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Vi servono a domicilioSvegliatevi! 1978 | 8 gennaio
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abbondante e poco costoso, è così comune nell’alimentazione dominicana quanto la quotidiana porzione di riso e legumi. A volte il platanero vende anche iucca, una radice amidacea che è un buon surrogato delle patate e di solito costa meno.
Cosa vi occorre per l’insalata? Fra poco arriverà la marchanta o venditrice di ortaggi, cantando “verdura!” Sulla testa ha una cassetta rettangolare di legno piena d’ogni sorta di verdure, erbette e pomodori. Quando riempie questa cassetta al mercato la mattina presto, a volte pesa una quindicina di chili.
“Non le fa male la testa o il collo dopo aver portato in giro quel peso per tutta la mattina?” chiesi poco tempo fa a una donna robusta.
“In principio sì, ma dopo un po’ ci si abitua”, mi rispose. Guardai con stupore la montagna di cibi freschi che aveva sulla testa e pensai fra me quant’ero contento che la testa fosse sua e non mia.
Oltre a una gran quantità di generi alimentari — verdure, frutta, polli vivi, pesce — si possono comprare molte altre cose sull’uscio di casa. Vi occorre uno specchio, o volete un vaso resistente per le vostre begonie? Fate attenzione quando arriva il venditore; passerà fra poco. E avete bisogno di qualcosa per il cestino del cucito? Fra non molto arriverà l’uomo che vende stoffa, filo, ditali, chiusure lampo, bottoni, automatici, ecc. Un altro venditore porta abiti da uomo e da donna, e anche biancheria intima. Da un altro venditore ambulante si possono comprare oggetti per uso domestico.
È facile vedere carrozzini o passeggini carichi di ogni sorta di cose, da bigodini e forcine a libri e riviste, da comprare, scambiare o noleggiare. Sì, è possibile noleggiare un libro, un tanto al giorno o alla settimana, proprio sull’uscio di casa.
Anche i servizi sono offerti a domicilio. A tempo debito passerà un idraulico ambulante per sturare il lavandino intasato o fare altri necessari lavori idraulici. Ascoltate il suo grido. Avete bisogno di arrotare i coltelli o le forbici? Ascoltate l’alternarsi di fischi acuti e bassi. È l’arrotino che annuncia la sua presenza. Vi si è rotto l’ombrello? L’ombrellaio sarà lieto di ripararvelo durante il suo giro quotidiano. Avete perso un tacco o avete un buco nella suola di una scarpa? Il calzolaio ambulante sarà lieto di ripararvela.
I venditori ambulanti usano vari metodi. Ciascuno è diverso e si addice proprio all’oggetto o al servizio offerto. Alcuni venditori ambulanti hanno una voce che pare si senta a chilometri di distanza. Una donna che vende piselli sgusciati si può udire parecchi minuti prima che arrivi alla porta. Se è dall’altra parte della strada, di fronte a casa vostra, la sua voce può coprire la conversazione che state facendo. Per farsi sentire, alcuni venditori si mettono una mano a un paio di centimetri dalla bocca per deviare il suono attorno agli angoli, di lato e sopra. Certuni usano megafoni.
Sono passati più di cinque anni dal nostro arrivo. Per noi i venditori ambulanti non sono più una novità. Ma riconosciamo ancora che è pratico e conveniente essere serviti a domicilio.
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Quel che ero e quel che sonoSvegliatevi! 1978 | 8 gennaio
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Quel che ero e quel che sono
COME sono grato a Dio perché ora sono diverso, perché ora vivo in un modo diverso e perché ora mi sento pulito e libero e fermamente orientato su valori duraturi! Sono stato liberato dalle tenebre per camminare nella meravigliosa luce di Dio.
Ricordo per contrasto la mia vita passata: pagine tristi di una vita squallida e infelice trascorsa in una città dell’Italia meridionale. Non è così semplice parlarvi ancor oggi del mio passato, non senza che un brivido di disgusto mi faccia fremere. La conoscenza della Parola di Geova Dio ha infatti ricreato in me ciò che avevo perduto dall’infanzia: il senso del pudore, la semplicità, la dignità personale. Ma DEVO scrivere la mia esperienza, lo voglio fare per rendermi utile. Le esperienze negative, se presentate nel modo giusto, gli errori, se abbandonati, sono nettamente positivi perché possono incoraggiare alcuni a non ripeterli. Un atto di coraggio . . . ed ecco, lo scrivo: sono stato un omosessuale.
Come ho potuto vivere così? Forse la situazione familiare: una famiglia con otto figli e un padre morto troppo presto. L’ambiente in cui vivevo, gli amici frequentati, questa società marcia nel suo insieme: tutto aveva inciso su di me. Così, fin dai primi anni della mia fanciullezza iniziai a compiere atti di condotta innaturale. Incominciai a lavorare come maschera in un cinema. Quindi questa mia vita non regolare divenne col tempo la mia normale esistenza. Successivamente mi inserii nel mondo del cinema, un mondo fatuo che esalta e fa divenire famosi e ricchi, ma che dal punto di vista dei valori morali abbassa e avvilisce. In questa mia vita fui pagato e divenni influente per mezzo di potenti protettori. Ma come ho scontato questo innaturale modo di vivere! Frequentavo anche persone della malavita. Senza uno scopo, tentai anche di sopprimermi gettandomi dal terzo piano di un edificio, procurandomi invece ferite esterne come la frattura di un braccio e di una gamba e di una mascella, e ferite interne, soprattutto nel mio intimo.
