi perfettamente a queste regole sublimi. Ma prima che le mogli si basino su questo per rifiutare la loro sottomissione, riflettano se esse svolgono perfettamente il compito che Geova assegnò loro. I coniugi dovrebbero ricordare, proprio come Geova lo ricorda, che gli umani sono fatti di polvere e le debolezze devono essere pietosamente tenute in considerazione. Prima di covare verso l’altro amaro rancore, ciascun coniuge dovrebbe ponderare le parole di Gesù: “Cessate di giudicare, affinché non siate giudicati; poiché col giudizio col quale giudicate, sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché, dunque, guardi tu la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, ma non consideri la trave nel tuo proprio occhio? O come puoi tu dire al tuo fratello: ‘Lascia che ti tolga dall’occhio la pagliuzza’; quando, ecco! una trave è nell’occhio tuo? Ipocrita! leva prima la trave dal tuo proprio occhio, e poi vedrai chiaramente come togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. — Matt. 7:1-5, NM.

      9, 10. Quali esempi di sottomissione hanno le mogli, e chi non dovrebbero imitare?

      9 La principale creatura dell’organizzazione universale di Geova non prova amarezza nell’essere sottomessa al grande Marito e Capo di quell’organizzazione. Cristo Gesù si diletta di fare la volontà di Geova, e una volta dichiarò che fare l’opera di Dio era vitale come il cibo per il suo sostentamento. (Sal. 40:8; Ebr. 10:7; Giov. 4:34) Per il suo attaccamento e la sua devozione a Geova sopportò la persecuzione e la morte, provando la sua integrità verso Dio e contribuendo potentemente alla rivendicazione della Sua Parola e del Suo nome. Questa fu una meravigliosa manifestazione della completa sottomissione di Gesù all’autorità di Geova, e da tutto ciò Gesù trasse grande gioia nella sua sottomissione. Non fu mai in alcun momento, per lui, un lavoro penoso. E non tentò mai di strappare a Geova quell’autorità oppure di condividerla come eguale di Geova: “Serbate in voi questa attitudine mentale che fu pure in Cristo Gesù, il quale, benché esistesse in forma di Dio, non considerò affatto la rapina, cioè, che dovesse essere uguale a Dio. No, ma egli annichilì se stesso e prese la forma di uno schiavo divenendo simile agli uomini. Inoltre, quando si trovò nella forma di un uomo, umiliò se stesso, e divenne ubbidiente fino alla morte, sì, la morte su un palo di tortura”. — Filip. 2:5-8, NM.

      10 Le mogli cristiane dovrebbero serbare questa attitudine mentale di Cristo, e non l’attitudine di molte mogli mondane che strepitano per avere l’uguaglianza con i loro mariti e spesso il predominio su di loro. Le mogli veramente cristiane non penseranno neppure di impadronirsi in maniera non teocratica di una parte o di tutta l’autorità della famiglia, divinamente assegnata ai loro mariti. Esse si sottometteranno all’ordinamento matrimoniale, rendendosi conto che così è stato stabilito, non da qualche uomo, ma da Geova stesso. Ribellarsi contro l’ordinamento è come ribellarsi, non contro qualche uomo, ma contro Geova stesso. Ricordate che in Eden fu il cherubino protettore ad essere indomabile, a sentirsi ostacolato ed oppresso dall’autorità di Geova ribellandosi e degradandosi a tal punto da divenire Satana il Diavolo. Le mogli non sottomesse ai loro mariti copiano Satana, non Cristo.

      11. Quale ulteriore esempio c’è per le mogli, e che condotta eviteranno?

      11 Di nuovo, le mogli possono trovare un esempio nella sottomissione della classe della chiesa al suo Capo, Cristo Gesù. I membri della sposa di Cristo rinunciano alla loro propria volontà per seguire le orme di Gesù, per collaborare con lui nella sua opera. Si assumono l’obbligo di predicare in armonia con la sua volontà, e ciò comporta per loro una certa misura di persecuzione e tribolazione carnale. Ma le gioie di servire sotto l’amorevole autorità di Cristo superano di molto le tribolazioni carnali. La sottomissione a tale giusta autorità non è difficile o degradante, sebbene nel corso dei secoli le persone indomite e superbe l’abbiano considerata tale, ed in questi ultimi giorni tali individui si siano costituiti nella classe dello “schiavo malvagio” con la loro diserzione dall’autorità di Cristo. La classe dello “schiavo fedele e discreto” è quella che trova vera gioia nella sottomissione a Cristo. E quando quello “schiavo malvagio” si stacca dall’autorità di Cristo, raggiunge forse una libertà e una liberazione che diano grande felicità? No, poiché approda fuori dall’ordinamento di Geova per associarsi con gli ipocriti, ed “ivi sarà il pianto e lo stridore de’ denti”. (Matt. 24:45-51) Le mogli cristiane non sottomesse ai loro mariti copiano lo “schiavo malvagio”, non lo “schiavo fedele e discreto”, e la loro diserzione dall’ordinamento di Geova per aggrapparsi ad una falsa libertà non apporterà loro vera felicità e contentezza, ma delusioni morali e colpevolezza spirituale.

