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Rallegratevi nell’“Iddio che dà speranza”La Torre di Guardia 1980 | 1° maggio
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Rallegratevi nell’“Iddio che dà speranza”
“Tu sei la mia speranza, o Sovrano Signore Geova, la mia fiducia dalla mia giovinezza”. — Sal. 71:5.
1, 2. (a) Quale prova scritturale abbiamo che Dio ha cura di noi? (b) Come può essere resa piena la nostra gioia?
VI SOFFERMATE qualche volta a riflettere sulla preziosa relazione che avete con Dio? Com’è emozionante sapere che Dio ha cura di noi! È vero che dal punto di vista di Geova le nazioni non sono che una semplice goccia in un secchio. Pertanto ciascuno di noi deve veramente sembrargli molto piccolo. Tuttavia Gesù Cristo ci assicurò: “Non si vendono due passeri per una moneta di piccolo valore? Eppure nemmeno uno d’essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo sappia. Ma gli stessi capelli della vostra testa son tutti contati. Perciò non abbiate timore: voi valete più di molti passeri”. — Matt. 10:29-31; Isa. 40:15.
2 Se Dio si accorge quando cade un passero, quanta più compassione deve avere per noi uomini, che egli creò a sua propria immagine! (Gen. 1:26) La sapienza e la potenza creativa del nostro Dio sono davvero grandiose. Ma è molto più meraviglioso il modo in cui egli prende a cuore la giusta causa degli oppressi e mostra largamente il suo amore al genere umano. (Sal. 33:4, 5) È proprio un privilegio entrare e rimanere nel suo amore, secondo la promessa di Gesù: “Se osservate i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore”. Gesù aggiunse: “Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia resa piena”. — Giov. 15:10, 11.
3. Perché Davide aveva assoluta fiducia in Geova, e perché possiamo averla noi?
3 In questi tempi critici, possiamo rallegrarci anche del fatto che il nostro amorevole Dio dà speranza. Sembra che Davide abbia scritto il Salmo 71 dopo aver superato molte gravi difficoltà, e in esso egli esalta il Sovrano Signore Geova quale sua speranza e fiducia sin dalla giovinezza. Per esempio, quando si accingeva ad affrontare l’imponente gigante Golia, Davide dichiarò: “Geova, che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell’orso, mi libererà dalla mano di questo Filisteo”. E così avvenne! (I Sam. 17:37, 45-50) Fino a questo giorno Geova continua a sostenere l’unto rimanente dei suoi testimoni che, saldi nella speranza, lo hanno servito fedelmente ‘dalla giovinezza’.
BISOGNO DI UNA SPERANZA VIVA
4. Perché le cose “scritte anteriormente” sono fonte di speranza?
4 Le promesse fatte molto in anticipo da Geova e riportate nella sua Parola sono una vera fonte di fiduciosa speranza per il futuro. L’apostolo Paolo infatti afferma: “Tutte le cose che furono scritte anteriormente furono scritte per nostra istruzione, affinché per mezzo della nostra perseveranza e per mezzo del conforto delle Scritture avessimo speranza”. (Rom. 15:4) Certo, abbiamo bisogno di speranza. Ma in che modo le cose “scritte anteriormente” ci danno motivo di sperare? In primo luogo, per quale motivo sorse il bisogno di una speranza?
5. (a) Come sorse il bisogno di speranza? (b) Perché i nostri primogenitori attirarono giustamente su di sé la pena di morte, e perché vi siamo implicati anche noi?
5 Le cose “scritte anteriormente” spiegano in modo chiaro come Dio creò i nostri primogenitori e li mise in un paradiso di delizie, con la prospettiva di vivere per sempre e di popolare la terra di uomini amorevoli, felici e che non sarebbero mai morti. (Gen. 1:26-28; 2:7-9, 18-25) Ma Adamo ed Eva persero questo privilegio. Perché? Perché peccarono, mancando il bersaglio della perfetta ubbidienza al loro Padre, Geova Dio. Giustamente il Sovrano Signore Geova condannò a morte la coppia disubbidiente. Erano divenuti caparbi, indipendenti, e non c’era più posto per loro fra le leali creature di Geova. Inoltre attirarono la pena di morte non solo su di sé ma anche sui miliardi di figli che sarebbero nati da questi genitori peccaminosi. Come dice Paolo, “ecco perché, come per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, . . . così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”. — Rom. 5:12.
