BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • La speranza della creazione sta per realizzarsi
    La Torre di Guardia 1980 | 1° ottobre
    • La speranza della creazione sta per realizzarsi

      ‘Abbiamo la speranza che la creazione stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù alla corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio’. — Rom. 8:20, 21.

      1, 2. Perché c’è differenza fra noi e le persone del mondo che nutrono speranze infondate?

      IL FUTURO dell’umanità sembra senza speranza! Non pochi la pensano così.

      2 Altri invece sperano malgrado tutto. Cioè continuano a sperare senza averne alcuna valida ragione. Ma noi abbiamo una base solida per attendere la realizzazione della nostra gloriosa speranza. Sotto questo aspetto assomigliamo a un uomo dell’antichità.

      3. Sotto questo aspetto, a chi somigliamo, e come fu adempiuta la solida speranza di quell’antico patriarca?

      3 Quell’uomo era un orientale di nome Abraamo, che inizialmente viveva in quello che ora è l’Iraq. Credendo in una speciale speranza postagli davanti, si trasferì nelle vicinanze della città chiamata Beer-Seba, a nord della penisola del Sinai. Nel caso di Abraamo, la speranza di certe nazioni dipendeva dalla nascita di un bambino da sua moglie Sara. Lui aveva già 99 anni e sua moglie 89. Normalmente l’estrema vecchiaia avrebbe fatto loro abbandonare le speranze di avere un figlio. Ma Abraamo aveva ricevuto la promessa da una Persona che non viene mai meno alle sue promesse, cioè dal suo Dio, Geova. Cosa fece allora Abraamo? Si aggrappò alla speranza datagli da Dio. Il racconto storico della Bibbia dice: “Benché al di là della speranza, basandosi tuttavia sulla speranza ebbe fede, affinché divenisse il padre di molte nazioni secondo ciò che era stato detto [da Dio]: ‘Così sarà il tuo seme’”. (Rom. 4:18) La speranza di Abraamo non fu delusa, poiché, con un miracolo, ebbe dalla moglie Sara un figlio chiamato Isacco. Da quella nascita vennero nazioni!

      4. (a) Cosa accomuna tutta la creazione umana, e anche chi, oltre la popolazione attuale? (b) Quali domande sorgono in relazione al primo uomo inizialmente solo nella sua dimora terrestre?

      4 Oggi tutta la creazione umana è unita da una speranza data da Dio! Non solo la popolazione che vive attualmente sulla terra, ma tutta la creazione umana fino ai diretti discendenti del primo uomo, Adamo. Per merito del suo Creatore, questo primo uomo venne all’esistenza con un corpo e una mente assolutamente perfetti. Fu posto in una dimora terrestre perfetta, il giardino di Eden, con tutto il necessario per sostenere la vita umana perfetta nella felicità. Il suo Creatore, il suo Padre celeste, divenne il suo compagno, che gli parlava regolarmente dal reame invisibile. Oltre a questo, con tutti gli animali terrestri, gli uccelli e i pesci che c’erano nel giardino di Eden, Adamo aveva abbastanza per non sentirsi solo. Ma perché il Padre celeste aveva messo Adamo in questo delizioso Paradiso? Per essere un solitario giardiniere o guardaboschi? Per quanto tempo doveva vivere e godere tutto questo ben di Dio provveduto dal suo Datore di vita?

      5. Da chi dipendevano le risposte a quelle domande, e quale saggio consiglio il perfetto Adamo avrebbe dovuto tenere in mente?

      5 Ad Adamo fu fatto capire che dipendeva tutto da lui! Avendo una memoria perfetta Adamo non poteva dimenticare il consiglio datogli dal Padre celeste: “D’ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai positivamente morrai”. — Gen. 2:16, 17.

      6. Quale via apriva all’uomo quel comando di Dio, e come dovevano venire all’esistenza i discendenti di Adamo?

      6 Quel comando divino dava ad Adamo l’opportunità di vivere per sempre, se tale fosse stata la volontà di Dio per lui. Come indica in seguito il racconto, Adamo visse 930 anni, ma avrebbe potuto vivere infinitamente più a lungo. Divenne responsabile del fatto che tutt’oggi si muore. Come dovremmo tutti renderci conto, quel primo uomo sulla terra ebbe una progenie; altrimenti non saremmo qui. Ma ciò non avvenne, come nel caso di certe piante, mediante il metodo non umano di riproduzione asessuata che gli scienziati odierni chiamano clonazione. Piuttosto, come nel caso degli uccelli e degli animali terrestri, Dio creò per Adamo una compagna, una moglie, prendendogli una costola dal fianco per dare inizio alla creazione di lei. Unendo in matrimonio il primo uomo e la prima donna sulla terra, Dio diede loro la speranza della vita senza fine sulla terra paradisiaca. Li benedisse e disse loro di riprodurre la propria specie per riempire la terra, sulla quale si sarebbe esteso il paradiso. — Gen. 2:18-24; 1:26-28.