      CONSIGLIO PRATICO PER I MARITI E LE MOGLI

      12. Che cosa prova la falsità della concezione moderna che il consiglio biblico non sia pratico?

      12 Gesù disse: “Ogni buon albero produce buon frutto, ma ogni albero guasto produce frutto cattivo; un albero buono non può portare cattivo frutto, né può un albero guasto produrre buon frutto”. Lo stesso si applica al consiglio. Se si segue il consiglio buono si otterranno buoni risultati, mentre il consiglio cattivo porta a una cattiva fine. La tendenza attuale di molti è quella di ripudiare il consiglio biblico come privo di praticità rivolgendosi per consiglio ad autorità moderne, ma la conseguenza niente affatto pratica è la profusione di divorzi e delinquenza che sta a dimostrare quanto i consigli moderni manchino di praticità. Invece, quando la Bibbia era tenuta in alta considerazione e il suo consiglio veniva osservato i divorzi erano più rari e la delinquenza limitata. Pertanto l’accusa di alcuni che il consiglio biblico non sia pratico viene rinfacciata loro dai fatti! — Matt. 7:17, 18, NM.

      13. Quali dovrebbero essere le relazioni fra marito e moglie?

      13 La Bibbia indica quali rapporti debbano essere mantenuti tra marito e moglie: “Siano le mogli sottomesse ai loro mariti come al Signore. Mariti, continuate ad amare le vostre mogli, come il Cristo pure amò la congregazione e si diede per essa. In questo modo i mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi. Chi ama la propria moglie ama se stesso, perché nessuno ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e ne ha tenera cura, come anche il Cristo fa con la congregazione, perché noi siam membri del suo corpo. ‘Per questa ragione un uomo lascerà suo padre e sua madre e si terrà unito a sua moglie, e i due saranno una sola carne’. Nondimeno, anche, ciascuno di voi individualmente ami così sua moglie come ama se stesso; d’altra parte, la moglie dovrebbe avere profondo rispetto per suo marito”. — Efes. 5:22, 25, 28-31, 33, NM.

      14. Cosa deve fare il marito per meritare il profondo rispetto di sua moglie?

      14 Il marito dovrebbe essere all’altezza di un capo se vuol ottenere il profondo rispetto di sua moglie. Insistere sulle sue prerogative di capo mentre non ne è all’altezza lo farà apparire un vano fantoccio. L’esercizio dell’autorità comprende ben più che un limitarsi a prendere l’iniziativa ed avere l’ultima parola; richiede sana conoscenza, buon intendimento e padronanza di sé tale da conferire calma, pazienza e ragionevolezza nel far fronte a situazioni difficili. È difficile per una moglie cristiana rispettare un marito incurante o negligente delle responsabilità familiari o dei privilegi di ministero, che mangi con ingordigia o tracanni bevande alcooliche, che sia sventato o grossolano oppure osceno nel parlare, o che mostri per lei poca considerazione o faccia poca attenzione a lei pur essendo estremamente socievole con le altre donne. Se il marito è poco serio ben difficilmente può pretendere che il rispetto di sua moglie sia profondo. Essa può sottomettersi per ragioni morali, fisiche, economiche o teocratiche, ma sarà per lei molto più facile, e molto più soddisfacente per il marito, farlo per amore e per il profondo rispetto che nutre per lui in considerazione della sua degna condotta.

      15. Che cosa succede quando la moglie si rifiuta d’essere sottomessa?

      15 D’altra parte, è estremamente difficile che un uomo ami veramente e n’abbia tenera cura e protegga una donna che non sia sottomessa, poiché con la sua indipendenza essa manifesta di non aver bisogno di lui. Essa lo deruba, spogliandolo della posizione che gli appartiene di diritto. Come può egli amare come la sua propria carne una tale donna, quando essa non è una stessa cosa con lui ma è divisa da lui, compete con lui anziché cooperare insieme? Perché dovrebbe prodigarsi tanto per provvedere a una ingrata rivale? Egli può perdere ogni incentivo ed iniziativa e lasciarla fare a modo suo per evitare questioni, ma nell’acquistare la direzione della famiglia essa perderà il suo amore. Ed ambedue perderebbero l’approvazione di Geova, la donna per aver voluto usurpare la posizione dell’uomo e l’uomo per averlo permesso. Se un marito lascia che sua moglie prenda il sopravvento essa perderà il profondo rispetto verso di lui ed egli perderà il rispetto di se stesso, e questa perdita produrrà risentimento nel suo amore per lei. Quando cessano tutte le chiacchiere moderne sull’eguaglianza, resta sempre il fatto che soltanto nelle case in cui il marito è un giusto capo esiste soddisfazione e intima gioia. Se la donna governa la casa, ella la rovinerà, tanto di fronte all’uomo che di fronte a Dio.

      16. Invece di esser soltanto cuoca e donna di servizio, quali doveri ha la moglie, che rendono il suo compito variato e piacevole?

      16 Forse questo significa ch’essa non ha nulla da dire negli affari familiari? No, perché il principio biblico non è questo. La donna deve ‘governare la casa’. Finché fa questo dovutamente il marito dovrebbe lasciarle con piacere l’iniziativa al riguardo. Molte mogli amministrano una considerevole parte del denaro destinato alla famiglia, fanno il bilancio dei fondi, spendono saggiamente per il bene di tutti, e risparmiano per futuri bisogni. Il governo della casa dovrebbe includere anche l’ornamento della casa, gli acquisti per abbellirla ed equipaggiarla per un funzionamento efficiente. La casa include le persone che compongono i membri della famiglia, e la moglie solerte esercita un’influenza assai benefica su tutti i membri, badando che siano ben nutriti e adeguatamente vestiti, come pure che abbiano una casa linda e piacevole in cui vivere. Essa è molto più di una cuoca o di una donna di servizio, poiché nella sua posizione direttiva dev’essere una brava donna d’affari per curare gl’interessi del marito e dei figli. Infine, esercita un’influenza di grande portata sullo sviluppo dei figli, essendo molto più vicina a loro durante i primi anni educativi. Li può aiutare a seguire la giusta direzione, insegnando loro buone abitudini e buoni princìpi e, soprattutto, le verità di Geova. Plasmare una giovane vita, metterla su una buona strada, è una delle più gravi responsabilità e delle maggiori gioie. Allo stesso modo che è difficile per un marito corrispondere ai requisiti di capo, così non è facile per una moglie assolvere la responsabilità di accudire alle faccende di casa. Quando fa bene il suo lavoro è una lode per la sua famiglia nella comunità, e l’uomo che la possiede è benedetto da Geova. — 1 Tim. 5:14, NM; Prov. 18:22; 19:14; 31:10-31.