6. In base a quale speranza la creazione è stata resa schiava?
6 Tuttavia Paolo prosegue dicendo che, anche se “la creazione fu sottoposta alla futilità”, questo avvenne “in base alla speranza”. Quale speranza? La viva speranza che la creazione ‘sarebbe stata resa libera dalla schiavitù alla corruzione e avrebbe avuto la gloriosa libertà dei figli di Dio’, la libertà di cui godevano i nostri primogenitori nel paradiso di Eden. Avrebbe incluso la speranza della vita eterna. Solo Dio poteva provvedere tale speranza. — Rom. 8:20, 21; Giov. 17:3.
SPERANZA NEL “SEME”
7. Com’è identificato il “seme” della promessa?
7 Fra le prime cose “scritte anteriormente” leggiamo la promessa di Dio che il “seme [o la progenie]” della sua celeste organizzazione paragonata a una moglie “ferirà la testa” del Serpente, cioè distruggerà Satana con tutta la sua schiatta. (Gen. 3:14, 15) Ma chi è questo “seme”? Se ne parla in seguito come del “seme” di Abraamo, amico di Dio, seme per mezzo del quale “tutte le nazioni della terra di certo si benediranno”. L’apostolo Paolo identifica questo “seme” dicendo: “Ora le promesse furono dichiarate ad Abraamo e al suo seme. . . . ‘E al tuo seme’, che è Cristo”. — Gen. 22:18; Gal. 3:16.
8. (a) Come fu predetta molto in anticipo la vita terrena di Gesù? (b) Come ha dimostrato Dio il suo amore per l’umanità?
8 Le cose “scritte anteriormente” predicevano come sarebbe vissuto Cristo Gesù qui sulla terra. Come profetizzò Isaia oltre 700 anni in anticipo, Gesù fu disprezzato, tenuto in nessun conto, afflitto e “portato proprio come una pecora allo scannatoio”. In armonia con la volontà del Padre, egli “versò la sua anima” nella morte per poter riscattare “molti” dalla schiavitù del peccato. (Isa. 53:3-12) Geova lo destò dai morti e lo costituì nei cieli “principale Agente della vita”, “affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna”. Dio ha preso questo provvedimento perché “ha tanto amato il mondo” del genere umano. (Giov. 3:15, 16; Atti 3:15) Che meravigliosa speranza è stata così concessa! — Giov. 5:24-29.
SOLIDA BASE PER LA SPERANZA DELLA VITA ETERNA
9. (a) Che garanzia ha la nostra speranza? (b) Che effetto dovrebbe avere su di noi la nostra speranza?
9 La nostra ben fondata speranza è garantita dallo stesso nome del nostro Dio, Geova. Questo nome significa “Egli fa essere”, a indicare che egli fa avvenire determinate cose nello svolgimento dei suoi propositi. Egli è l’Iddio “che non può mentire” e che fornisce ‘la base di una speranza promessa prima di tempi di lunga durata’. (Tito 1:2) Che significa per voi quella speranza? La considerate allo stesso modo in cui i membri della cristianità considerano la loro religione, una pura formalità cui attribuiscono un rispetto che non sentono? Oppure nel profondo del cuore avete dedicato la vostra intera persona, la vostra intera vita, all’“Iddio che dà speranza”? (Rom. 15:13) Quella speranza è divenuta per voi così salda da sembrarvi già una realtà? In tal caso essa è divenuta la vostra fede, una fede che sarà animata da buone opere, in quanto darete testimonianza ad altri riguardo alla vostra speranza. — Ebr. 11:1; Giac. 2:17.
10. (a) Cosa rende la nostra speranza ancor più concreta? (b) Perché ora i cristiani unti dovrebbero rallegrarsi nella loro speranza?