      7. Cosa non si aspettavano Adamo ed Eva, e perché non si deve incolpare il serpente di ciò che accadde?

      7 La prospettiva per tutto il genere umano era delle più rosee. Adamo ed Eva non si sarebbero mai aspettati di vedere la loro progenie ‘gemere ed essere in pena’ a causa delle condizioni fisiche, morali e sociali in cui ci troviamo oggi. La disubbidienza nel mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male poteva sembrare una cosa insignificante in se stessa, ma fu ciò che causò le condizioni attuali. Mangiandone, prima Eva e poi Adamo peccarono e infransero la speranza che Dio aveva data loro, tutto questo mentre erano ancora senza figli. Se Dio non fosse intervenuto in qualche modo, oggi non avremmo alcuna speranza. In Eden entrò in scena anche un serpente, ma non diamo tutta la colpa a quel rettile. La Bibbia piuttosto ci indica l’invisibile spirito che agiva dietro il serpente. Chi era? Un angelo celeste, deciso ad allontanare Adamo ed Eva dal fare di Geova Dio la loro speranza.

      8. Con l’inganno, che cosa fu indotta a fare Eva, e perché oggi non siamo nell’originale giardino di Eden?

      8 Quell’intrigante ribelle, che parlò per mezzo del serpente, indusse con l’inganno Eva a cercare di essere come Dio. Come tale, Eva si sarebbe creata la propria speranza. Fino a quel momento suo marito Adamo era stato per lei il profeta di Dio. Adamo aveva agito come portavoce di Dio nel riferirle il comando divino di non mangiare il frutto proibito. Ma quando volle diventare una dea mangiando il frutto proibito, divenne la profetessa del serpente usando la sua bella voce per indurre Adamo a unirsi a lei nell’illegalità. Alla fine, per ragioni errate agli occhi di Dio, Adamo ‘ascoltò la voce di sua moglie’, la falsa profetessa. (Gen. 3:17) Allora Geova Dio pronunciò una giusta condanna a morte per il suo infedele profeta, Adamo. Sua moglie, Eva, ricevette la stessa condanna. Come se fossero già morti, furono scacciati dal giardino di Eden, per vivere il resto dei loro giorni nella terra incolta. Tutti noi, racchiusi, in quanto non ancora nati, negli organi riproduttivi di Adamo ed Eva, fummo scacciati con loro.

      9. Ai due peccatori volontari umani fu forse offerta una speranza diversa da quella contenuta nel comando che Dio aveva dato ad Adamo, e che dire della loro progenie, noi inclusi?

      9 Nessun’altra prospettiva diversa da quella esposta nel comando che Dio aveva dato ad Adamo fu offerta a quegli originali peccatori volontari, Adamo ed Eva. Giustamente non fu offerta loro alcuna speranza, perché avevano disprezzato l’originale speranza data loro da Dio. Ma noi, loro discendenti non responsabili, fummo lasciati senza speranza? No davvero!

      SPERANZA DATA DA DIO

      10. Chi fu il primo a essere condannato in Eden, come venne chiamato e che esito avrebbe avuto per lui il conflitto?

      10 Le parole di speranza non furono rivolte direttamente ad Adamo ed Eva; essi semplicemente le sentirono pronunciare. Le parole di Dio che contenevano una ragione di speranza per noi furono rivolte allo spirito ribelle che aveva scaltramente usato il serpente per indurre Eva a diventare la sua profetessa. Costui fu stigmatizzato col nome di Satana il Diavolo. Essendo l’originatore dell’astuzia e della frode allo scopo di ingannare, ed essendosi servito di un serpente in Eden, fu chiamato anche “l’originale serpente”. (Riv. 12:9; 20:2) Questa creatura spirituale che volle fare di sé un dio, e che fu il primo a mentire alla donna e contro Dio, fu anche il primo contro cui fu emanata una decisione giudiziaria in Eden. Su di lui Dio pronunciò la maledizione e quindi predisse la lotta nella quale “l’originale serpente” e quelli che si sarebbero schierati dalla sua parte nel conflitto avrebbero subito la disfatta.

      11. In che modo la sentenza contro “l’originale serpente” diede adito a una speranza per la progenie di Adamo ed Eva?

      11 All’“originale serpente” Dio disse: “E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti ferirà la testa e tu gli ferirai il calcagno”. (Gen. 3:14, 15) Sarebbe stato l’annientamento dell’“originale serpente” e della sua progenie. Ma questa decisione giudiziaria di Dio offriva qualche motivo di speranza alla futura progenie di Adamo ed Eva? No, non direttamente, ma solo implicitamente o per deduzione.

      12. Le parole che Dio rivolse a Satana chiamarono in causa quale “donna”, e perché non può trattarsi di Maria, madre di Gesù?

      12 Ecco che entra in scena una donna. Chi doveva essere? Doveva essere colei che avrebbe mostrato inimicizia, odio, per “l’originale serpente” e la sua progenie. Non poteva essere Eva, che aveva fatto di sé una falsa profetessa dell’“originale serpente”, e si era lasciata persuadere che Geova Dio era bugiardo. Non poteva essere neanche Maria, la madre di Gesù Cristo. Sarebbero passati quattromila anni prima che nascesse questa ragazza ebrea discendente di Abraamo e sotto la Legge ebraica. Il suo figlio primogenito, Gesù, visse sulla terra solo 33 anni e mezzo. Quando vide quello che “l’originale serpente” fece fare sul Calvario contro il figlio da lei miracolosamente avuto, la madre terrena di Gesù aveva già vissuto la maggior parte della sua vita. Quindi avrebbe potuto nutrire inimicizia per “l’originale serpente” solo per alcuni decenni.