      17. Quando deve prendere decisioni l’uomo, e come dovrebbe cooperare la donna?

      17 Tanto il marito che la moglie hanno le loro sfere di doveri e responsabilità, e ciascuno dovrebbe lasciare che l’altro porti il carico assegnato. Ciò non significa che l’uno non possa ragionare sui progetti dell’altro, perché il benessere familiare dipende dai doveri sia del marito che della moglie. Ci dovrebbero essere cooperazione e comunanza di sforzo, un tirare assieme il giogo, condividendone il peso. Entrambi dovrebbero esser disposti a transigere, a cedere qualche volta. Tuttavia, quando non sia possibile ottenere un’intesa su una questione di famiglia e debba essere presa una decisione definitiva in base a cui stabilire una linea di condotta, tocca all’uomo prenderla. Ciò è giusto. È lui che deve assumersi la responsabilità delle conseguenze, siano buone che cattive. Se la decisione è sbagliata tocca a lui sostenerne le conseguenze, riparare il danno finanziario o quant’altro vi sia implicato. Quando il marito prende una decisione in cui la moglie non concorda, essa non dovrebbe fare il broncio o nutrire rancore e ostacolare, sperando che fallisca per poterlo rimproverare: “Te lo dicevo io!” No, essa dovrebbe esser teocratica, ciò vuol dire che dovrebbe cooperare affinché il progetto riesca per il bene della famiglia.

      GENITORI E FIGLI

      18. Quale consiglio governa i rapporti tra genitori e figli?

      18 Geova non trascura i figli nel cerchio della famiglia. Essi sono sottoposti al controllo dei genitori, nondimeno non devono esser maltrattati o irritati. La Parola di Dio dà questa duplice ingiunzione: “Figli, siate ubbidienti ai vostri genitori nell’unione del Signore, poiché questo è giusto: ‘Onora tuo padre e tua madre’; questo è il primo comando con una promessa: ‘Affinché tu stia bene e viva a lungo sulla terra’. E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma continuate ad allevarli nella disciplina e nell’autorevole consiglio di Geova”. Figli di genitori dedicati, se volete vivere a lungo sulla terra, e nel nuovo mondo per sempre, dovete prestare ascolto alla “disciplina e all’autorevole consiglio di Geova” che vi offrono i vostri genitori. Genitori, impartite questa disciplina in maniera ferma e amorevole, non in maniera che irriti o esasperi. — Efes. 6:1-4, NM.

      19. Come i giovani considereranno gli adulti, e gli adulti i loro figli?

      19 Anni fa la gioventù nutriva rispetto per l’età matura, ma in questi ultimi giorni di tempi critici e immensa delinquenza la gioventù in generale sembra abbia mutato il rispetto col disprezzo, considerando le persone più anziane come vecchi antiquati rimasti molto indietro nel tempo. Ma i giovani teocratici ricorderanno che esiste una saggezza e una maturità di giudizio che viene soltanto con l’età, con anni di studio ed esperienza. Non saranno simili ai delinquenti del tempo d’Eliseo i quali beffavano e schernivano quel profeta di Dio come un vecchio “calvo” e di conseguenza furono castigati. Ricorderanno, invece: “Nei vecchi si trova la sapienza e lunghezza di giorni dà intelligenza”. (Giob. 12:12; 2 Re 2:23, 24) D’altra parte, i genitori non considereranno i loro figli come un peso, come qualche cosa da cui voler essere sollevati ad ogni opportunità. Non penseranno che dovrebbero esser visti e mai ascoltati. Essi hanno bisogno di svilupparsi come oratori, devono esser istruiti per esprimere le lodi di Geova Dio. Geova ha un posto per loro al suo servizio, ha stabilito che la sua organizzazione li riconosca nelle proprie attività di congregazione come nella scuola di ministero, e ha comandato ai genitori d’essere continuamente pronti ad insegnar loro la verità biblica. I genitori devono sorvegliare i loro figli in casa, nelle adunanze e nel servizio del Regno, benché qualche volta possano esser aiutati da altre persone. Gli adulti si comporteranno con i giovani nello stesso modo comprensivo che usa Geova con i suoi figli terreni, ed i giovani dovrebbero prestare agli adulti dedicati la stessa doverosa ubbidienza che gli uomini approvati prestano al Padre celeste.