10 Dato che il nostro Sovrano Signore Geova vive per sempre, le sue promesse forniscono la base per una “speranza viva”. E il suo Figlio risuscitato, Gesù Cristo, “siccome rimane vivente per sempre”, rende ancora più concreta quella speranza, in quanto “può anche salvare completamente quelli che accedono a Dio per mezzo suo, perché è sempre vivente per intercedere a loro favore”. (Ebr. 7:24, 25) Perciò l’apostolo Pietro scrisse agli unti cristiani: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, poiché secondo la sua grande misericordia ci ha rigenerati a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole. Essa è riservata nei cieli per voi, che siete custoditi dalla potenza di Dio a mezzo della fede per una salvezza pronta ad esser rivelata nell’ultimo periodo di tempo. Di questo fatto voi vi rallegrate grandemente”. (I Piet. 1:3-6) Ora che siamo giunti all’“ultimo periodo di tempo”, i cristiani unti hanno un motivo più che valido di rallegrarsi in quella speranza.
11. (a) Quale “speranza viva” ha la “grande folla”? (b) Quale solido fondamento ha questa speranza?
11 Che dire però della “grande folla . . . di ogni nazione e tribù e popolo e lingua”, che ha la prospettiva di vivere eternamente su una terra paradisiaca? Anche la loro è una “speranza viva”, perché è loro promesso che “non avranno più fame né sete, né li colpirà più il sole né ardore alcuno, perché l’Agnello, che è in mezzo al trono [di Dio], li pascerà e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lagrima dai loro occhi”. (Riv. 7:9, 16, 17) Chi spera in questa “buona notizia” non sarà deluso, poiché essa si basa solidamente sull’ispirata Parola di Dio. L’apostolo Pietro, citando Isaia 40:8, disse della “parola del Dio vivente e permanente”: “‘Ogni carne è come l’erba, e tutta la sua gloria è come il fiore dell’erba; l’erba si secca e il fiore cade, ma la parola di Geova dura per sempre’. E questa è la ‘parola’, questa che vi è stata dichiarata come buona notizia”. — I Piet. 1:23-25.
12. Quanto è generoso Dio nel dare la vita eterna?
12 Gesù, parlando di sé come del pastore eccellente che “cede la sua anima a favore delle pecore”, disse: “Io son venuto affinché esse abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. (Giov. 10:10, 11) Questa generosità non si limita al “piccolo gregge”, i cui membri divengono coeredi di Cristo nei cieli. (Luca 12:32) No davvero, perché Gesù disse: “Ho altre pecore che non sono di questo ovile; quelle pure devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. E io do loro vita eterna”. (Giov. 10:16, 28) Oltre alla “grande folla” che attende di sopravvivere alla “grande tribolazione”, ci saranno i fedeli servitori vissuti in tempi precristiani e miliardi di altri morti, i quali saranno risuscitati sulla terra con la prospettiva della vita eterna. (Matt. 24:21; Ebr. 11:35; Riv. 20:12) Che generosità ha mostrato il nostro Dio nel prendere questo provvedimento per la vita!
13. Come si esprime l’amore di Dio per il genere umano, e come dovrebbe questo influire su di noi?
13 La generosità di Geova nel manifestare il suo amore agli uomini è indicata anche dalle precedenti parole di Gesù: “Dio ha tanto amato il mondo [del genere umano] che ha dato il suo unigenito Figlio, onde chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna. Poiché Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo non per giudicare [avversamente] il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi esercita fede in lui non sarà giudicato”. (Giov. 3:16-18) Dato che Geova e suo Figlio sono così generosi, non dovremmo anche noi essere generosi nel far conoscere ad altri questa meravigliosa “buona notizia”?
14. (a) Perché le nazioni non hanno “nessuna speranza”? (b) Come possiamo mostrare la nostra fede e la nostra “speranza viva”?
14 Nel far questo partecipiamo a “opere buone, che Dio ha preparate in anticipo perché camminiamo in esse”. Non siamo più come quelli che Paolo chiama “estranei ai patti della promessa”, dicendo che non hanno “nessuna speranza” e sono “senza Dio nel mondo”. Non camminiamo più “come camminano anche le nazioni nell’inutilità delle loro menti, mentre sono mentalmente nelle tenebre, e alienati dalla vita che appartiene a Dio, a causa dell’ignoranza che è in loro, a causa dell’insensibilità dei loro cuori”. (Efes. 2:10, 12; 4:17, 18) No, perché ora camminiamo con Dio, e le nostre “opere buone”, che comprendono la predicazione e l’insegnamento della “buona notizia”, riflettono la nostra fede e la “speranza viva” che trabocca dal nostro cuore. — Matt. 4:17; 5:16; 9:35; 24:14.