      13. Solo chi o che cosa poteva essere la “donna” menzionata, e in quale posizione fu lieta di essere posta in relazione al simbolico serpente e alla sua progenie?

      13 Logicamente la “donna” della profezia di Dio doveva essere in vita e in ascolto quando Dio parlò all’“originale serpente” in Eden. La simbolica “donna” doveva sopravvivere alla morte di Eva, fino al tempo stabilito da Dio perché la “donna” generasse il promesso “seme”, il che avvenne più di tremila anni dopo la morte di Eva. Quindi, chi poteva essere questa simbolica “donna” se non la stessa “donna” di Dio, vale a dire la sua organizzazione celeste composta di sante creature spirituali che rifiutarono di unirsi all’“originale serpente” nella ribellione? Questi rispettarono il matrimonio di Dio con la sua fedele organizzazione universale e non divorziarono da Lui per unirsi all’organizzazione che avrebbe sposato “l’originale serpente”. Essi furono molto contenti che Dio ponesse inimicizia fra loro e l’organizzato “seme” dell’“originale serpente”.

      14. (a) Quale prospettiva fu quindi offerta alla “donna” di Dio? (b) Noi siamo forse nati come figli di Dio, ma quale speranza può avere l’umanità?

      14 In Eden Dio diede dunque alla sua organizzazione celeste simile a una moglie la prospettiva di diventare madre. Da quel momento in poi poteva sperare di diventare la madre del “seme” di cui suo Marito, Geova Dio, sarebbe stato il Padre. Per la sua “donna” valeva la pena aspettare per quattromila anni la realizzazione di questa speranza. Fu disposta a soffrire le pene che questo poteva comportare, come accade alla donna simbolica vista nella visione descritta dall’apostolo Giovanni in Rivelazione 12:1-5. La maternità è un desiderio normale di tutte le donne adulte. Quindi perché non dare alla celeste organizzazione o donna di Dio la possibilità di diventare madre? Appropriatamente fu data alla “donna” di Dio la speranza della maternità prima che Dio concedesse misericordiosamente a Eva, moglie del peccatore Adamo, di diventare madre fuori dell’Eden. Ma quello che Dio disse alla peccatrice Eva fu tutt’altro che una benedizione: “Aumenterò grandemente la pena della tua gravidanza; con doglie partorirai figli”. (Genesi 3:16 in contrasto con 1:28). Nel trasmettere alla progenie informazioni sulla profezia di Dio relativa al “seme” della “donna”, Adamo non agì in qualità di profeta di Dio; né sua moglie Eva agì in qualità di profetessa di Dio. Sia che Adamo ed Eva credessero alla promessa di Dio riportata in Genesi 3:15 o no, Dio volle che la loro progenie basasse la speranza su quella promessa. Benché Adamo fosse stato creato come “figlio di Dio”, noi, suoi discendenti imperfetti ai quali è stato trasmesso il peccato, non siamo nati come figli di Geova Dio. (Luca 3:38) Perciò non abbiamo per natura la testimonianza dello spirito santo di Dio che attesti insieme al nostro spirito umano che siamo figli di Dio. Ma c’è qualche speranza di tornare nella famiglia dei figli di Dio? Sì, c’è!

      15. Cosa indicherebbe il fatto che oggi sulla terra ci sono ancora oltre 4 miliardi di uomini?

      15 Se per noi non ci fosse speranza, perché Dio avrebbe lasciato che nascessero tanti figli di Adamo ed Eva, oltre cento generazioni finora? Oggigiorno, dopo tutte le guerre e altre catastrofi oltre alle malattie e alla morte naturale, sono in vita più di 4.200 milioni di persone e si predice che per il 2000 ci saranno sulla terra sei miliardi di esseri umani. Tutto questo è stato invano? Evidentemente no!

      16. (a) A causa dell’impotenza umana, da chi dipende la realizzazione della speranza della creazione? (b) La nascita e la vita terrena di chi segnarono una svolta nella storia umana?

      16 L’uomo non è in grado di cavarsela da solo. Eppure la sorte della creazione umana non è senza speranza, nonostante l’aspetto poco promettente delle cose. Questo non dipende da qualcosa che l’uomo stesso possa fare, ma si basa solidamente su ciò che Dio ha già fatto e farà ancora secondo la sua infallibile promessa. Avendo Dio permesso la nascita di una settantina di generazioni da Adamo ed Eva, il suo Figlio celeste poté nascere come uomo, Gesù Cristo. Sulla terra questo Figlio di Dio compì la volontà di Dio per il bene di tutta l’umanità. Questo segnò una svolta nella storia umana!

      LA CREAZIONE UMANA “SOTTOPOSTA ALLA FUTILITÀ” CON LA SPERANZA DELLA LIBERTÀ

      17. In Romani 8:19-24, cosa scrisse l’apostolo Paolo sul fatto che l’umanità è sottoposta alla futilità, e disse che la creazione geme in attesa di che cosa?