      20. Quale consiglio generale è offerto?

      20 I membri della famiglia devono avere sempre rispetto reciproco, senza umiliare gli altri ma lasciando loro una certa dignità. Quando occorre correggere fatelo nel modo in cui gradireste essere corretti. Vi piacerebbe esser rimproverati bruscamente e pubblicamente, davanti ai vostri amici? Non fate questo al vostro coniuge. Vi piacerebbe esser tormentati per banali mancanze? Non irritate quindi i vostri figli. Come genitori, quando correggete i vostri figli vi sostenete reciprocamente oppure formulate una correzione contraddittoria? Fate concessioni ai temperamenti singolari, ai cambiamenti di umore, e agli stati d’animo turbati. Quando sta per scatenarsi una lite, ricordate di usare pazienza e padronanza di voi stessi. Il momento buono per arrestare i litigi è prima che comincino. Allora è più facile. Anziché sapere quando smettere, siate abbastanza avveduti da non cominciare. Il marito dovrebbe essere sufficientemente virile da trascurare le piccole irritazioni, e la moglie non dovrebbe mai lasciare che le lagnanze arrivino al punto deplorevole di urtare. Una moglie che irrita è più un ostacolo che una compagna, e la Bibbia assomiglia il suo continuo borbottare frasi bisbetiche al gocciolio della pioggia: “Le risse d’una moglie sono il gocciolar continuo d’un tetto”. “Un gocciolar continuo in giorno di gran pioggia e una donna rissosa son cose che si somigliano. Chi la vuol trattenere vuol trattenere il vento, e stringer l’olio nella sua destra”. Siate ragionevoli, logici, consistenti, facilmente placati, pronti a perdonare, e pronti a riconoscerlo quando le cose sono ben fatte. — Prov. 19:13; 27:15, 16.

      21, 22. Quali suggerimenti sono migliori delle regole, e specialmente quale?

      21 Insomma, mostrate amore e misericordia, non prendetevi troppo sul serio, abbiate il senso dell’umorismo, e non soltanto impedirete che mucchietti di terra diventino montagne ma potete ridurre le montagne a mucchietti di terra. Si potrebbero prescrivere molte regole, ma per prescriverne abbastanza da rispondere a tutti i casi bisognerebbe compilare un voluminoso talmud. Questo non è il nostro scopo. Non è necessario; fallirebbe. Invece che aver bisogno di regole da seguire, tipo talmud, abbiamo bisogno d’inculcare in noi princìpi che ci dirigano. In fatto d’unità familiare principalmente un princìpio, quello dell’amore: Amate gli altri come voi stessi; siate gentili e riguardosi verso gli altri come lo siete per voi stessi; trascurate le loro debolezze come siete pronti a fare per le vostre. I nostri numerosi errori e peccati recano difficoltà agli altri, proprio come i loro recano difficoltà a noi, ma la Bibbia dice: “L’amore copre una moltitudine di peccati”. L’amore non tien conto delle offese, dei peccati e delle mancanze, ma li copre, benché siano innumerevoli. Avete voi tanto amore per gli altri da coprire i loro peccati come fate per voi stessi per nascondere i vostri? Predomina tale amore nella vostra famiglia? — 1 Piet. 4:8, NM.

      22 Guardate se il vostro amore corrisponde a questa descrizione: “L’amore è longanime e gentile. L’amore non è geloso, non si vanta, non si gonfia, non si comporta indecentemente, non cerca i propri interessi, non viene provocato. Esso non tiene conto dell’offesa. Non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Esso sopporta ogni cosa, crede a ogni cosa, spera ogni cosa, tollera ogni cosa. L’amore non viene mai meno”. Neppure falliranno i matrimoni basati su quel genere di amore! Naturalmente, essendo entrambi i coniugi imperfetti mancheranno in molte maniere, ma non c’è breccia che questa specie di amore non possa colmare! — 1 Cor. 13:4-8, NM.

      23. Che cosa prova la potenza unificante dell’amore?

      23 Soprattutto, un comune amore per Geova unirà le famiglie. Esso unisce ora centinaia di migliaia di persone di molte diverse nazioni, razze, colori, lingue, gradi sociali e basi culturali. La sua meravigliosa potenza in questo stupisce questo vecchio mondo, la cui storia fatta d’intrigo politico e guerre sanguinose esprime a gran voce il suo misero fallimento. Non è assai più facile unire una famiglia, che ha pochi membri e minori contrasti? Certamente, e quindi se l’amore verso Geova unisce migliaia e migliaia di persone di molte nazioni e razze non dovrebbe esser difficile che questo comune amore per il Creatore mantenga inviolato il cerchio della famiglia. Lo sta facendo per decine di migliaia di famiglie in molti paesi saldando insieme gruppi familiari mediante la Parola di Dio; infatti la studiano insieme, partecipano in gruppo alle adunanze della congregazione, e adorano insieme nel servizio di campo. La devozione verso Geova li unisce insieme strettamente e armoniosamente. La condotta teocratica nel cerchio della famiglia tiene quel cerchio intatto; tale condotta è specificata per tutti come segue:

      24, 25. Come siamo consigliati da Colossesi 3:13-21, 23, 24?

      24 “Continuate a sopportarvi l’un l’altro e perdonatevi liberamente l’un l’altro se qualcuno ha motivo di lagnarsi contro un altro. Come Geova vi ha liberamente perdonati, così perdonate anche voi. Ma, oltre a tutte queste cose, rivestitevi di amore, poiché esso è un perfetto vincolo d’unione. E la pace di Cristo controlli i vostri cuori, perché, infatti, foste chiamati ad un unico corpo. E mostratevi riconoscenti. La parola di Cristo abiti riccamente in voi in ogni sapienza. Continuate ad ammaestrarvi e ammonirvi gli uni gli altri con salmi, lodi a Dio, canti spirituali con benignità, cantando nei vostri cuori a Geova. E qualunque cosa facciate in parola o in opera, fate tutto nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui. Mogli, siate soggette ai vostri mariti, come si conviene nel Signore. Mariti, continuate ad amare le vostre mogli, e non siate amaramente in collera con loro. Figli, siate ubbidienti ai vostri genitori in ogni cosa, poiché questo è accettevole al Signore. Padri, non esasperate i vostri figli, affinché non siano scoraggiati. Qualunque cosa fate, dedicatevici con tutto l’animo come per Geova, e non per gli uomini, poiché sapete che è da Geova che riceverete la dovuta ricompensa dell’eredità. Voi siete schiavi del Signore Cristo”. — Col. 3:13-21, 23, 24, NM.

