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Rallegratevi nell’“Iddio che dà speranza”La Torre di Guardia 1980 | 1° maggio
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da ciò che solo appare ai suoi occhi, né riprenderà semplicemente secondo la cosa udita dai suoi orecchi. E dovrà giudicare con giustizia i miseri, e dovrà dar riprensione con rettitudine a favore dei mansueti della terra”. Dopo aver descritto la pace del paradiso spirituale in cui il popolo di Dio vive già oggi, come se le bestie selvagge della terra fossero state domate, la profezia dichiara: “La terra sarà per certo piena della conoscenza di Geova come le acque coprono il medesimo mare”. Che meravigliosa speranza! Non sorprende che molte persone delle nazioni si rivolgano interrogativamente alla “radice di Iesse”, l’intronizzato Gesù, che ‘si erge come segnale per i popoli’. — Vv. 1-10.
19. Perché, specialmente ora, dovremmo rallegrarci nella speranza?
19 Dal memorabile anno 1914 l’umanità sta vivendo nel “termine del sistema di cose”. “Il Figlio dell’uomo” è arrivato, e con lui tutti gli angeli, e siede sul suo glorioso trono celeste. Raduna le nazioni per il giudizio e separa “gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri”. Per le nazioni e per i “capri” è un tempo di disperata afflizione, ma per gli uomini ubbidienti paragonabili a pecore è il tempo di ‘alzarsi e sollevare la testa, perché la loro liberazione s’avvicina’. — Matt. 24:3-8; 25:31-34; Luca 21:26-28.
20. Facendo che cosa possiamo ora perseverare nella speranza?
20 Tuttavia ci vuole perseveranza per poter vedere l’adempimento della speranza. Mentre questi “ultimi giorni” volgono al termine, abbiamo bisogno di vedere le cose come le vedeva Gesù, secondo quanto ci esorta a fare Paolo: “L’Iddio che fornisce perseveranza e conforto vi conceda d’avere fra voi stessi la medesima attitudine mentale che ebbe Cristo Gesù, affinché di comune accordo glorifichiate con una sola bocca l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo”. (Rom. 15:5, 6) Continuiamo dunque, “di comune accordo” e “con una sola bocca”, a servire con perseveranza, mentre predichiamo questa buona notizia del Regno “in testimonianza a tutte le nazioni”, fiduciosi che “allora verrà la fine”. (Matt. 24:13, 14) Sì, continuiamo a riporre incrollabile fiducia nel nostro Sovrano Signore Geova, l’“Iddio che dà speranza”.
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Spronàti dalla nostra “speranza viva”La Torre di Guardia 1980 | 1° maggio
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Spronàti dalla nostra “speranza viva”
“A questo fine fatichiamo e ci sforziamo, perché abbiamo riposto la nostra speranza nell’Iddio vivente, che è il Salvatore d’ogni sorta di uomini, specialmente dei fedeli”. — I Tim. 4:10.
1. Perché la Parola di Dio dovrebbe spingerci all’azione?
È NELLA Parola di Dio, la Bibbia, che troviamo “parole dilettevoli e lo scritto di corrette parole di verità”. (Eccl. 12:10) Tali parole sono specialmente dilettevoli per il fatto che suscitano in noi una speranza viva, la speranza della vita eterna nella disposizione del Regno che il Sovrano Signore Geova ha così amorevolmente provveduto tramite suo Figlio Gesù Cristo. (Giov. 3:16; Rom. 15:12, 13) Come si espresse il congregatore, “le parole dei saggi sono come i pungoli per buoi”, spronando gli ascoltatori all’azione. Le parole di saggezza e speranza che leggiamo nella Parola di Dio dovrebbero quindi spingerci a operare strenuamente e a prodigarci per servire gli interessi del suo giusto regno. — Eccl. 12:11.
2. Cos’hanno atteso gli uomini di fede?
2 Da quando Geova fece la promessa edenica, gli uomini di fede hanno atteso il giorno di giudizio in cui il Seme messianico avrebbe schiacciato la testa al serpente. (Gen. 3:15; Rom. 16:20) Quello sarebbe stato il giorno di giudizio del mondo di Satana, al culmine del quale avrebbe avuto luogo la liberazione di tutti quelli che hanno riposto la loro speranza nel regno di Geova retto da Cristo. — II Tim. 4:1, 18; Luca 21:28.