      17 Circa 23 anni dopo che Gesù Cristo aveva terminato la sua vita terrena ed era di nuovo asceso in cielo, l’apostolo Paolo scrisse alla congregazione di Roma: “L’ansiosa aspettazione della creazione [umana] attende la rivelazione dei figli di Dio. Poiché la creazione fu sottoposta alla futilità, non di propria volontà ma per mezzo di colui che la sottopose, in base alla speranza che la creazione stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù alla corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio. Poiché sappiamo che tutta la creazione continua a gemere insieme ed è in pena insieme fino ad ora. Non solo questo, ma anche noi stessi che abbiamo le primizie, cioè lo spirito, sì, noi stessi gemiamo in noi medesimi, mentre aspettiamo ansiosamente l’adozione quali figli, la liberazione dal nostro corpo mediante il riscatto. Poiché siamo stati salvati in questa speranza”. — Rom. 8:19-24.

      18. (a) Chi fu a sottoporre tutta la creazione umana alla futilità, e in che modo? (b) Dove ci hanno portato le istituzioni umane, e il pericolo incombente costituisce forse “l’ansiosa aspettazione” della creazione che geme?

      18 Colui per mezzo del quale la creazione umana fu sottoposta alla futilità o frustrazione è Dio. Non vi fummo sottoposti di nostra propria volontà, in quanto non siamo stati noi a decidere di nascere. Dio ha voluto che venissimo all’esistenza, nonostante la condanna a morte di Adamo ed Eva. (Gen. 3:16-24; 5:1-4) Tuttavia non siamo nati con la “gloriosa libertà” che Adamo ed Eva ebbero dapprima nel giardino di Eden quali “figli di Dio”. Siamo nati nella “schiavitù alla corruzione”, sotto la condanna di tutta la progenie di Adamo alla morte. (Rom. 5:12) Perciò non possiamo salvare noi stessi. Tutti i nostri sforzi sarebbero condannati alla futilità, alla frustrazione. Dove ci hanno portato tutti i tentativi dei governi umani? Qual è stato a tutt’oggi il risultato di tutte le imprese sociali, economiche, finanziarie, mediche e scientifiche dell’ambiziosa umanità? Tutti siamo ancora soggetti a corruzione mentale, fisica e morale. E ora sembra che una guerra nucleare con missili balistici intercontinentali che emergono dai mari e piovono dai cieli possa segnare la nostra improvvisa fine. Questo può essere descritto come un’“ansiosa aspettazione” della creazione gemente?

      19. A che scopo Dio sottopose l’uomo decaduto alla futilità o frustrazione, ma lo fece in base a quale speranza?

      19 Comunque il Creatore dell’uomo non è soggetto a futilità o frustrazione. Il corrotto genere umano non può frustrare il proposito del Creatore. Quindi egli stesso è per noi una speranza. Perciò vuole che riponiamo la nostra fiducia in lui, non in noi stessi. Ci ha assoggettati tutti all’incapacità umana, affinché non avessimo motivo di riporre speranza in noi stessi. Essendo l’unica Fonte di speranza, egli ha sottoposto l’umanità alla futilità, ma non senza speranza. Anzi, come dice Romani 8:20, 21, “in base alla speranza che la creazione stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù alla corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio”.

      20. (a) Il cosiddetto “mondo libero” gode forse la “gloriosa libertà dei figli di Dio”? (b) L’“ansiosa aspettazione della creazione” attende la rivelazione di chi?

      20 Oggi gli esponenti di una certa ideologia politica definiscono il loro reame “il mondo libero” in contrasto con la popolazione sotto opposti regimi. Ma qualunque sia la pretesa di gruppi politici in conflitto, nessuno di loro ha la “gloriosa libertà dei figli di Dio”. Solo l’Iddio e Padre del Signore Gesù Cristo offre alla famiglia umana la speranza di tornare nella relazione che Adamo ed Eva avevano con lui quando li creò in Eden. Ma perché ciò si realizzi è necessario attendere un’azione futura da parte di Dio. Apprendiamo di che si tratta dalle parole dell’apostolo: “L’ansiosa aspettazione della creazione attende la rivelazione dei figli di Dio”. (Rom. 8:19) L’apostolo Paolo, che scrisse le parole di Romani 8:15-17, si classificò fra quei “figli di Dio”.

      21. Chi è il principale di quei “figli di Dio”, e come fu ferito al “calcagno”, e a che scopo, secondo Ebrei 2:14, 15?

      21 Tali speciali “figli di Dio” sono il seme della “donna” di Dio, di cui si parla nella profezia di Genesi 3:15 fatta da Dio in Eden. Il principale componente di questo “seme” della celeste organizzazione di Dio è Gesù Cristo, al quale Dio permise che “l’originale serpente” ferisse il calcagno alla sua morte sul palo di tortura nel 33 E.V. Ma Dio sanò quella ferita al calcagno risuscitando il suo fedele Figlio il terzo giorno dopo la sua morte. Essendo risuscitato come celeste Figlio spirituale di Dio, e non come un Figlio umano, poté essere riaccolto dalla celeste “donna” di Dio. Questi, come dice Ebrei 2:14, 15, ‘ridurrà a nulla colui che ha i mezzi per causare la morte, cioè il Diavolo; ed emanciperà tutti quelli che per timore della morte erano per tutta la vita sottoposti a schiavitù’.