SPERANZA DI UN GOVERNO GIUSTO
15. (a) Perché la nostra “speranza viva” include la speranza di un buon governo? (b) Quale incoraggiante profezia Isaia scrisse a questo riguardo?
15 La nostra speranza viva comprende molto più della prospettiva della vita eterna. Riflettete: Che gioia si potrebbe provare vivendo per sempre sotto governi umani crudeli e oppressivi, come quelli che hanno così spesso dominato nel corso della storia? Alcuni preferirebbero la morte piuttosto che tale schiavitù. Felicemente, la speranza viva del popolo di Dio include la speranza di un governo giusto, il Regno per cui i cristiani pregano da molto tempo, e che santificherà il nome di Geova e farà sì che la Sua volontà si compia “come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:9, 10) Nei suoi lungimiranti preparativi per quel regno, Geova impiegò Davide, re di Israele, come tipo di Cristo Gesù nel suo ruolo di Re. Isaia definì quest’ultimo il “Principe della pace”, e disse: “Dell’abbondanza del dominio principesco e della pace non ci sarà fine, sul trono di Davide e sul suo regno per stabilirlo fermamente e per sostenerlo mediante il diritto e mediante la giustizia, sin da ora e a tempo indefinito. Il medesimo zelo di Geova degli eserciti farà questo”. — Isa. 9:6, 7.
16. Quale assicurazione diedero Gabriele e il salmista riguardo al Regno?
16 Più di mille anni dopo, l’angelo Gabriele apparve a una vergine, Maria, dicendole: “Hai trovato favore presso Dio; ed ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e dovrai mettergli nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, . . . e del suo regno non vi sarà fine”. (Luca 1:30-33) Quindi questo “Figlio dell’Altissimo” provvede non solo il mezzo di salvezza per ottenere la vita eterna, ma anche benedizioni mediante il suo regno. Questo governo regnerà con giustizia su tutto il genere umano e porterà pace in abbondanza per i suoi sudditi in tutto il mondo. — Sal. 72:1-8.
17. Perché dovremmo quindi ‘abbondare nella speranza’ e come possiamo esprimere questa speranza?
17 Facendo ancora una volta riferimento alle cose “scritte anteriormente”, l’apostolo Paolo scrive: “Di nuovo Isaia dice: ‘Vi sarà la radice di Iesse [padre di Davide], e uno che sorgerà per governare le nazioni; in lui le nazioni riporranno la loro speranza’. L’Iddio che dà speranza vi empia di ogni gioia e pace mediante il vostro credere, affinché abbondiate nella speranza col potere dello spirito santo”. (Rom. 15:12, 13) La nostra speranza nel regno di Dio affidato a Cristo è veramente fonte di gioia e pace di cuore, e mentre abbondiamo in quella speranza siamo incoraggiati a proclamarla ad altri, con la forza che lo spirito di Dio provvede. — Zacc. 4:6; Isa. 40:28-31.
18. Quale splendida prospettiva Isaia presenta riguardo al Regno?
18 Parlando della “radice di Iesse”, Paolo citava Isaia capitolo 11, che dà questa splendida visuale del dominio del regno di Cristo: “Su di lui deve posarsi lo spirito di Geova, lo spirito di sapienza e d’intendimento, lo spirito di consiglio e di possanza, lo spirito di conoscenza e del timore di Geova; e presso di lui ci sarà gioia nel timore di Geova. Ed egli non giudicherà da ciò che solo appare ai suoi occhi, né riprenderà semplicemente secondo la cosa udita dai suoi orecchi. E dovrà giudicare con giustizia i miseri, e dovrà dar riprensione con rettitudine a favore dei mansueti della terra”. Dopo aver descritto la pace del paradiso spirituale in cui il popolo di Dio vive già oggi, come se le bestie selvagge della terra fossero state domate, la profezia dichiara: “La terra sarà per certo piena della conoscenza di Geova come le acque coprono il medesimo mare”. Che meravigliosa speranza! Non sorprende che molte persone delle nazioni si rivolgano interrogativamente alla “radice di Iesse”, l’intronizzato Gesù, che ‘si erge come segnale per i popoli’. — Vv. 1-10.