      25 Applicate dunque questo pratico consiglio di perdono, pace, amore, spiritualità, sottomissione, ubbidienza e tolleranza nel cerchio della famiglia. E se qualche volta riesce difficile — e lo sarà — sforzatevi con tutta l’anima come se lo faceste per Geova. Se questo viene fatto come se fosse per lui ne riceverete il premio da lui, se non da membri della famiglia in grado di apprezzarlo.

  • Tatto teocratico in famiglie divise
    La Torre di Guardia 1955 | 15 settembre
    • Tatto teocratico in famiglie divise

      “Pensate voi ch’io sia venuto a metter pace in terra? No, vi dico; ma piuttosto divisione; perché, da ora innanzi, se vi sono cinque persone in una casa, saranno divise tre contro due, e due contro tre; saranno divisi il padre contro il figliuolo, e il figliuolo contro il padre; la madre contro la figliuola, e la figliuola contro la madre; la suocera contro la nuora, e la nuora contro la suocera. I nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua”. — Luca 12:51-53; Matt. 10:36.

      1. Quando è più difficile la condotta teocratica nel cerchio della famiglia?

      Quando tutti i membri della famiglia sono dedicati a Geova la condotta teocratica è possibile. La famiglia riconosce il governo dell’uomo e l’autorità dei genitori e tanto l’uno che l’altra sono esercitati con amore. La famiglia studia insieme, frequenta le adunanze insieme, serve insieme nel campo, e condivide i doveri della casa. Ma che avviene se non tutti i membri della famiglia sono testimoni di Geova che accettano i suoi princìpi?

      2. Se la moglie non è nella verità e il marito lo è, qual è la sua responsabilità verso di lei, e quale consiglio di Gesù può seguire?

      2 Che avviene se il marito è un testimone di Geova ma la moglie non lo è? Ciò non modifica la responsabilità del marito come capo della casa. Egli deve provvedere cibo, vestiario e alloggio. Più ancora, ha sempre il compito maritale di amare sua moglie, d’essere per lei un compagno, di procurarle una certa ricreazione, e quando è opportuno cercherà di aiutarla a scorgere la verità. Quando Gesù mandò i suoi apostoli a predicare non disse loro di cercar d’introdurre per forza il messaggio in alcuna casa, ma disse di cessar di parlare quando la verità fosse respinta. Per di più dovevano essere “cauti come serpenti e innocenti come colombe”. (Matt. 10:16, NM) Questo consiglio si applica anche in casa. La verità non dev’essere imposta ad alcuno. Quando sia opportuno presentatela con tatto. Essa non è un bastone col quale dobbiate colpire il vostro compagno. Non è qualcosa che si debba inculcare a viva forza e con un persistente martellare. Anziché usare tali metodi violenti, seguitate a seminare avvedutamente con la predicazione senza parole dell’esempio, lasciando che parli a favore della verità la vostra condotta cristiana.

      3-5. Che cos’è scritto in 1 Pietro 3:1-5, e quale ne è l’applicazione?

      3 Questa predicazione senza parole dell’esempio è particolarmente raccomandata alle mogli i cui mariti non sono nella verità: “Parimenti voi, mogli, siate soggette ai vostri mariti, affinché, se anche ve ne sono che non ubbidiscono alla Parola, siano guadagnati senza parola dalla condotta delle loro mogli, quand’avranno considerato la vostra condotta casta e rispettosa. Il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’intrecciatura dei capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossar vesti sontuose, ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo. E così infatti si adornavano una volta le sante donne speranti in Dio, stando soggette ai loro mariti”. — 1 Piet. 3:1-5.

      4 Anche se il marito non è nella verità, non ‘ubbidisce alla parola’, la moglie devota a Geova deve sempre essere soggetta al proprio marito. Quando la suddetta scrittura dice di guadagnare il marito non credente senza una parola, e che la moglie non intrecci i suoi capelli o non si metta addosso ornamenti o non indossi abiti sontuosi, non intende dire che non debba mai parlare della verità, che non debba mai acconciare o fissare i suoi capelli in modo attraente, che non debba mai portare gioielli, e certamente non vuol dire ch’essa non debba mai indossare vesti sontuose. Anzi, con questa vigorosa espressione viene indicata cosa di maggior valore, cioè che l’ornamento più importante è uno spirito benigno e pacifico, una condotta casta e un profondo rispetto per il marito. Più importante dell’aspetto esteriore della sua persona è l’“essere occulto del cuore”, quel che è dentro, interiormente, nel cuore. Che specie di persona c’è lì dentro, quali stimoli vi sono, quale disposizione di spirito esiste lì? Questa persona occulta del cuore si manifesta con la condotta e se è buona la vestirà di caste azioni e contegno rispettoso. (Rom. 7:22; 2 Cor. 4:16; 1 Tim. 2:9, 10) Le sante donne dei tempi antichi si adornavano così, ma portavano anche gioielli e vesti sontuose, e in una circostanza Geova parlò al suo popolo simboleggiandolo con una donna ed egli stesso adornò tale donna di ricche vesti e preziosi gioielli. (Gen. 24:22, 53; Eso. 3:22; 35:22; Ester 5:1; Isa. 61:10; Ezech. 16:10-14) Non dobbiamo quindi tentare di confinare il significato di questo testo in uno stretto spazio letterale, ma riconoscere che indica vigorosamente a che cosa è dato particolare rilievo.