      22. Chi sono i membri secondari del “seme” della “donna” di Dio?

      22 Componenti secondari del “seme” della composita “donna” di Dio sono i discepoli di Gesù Cristo, quelli generati dallo spirito di Dio per diventare spirituali “figli di Dio” e coeredi del loro fratello maggiore, Gesù Cristo, in cielo.

      23. In base a I Pietro 1:3, 4, a quale speranza Dio ha generato i membri secondari del “seme”, e questa speranza è ancora viva dopo tanto tempo?

      23 L’apostolo Pietro parla della loro speranza celeste come di una speranza “viva” scrivendo loro: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, poiché secondo la sua grande misericordia ci ha rigenerati ad una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole. Essa è riservata nei cieli per voi”. (I Piet. 1:3, 4) Questa loro speranza è ancora “viva” oggi. Non è svanita a causa di qualche apparente ritardo nella sua realizzazione per il loro rimanente ancora sulla terra. Essi si aspettano di veder presto realizzata questa speranza al tempo stabilito dal loro Dio e Padre, Geova. L’apostolo Paolo richiama alla nostra mente Genesi 3:15, scrivendo alla congregazione di Roma generata dallo spirito: “L’Iddio che dà pace stritolerà fra breve Satana sotto i vostri piedi”. — Rom. 16:20.

      24. Chi aspetta con ansia la rivelazione di quei “figli di Dio”, e dopo quale evento avrà luogo quella rivelazione?

      24 La “rivelazione” di questi “figli di Dio” insieme al principale Figlio di Dio, Gesù Cristo, nel prossimo futuro, è l’oggetto dell’“ansiosa aspettazione della creazione” umana. Ma subito prima di tale evento ci aspettiamo la “grande tribolazione” che il Padre celeste, Geova Dio, farà abbattere sugli oppositori e persecutori che fanno tribolare i suoi figli spirituali e i loro leali compagni. — Riv. 7:14, 15; II Tess. 1:6-10.

  • Perché la realizzazione delle nostre speranze è certa
    La Torre di Guardia 1980 | 1° ottobre
    • Perché la realizzazione delle nostre speranze è certa

      “Dio fa cooperare tutte le sue opere per il bene di quelli che amano Dio”. — Rom. 8:28.

      1. In questo XX secolo, di che cosa sono stati informati un crescente numero di appartenenti alla creazione gemente, e com’è la loro speranza dopo tutti questi decenni e perché?

      NEL nostro ventesimo secolo un crescente numero di componenti della creazione umana sono stati informati della prossima “rivelazione dei figli di Dio”, e sanno cosa aspettarsi fra breve. Nonostante tutte le ‘pene e i gemiti’ a cui la creazione umana è stata sottoposta fino ad ora, costoro, essendo informati, mentre attendono si rallegrano nella speranza. Benché siano trascorsi decenni da che cominciò a formarsi questa “grande folla”, la loro speranza è ancora viva. Come un “albero di vita”, è viva nel loro cuore, perché si basa sulla promessa di Dio scritta nelle pagine della Bibbia. — Prov. 13:12; Riv. 7:9; 21:5; Rom. 8:19-22.

      2. (a) La “grande folla” prega per la rivendicazione di quale giusto diritto di Geova Dio? (b) Pregando “sia santificato il tuo nome”, quale azione invocano e quando si adempirà?

      2 Soprattutto sperano nella pronta rivendicazione della sovranità di Geova, il Creatore. Riconoscono che egli è giusto nell’esercitare la sovranità sopra tutto l’universo da lui creato. Quindi sono irremovibilmente contro “l’originale serpente”, Satana il Diavolo, che giudica male e travisa la sovranità di Geova e che le ha messo contro la maggioranza della creazione umana. Rivolgono a Geova la preghiera del Padre Nostro dicendo: “Sia santificato il tuo nome”. (Matt. 6:9, 10) Quindi pregano che Geova stesso santifichi il suo nome. Egli esaudirà questa preghiera durante l’imminente “grande tribolazione”, che raggiungerà il culmine nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon e in seguito alla quale “l’originale serpente” e tutto il suo “seme” demonico saranno legati e inabissati. — Ezec. 36:23; 38:16, 23; 39:27; Riv. 16:14, 16; 20:1, 2.

      3. Secondo Rivelazione 7:9, 10, la “grande folla” piena di speranza sopravvivrà per essere testimone di quali eventi?

      3 La “grande folla” piena di speranza sopravvivrà per essere testimone della rivendicazione della sovranità universale di Geova e della santificazione del suo nome. Molto appropriatamente Rivelazione 7:9, 10 li raffigura profeticamente mentre stanno poi in piedi davanti al trono del rivendicato Iddio e davanti al Figlio che si sacrificò, Gesù Cristo, e dicono con gratitudine: “La salvezza la dobbiamo al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello”.

