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Fate da soli i lavori di tinteggiaturaSvegliatevi! 1974 | 8 settembre
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Fate da soli i lavori di tinteggiatura
IN QUESTI giorni di crescenti costi, molti cercano il modo di fare economia. Non si fa vera economia trascurando il mantenimento di una proprietà e facendola andare in rovina. Risparmierete denaro facendo voi stessi certi lavori. Per esempio, avete pensato a fare voi stessi alcuni lavori di tinteggiatura? Non è difficile. Inoltre, provate vera soddisfazione facendo il lavoro con le vostre mani, specialmente quando i risultati sono buoni.
Supponete di voler tinteggiare le stanze della vostra casa. Che cosa vi occorre? La tinta, naturalmente; anche un rullo e un recipiente per la vernice e un buon pennello largo circa sei centimetri (raccomandato per i tinteggiatori improvvisati). Avrete bisogno anche di alcuni panni per coprire i mobili e le parti che non si devono tinteggiare. Andranno bene vecchie lenzuola.
La tinteggiatura delle stanze è essenzialmente questione di applicare il colore alle pareti. Naturalmente, i colori hanno un effetto emotivo oltre che un valore pratico. Il rosso e l’arancione sono colori vivaci, ma tendono anche a produrre tensione e quindi si dovrebbero usare piuttosto con parsimonia. Il giallo, che fa pensare alla luce del sole, è allegro. Il verde chiaro rammenta gli spazi aperti; dà un senso di ristoro e di tranquillità. L’azzurro è calmante e fresco; fa venire in mente i limpidi cieli azzurri e le acque dei fiumi e dei laghi. I colori chiari fanno apparire una stanza più grande, ma le sfumature più forti la fanno apparire più piccola. È pure bene tener conto di questi fattori. Certo, scegliendo i colori per una singola stanza, vorrete anche considerare i colori delle tende, la tappezzeria dei mobili e il tappeto.
Avendo deciso i colori, che tipo di tinta dovete usare? Benché ve ne siano di molte diverse qualità, alla maggioranza dei tinteggiatori improvvisati ne interessano solo due: la vernice a olio e la tinta ad acqua. La tinta ad acqua è particolarmente raccomandabile per tinteggiare gli interni. È più facile da dare, più facile da pulire in seguito e di solito è molto più economica della vernice a olio.
La tinta ad acqua opaca è l’ideale per i soggiorni, le sale da pranzo e le camere da letto. In anni recenti i fabbricanti hanno prodotto anche una vernice ad acqua semilucida, che sta sostituendo le vernici a olio semilucide. La vernice ad acqua semilucida è preferibile per cucine, bagni, davanzali e telai di finestre; può resistere a più lavaggi.
Di quanta tinta avrete bisogno? Con circa un litro coprirete da nove a dodici metri quadri con una mano di colore.
Prima di cominciare, coprite con stracci e giornali tutte le superfici che non dovete tinteggiare. E può anche essere pratico spostare i mobili fuori della stanza o al centro d’essa per rendere libere tutte le pareti.
Ora controllate la superficie da tinteggiare. Se è secca, liscia ma non lucida, non vi sono crepe né buchi, non c’è pittura staccata, polvere, sporcizia, unto o grasso su di essa, potete mettervi subito al lavoro. Ma che dire se ci sono difetti? C’è pittura che si sta staccando? Grattatela via. Poi, in tutti questi punti, nonché nei buchi e nelle crepe, dovrete passare lo stucco. Poiché lo stucco si ritira seccandosi, in alcuni punti dovrete forse stuccare una seconda volta. Quando è asciutto, passateci la carta vetrata e poi su questi punti applicate una mano preliminare di colore così che non si distinguano quando passate la tinta su tutta la parete. La superficie è lucida? Allora prima di tinteggiarla dovrete passarci la carta vetrata. Ricordate di accertarvi che sulla parete non ci siano polvere, sporcizia, unto, grasso e sapone prima di cominciare a tinteggiarla.
Per dare il colore avrete bisogno di un rullo di diciotto o preferibilmente ventitré centimetri, con un telaio a grata e un recipiente per la tinta. La parte centrale del rullo dev’essere di materiale solido, come plastica, non semplice cartone. Il manicotto o copertura del rullo dev’essere di materiale di buona qualità, come nailon o lana d’agnello. La lunghezza del pelo dipende dall’effetto che volete ottenere. Il pelo lungo meno di un centimetro va bene per una parete comune, lungo circa mezzo centimetro va bene per una superficie molto liscia, e quello lungo un buon centimetro per una superficie molto ruvida. (Naturalmente, più il pelo è lungo maggiore è la quantità di colore che il rullo può tenere). Prima di dare il colore con il rullo o dopo, tinteggiate col pennello gli angoli e altri punti della stanza che richiedono speciale attenzione.