      5 Perciò la moglie devota a Geova mostrerà il buon effetto che la verità ha su di lei con una condotta cristiana, e questo può guadagnare il marito non credente senza parole, ossia può avere più effetto delle parole. Talvolta si perdono i mariti con le parole, con troppe parole. Essa, naturalmente, spiegherà la verità quando ne abbia l’opportunità e spiegherà perché frequenta le adunanze e va nel servizio, ma non deve mai esporre le cose troppo rigidamente o mancare di riguardo. Dovrà essere specialmente diligente nell’esecuzione dei suoi doveri di moglie, nel tenere la casa pulita, preparare buoni pasti, custodire i suoi figli e dedicare un po’ di tempo a suo marito come a un compagno. Essa farà entrare il lavoro di testimonianza nel suo programma quando ciò sarà meno in contrasto con i propri doveri di moglie.

      6. Se il vostro coniuge non è nella verità, è questo un motivo per separarvi? oppure, quando potete separarvi, e quali sono le limitazioni?

      6 Il fatto che il vostro compagno di matrimonio non sia nella verità non è motivo di separazione: “Se un fratello ha una moglie non credente, ed ella acconsente di abitare con lui, non la lasci; e la donna che ha un marito non credente, se egli acconsente di abitare con lei, non lasci il marito”. Il vostro compagno non credente potrebbe infine accettare la verità nell’osservare la vostra buona condotta o nell’ascoltare la vostra garbata testimonianza: “Moglie, come sai tu che non salverai tuo marito? Oppure, come sai tu, marito, che non salverai tua moglie?” Però se il non credente desidera separarsi, il credente non deve cercare d’impedirglielo, ma può ‘lasciarlo andare’. Talvolta il non credente rende la situazione intollerabile, eppure rimane col credente. La convivenza può diventare così difficile che il credente decide di separarsi, non potendo più resistere. Il marito può esercitare sulla moglie estrema violenza materiale o può mancare di provvedere al sostentamento, oppure la moglie può opporsi al servizio teocratico del marito o mettere altrimenti in pericolo il suo benessere spirituale, le sue prospettive di vita eterna. Se il credente decide che il suo matrimonio si trova a questo punto egli si può separare, ma dato che l’unico modo di annullare un matrimonio al cospetto di Geova è l’adulterio o la morte il credente non è libero di risposarsi, neppure se ha ottenuto il divorzio legalmente: “E se mai si separa, rimanga senza maritarsi o si riconcili col marito; e che il marito non lasci la moglie”, per non incorrere in simili restrizioni. — 1 Cor. 7:12, 13, 16, 15, 11; Matt. 19:9; Mar. 10:11, 12; Rom. 7:2, 3, NM.

      7. Che cosa faranno i genitori che hanno figli che non sono nella verità?

      7 Spesso la divisione in una famiglia ha luogo tra genitori e figli. Se i genitori sono servitori di Geova dedicati ma i loro figli non lo sono, i genitori procureranno d’istruire i loro figli, usando pazienza e tatto. Devono presentare la verità in modo che i loro figli possano comprenderla, ed anche portarli con loro alle adunanze. Benché in molte famiglie moderne ciò sia stato invertito, i genitori sono sempre obbligati a tenere i loro figli nella sottomissione e sotto controllo, e se un capo famiglia non può farlo è ritenuto inadatto ad essere un servitore speciale nella congregazione cristiana. Nel modo stesso che i servitori nella congregazione svolgono i loro doveri amorevolmente e con tatto, i genitori devono esercitare la loro paterna autorità con una fermezza temperata dall’amore e dal tatto. Se uno soltanto dei genitori è nella verità, allora questi deve istruire i figli più che sia possibile, sperando così di salvarli. — 1 Tim. 3:4, 5; 1 Cor. 7:14.

      8. Quale condotta terranno i figli quando i loro genitori non sono nella verità?

      8 La situazione è più delicata quando i figli accettano la verità ma i genitori non l’accettano. I figli sono ancora sotto il controllo dei loro genitori e devono essere sottoposti, come fece Gesù. Tuttavia essi devono tener presente il servizio di Geova, come fece Gesù quando era fanciullo. I figli cercheranno certamente di spiegare la verità ai genitori e l’obbligo che sentono di studiare e servire, e, cosa ancora più importante, cercheranno di mostrare con la loro migliorata condotta e cooperazione il cambiamento in meglio che la verità ha prodotto in loro. Può darsi che in questo modo essi guadagnino i loro genitori. Ciò è già avvenuto. Forse i loro genitori lasceranno che i figli portino testimoni adulti maturi nella verità in casa per presentare una più accurata testimonianza concernente la speranza nel Nuovo Mondo. — Luca 2:48, 49, 51.