19. Perché, specialmente ora, dovremmo rallegrarci nella speranza?
19 Dal memorabile anno 1914 l’umanità sta vivendo nel “termine del sistema di cose”. “Il Figlio dell’uomo” è arrivato, e con lui tutti gli angeli, e siede sul suo glorioso trono celeste. Raduna le nazioni per il giudizio e separa “gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri”. Per le nazioni e per i “capri” è un tempo di disperata afflizione, ma per gli uomini ubbidienti paragonabili a pecore è il tempo di ‘alzarsi e sollevare la testa, perché la loro liberazione s’avvicina’. — Matt. 24:3-8; 25:31-34; Luca 21:26-28.
20. Facendo che cosa possiamo ora perseverare nella speranza?
20 Tuttavia ci vuole perseveranza per poter vedere l’adempimento della speranza. Mentre questi “ultimi giorni” volgono al termine, abbiamo bisogno di vedere le cose come le vedeva Gesù, secondo quanto ci esorta a fare Paolo: “L’Iddio che fornisce perseveranza e conforto vi conceda d’avere fra voi stessi la medesima attitudine mentale che ebbe Cristo Gesù, affinché di comune accordo glorifichiate con una sola bocca l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo”. (Rom. 15:5, 6) Continuiamo dunque, “di comune accordo” e “con una sola bocca”, a servire con perseveranza, mentre predichiamo questa buona notizia del Regno “in testimonianza a tutte le nazioni”, fiduciosi che “allora verrà la fine”. (Matt. 24:13, 14) Sì, continuiamo a riporre incrollabile fiducia nel nostro Sovrano Signore Geova, l’“Iddio che dà speranza”.
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Spronàti dalla nostra “speranza viva”La Torre di Guardia 1980 | 1° maggio
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Spronàti dalla nostra “speranza viva”
“A questo fine fatichiamo e ci sforziamo, perché abbiamo riposto la nostra speranza nell’Iddio vivente, che è il Salvatore d’ogni sorta di uomini, specialmente dei fedeli”. — I Tim. 4:10.
1. Perché la Parola di Dio dovrebbe spingerci all’azione?
È NELLA Parola di Dio, la Bibbia, che troviamo “parole dilettevoli e lo scritto di corrette parole di verità”. (Eccl. 12:10) Tali parole sono specialmente dilettevoli per il fatto che suscitano in noi una speranza viva, la speranza della vita eterna nella disposizione del Regno che il Sovrano Signore Geova ha così amorevolmente provveduto tramite suo Figlio Gesù Cristo. (Giov. 3:16; Rom. 15:12, 13) Come si espresse il congregatore, “le parole dei saggi sono come i pungoli per buoi”, spronando gli ascoltatori all’azione. Le parole di saggezza e speranza che leggiamo nella Parola di Dio dovrebbero quindi spingerci a operare strenuamente e a prodigarci per servire gli interessi del suo giusto regno. — Eccl. 12:11.
2. Cos’hanno atteso gli uomini di fede?
2 Da quando Geova fece la promessa edenica, gli uomini di fede hanno atteso il giorno di giudizio in cui il Seme messianico avrebbe schiacciato la testa al serpente. (Gen. 3:15; Rom. 16:20) Quello sarebbe stato il giorno di giudizio del mondo di Satana, al culmine del quale avrebbe avuto luogo la liberazione di tutti quelli che hanno riposto la loro speranza nel regno di Geova retto da Cristo. — II Tim. 4:1, 18; Luca 21:28.
UNA SPERANZA CERTA
3. (a) Perché questa è una speranza sicura? (b) Cosa dovrebbe spronarci a dichiarare pubblicamente la nostra speranza?
3 Il libro biblico di Ebrei contiene al capitolo 11 un lungo elenco di uomini e donne che manifestarono una fede esemplare. Vivevano nella ‘sicura aspettazione di cose sperate’. Per loro quella speranza era reale, e agirono in base ad essa mentre ‘aspettavano la città che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio’. Sebbene non ottenessero l’adempimento delle promesse nel loro giorno, “le videro da lontano e le salutarono e dichiararono pubblicamente d’essere estranei e residenti temporanei nel paese”. (Ebr. 11:1, 10, 13) Oggi quella speranza non è più ‘lontana’, perché il Regno è vicino! Abbiamo perciò un motivo ben più valido di fare pubblica dichiarazione della nostra speranza! — Matt. 24:14, 33.
4. Riguardo a cosa profetizzò Enoc, e in che modo questo ci interessa da vicino?
4 Alcuni di quei fedeli uomini che nutrivano “la sicura aspettazione di cose sperate” vissero in un tempo di giudizio da parte di Dio, proprio come noi oggi. Geova li impiegò per avvertire i malvagi. Quindi Enoc profetizzò riguardo a uomini corrotti, nei giorni prima del Diluvio: “Ecco, Geova è venuto con le sue sante miriadi, per eseguir giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le loro empie opere che hanno empiamente fatte e di tutte le cose offensive che gli empi peccatori han dette contro di lui”. (Giuda 14, 15) Quel giudizio fu un tipo del giudizio di Dio contro il mondo odierno, un mondo sconcertante per la sua empietà.
5. Quale esempio ci diede Noè in quanto a compiere opere di fede?
5 Anche Noè, che sopravvisse all’esecuzione del giudizio di Geova sul mondo empio, fu “predicatore di giustizia”. (II Piet. 2:5) Si sforzò di compiere opere di fede, costruendo “un’arca per la salvezza della sua casa; e per mezzo di questa fede condannò il mondo”. (Ebr. 11:7) Noè è per noi un ottimo esempio. Fra breve il “giusto giudizio di Dio” sarà eseguito, perché “quelli che non conoscono Dio . . . subiranno la punizione giudiziaria della distruzione eterna dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua forza”. Dato che ci avviciniamo all’esecuzione di quel giudizio, non c’è mai stato un tempo in cui fosse più essenziale predicare in tutta la terra la giustizia di Geova! — II Tess. 1:5-10.
6. (a) Quale antico giudizio sottolinea la certezza della “grande tribolazione”? (b) Come possiamo sfuggire a quel giudizio?
6 Fra quelli che “dichiararono pubblicamente” la loro speranza relativa al regno di Dio, ci furono Abraamo e Sara, Isacco e Giacobbe. Abraamo fu un contemporaneo dell’esecuzione del giudizio divino su Sodoma e Gomorra. Desiderava vivamente che Sodoma non fosse distrutta, se nella città si fossero trovati anche solo dieci uomini giusti (come suo nipote Lot). Infine Dio gli disse: “Non la ridurrò in rovina a motivo dei dieci”. Come Abraamo, anche noi oggi potremmo sperare che moltitudini di persone siano risparmiate dalla distruzione nell’incombente “grande tribolazione”. Ma dobbiamo capire che questo empio mondo dev’essere distrutto, come furono distrutte Sodoma e Gomorra, perché la terra sia purificata in preparazione del paradiso restaurato. L’unico modo per sopravvivere al giudizio di Dio è quello di ‘non essere parte del mondo’, proprio come Lot e la sua famiglia fuggirono da Sodoma prima della sua infuocata distruzione. E sarebbe anche disastroso tornare indietro alle cose del mondo. “Ricordate la moglie di Lot”. — Luca 17:26-32; Gen. 18:22-32; 19:15-26; Matt. 24:21; Giov. 15:19.