Ma perché questa mia condotta? Alcuni dicono che gli omosessuali sono degli anormali per nascita. Ma no, non è così! Posso assicurarvelo! È tutto un ambiente, un modo di pensare che penetra nella persona fin da giovane e la cambia profondamente, così profondamente che si pervertono, senza che essa se ne renda conto, sentimenti e pensieri. Arriva quindi a pensare in modo diverso e poi diviene ciò che pensa ed è diversa. Ma è un processo lento, non naturale, angoscioso, determinato dall’azione esterna su se stessi e sulla propria mente soprattutto, e non da un difetto genetico. Io arrivai fino al punto di farmi delle iniezioni di ormoni femminili, tanto ottenebrati erano i miei sentimenti normali. Ma era solo una forma mentale acquisita nel tempo, insensibilmente e lentamente, ma in modo progressivo.
In quel tempo avevo pochissimi contatti con la religione. Ricordo ancora con disgusto quando in una di quelle rare volte un certo ministro religioso, che conosceva bene la vita non normale che conducevo a quel tempo, mi fece intendere di avere certe intenzioni accondiscendenti . . . Ho quindi perduto la fede in Dio. Ma ora basta. Qualunque cosa vi dicessi non sarebbe che di troppo.
Vi ho detto abbastanza per rivelarvi la mia vita passata, trascorsa così nel fango. Perveniamo alla conclusione. Già da ragazzo la mia famiglia aveva studiato con i Testimoni di Geova la Sacra Bibbia. Ma poi, essendo il mio cuore simile, almeno a quel tempo, a “luoghi rocciosi” (Matt. 13:20, 21), presto cessai di interessarmene.
Passarono diversi anni. Infine ripresi lo studio, frequentando contemporaneamente le adunanze. Le delusioni della vita avevano inciso su di me facendomi ora prendere seriamente in considerazione le verità bibliche. Dovetti intraprendere una lotta serrata per cambiare la mia vita e convertirla alle cose buone.
Ricordo che una sera, quando ormai le verità bibliche conosciute dieci anni prima incominciavano a operare in me, mi trovai di notte solo sulla terrazza di casa mia. Cominciai a meditare e riflettere pensando a Dio e piansi. Quel pianto mi fece bene, mi scese al cuore. Presi la determinazione di andare avanti nel cambiamento della mia condotta. Troncai quindi ogni legame con un passato burrascoso, ne eliminai ogni traccia esteriore: regali, lettere, ricordi, amicizie, relazioni. Ogni volta che bruciavo qualche regalo, qualche oggetto ricevuto in dono che suscitava in me brutti ricordi, pregavo e mentre pregavo mi sentivo meglio.
Studiai per circa nove mesi la Parola di Dio e infine, nell’agosto del 1976, dedicai la mia vita a Geova Dio simboleggiandolo col battesimo, presentandomi come una nuova persona. Sì, sono davvero nuovo, e ora che la Parola di Dio ha potentemente operato in me trasformandomi, benché provi angoscia pensando al mio passato irripetibile, trovo anche nuovo coraggio nel confrontare la mia vita passata a quella attuale purificata, la mia disperazione ormai passata alla mia attuale vita quieta e felice con belle prospettive future.
Se mai qualche lettore avesse avuto la mia triste esperienza, a lui un particolare, forte incitamento: Coraggio! Si può cambiare. La Parola vivente di Geova Dio dice: “Né uomini che giacciono con uomini . . . erediteranno il regno di Dio. E questo ERAVATE alcuni di voi. Ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati dichiarati giusti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo e con lo spirito del nostro Dio”. (1 Cor. 6:9-11) Non è questo passo biblico una potente espressione di vittoria sulle cose basse che avviliscono l’umanità? — Da un collaboratore.
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È giusto attribuire titoli agli uomini?Svegliatevi! 1978 | 8 gennaio
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Qual è la veduta della Bibbia?
È giusto attribuire titoli agli uomini?
RIVOLGENDO le sue parole principalmente al sofferente Giobbe, il giovane Eliu disse: “Lasciate, vi prego, che io non mostri parzialità a un uomo; e non conferirò titolo a uomo mortale; poiché per certo non so come io possa conferire un titolo; facilmente il mio Fattore mi porterebbe via”. (Giob. 32:21, 22) Dobbiamo concludere da questo che sia errato attribuire titoli agli uomini quando ci rivolgiamo loro? Oppure è appropriato usare certi titoli in alcuni casi?
Si deve notare che Eliu mise in relazione il conferire un titolo con il mostrare parzialità. Parlando a Giobbe, perciò, egli non ricorse ad alcuna sorta di adulazione. Né permise che la persona dell’afflitto Giobbe condizionasse quello che aveva da dire. Eliu osservò il principio della Legge data in seguito a Israele: “In quanto al misero, non devi mostrare preferenza nella controversia”. (Eso. 23:3) E benché giovane, Eliu non prese le parti dei compagni di Giobbe a motivo della loro età e posizione. Presentò le cose com’erano in realtà, e non adulò i compagni di Giobbe conferendo loro un titolo né si lasciò influenzare in quello che aveva da dire.
L’esempio di Eliu ben illustra che sarebbe sbagliato inventare titoli adulatori. Chi usa un simile trattamento parziale agisce ingiustamente e incorre nel disfavore di Dio. Eliu lo riconobbe, come si capisce dalle sue parole: “Facilmente il mio Fattore mi porterebbe via”, vale a dire nella sua ira. — Giob. 32:22.
Poiché la congregazione cristiana è un’‘associazione
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