Cominciate immergendo il rullo nel recipiente della tinta finché esso sia coperto uniformemente di tinta e poi eliminate quella in eccesso passando il rullo sull’apposita gratina. Tinteggiate la stanza dall’alto in basso, cominciando dal soffitto. Ma, quando tinteggiate le pareti, per ridurre al minimo lo sgocciolio cominciate andando verso l’alto. Partendo da una parte finita lavorate quindi verso di essa; così non si vedrà troppo il punto in cui sovrapponete il colore. Per ottenere i migliori risultati evitate di prendere troppa tinta con il rullo, e non lo usate troppo a lungo come per sfruttare ogni minima quantità di tinta che è su di esso.
Potete facilitarvi molto le cose applicando al rullo un manico di uno o due metri per gran parte del lavoro di tinteggiatura. Con questo manico potrete manovrare il rullo con entrambe le mani, non avrete bisogno della scala a pioli per tinteggiare il soffitto o le parti più alte delle pareti e non dovrete piegarvi se volete tinteggiare il pavimento.
Dopo aver terminato le parti più grandi, verniciate con il pennello i telai delle porte, i davanzali e i telai delle finestre. Accertatevi che il pennello sia di materiale sintetico se usate tinta ad acqua. Il pennello con le setole naturali è l’ideale per le vernici a olio, ma se lo usate con la vernice ad acqua si sforma perché le setole assorbono l’acqua.
Può darsi che vogliate dare due mani di colore. Ad esempio, se applicate un colore chiaro sopra un colore scuro, dovrete dare due mani di tinta perché il colore scuro non si veda. Similmente, se la superficie è nuova, sia essa di legno o intonacata, può darsi che sia necessaria una prima mano di preparazione e un’ultima mano di colore. In alcuni casi ci vorranno due mani di colore.
Quando smettete di tinteggiare per quel giorno, che fate? È bene togliere tutte le macchie di colore prima che si secchino troppo. Pulite anche il rullo e il pennello. Se avete usato tinta ad acqua, lavate bene sia il rullo che il pennello con acqua e sapone. Ma se avete usato vernice a olio, dovrete pulire il rullo e il pennello con un solvente come l’acqua ragia.
Durante l’effettivo lavoro, fate attenzione. Se non avete troppa fretta, dovreste essere in grado di fare un lavoro presentabile. E non solo risparmierete ma, soprattutto, avrete la soddisfazione che deriva dal fare un lavoro, qualche cosa che sarà una bella e duratura testimonianza dei vostri sforzi. Poiché, com’è stato detto opportunamente, per dipingere bisogna usare “la mano, la mente e il cuore”.
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La mia vita di chirurgoSvegliatevi! 1974 | 8 settembre
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La mia vita di chirurgo
LA CARRIERA di chirurgo che scelsi è una delle più antiche professioni dell’uomo. Antichi documenti egiziani e babilonesi parlano di interventi chirurgici eseguiti ben quattromila anni fa. E alcuni reperti archeologici indicano che la chirurgia è ancora più antica.
Infatti, mi piace pensare che la chirurgia è antica quanto l’uomo stesso, poiché in Genesi 2:21, 22 la Bibbia ci dice: “Dio fece cadere sull’uomo un profondo sonno e, mentre dormiva, prese una delle sue costole e chiuse quindi la carne sul posto d’essa. E Geova Dio edificava la costola che aveva presa dall’uomo in una donna e la conduceva all’uomo”. Appare degno di nota che Dio anestetizzò Adamo prima di operarlo, e dopo ‘cucì’ l’incisione. E un’operazione chirurgica di minore entità eseguita dall’uomo risale come minimo al tempo di Abraamo. Dietro comando di Dio egli stesso e tutti i maschi della sua casa si fecero circoncidere. — Gen. 17:10-14, 22-27.
Un illustre professore americano di chirurgia dichiarò una volta: “L’addestramento del chirurgo è il più rigoroso ed esigente fra tutte le professioni od occupazioni e le sue responsabilità sono le più gravose”. Che cosa mi fece dunque scegliere questa professione? La mia educazione e il fatto che il lavoro offriva soddisfazioni oltre ad essere interessante.
Mio padre era un medico di campagna. Abitava in una cittadina dell’Oklahoma e prestava i suoi servizi di medico ai coloni e ad altri per molti chilometri all’intorno. C’erano cinque maschi in famiglia, e io ero il maggiore.
Nei primi tempi mio padre usava il calesse e il cavallo per visitare i malati in campagna. All’epoca che cominciò a usare una Ford Modello T per visitare i pazienti, io lo accompagnavo. Infatti, ancor prima che avessi dodici anni ero il suo autista a mezza giornata, oltre che, per così dire, il suo assistente medico.
Col passar degli anni potei aiutarlo sempre più in quei giorni in cui le operazioni si eseguivano sul tavolo da cucina. Un caso memorabile fu quello di un contadino che aveva preso un calcio in testa dal suo mulo ed era rimasto quasi scotennato. L’operazione fu eseguita da mio padre sotto un albero, mentre io lo assistevo affascinato.
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