      4. Non condividendo i timori delle persone del mondo, cosa fa la “grande folla” con mitezza e profondo rispetto davanti alle autorità mondane?

      4 Nell’attuale situazione prima che inizi la “grande tribolazione”, mentre il mondo è paralizzato dal timore, la “grande folla” non teme quello che teme la gente del mondo. Con coraggio ubbidiscono a quello che scrisse l’apostolo Pietro: “Santificate il Cristo come Signore nei vostri cuori, sempre pronti a fare una difesa dinanzi a chiunque vi chieda ragione della vostra speranza, ma con mitezza e profondo rispetto”. — I Piet. 3:15.

      5. Come prendono parte all’adempimento della profezia di Gesù riportata in Matteo 24:14, e come reagiscono al comando di Gesù in Matteo 28:19, 20?

      5 Altruisticamente parlano della loro gloriosa speranza con tutti. Così prendono parte all’adempimento della profezia di Gesù: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”. Ora è più urgente che mai ubbidire al comando di Gesù: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole . . . insegnando loro”. — Matt. 24:14; 28:19, 20.

      6. Perché possiamo ritenerci privilegiati rispetto ai cristiani degli scorsi secoli che avevano la stessa speranza?

      6 Nessuno ha una speranza come la nostra, basata sulla Bibbia. È la cosa migliore che possiamo offrire ad altri. La nostra speranza è un tesoro di cui ci rallegriamo. “Rallegratevi nella speranza”, ci viene detto. (Rom. 12:12) Possiamo attendere fiduciosamente che si realizzi presto. Non invano ne attendiamo con perseveranza la realizzazione. I primi cristiani attesero quello che noi vedremo adempiersi. Avremo il meraviglioso privilegio di assistere alla sua grandiosa realizzazione.

      LE OPERE DI DIO COOPERANO PER IL BENE

      7, 8. (a) Perché ciò che attendiamo non è impossibile? (b) A questo proposito, com’è indicato in Romani 8:28-30, cosa sapeva l’apostolo Paolo che sappiamo anche noi oggi?

      7 Ciò che speriamo non è impossibile, perché è scritto nella Parola di Dio. Nulla di ciò che vi è scritto Gli è impossibile! Egli non può non mantenere la sua splendida promessa, perché è l’Iddio Onnipotente. Se lo amiamo e gli dimostriamo il nostro amore con l’ubbidienza, egli non mancherà di mantenere tutte le sue buone e splendide promesse. Lo sappiamo come lo sapeva l’apostolo Paolo nel I secolo E.V. In Romani 8:28-30, scritto verso l’anno 56 E.V., Paolo disse:

      8 “Ora sappiamo che Dio fa cooperare tutte le sue opere per il bene di quelli che amano Dioa, quelli che son chiamati secondo il suo proposito; perché quelli ai quali diede il suo primo riconoscimento ha anche preordinati ad essere modellati secondo l’immagine del suo Figlio, affinché sia il primogenito tra molti fratelli. Inoltre, quelli che ha preordinati sono quelli che ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati son quelli che ha anche dichiarati giusti. Infine quelli che ha dichiarati giusti sono quelli che ha anche glorificati”.

      9. Come traducono Romani 8:28 la versione di Giovanni Diodati e qualche altra traduzione della Bibbia, ma in che modo altre versioni moderne traducono in maniera simile alla Traduzione del Nuovo Mondo?

      9 Nella versione della Bibbia di Giovanni Diodati Romani 8:28 è così tradotto: “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene, a coloro che amano Iddio; i quali son chiamati secondo il suo proponimento”. Alcune versioni moderne traducono questo versetto biblico allo stesso modo. (Versione Riveduta; CEI; ecc.) Tuttavia la Bibbia Concordata traduce: “Ora noi sappiamo che per coloro che amano Dio egli fa cooperare ogni cosa al bene, per coloro cioè che sono chiamati secondo il suo disegno prestabilito”. La versione a cura di mons. Garofalo lo rende così: “Sappiamo ancora che Dio fa cooperare tutto al bene di coloro che lo amano”. La versione a cura di Fulvio Nardoni traduce: “Noi sappiamo che per coloro che amano Iddio, egli coopera tutto al bene”. — Vedi anche Parola del Signore, Il Nuovo Testamento e The Authentic New Testament, di Schonfield, p. 338, par. 2.

      10, 11. (a) Quali opere sono quelle che Dio fa cooperare per il bene dei chiamati? (b) Che tipo di azioni individuali non si possono includere tra “tutte le cose” menzionate in Romani 8:28?