      9. L’osservanza di quali consigli è specialmente importante in una famiglia divisa?

      9 È importante specialmente tenere a mente di adoperare la lingua con tatto quando si vive in una famiglia divisa. Il consiglio divino è questo: “Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno”. Se questo si applica agli estranei, per certo si applica anche a quelli che sono dentro al cerchio della famiglia. “Non rendete ad alcuno male per male”, includendo in questo parole cattive. Una risposta aspra nel confutare un argomento non può essere data nell’interesse personale di un membro non credente della famiglia, ma chi ama Geova non farà nulla “per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascun di voi, con umiltà, stimando altrui da più di se stesso, avendo ciascun di voi riguardo non alle cose proprie, ma anche a quelle degli altri”. Non lasciatevi irritare e non alzate la voce, rendetevi conto che è meglio ricevere l’insulto che farlo: “Il sole non tramonti sopra il vostro cruccio. Niuna mala parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete alcuna buona che edifichi, secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi l’ascolta. Sia tolta via da voi ogni amarezza, ogni cruccio ed ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di malignità”. — Col. 4:6; Rom. 12:17, NM; Filip. 2:3, 4; Efes. 4:26, 29, 31.

      10. Dove devono aver fine il compromesso e la concessione, e perché non si deve essere indebitamente scoraggiati qualora tutti i nostri sforzi per vincere i membri della famiglia falliscano?

      10 I credenti che vivono in una famiglia divisa dovrebbero fare molte concessioni per mantenere la pace e forse vincere i non credenti, ma c’è un limite al compromesso, quando, cioè, è in giuoco l’integrità verso Geova. Lo studio, la partecipazione alle adunanze e al servizio possono essere ridotti, ma non devono mai cessare. Possiamo cedere su molti punti, ma cedere l’integrità è come cedere ogni cosa, compresa la vita stessa. Quando giunge il momento di fare un passo decisivo, anche con i membri della famiglia, “dobbiamo ubbidire a Dio come governatore piuttosto che agli uomini”. Il momento della decisione costituirà una dura prova. Pietro scrisse: “Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasiché vi avvenisse qualcosa di strano”. Certamente è una dura prova dover subire gl’insulti dei nostri cari, avere nemici nello stesso cerchio della nostra famiglia; ma non la dobbiamo considerare strana. Non avvertì Gesù medesimo: “Pensate ch’io sia venuto a metter pace in terra? No, vi dico; ma piuttosto divisione; perché da ora innanzi, se vi sono cinque persone in una casa, saranno divise tre contro due, e due contro tre; saranno divisi il padre contro il figliuolo, e il figliuolo contro il padre; la madre contro la figliuola, e la figliuola contro la madre; la suocera contro la nuora, e la nuora contro la suocera. E i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua”. Pertanto se tutti i nostri sforzi per vincere i non credenti in famiglia falliscono, non dovremmo abbatterci o scoraggiarci. Ciò avviene in adempimento delle parole di Gesù. E come dice la Bibbia che un leopardo non può cambiare le sue macchie, non fa d’uopo aspettarci di cambiare in pecora una capra né può la pecora somigliare a una capra; continuate ad essere una pecora. — Atti 5:29; 1 Piet. 4:12; Luca 12:51-53; Matt. 10:36.

      INTEGRITÀ ESEMPLARE DI FRONTE ALLA FAMIGLIA

      11. Come sostenne una fanciulla l’opposizione familiare, e con quale risultato?

      11 Ascoltate soltanto un paio fra le migliaia di casi in cui i nemici di una persona sono nella sua famiglia. Una fanciulla di sedici anni fu visitata nella sua casa; poi le furono fatte delle visite ulteriori, e infine uno studio biblico fu tenuto con lei. L’opposizione della famiglia crebbe, e alla fine il padre e la madre le posero l’alternativa di lasciare la nuova religione o andarsene di casa. Ella rifiutò di rinunciare alla verità, ed essi la cacciarono di casa senza nemmeno darle il tempo di prender seco i suoi indumenti. Quando essa andò a vivere con altri testimoni il padre e la madre furono ancor più incolleriti, si recarono dal giudice del tribunale minorile e l’accusarono di delinquenza criminale. Al processo i suoi genitori testimoniarono contro di lei, accusarono tanto lei che l’organizzazione con numerose false imputazioni. Sembrava che le cose volgessero a favore dei genitori, ma Geova diede la vittoria e liberò la fanciulla dalla custodia dei suoi genitori. Oggi è sposata con un testimone e alleva dei figli perché divengano pure testimoni. Ma non è tutto. La procedura crudele e inumana dei genitori spinse il fratello dalla sua parte come testimone di Geova. Fu scacciato da casa e messo in orfanatrofio. Raggiunta l’età prescritta per ottenere la libertà ne uscì, intraprese la testimonianza, divenne un proclamatore a pieno tempo ed ora lavora a pieno tempo nella Bethel di Brooklyn.

      12, 13. Quale prova affrontò un giovane, come la superò e cosa ne risultò infine?

      12 Considerate la prova della fede che ebbe un giovane quando cominciò appena a imparare la verità. L’intera famiglia lo contrastava. Quando lesse la letteratura e parlò della verità, padre, madre, fratello e sorella dissero tutti che diventava pazzo. Alla fine dovette cessare di parlar loro della verità per evitare continue battaglie. Dopo che ebbe partecipato alla prima adunanza nella locale Sala del Regno suo padre fece un ultimo disperato tentativo di stroncare l’attaccamento del giovane alla verità. Una discussione in famiglia ebbe luogo circa l’ingiunzione fattagli di rinunciare alla verità, a quella nuova religione odiosa e disprezzata. Solo contro la famiglia, alla presenza di suo padre e di sua madre si rifiutò di tralasciare di leggere la verità e associarsi con i testimoni di Geova. Quando suo padre, che era un poliziotto, udì questo, tirò subito fuori la sua pistola automatica da 45, la puntò davanti agli occhi del giovane, e urlò: “O rinunci a questa . . . religione o ti brucio le cervella!” Riponendo la sua fiducia in Geova, il figlio disse: “No, non vi rinuncio e se hai il coraggio di tirare il grilletto fai pure!” Il padre non ne ebbe il coraggio, ricacciò l’arma nel fodero, e corse via dalla stanza imprecando.