UNA SPERANZA CERTA
3. (a) Perché questa è una speranza sicura? (b) Cosa dovrebbe spronarci a dichiarare pubblicamente la nostra speranza?
3 Il libro biblico di Ebrei contiene al capitolo 11 un lungo elenco di uomini e donne che manifestarono una fede esemplare. Vivevano nella ‘sicura aspettazione di cose sperate’. Per loro quella speranza era reale, e agirono in base ad essa mentre ‘aspettavano la città che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio’. Sebbene non ottenessero l’adempimento delle promesse nel loro giorno, “le videro da lontano e le salutarono e dichiararono pubblicamente d’essere estranei e residenti temporanei nel paese”. (Ebr. 11:1, 10, 13) Oggi quella speranza non è più ‘lontana’, perché il Regno è vicino! Abbiamo perciò un motivo ben più valido di fare pubblica dichiarazione della nostra speranza! — Matt. 24:14, 33.
4. Riguardo a cosa profetizzò Enoc, e in che modo questo ci interessa da vicino?
4 Alcuni di quei fedeli uomini che nutrivano “la sicura aspettazione di cose sperate” vissero in un tempo di giudizio da parte di Dio, proprio come noi oggi. Geova li impiegò per avvertire i malvagi. Quindi Enoc profetizzò riguardo a uomini corrotti, nei giorni prima del Diluvio: “Ecco, Geova è venuto con le sue sante miriadi, per eseguir giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le loro empie opere che hanno empiamente fatte e di tutte le cose offensive che gli empi peccatori han dette contro di lui”. (Giuda 14, 15) Quel giudizio fu un tipo del giudizio di Dio contro il mondo odierno, un mondo sconcertante per la sua empietà.
5. Quale esempio ci diede Noè in quanto a compiere opere di fede?
5 Anche Noè, che sopravvisse all’esecuzione del giudizio di Geova sul mondo empio, fu “predicatore di giustizia”. (II Piet. 2:5) Si sforzò di compiere opere di fede, costruendo “un’arca per la salvezza della sua casa; e per mezzo di questa fede condannò il mondo”. (Ebr. 11:7) Noè è per noi un ottimo esempio. Fra breve il “giusto giudizio di Dio” sarà eseguito, perché “quelli che non conoscono Dio . . . subiranno la punizione giudiziaria della distruzione eterna dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua forza”. Dato che ci avviciniamo all’esecuzione di quel giudizio, non c’è mai stato un tempo in cui fosse più essenziale predicare in tutta la terra la giustizia di Geova! — II Tess. 1:5-10.
6. (a) Quale antico giudizio sottolinea la certezza della “grande tribolazione”? (b) Come possiamo sfuggire a quel giudizio?
6 Fra quelli che “dichiararono pubblicamente” la loro speranza relativa al regno di Dio, ci furono Abraamo e Sara, Isacco e Giacobbe. Abraamo fu un contemporaneo dell’esecuzione del giudizio divino su Sodoma e Gomorra. Desiderava vivamente che Sodoma non fosse distrutta, se nella città si fossero trovati anche solo dieci uomini giusti (come suo nipote Lot). Infine Dio gli disse: “Non la ridurrò in rovina a motivo dei dieci”. Come Abraamo, anche noi oggi potremmo sperare che moltitudini di persone siano risparmiate dalla distruzione nell’incombente “grande tribolazione”. Ma dobbiamo capire che questo empio mondo dev’essere distrutto, come furono distrutte Sodoma e Gomorra, perché la terra sia purificata in preparazione del paradiso restaurato. L’unico modo per sopravvivere al giudizio di Dio è quello di ‘non essere parte del mondo’, proprio come Lot e la sua famiglia fuggirono da Sodoma prima della sua infuocata distruzione. E sarebbe anche disastroso tornare indietro alle cose del mondo. “Ricordate la moglie di Lot”. — Luca 17:26-32; Gen. 18:22-32; 19:15-26; Matt. 24:21; Giov. 15:19.
7. Come Ezechiele, quale privilegio abbiamo, e cosa dovremmo fare di conseguenza?
7 Fra il “nuvolo di testimoni” fedeli che nutrirono “la sicura aspettazione di cose sperate” e che Paolo descrive in Ebrei 11, vi sono ‘Samuele e gli altri profeti’. Che coraggio mostrarono nel far conoscere la parola di Geova! (Ebr. 11:32; 12:1) Vi è incluso Ezechiele, che profetizzò da Babilonia riguardo al giudizio di Geova contro l’apostata Gerusalemme, giudizio che fu eseguito nel 607 a.E.V. La serietà dell’incarico di Ezechiele è chiaramente indicata dalla “parola di Geova” che gli fu rivolta in diverse occasioni: ‘“Ora riguardo alla sentinella, nel caso che veda venire la spada ed effettivamente non suoni il corno e il popolo stesso non abbia nessun avvertimento e la spada venga e porti via da loro l’anima, essa stessa deve portarsi via per il suo proprio errore, ma ne richiederò il sangue dalla mano della stessa sentinella’. Ora riguardo a te, o figlio d’uomo, ti ho fatto sentinella alla casa d’Israele, e tu devi udire dalla mia bocca la parola e dare loro l’avvertimento da parte mia”. (Ezec. 33:6, 7; 3:17-21) Oggi vediamo “venire la spada”? Ci rendiamo conto che l’attuale “afflizione” delle nazioni sta inesorabilmente conducendo alla guerra di Dio ad Har-Maghedon? Allora dobbiamo far risuonare l’‘avvertimento’, come con una tromba, indicando alle persone la via del regno di Dio, la loro unica speranza. Che privilegio è quello di partecipare a quest’opera di avvertimento nell’attuale giorno di giudizio, come fece Ezechiele ai suoi tempi! — Matt. 24:3-8, 14; 25:31, 32; Riv. 16:13-16.
IL “PERFEZIONATORE DELLA NOSTRA FEDE”
8. In quanto a dare avvertimento, quale ottimo esempio ci lasciò Gesù?
8 Dopo aver descritto il “gran nuvolo di testimoni”, molti dei quali predicarono un messaggio di avvertimento in tempi precristiani, Paolo richiama l’attenzione sul “principale Agente e Perfezionatore della nostra fede”. Anche questo Figlio di Dio proclamò intrepidamente il regno di Dio in un giorno di giudizio, la cui esecuzione ebbe luogo con la distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V. Paolo incoraggia anche noi, che viviamo in un altro giorno di giudizio, a ‘guardare attentamente’ e a ‘considerare attentamente’ l’esempio di Gesù mentre era sottoposto a pressioni, “affinché non vi stanchiate e non veniate meno nelle vostre anime”. — Ebr. 12:1-3; Giov. 12:31.
9, 10. (a) Qual era il cibo che Gesù riteneva più essenziale? (b) Gesù diede istruzioni ai suoi discepoli riguardo a che cosa?
9 Nessuno ha mai operato più strenuamente negli interessi del regno di Geova del Figlio di Dio stesso. In questo egli ha seguito l’esempio del suo Padre celeste, poiché disse: “Il Padre mio ha continuato a operare fino ad ora, e io continuo a operare”. Per Gesù servire il Regno era più essenziale del cibo materiale, in quanto disse: “Il mio cibo è che io faccia la volontà di colui che mi ha mandato e finisca la sua opera. . . . Ecco, io vi dico: Alzate gli occhi e guardate i campi, che sono bianchi da mietere. Già il mietitore riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna”. — Giov. 5:17; 4:34-36.
10 Gesù si riferiva al suo raccolto di persone, persone che “erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”, e stabilì il modello di quest’opera di raccolta viaggiando per città e villaggi, insegnando e predicando la speranza del Regno. Era anche un’opera di avvertimento, perché Gesù, mandando i dodici discepoli, diede loro queste istruzioni: “Ovunque qualcuno non vi riceva o non ascolti le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città scuotete la polvere dai vostri piedi. Veramente vi dico: Nel Giorno del Giudizio sarà più sopportabile per il paese di Sodoma e Gomorra che per quella città”. — Matt. 9:35–10:15.
“OPERE PIÙ GRANDI DI QUESTE”
11. Quale insolito commento fece Gesù poco prima di essere messo al palo?
11 Alla vigilia della sua morte sul palo di tortura, Gesù parlò ai discepoli della sua intima unione col Padre nel compiere opere, e aggiunse: “Verissimamente vi dico: Chi esercita fede in me, farà anch’egli le opere che io faccio, e farà opere più grandi di queste, perché io me ne vado al Padre”. (Giov. 14:9-12) A quali opere si riferiva Gesù? Come potevano essere più grandi di quelle compiute dal Figlio di Dio stesso, che operava unitamente al Padre?
12. Come indicò Gesù ciò che queste “opere più grandi” avrebbero incluso?
12 Trascorsi alcuni giorni dalla sua morte e risurrezione, Gesù apparve ai discepoli in Galilea, e indicò che cosa avrebbero incluso queste “opere più grandi”, dicendo: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”. Per quaranta giorni Gesù continuò a dar loro istruzioni concernenti il regno di Dio, e poi, poco prima di ascendere al cielo, disse loro: “Riceverete potenza quando lo spirito santo sarà arrivato su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra”. — Matt. 28:16-20; Atti 1:3-8.
13. Quale “completa testimonianza” fu data nei tempi apostolici?
13 Quindi Gesù parlò di una grande opera di testimonianza e insegnamento che si sarebbe estesa ad ogni angolo della terra. Dopo che lo spirito santo fu versato sui discepoli alla Pentecoste, questa campagna di predicazione fu avviata con la benedizione di Geova. Fu data una “completa testimonianza”, espressione che compare molto spesso nel libro biblico degli Atti. Uno di quelli che presero l’iniziativa in quest’opera fu l’apostolo Paolo, che a tempo debito disse agli anziani della congregazione cristiana di Efeso: “Non mi sono trattenuto dal dirvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa. Ma ho completamente reso testimonianza a Giudei e Greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù”. — Atti 20:20, 21, 24; 2:40; 10:42; 23:11; 28:23.
14. (a) Quanto fu estesa la predicazione prima del 70 E.V.? (b) In che modo gli operai consideravano la “santa devozione”?
14 Quei cristiani del primo secolo intrapresero l’opera di avvertire le persone e insegnare loro la “buona notizia”, per cui i giudei furono pienamente avvisati dell’incombente distruzione di Gerusalemme, distruzione che si abbatté con improvvisa subitaneità nel 70 E.V., proprio come Gesù aveva profetizzato. (Matt. 23:37, 38; 24:15-22) Mentre si avvicinava il tempo dell’esecuzione di quel giudizio, l’apostolo Paolo poté scrivere che la speranza della “buona notizia” era stata “predicata in tutta la creazione che è sotto il cielo”. (Col. 1:23) Questa “completa testimonianza” aveva veramente prodotto “opere più grandi” di quelle compiute da Gesù! E chi erano gli operai? Erano umili uomini e donne che avevano messo al primo posto nella loro vita la santa devozione. Con l’apostolo Paolo poterono dire: “La santa devozione è utile per ogni cosa, giacché ha la promessa della vita d’ora e di quella avvenire. . . . a questo fine fatichiamo e ci sforziamo, perché abbiamo riposto la nostra speranza nell’Iddio vivente, che è il Salvatore d’ogni sorta di uomini, specialmente dei fedeli”. (I Tim. 4:8-10) Dio benedisse riccamente i loro sforzi di dare “completa testimonianza” e di partecipare a “opere più grandi” in quel giorno di giudizio.
TESTIMONI ODIERNI
15. Perché l’attività dei testimoni di Geova differisce da quella delle religioni della cristianità?
15 In questo finale giorno di giudizio del mondo empio, iniziato allo scadere dei “fissati tempi delle nazioni” nel 1914 E.V., una grande folla di testimoni ha fatto conoscere in tutta la terra il nome e il regno di Geova. Il loro metodo di testimoniare la propria speranza è disapprovato dalla cristianità, proprio come i capi religiosi giudei guardavano dall’alto in basso Gesù e i suoi apostoli. (Luca 21:24; Giov. 7:45-52; Atti 5:27-29) I testimoni di Geova non fanno affidamento su un’esigua élite di ecclesiastici usciti da seminari religiosi onde li rappresentino sul pulpito o alla radio o alla televisione. Sono essi stessi una comunità di oltre due milioni di predicatori che danno testimonianza alle persone a livello individuale. Di casa in casa, in luoghi pubblici e in maniera occasionale, fanno conoscere la speranza della “buona notizia” che hanno preso a cuore. (Atti 5:42; 20:20, 21; I Piet. 3:15) Fedelmente fanno risuonare l’avvertimento che questo mondo vive il suo giorno di giudizio e va incontro a una “grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più”. — Matt. 24:21, 22.
16. Che specie di persone Geova ha scelto per compiere oggi la sua opera?
16 Così, nei tempi moderni, i cristiani testimoni di Geova hanno compiuto, con l’aiuto dello spirito di Dio, “opere più grandi”, più estese, di quelle compiute da Gesù sulla terra. Non se ne attribuiscono
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