      10 Tutte le cose indicate in Romani 8:28-30 sono opere di Dio, non dell’uomo. Sono le opere di Dio quelle che, secondo quanto è scritto, egli fa cooperare per il bene dei chiamati che lo amano, perché vuole che ricevano il Regno a cui li ha chiamati. Se però qualcuno che pretende d’essere un cristiano battezzato in attesa di ricevere il regno celeste commette un’azione che non è in armonia con la chiamata celeste, non possiamo aspettarci che Dio faccia operare quella particolare azione per il bene del trasgressore, e nemmeno che tale azione opererà automaticamente per il suo bene. Per esempio, se un cristiano che dice di avere la chiamata celeste s’impegna con eccessivo vigore in un’attività sportiva e si rompe una gamba o una caviglia, Dio farà forse in modo che tale trauma operi per il bene dello sportivo? Oppure, se in un momento di debolezza, cedendo a inclinazioni errate, un cristiano chiamato decidesse, spinto dalla curiosità, di passare per una strada poco raccomandabile, forse per vedere quelli che vanno con le prostitute, ed egli stesso cadesse vittima dell’allettamento di una prostituta e commettesse fornicazione, possiamo aspettarci che Dio faccia in modo che quell’esperienza operi per il bene del peccatore? Mettere in tal modo Dio alla prova può operare per il bene?

      11 L’esito di un simile danno fisico o morale dipende interamente dalla persona implicata, a seconda di come reagirà alle conseguenze del suo comportamento malaccorto. Da quella dura esperienza potrebbe imparare una lezione. Ma il fatto che impari una lezione significa forse che l’intera faccenda divenga un’opera di Dio, dal momento che Egli potrebbe mostrargli misericordia? Certamente no! Non si può includere nell’espressione “tutte le cose” usata da Paolo in Romani 8:28.

      12. Come sono tutte le opere di Dio elencate in Romani 8:29, 30, e in quale ordine Paolo le elenca?

      12 Se leggiamo i versetti 29 e 30 e notiamo quali opere di Dio vi sono menzionate, comprendiamo che, senza eccezione, tutte le opere di Dio nei confronti del cristiano preordinato e chiamato sono buone. Inoltre, esse cooperano per il bene dell’erede al Regno in ogni fase dell’azione di Dio. Passando in rassegna in senso inverso queste fasi, Paolo scrive: “Perché quelli ai quali diede il suo primo riconoscimento ha anche preordinati ad essere modellati secondo l’immagine del suo Figlio, affinché sia il primogenito tra molti fratelli. Inoltre, quelli che ha preordinati sono quelli che ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati son quelli che ha anche dichiarati giusti. Infine quelli che ha dichiarati giusti sono quelli che ha anche glorificati”.

      13. (a) Quand’è che Dio glorifica quelli che sono poi dichiarati giusti? (b) Su che base vengono dichiarati giusti?

      13 Quand’è che Dio li glorifica? Quando dà ai prescelti lo splendore della conoscenza del suo Figlio primogenito ora innalzato alla Sua destra. In tal modo Dio li avvia lungo la strada che conduce alla gloria celeste. Dopo quest’opera iniziale da parte sua, Dio può dichiararli giusti, sempre che ripongano fede nel glorificato Cristo fino al punto di presentarsi e dedicarsi a Dio senza riserve.

      14. (a) Come si entra fra i “chiamati” di Dio? (b) Come si viene inclusi fra i “preordinati”?

      14 A questo punto, in che modo Dio chiama un dedicato e battezzato discepolo del suo glorificato Figlio per poterlo ‘trasferire nel regno del figlio del suo amore’? (Col. 1:13) Dio fa questo generandolo col suo spirito perché divenga un figlio di Dio generato dallo spirito. Allora Dio può chiamare o invitare tale figlio spirituale a far parte del regno celeste, cosa possibile solo a quelli che infine risuscitano alla vita spirituale in cielo. (I Cor. 15:43-50) Dio preordinò che suo Figlio avesse un corpo di fratelli dotati della stessa natura divina e modellati secondo l’immagine del suo primogenito, Gesù Cristo. Perciò, dopo essere stato chiamato, il figlio di Dio generato dallo spirito diviene membro della classe preordinata, e deve mostrarsi fedele fino alla morte terrena. Dio preordinò questa classe, e non nominativamente i singoli individui che la compongono. Dio preordinò che il numero dei fratelli spirituali di Cristo fosse di 144.000, ma in relazione a ciò non è specificato il nome di nessuna persona. — Riv. 14:1-3.

      15. Quando e come Dio diede “il suo primo riconoscimento” ai preordinati?

      15 In Romani 8:29, 30 l’apostolo Paolo indica che alla classe di cristiani che Dio glorifica, dando loro onore e dignità, che dichiara giusti, che chiama e preordina, Egli “diede il suo primo riconoscimento”. Questo è ciò che Dio fece nel giardino di Eden quando pronunciò la profezia riguardo al “seme” della sua “donna” e l’esito vittorioso per quel “seme”. (Gen. 3:15) Perciò, millenni prima che quel “seme” venisse all’esistenza, Dio fu il primo a riconoscerne la necessità e lo speciale incarico. Da allora in poi Dio diede “il suo primo riconoscimento” al suo obbligo di produrre tale “seme”. Questo occupò quindi il primo posto nel programma di Dio. In armonia con ciò, Dio tenne a mente e in cuore ciò che aveva considerato degno del suo “primo riconoscimento” per tutto il tempo fino all’arrivo di quel “seme” nella persona di suo Figlio Gesù Cristo e dei fedeli discepoli di suo Figlio generati dallo spirito. Per tutto quel tempo fino a che fu suscitato il “seme”, Dio lo tenne presente e gli attribuì un riconoscimento di speciale favore.