      13 Il giovane fu più tardi battezzato, divenne un proclamatore, poi un servitore nella congregazione locale, ed ora è alla Bethel. Ma le prove non erano cessate. Quando entrò nel servizio a pieno tempo sua moglie lo lasciò e chiese il divorzio perché egli aveva scelto di servire Geova con tutto il suo cuore, mente, anima e forza. Giobbe dei tempi antichi non è stato l’unico che abbia avuto una moglie che gli dicesse di maledire Dio e morire, ed egli non è stato l’unico a rifiutarsi e a dire che avrebbe serbato la sua integrità fino alla morte! (Giob. 2:9; 27:5) Frattanto sua madre restò colpita dalla condotta del figlio, e quando il padre divorziò da lei e la lasciò senza sostegno ella prese determinazione per Geova, entrò nel servizio di pioniere e morì fedele nel servizio. Il figlio lavora ancora alla Bethel.

      14, 15. Di quale spettacolare mantenimento dell’integrità dobbiamo gloriarci? tuttavia quale altra lotta per la fede non dobbiamo mai dimenticare?

      14 Spesso sentiamo parlare delle prove subìte da fedeli testimoni oltre la cortina di ferro, in campi di lavoro, in campi di concentramento, soffrendo il freddo e la fame e la tortura, affrontando le squadre d’esecuzione. Noi rabbrividiamo alle loro prove, ci meravigliamo per la loro integrità, e ci rallegriamo della loro irremovibile determinazione e intrepido zelo malgrado tutto questo. Ci gloriamo per la notevole parte che hanno alla rivendicazione di Geova e preghiamo perché seguitino ad aver coraggio di fronte all’accumularsi di torture e morte loro inflitte. Ricordiamo anche altri dietro la cortina di ferro o sotto governi dittatoriali i quali, oltre al rischio di soffrire tali cose, sono dolorosamente provati in altri modi. Che dire di quelli la cui casa è divisa da continui contrasti d’idee, dalla guerra dei nervi e da un conflitto di attriti che infuria senza tregua, ed in pericolo di essere denunciati e traditi presso il governo? È questa vita facile? Non è forse una dura prova amare il proprio compagno, pur vedendo che è contro di voi, che si oppone a Geova, dirigendosi verso la distruzione? Forse i figli vanno contro i genitori, recando loro indicibile dolore. La pena inflitta da persone care è la più atroce.

      15 Non è facile sopportare allo stesso tempo la tortura fisica e l’angoscia mentale; come è doloroso affrontare una volta la squadra d’esecuzione, è parimenti doloroso subire giornalmente una tempesta d’insulti, da un anno all’altro, ed esser continuamente rimproverati e scherniti nella vostra stessa casa, esclusi dal cerchio della famiglia e dai suoi affari perché servite Geova. In molti casi una persona può evadere da questa situazione molto più facilmente che da una prigione o da un campo di concentramento. Però, non dimentichiamo la guerra fredda che deprime il cerchio della famiglia dove alcuni sono nella verità ed altri non lo sono, dove una continua lotta di 24 ore al giorno per la fede si svolge sul fronte familiare. Non dimentichiamo pertanto la paziente sopportazione subìta nel corso degli anni. Pur non essendo così spettacolari, queste prove e persecuzioni possono essere tuttavia assai tormentose. Le spade più acuminate che possano essere immerse nel cuore dell’uomo sono quelle vibrate da persone care della sua propria famiglia, ma neanche quelle sono in grado di distogliere i dedicati servitori di Geova dal fedele servizio!

      16. Quale conforto c’è per coloro che hanno perduto la famiglia a causa della loro determinazione per la verità?

      16 Vi sono ora fra quelli che leggono queste righe alcuni che hanno perduto le loro famiglie a causa della verità, come nei due casi summenzionati? Siete come loro? Credete di aver perduto una famiglia? In tal caso guardate e osservate i vostri nuovi fratelli e sorelle della società del Nuovo Mondo uniti con voi nel servizio di Geova, e nel guardarli vi renderete conto che state vivendo l’adempimento della promessa di Gesù: “Non v’è alcuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figliuoli, o campi, per amor di me e per amor dell’evangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figliuoli, campi, insieme a persecuzione; e nel secolo avvenire, la vita eterna”. (Mar. 10:29, 30) E non sono soltanto quella dozzina o quel centinaio di fratelli e sorelle che vi circondano ora nella congregazione che avete acquistato. No, ma ce ne sono centinaia di migliaia in tutta la terra pronti ad accogliervi a braccia aperte, a porte spalancate, e, soprattutto, ad aprirvi il cuore. E questo grande cerchio teocratico della famiglia non sarà infranto da critiche, da grida, da contrasti, da ribellione o da empietà, poiché è una famiglia unita sotto Geova Dio e il Re Cristo Gesù, ed ogni membro d’essa ha cura di continuare senza tregua a tenere una condotta teocratica in questo gioioso cerchio familiare! Possa Geova aiutarci a far sempre così!

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