7. Come Ezechiele, quale privilegio abbiamo, e cosa dovremmo fare di conseguenza?
7 Fra il “nuvolo di testimoni” fedeli che nutrirono “la sicura aspettazione di cose sperate” e che Paolo descrive in Ebrei 11, vi sono ‘Samuele e gli altri profeti’. Che coraggio mostrarono nel far conoscere la parola di Geova! (Ebr. 11:32; 12:1) Vi è incluso Ezechiele, che profetizzò da Babilonia riguardo al giudizio di Geova contro l’apostata Gerusalemme, giudizio che fu eseguito nel 607 a.E.V. La serietà dell’incarico di Ezechiele è chiaramente indicata dalla “parola di Geova” che gli fu rivolta in diverse occasioni: ‘“Ora riguardo alla sentinella, nel caso che veda venire la spada ed effettivamente non suoni il corno e il popolo stesso non abbia nessun avvertimento e la spada venga e porti via da loro l’anima, essa stessa deve portarsi via per il suo proprio errore, ma ne richiederò il sangue dalla mano della stessa sentinella’. Ora riguardo a te, o figlio d’uomo, ti ho fatto sentinella alla casa d’Israele, e tu devi udire dalla mia bocca la parola e dare loro l’avvertimento da parte mia”. (Ezec. 33:6, 7; 3:17-21) Oggi vediamo “venire la spada”? Ci rendiamo conto che l’attuale “afflizione” delle nazioni sta inesorabilmente conducendo alla guerra di Dio ad Har-Maghedon? Allora dobbiamo far risuonare l’‘avvertimento’, come con una tromba, indicando alle persone la via del regno di Dio, la loro unica speranza. Che privilegio è quello di partecipare a quest’opera di avvertimento nell’attuale giorno di giudizio, come fece Ezechiele ai suoi tempi! — Matt. 24:3-8, 14; 25:31, 32; Riv. 16:13-16.
IL “PERFEZIONATORE DELLA NOSTRA FEDE”
8. In quanto a dare avvertimento, quale ottimo esempio ci lasciò Gesù?
8 Dopo aver descritto il “gran nuvolo di testimoni”, molti dei quali predicarono un messaggio di avvertimento in tempi precristiani, Paolo richiama l’attenzione sul “principale Agente e Perfezionatore della nostra fede”. Anche questo Figlio di Dio proclamò intrepidamente il regno di Dio in un giorno di giudizio, la cui esecuzione ebbe luogo con la distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V. Paolo incoraggia anche noi, che viviamo in un altro giorno di giudizio, a ‘guardare attentamente’ e a ‘considerare attentamente’ l’esempio di Gesù mentre era sottoposto a pressioni, “affinché non vi stanchiate e non veniate meno nelle vostre anime”. — Ebr. 12:1-3; Giov. 12:31.
9, 10. (a) Qual era il cibo che Gesù riteneva più essenziale? (b) Gesù diede istruzioni ai suoi discepoli riguardo a che cosa?
9 Nessuno ha mai operato più strenuamente negli interessi del regno di Geova del Figlio di Dio stesso. In questo egli ha seguito l’esempio del suo Padre celeste, poiché disse: “Il Padre mio ha continuato a operare fino ad ora, e io continuo a operare”. Per Gesù servire il Regno era più essenziale del cibo materiale, in quanto disse: “Il mio cibo è che io faccia la volontà di colui che mi ha mandato e finisca la sua opera. . . . Ecco, io vi dico: Alzate gli occhi e guardate i campi, che sono bianchi da mietere. Già il mietitore riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna”. — Giov. 5:17; 4:34-36.
10 Gesù si riferiva al suo raccolto di persone, persone che “erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”, e stabilì il modello di quest’opera di raccolta viaggiando per città e villaggi, insegnando e predicando la speranza del Regno. Era anche un’opera di avvertimento, perché Gesù, mandando i dodici discepoli, diede loro queste istruzioni: “Ovunque qualcuno non vi riceva o non ascolti le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città scuotete la polvere dai vostri piedi. Veramente vi dico: Nel Giorno del Giudizio sarà più sopportabile per il paese di Sodoma e Gomorra che per quella città”. — Matt. 9:35–10:15.
“OPERE PIÙ GRANDI DI QUESTE”
11. Quale insolito commento fece Gesù poco prima di essere messo al palo?
11 Alla vigilia della sua morte sul palo di tortura, Gesù parlò ai discepoli della sua intima unione col Padre nel compiere opere, e aggiunse: “Verissimamente vi dico: Chi esercita fede in me, farà anch’egli le opere che io faccio, e farà opere più grandi di queste, perché io me ne vado al Padre”. (Giov. 14:9-12) A quali opere si riferiva Gesù? Come potevano essere più grandi di quelle compiute dal Figlio di Dio stesso, che operava unitamente al Padre?
12. Come indicò Gesù ciò che queste “opere più grandi” avrebbero incluso?
12 Trascorsi alcuni giorni dalla sua morte e risurrezione, Gesù apparve ai discepoli in Galilea, e indicò che cosa avrebbero incluso queste “opere più grandi”, dicendo: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”. Per quaranta giorni Gesù continuò a dar loro istruzioni concernenti il regno di Dio, e poi, poco prima di ascendere al cielo, disse loro: “Riceverete potenza quando lo spirito santo sarà arrivato su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra”. — Matt. 28:16-20; Atti 1:3-8.
13. Quale “completa testimonianza” fu data nei tempi apostolici?
13 Quindi Gesù parlò di una grande opera di testimonianza e insegnamento che si sarebbe estesa ad ogni angolo della terra. Dopo che lo spirito santo fu versato sui discepoli alla Pentecoste, questa campagna di predicazione fu avviata con la benedizione di Geova. Fu data una “completa testimonianza”, espressione che compare molto spesso nel libro biblico degli Atti. Uno di quelli che presero l’iniziativa in quest’opera fu l’apostolo Paolo, che a tempo debito disse agli anziani della congregazione cristiana di Efeso: “Non mi sono trattenuto dal dirvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa. Ma ho completamente reso testimonianza a Giudei e Greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù”. — Atti 20:20, 21, 24; 2:40; 10:42; 23:11; 28:23.
14. (a) Quanto fu estesa la predicazione prima del 70 E.V.? (b) In che modo gli operai consideravano la “santa devozione”?
14 Quei cristiani del primo secolo intrapresero l’opera di avvertire le persone e insegnare loro la “buona notizia”, per cui i giudei furono pienamente avvisati dell’incombente distruzione di Gerusalemme, distruzione che si abbatté con improvvisa subitaneità nel 70 E.V., proprio come Gesù aveva profetizzato. (Matt. 23:37, 38; 24:15-22) Mentre si avvicinava il tempo dell’esecuzione di quel giudizio, l’apostolo Paolo poté scrivere che la speranza della “buona notizia” era stata “predicata in tutta la creazione che è sotto il cielo”. (Col. 1:23) Questa “completa testimonianza” aveva veramente prodotto “opere più grandi” di quelle compiute da Gesù! E chi erano gli operai? Erano umili uomini e donne che avevano messo al primo posto nella loro vita la santa devozione. Con l’apostolo Paolo poterono dire: “La santa devozione è utile per ogni cosa, giacché ha la promessa della vita d’ora e di quella avvenire. . . . a questo fine fatichiamo e ci sforziamo, perché abbiamo riposto la nostra speranza nell’Iddio vivente, che è il Salvatore d’ogni sorta di uomini, specialmente dei fedeli”. (I Tim. 4:8-10) Dio benedisse riccamente i loro sforzi di dare “completa testimonianza” e di partecipare a “opere più grandi” in quel giorno di giudizio.
TESTIMONI ODIERNI
15. Perché l’attività dei testimoni di Geova differisce da quella delle religioni della cristianità?
15 In questo finale giorno di giudizio del mondo empio, iniziato allo scadere dei “fissati tempi delle nazioni” nel 1914 E.V., una grande folla di testimoni ha fatto conoscere in tutta la terra il nome e il regno di Geova. Il loro metodo di testimoniare la propria speranza è disapprovato dalla cristianità, proprio come i capi religiosi giudei guardavano dall’alto in basso Gesù e i suoi apostoli. (Luca 21:24; Giov. 7:45-52; Atti 5:27-29) I testimoni di Geova non fanno affidamento su un’esigua élite di ecclesiastici usciti da seminari religiosi onde li rappresentino sul pulpito o alla radio o alla televisione. Sono essi stessi una comunità di oltre due milioni di predicatori che danno testimonianza alle persone a livello individuale. Di casa in casa, in luoghi pubblici e in maniera occasionale, fanno conoscere la speranza della “buona notizia” che hanno preso a cuore. (Atti 5:42; 20:20, 21; I Piet. 3:15) Fedelmente fanno risuonare l’avvertimento che questo mondo vive il suo giorno di giudizio e va incontro a una “grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più”. — Matt. 24:21, 22.
16. Che specie di persone Geova ha scelto per compiere oggi la sua opera?
16 Così, nei tempi moderni, i cristiani testimoni di Geova hanno compiuto, con l’aiuto dello spirito di Dio, “opere più grandi”, più estese, di quelle compiute da Gesù sulla terra. Non se ne attribuiscono
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