      16. (a) In che modo ciascuna di “tutte le sue opere” elencate in Romani 8:28-30 svolge un suo ruolo? (b) Cos’è dunque certo per tutti quelli “chiamati secondo il suo proposito”?

      16 Quindi, dall’inizio alla fine, di chi sono le “opere” elencate in Romani 8:28-30? Sono le “opere” di Dio. E dato che egli è un Dio coerente, in perfetta armonia con se stesso in ogni sua azione, egli “fa cooperare tutte le sue opere per il bene di quelli che amano Dio”. Nemmeno una di “tutte le sue opere” è in contrasto col resto delle sue benefiche opere. Tali opere procedono in modo ordinato, conducendo ciascuna all’altra e preparandole la via. Il proposito di Dio è magnifico, ed egli sa esattamente come portarlo a termine con successo. Quindi “quelli che son chiamati secondo il suo proposito” possono essere certi che egli non verrà mai meno. Se rimangono fedeli e cooperano amorevolmente con lui, possono essere certi di partecipare all’adempimento del suo proposito prendendo parte attiva al suo regno celeste insieme con Gesù Cristo.

      UN’ALTRA CLASSE PRECONOSCIUTA

      17. Quale amorevole proposito aveva Dio in relazione con i chiamati e preordinati, e da quando?

      17 Dio ha un amorevole proposito da adempiere mediante i “chiamati” ai quali diede il suo “primo riconoscimento”. Questo fu chiaramente indicato 2.083 anni dopo la creazione di Adamo, cioè nel 1943 a.E.V. Allora Dio disse al fedele patriarca Abraamo: “Tutte le famiglie della terra per certo si benediranno per mezzo di te”. Questa benedizione abbracciava quindi il mondo intero e doveva arrivare tramite il “seme” di Abraamo. (Gen. 12:1-3; 22:17, 18) Questo “seme” preordinato è composto da Gesù Cristo e dai suoi 144.000 discepoli “chiamati”. (Riv. 7:1-8; 14:1-3; Gal. 3:16, 29) La semplice promessa che Dio fece ad Abraamo mostrò la Sua prescienza in relazione a una classe del “seme”, senza precisarne il numero. Solo l’ultimo libro della Bibbia ce ne fornisce il numero.

      18. Nei tempi antichi, prima di Cristo, Dio si servì di individui e di gruppi come tipi o figure profetiche di chi?

      18 Nei tempi antichi, prima di Cristo, ci furono individui e gruppi che mostrarono amicizia ai discendenti naturali di Abraamo. Dio li impiegò come tipi o illustrazioni profetiche di uomini dei nostri giorni che sarebbero divenuti amici e compagni del piccolo rimanente di “chiamati” ancora sulla terra.

      19. Quale descrizione di questi attivi compagni del rimanente dei discepoli di Cristo “chiamati” è riportata in Rivelazione 7:9-14, e quale privilegio avranno nel prossimo futuro?

      19 Proprio l’ultimo libro della Bibbia, scritto dall’apostolo Giovanni verso l’anno 96 E.V., predisse e raffigurò questi attivi compagni del rimanente dei “chiamati” come un’innumerevole “grande folla”. I membri di questa “grande folla” saranno conservati in vita attraverso l’imminente “grande tribolazione”, sì, attraverso la “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon, ed entreranno in un nuovo ordine su una terra purificata sotto il regno millenario di Gesù Cristo e dei suoi 144.000 “chiamati”. Il quadro profetico di questa “grande folla” descritto in Rivelazione 7:9-14 fu spiegato con discorsi e stampato sulle pubblicazioni nell’anno 1935. — Riv. 16:14, 16.

      20. Dal 1935 quanti tipi e profezie relativi alla grande folla sono stati spiegati nelle nostre pubblicazioni, e perché la loro speranza, anche se unica, si realizzerà certamente?

      20 Nei 45 anni trascorsi le pubblicazioni della Watch Tower Society hanno spiegato almeno 42 tipi o figure profetiche di quella “grande folla” che sopravvivrà ad Har-Maghedon. (Vedi il libro You May Survive Armageddon into God’s New World, pubblicato nel 1955, pagine 367, 368). Tutti quei tipi e quelle profezie mostrano che Dio si era prefisso solo il bene verso questa predetta “grande folla”. Questo perché anch’essi lo amano. Molti di loro sono stati pronti a dar prova del loro incrollabile amore per lui subendo anche il martirio. Veramente la speranza posta dinanzi alla “grande folla” non è stata offerta alla grande maggioranza della creazione umana. Anche se la loro è una speranza unica, meravigliosa, essi ne attendono con fiducia l’imminente realizzazione. Questa loro speranza viva non sarà affatto delusa, poiché l’Iddio che dà speranza è fedele. Degna di fede e di sicuro adempimento è la promessa che Dio ha fatto loro: “Colui che siede sul trono spiegherà su loro la sua tenda. Non avranno più fame né sete, né li colpirà più il sole né ardore alcuno, perché l’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascerà e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lagrima dai loro occhi”. — Riv. 7:15-17.

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi