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  • La misericordia di Dio verso gli uomini nel ventesimo secolo
    La Torre di Guardia 1976 | 15 agosto
    • La misericordia di Dio verso gli uomini nel ventesimo secolo

      “Come dice anche in Osea: ‘Quelli che non sono mio popolo chiamerò “mio popolo”, e colei che non era diletta “diletta”; e nel luogo dove fu detto loro: “Voi non siete mio popolo”, ivi saranno chiamati “figli dell’Iddio vivente”’”. — Rom. 9:25, 26.

      1. Di quale misericordia dei mariti possono oggi esser liete le mogli?

      SIAMO tutti lieti che quando nascemmo i nostri genitori ebbero misericordia di noi che eravamo indifesi. Le mogli sono liete quando il marito mostra loro misericordia tenendo conto dei disturbi femminili, dei turbamenti emotivi e delle debolezze femminili. Tali mogli possono considerare valida ancor oggi l’esortazione alla misericordia data diciannove secoli fa: “Mariti, continuate a dimorare in maniera simile con loro secondo conoscenza, assegnando loro onore come a un vaso più debole, il femminile, giacché siete anche eredi con loro dell’immeritato favore della vita”. — 1 Piet. 3:7.

      2. Perché alcuni non sono felici dell’odierna misericordia di Dio, pensando d’essere più misericordiosi di lui?

      2 Esistono ancora persone che si sforzano di mettere in pratica nella loro vita le parole tratte dal famoso Sermone del monte: “Felici i misericordiosi, poiché sarà loro mostrata misericordia”. (Matt. 5:7) Sono felici perché imitano il Creatore dell’uomo che mostra misericordia alla nostra razza ostinata. Un crescente numero d’altri mette in dubbio che la misericordia sia una qualità del Creatore. Essi si lamentano, dicendo: “Se c’è un Dio, perché permette tutta questa malvagità e tempi così difficili sulla terra? Se è onnipotente, perché non ci mostra un po’ di misericordia e considerazione e non pone fine a tutto questo, lasciandoci godere la vita?” Tali persone rischiano d’essere vittime della sconcertante teoria secondo cui “Dio è morto!”, vale a dire “morto” in quanto al mostrare misericordioso interesse all’umanità. Forse pensano d’essere più misericordiosi con altri di quanto non lo sia tale Dio “morto”. Non vedono nessuna prova della misericordia di Dio nel ventesimo secolo.

      3. In che modo il fatto che Dio ha tollerato finora la malvagità è stato per uno scopo misericordioso verso di noi?

      3 Tuttavia, ci siamo mai soffermati a pensare che se Dio ha permesso la malvagità e tali difficili condizioni può averlo fatto in realtà per uno scopo misericordioso? Ad esempio, se non fosse stata tollerata la malvagità, Dio non avrebbe potuto contemporaneamente mostrare misericordia. Non è esistita la malvagità sulla terra per migliaia d’anni prima che nascessimo noi? Sì! Quindi, se l’Iddio Onnipotente avesse posto fine a tale malvagità prima del nostro tempo, saremmo noi qui sulla terra e vivi?

      4. Quali otto persone dobbiamo ringraziare se siamo vivi oggi, e perché?

      4 Esaminando alcuni racconti storici autentici vediamo che il Creatore del cielo e della terra pose fine alla violenza e alla malvagità in tutto il mondo più di quarantatré secoli fa, nel 2370 a.E.V. Egli mandò un diluvio universale al quale sopravvissero solo otto persone, che si salvarono in un’enorme arca impermeabilizzata. Perciò, quella catastrofe mondiale interruppe ogni possibile linea di discendenza di tutte le decine di migliaia di famiglie che non entrarono nell’arca costruita da Noè e dai suoi tre figli. Dobbiamo ringraziare Noè, Sem, Cam e Iafet e le loro mogli fedeli se siamo vivi oggi in questo ventesimo secolo. — Gen. da 6:1 a 9:19.

      5, 6. (a) Quale domanda sorge riguardo alla durata della misericordia di Dio? (b) Quale punto di vista equilibrato ci dà Paolo in Romani 9:21-26?

      5 In realtà, non possiamo dunque considerare la nostra attuale esistenza come prova della misericordia di Dio? Sì, nonostante tutta la violenza e l’aumento dell’illegalità che contrassegnano il ventesimo secolo. Ma ora sorge un’importante domanda: Per quanto tempo ancora Dio sopporterà questa malvagità in tutto il mondo solo per amore di quelli che si avvalgono della sua pazienza e misericordia? Non per molto tempo ancora, secondo ogni indicazione della Bibbia. Non lamentiamoci dunque se Dio ha permesso il male sulla terra. Piuttosto, valiamoci della misericordia divina. In tal caso, tra breve, quando Dio porrà fine a tutta la malvagità esistente fra gli uomini, non porrà fine anche alla nostra vita. Misericordiosamente ci introdurrà in un nuovo ordine giusto e pacifico qui sulla terra. Quindi, assumiamo il punto di vista equilibrato dell’apostolo cristiano Paolo, che scrisse:

      6 “Che cosa? Non ha il vasaio autorità sull’argilla da fare dalla stessa massa un vaso per uso onorevole e un altro per uso disonorevole? Se, ora, Dio, benché avesse la volontà di dimostrare la sua ira e di far conoscere la sua potenza, tollerò con molta longanimità vasi d’ira resi adatti alla distruzione, onde egli facesse conoscere le ricchezze della sua gloria sui vasi di misericordia, che preparò in anticipo per la gloria, cioè noi, che ha chiamati non solo di fra i Giudei ma anche di fra le nazioni [gentili], che dire? Come dice anche in Osea: ‘Quelli che non sono mio popolo chiamerò “mio popolo”, e colei che non era diletta “diletta”; e nel luogo dove fu detto loro: “Voi non siete mio popolo”, ivi saranno chiamati “figli dell’Iddio vivente”’”. — Rom. 9:21-26; notare anche 1 Pietro 2:9, 10.

      IL PROBLEMA CONIUGALE DI DIO

      7. Chi fu Osea, e quale traduzione dei suoi scritti citò Paolo?

      7 Chi fu questo Osea, dai cui scritti l’apostolo Paolo prese le suddette citazioni? Fu un profeta del nono e ottavo secolo avanti la nostra Èra Volgare. L’apostolo Paolo citò Osea 1:10 e 2:23 dalla Versione dei Settanta greca. Ivi leggiamo: “Ma avverrà che nel luogo dove fu detto loro: Non siete Mio popolo, saranno chiamati figli dell’Iddio Vivente”. “E la pianterò per Me stesso nel paese e amerò colei che non era amata; e a quelli che non erano Mio popolo dirò: Sei Mio popolo: e diranno: Tu sei il Signore mio Dio”. — The Septuagint Bible di Charles Thomson.

      8. Quale problema esisteva fra Geova e quella che non era diletta, secondo le parole che fece pronunciare da Osea?

      8 È Geova Dio che parla così per mezzo del profeta ebreo Osea quale suo portavoce. Dicendo: “Amerò colei che non era amata”, o “Chiamerò . . . colei che non era diletta ‘diletta’”, Geova indicò che c’era stato qualche problema fra lui e colei che non aveva amato per qualche tempo. Da come Geova parla della cosa esisteva un problema coniugale fra lui e lei. Egli la paragona alla moglie di un uomo.

      9. Chi è quella di cui Geova parla come se fosse sposata con lui?

      9 Chi è questa di cui Geova parla come se fosse sposata con lui? Non è una singola donna letterale. Dalle sue stesse dichiarazioni Geova mostra che si tratta di un popolo, della nazione d’Israele discesa dai patriarchi Abraamo, Isacco e Giacobbe. Questa moglie è dunque una nazione, un’organizzazione. Geova era sposato all’organizzazione delle dodici tribù d’Israele. Come una moglie acquistata nel Medio Oriente, la nazione delle dodici tribù d’Israele era sposata al suo Dio, Geova.

      10. Quando, dove e come ebbe luogo questo matrimonio figurativo?

      10 Quando ebbe luogo questo matrimonio? Nell’anno 1513 a.E.V., dopo che Geova ebbe acquistato le dodici tribù d’Israele. Come? Liberandole dalla schiavitù nel paese d’Egitto. Allora, sotto la visibile guida del profeta Mosè, Geova le portò al monte Sinai nella penisola arabica. Lì, con la mediazione di Mosè fra Dio e l’uomo, Geova propose un vincolo d’unione fra sé e gli Israeliti liberati. Propose la stipulazione di un patto fra sé e loro. Questo patto si doveva basare su un codice di leggi a cui la nazione d’Israele avrebbe accettato di sottoporsi, così come in quei giorni la donna era sottoposta alla legge del marito. (Rom. 7:2) Dalla vetta del monte Sinai Geova disse agli Israeliti: “Ora se ubbidirete strettamente alla mia voce e osserverete in realtà il mio patto, per certo diverrete di fra tutti gli altri popoli la mia speciale proprietà, perché l’intera terra appartiene a me. E voi stessi mi diverrete un regno di sacerdoti e una nazione santa”. (Eso. 19:1-6) Essendo debitamente informati, gli Israeliti si impegnarono volontariamente a rispettare questo patto.

      11. In che modo la nazione d’Israele doveva preservare il legame matrimoniale fra sé e Geova?

      11 In questo modo, lì nel deserto del Sinai, ebbe luogo il matrimonio fra Geova come Marito celeste e la nazione d’Israele come figurativa moglie terrena. Questa relazione sacra fu convalidata con lo spargimento del sangue di sacrifici animali. Questo sangue fu spruzzato in parte sul libro della legge di Dio e in parte sul popolo d’Israele. (Eso. 24:1-8; Ebr. 9:19, 20) Da allora in poi, e finché il patto della Legge rimase in vigore, gli Israeliti furono obbligati a essere fedeli e leali a Geova loro Dio, come una donna dev’essere fedele e leale a suo marito. In base ai Dieci Comandamenti, erano obbligati ad adorare Geova come loro Dio senza servirsi di immagini. (Eso. 20:1-6) Dovevano considerarsi la sua “speciale proprietà”, non appartenenti ad alcun altro proprietario. Dovevano mantenersi separati dalle nazioni del mondo, come una nazione santa a Geova. Con questa condotta avrebbero preservato e mantenuto intatto il legame matrimoniale. — Ger. 2:2, 3; 31:31, 32.

      12. Perché è importante considerare l’antico matrimonio fra Geova e la nazione d’Israele e la sua moderna controparte?

      12 Oggi non è raro che matrimoni legali siano sciolti, anche se si tratta di matrimoni fra due persone, un uomo e una donna. Quindi, che ne sarebbe stato di un matrimonio fra Geova e un’intera nazione formata di milioni di persone? È una cosa che oggi dovrebbe interessarci, poiché quanto accadde a quel matrimonio dell’antichità prefigurò qualcosa che sarebbe accaduto in seguito a un matrimonio di quel genere. Quanto accadde al matrimonio di Geova con Israele influì solo su una nazione. Ma ciò che accade al suo successivo matrimonio influisce su tutto il mondo religioso, sì, sull’intera famiglia umana. Questo vuol dire che influisce su di noi. Quindi, è possibile che nel prossimo futuro si abbatta su tutti noi la calamità. Per questo è così importante considerare quell’antico matrimonio fra Geova e Israele e la sua controparte moderna.

      OSEA È IMPIEGATO IN MODO ILLUSTRATIVO

      13. Perché il regno d’Israele fu trasferito dalla famiglia di Saul alla famiglia di Davide, e in chi finì la linea della discendenza reale di Davide?

      13 Dopo alcuni secoli la nazione d’Israele non si accontentò più d’avere quale Re solo Geova, suo invisibile Marito celeste. Quindi nel 1117 a.E.V., dietro loro richiesta, egli autorizzò l’unzione del primo re umano della nazione, Saul della tribù di Beniamino. Saul fu infedele a Geova, perciò il diritto al regno su tutto Israele non rimase nella sua famiglia. Geova trasferì il regno a Davide figlio di Iesse della tribù di Giuda. Nel 1077 a.E.V. Davide cominciò a regnare. Nel 1070 a.E.V. fece di Gerusalemme la sua capitale di tutt’e dodici le tribù d’Israele. Poiché Davide rimase fedele alla giusta adorazione, Geova fece con lui un patto solenne per un regno eterno nella sua famiglia. Quindi la linea di discendenza reale di Davide sarebbe finita col Messia, che diviene un re eterno. — Atti 13:20-24; 2 Sam. 7:1-17.

      14, 15. (a) Perché e quando fu ridotto il regno della linea di discendenza del re Davide che passava per Salomone? (b) Come il regno delle dieci tribù d’Israele divenne adultero, e a quale dio si unì?

      14 Il primo successore di Davide, il re Salomone, si mostrò infine privo di saggezza allontanandosi dalla pura adorazione di Geova come Dio. Per punizione divina, il regno dei successori del re Salomone fu ridotto a due tribù, Giuda e Beniamino; questo avvenne dopo l’ascesa al trono di Roboamo figlio del re Salomone. Allora dieci tribù si separarono e stabilirono un regno indipendente con Geroboamo figlio di Nebat quale re. Questo re ribelle stabilì un’adorazione religiosa separata dall’adorazione di Geova praticata a Gerusalemme nel tempio di Salomone. Egli fece volgere il regno delle dieci tribù d’Israele all’adorazione di due vitelli d’oro, uno a Betel e l’altro a Dan. Ai giorni di Omri, il settimo re del regno delle dieci tribù d’Israele, fu costruita la città di Samaria che divenne la capitale della nazione.

      15 Acab, figlio del re Omri, stabilì a Samaria l’adorazione del dio sidone Baal e gli costruì un tempio. (1 Re 16:23-33) Con questa infedele condotta il regno delle dieci tribù divenne adultero, abbandonò il celeste Marito di tutto Israele e si unì immoralmente al falso dio Baal quale marito della nazione. — Osea 9:10.

      16. Come si comportarono sul piano religioso i re del regno di Giuda fino a Ezechia?

      16 Che dire dei re del regno delle due tribù di Giuda? Oscillarono tra la pura adorazione di Geova e la devozione a falsi dèi. Il re Acaz, dodicesimo re a contare da Davide, si volse alla falsa adorazione. Chiuse perfino le porte del tempio di Geova a Gerusalemme. Ma suo figlio, il re Ezechia, riaprì le porte del tempio e ristabilì nel regno di Giuda la pura adorazione. Con buoni risultati, Osea continuò a profetizzare durante il regno del re Ezechia. Questo profeta si trovò proprio al centro degli avvenimenti di cui parlava.

      COMPITO SPIACEVOLE?

      17, 18. Quale compito ricevette Osea, e perché sappiamo che quanto ci dice non è inventato?

      17 Come ci sentiremmo noi se, giunti in età di sposarci, nostro padre ci combinasse il matrimonio e ci dicesse di sposare una donna che ci informano diverrà infedele, adultera, e che infine ci lascerà per un altro? Non sarebbe piuttosto spiacevole? Ma qualcosa del genere accadde davvero a Osea. Non è una storia immaginaria, inventata, non è un mito!

      18 Osea, che esisté realmente, ci narra i fatti nel libro profetico che porta il suo nome. La sua veracità è sostenuta dal fatto che è citato come minimo sette volte nei successivi scritti ispirati da Matteo a Rivelazione.a Fu citato anche dal Fondatore del cristianesimo. Quindi, allorché Osea ci parla del suo incarico di servizio quale profeta di Geova abbiamo ragioni fondate per credere che dice la pura verità, anziché narrarci qualche storia inventata per divertire i lettori di stampa pornografica. E poiché il significato profetico della condotta di Osea corrisponde alla fine storica di un popolo tuttora in esistenza, la sua veracità è ancor più convincente.

      19. Durante il regno di quali re di Giuda e d’Israele Osea compì la sua opera profetica?

      19 Additando un periodo preciso della storia documentata delle dodici tribù d’Israele, Osea si presenta, dicendo anzitutto: “La parola di Geova che fu rivolta a Osea figlio di Beeri ai giorni di Uzzia, Iotam, Acaz ed Ezechia, re di Giuda, e ai giorni di Geroboamo figlio di Joas, re d’Israele”. (Osea 1:1) Uzzia, Iotam, Acaz ed Ezechia discendevano dal re Davide e regnarono a Gerusalemme sul regno delle due tribù di Giuda. Uzzia cominciò a regnare nell’829 a.E.V. e il regno di Ezechia finì nel 716 a.E.V. Quindi i regni di questi re, messi insieme, abbracciarono un periodo di 113 anni. D’altra parte nella linea dei re che regnarono sul regno delle dieci tribù d’Israele, Geroboamo figlio di Joas fu il secondo a portare tale nome e perciò fu Geroboamo II.

      20. Di chi era pronipote Geroboamo II, e in quale tempo del regno di questo re cominciò Osea la sua carriera di profeta?

      20 Il bisnonno di questo Geroboamo fu il re Ieu figlio di Nimsi. Ieu distrusse l’adorazione di Baal nel regno delle dieci tribù d’Israele. Poiché la regina Izebel aveva malvagiamente promosso il baalismo in Israele, egli la fece gettare da una finestra così che trovò la morte. Geroboamo II divenne re in seguito durante il regno del re Amazia di Giuda. Il regno di Geroboamo coincise con il regno del successore di Amazia, il re Uzzia. Quindi, nel periodo in cui il regno di Geroboamo coincise con quello del re Uzzia, o dopo l’829 a.E.V., Geova Dio fece iniziare a Osea la sua carriera di profeta.

      21. Che genere di moglie Geova disse a Osea di prendere, e perché?

      21 Possiamo immaginare come si sentì Osea quando avvenne ciò che narra successivamente? “Ci fu un inizio della parola di Geova mediante Osea, e Geova diceva a Osea: ‘Va, prenditi una moglie di fornicazione e fanciulli di fornicazione, perché mediante fornicazione il paese si volge positivamente dal seguire Geova’”. — Osea 1:2.

      22. In che senso la donna che Osea doveva prendere era una “moglie di fornicazione”, e in che modo i suoi figli dovevano essere “fanciulli di fornicazione”, e perché?

      22 Siamo sorpresi che Osea iniziasse la sua carriera profetica con un simile comando? Geova, tuttavia, non comandava a Osea di sposare una donna che era già una prostituta. La donna che fu detto a Osea di prendere in moglie non è chiamata ‘donna (o moglie) fornicatrice’, ma Geova la chiama “moglie di fornicazione [alla lettera, fornicazioni]”. Inoltre, poiché questa donna doveva essere impiegata per illustrare la figurativa “moglie” terrena di Geova, non avrebbe corrisposto alla descrizione se fosse stata sin dall’inizio una donna impudica e dissoluta. Geova sposò o prese in moglie una “vergine” moralmente pura perché Gli generasse i suoi figli legittimi in senso spirituale. Quindi l’espressione “fanciulli di fornicazione” si riferisce in modo profetico al tipo di “figli” che Egli avrebbe avuto in senso spirituale, al tipo di “figli” che si sarebbero rivelati. Perché? “Perché”, come dice Geova, “mediante fornicazione il paese si volge positivamente dal seguire Geova”. Il “paese” a cui si fa qui riferimento era quello delle dieci tribù d’Israele.

      23. Osea chi prese in moglie, e chi gli partorì?

      23 Benché a quel tempo le sue prospettive matrimoniali fossero cattive, Osea ubbidì al comando divino. Fu così che iniziò la sua carriera di profeta di Geova. “Ed egli andava e prendeva Gomer figlia di Diblaim, così che rimase incinta e a suo tempo gli partorì un figlio”. — Osea 1:3.

      24. Che nome disse Geova di mettere al ragazzo, e per quale ragione?

      24 Questo figlio fu il figlio legittimo di Osea, non un ‘fanciullo di fornicazione’ che Osea dovesse adottare. L’ottavo giorno dalla nascita di questo figlio, quando doveva essere circonciso, quale nome doveva mettergli Osea? Il ragazzo doveva avere un nome profetico; così Geova, che dirigeva il dramma profetico, ne indicò il nome a Osea. Questo nome doveva additare un proposito di Geova. “E Geova continuò a dirgli: ‘Mettigli nome Izreel, poiché ancora un poco e devo fare i conti per gli atti di spargimento di sangue di Izreel contro la casa di Ieu, e devo far cessare il governo reale della casa d’Israele. E deve accadere in quel giorno che devo rompere l’arco d’Israele nel bassopiano di Izreel’”. — Osea 1:4, 5.

      25. (a) Per quale casa reale e per quale nazione fu predetta la calamità? (b) In che modo la nazione d’Israele non doveva commettere adulterio spirituale contro Geova?

      25 Così fu predetta la calamità sia per la dinastia reale del re Ieu dopo la sua quarta generazione che per l’intero regno delle dieci tribù d’Israele. Questo regno era la parte più grande del regno un tempo unito delle dodici tribù d’Israele. L’originaria nazione d’Israele era stata spiritualmente sposata a Geova Dio nel deserto del Sinai nel 1513 a.E.V. Il matrimonio era avvenuto quando era stato stabilito il patto della Legge mosaica fra Israele e Geova. Secondo il contratto matrimoniale, la nazione delle dodici tribù d’Israele doveva essere fedele e leale a Geova adorando solo Lui come suo Dio. Israele non doveva rendersi colpevole di adulterio spirituale allontanandosi da lui per adorare falsi dèi.

      26. Chi raffigurò la moglie di Osea?

      26 Il matrimonio di Geova con Israele fu raffigurato dal matrimonio di Osea con Gomer, il cui nome significa “Completamento”. È logico quindi che Gomer raffigurò la nazione d’Israele; ma al giorno di Osea Israele era rappresentato dalle dieci tribù che divennero il regno d’Israele di sole dieci tribù. Questo regno esisteva da più di 150 anni quando si avverarono riguardo al suo “paese” le parole che Geova aveva dette: “Mediante fornicazione il paese si volge positivamente dal seguire Geova”.

      27. Nonostante il puro inizio d’Israele, in quale situazione venne a trovarsi la nazione, secondo Osea 10:1, 2?

      27 Nonostante Israele avesse avuto un inizio puro sotto il profeta Mosè, la nazione venne a trovarsi nella situazione che Geova aveva ispirato il suo profeta a descrivere in Osea 10:1, 2: “Israele è una vite degenerata.b Continua a portar frutto per se stesso. [Una vigna lussureggiante, che dava frutto in abbondanza. (Versione Riveduta)] In proporzione all’abbondanza del suo frutto ha moltiplicato i suoi altari. In proporzione alla bontà del suo paese, erigono buone colonne [pietre sacre (traduzione di Moffatt)]. Il loro cuore è divenuto ipocrita; ora saranno trovati colpevoli”.

      IL SIGNIFICATO PROFETICO DEL NOME “IZREEL”

      28. Che cosa significa il nome Izreel, e, a motivo del suo significato profetico, perché si addiceva al figlio di Osea?

      28 Geova disse a Osea di mettere nome Izreel al figlio primogenito che ebbe da Gomer a motivo di ciò che intendeva fare contro l’Israele spiritualmente adultero. Il nome era molto appropriato. Nella lingua di Osea, l’ebraico, significava “Dio seminerà”. Sì, ‘seminare’, ma non in senso buono. In questo caso ‘seminare’ ha il significato di ‘spargere, disperdere’, poiché quando si semina, si sparge il seme. Che Geova agisse contro la reale “casa di Ieu” facendo il gesto di spargere avrebbe significato la sua rovina, la sua fine. Un’azione simile contro il regno delle dieci tribù d’Israele avrebbe significato la sua fine, la sua disgregazione. — Vedere Luca 22:31.

      29. Che cosa fece il re Ieu riguardo all’adorazione di Baal, e che dire dell’adorazione dei vitelli, che violava quale comandamento?

      29 Nella città di Izreel il re Acab d’Israele aveva la residenza reale, benché la sua capitale fosse Samaria. Anche la successiva dinastia del re Ieu ebbe la residenza reale a Izreel. Ubbidendo all’incarico ricevuto da Geova Dio, Ieu aveva sradicato con violenza l’adorazione di Baal dal regno delle dieci tribù d’Israele. Tuttavia, mantenne l’adorazione dei due vitelli d’oro e trascurò l’adorazione di Geova a Gerusalemme. Con tale adorazione delle immagini scolpite la casa di Ieu trasgredì i Dieci Comandamenti. Trasgredì anche il comando di non assassinare. — Eso. 20:2-6, 13.

      30. In che modo Geova fece i conti con la casa di Ieu per i suoi spargimenti di sangue a Izreel?

      30 Così la dinastia del re Ieu, adoratrice di vitelli e la cui residenza reale era a Izreel, si fece una storia di spargimenti di sangue. Colui che aveva dato i Dieci Comandamenti non poteva trascurare questi fatti. Perciò disse: “Devo fare i conti per gli atti di spargimento di sangue di Izreel contro la casa di Ieu”. (Osea 1:4) Infatti, la dinastia del re Ieu in Israele finì in modo violento dopo che Zaccaria, figlio di Geroboamo II, ebbe regnato per soli sei mesi. Egli fu assassinato. — 2 Re 15:8-12.

      31. Come si doveva far cessare il governo della casa reale d’Israele, e in che senso era come il “bassopiano di Izreel”?

      31 Pertanto la dinastia reale del re Ieu in Israele finì nel 791 a.E.V. Ma il regno delle dieci tribù d’Israele continuò per altri cinquantun anni, fino al 740 a.E.V. Poi Geova ‘fece cessare il governo reale della casa d’Israele’. (Osea 1:4) Impiegò la Potenza Mondiale Assira per “rompere l’arco [da guerra] d’Israele nel bassopiano di Izreel”. La caduta di Samaria, la capitale d’Israele, fece scendere in basso la nazione apostata. La potenza della nazione fu frantumata quando gli Israeliti superstiti furono deportati, sparsi come seme, nelle distanti province dell’Impero Assiro. Quella spaventosa esperienza corrispose al significato simbolico dell’espressione “bassopiano di Izreel [Dio seminerà seme]”. Non fu nulla di simile a quanto aveva fatto il liberatore d’Israele, il giudice Gedeone, quando con soli trecento guerrieri scelti aveva fatto disperdere i predoni madianiti non lontano da Meghiddo, vicino al “bassopiano di Izreel”. (Giud. 6:33, 34) Ma nel 740 a.E.V. senza alcun liberatore e non più in grado di lottare per la propria esistenza, il regno delle dieci tribù d’Israele ‘cessò’, perì.

      32. Perché dobbiamo cercare di comprendere il significato di questo nel ventesimo secolo?

      32 Comprendiamo ciò che questo significa per noi? È necessario, poiché nel nostro ventesimo secolo si adempie nella moderna controparte dell’Israele spiritualmente adultero e infedele. Questa controparte è la cristianità, con quasi un miliardo di seguaci in tutto il globo. In vista della calamità che sovrasta la cristianità, possiamo chiedere: Dove si vedrà all’opera la misericordia di Geova Dio? Questo sarà chiarito nell’ulteriore considerazione di come Geova agì con il suo profeta Osea.

  • La misericordia di Dio ad Har-Maghedon
    La Torre di Guardia 1976 | 15 agosto
    • La misericordia di Dio ad Har-Maghedon

      1, 2. (a) Con quale relazione coniugale Geova rappresentò in un dramma la propria? (b) In che modo Israele divenne adultero ai giorni del re Geroboamo I?

      DA CHE peccato e malvagità regnano sulla terra, nei matrimoni fra uomini e donne ci sono sempre stati problemi. Anche nel matrimonio di Dio con l’antica nazione d’Israele ci furono difficoltà.

      2 Dio rappresentò in un dramma la propria relazione coniugale per mezzo di quella del profeta Osea. Per comando di Dio, Osea aveva sposato Gomer, figlia di Diblaim. Questo raffigurò il matrimonio di Geova con l’antico Israele avvenuto mediante il patto della Legge mosaica al monte Sinai nel 1513 a.E.V. Dopo la morte del re Salomone, figlio di Davide, avvenuta nel 997 a.E.V., la nazione d’Israele, sposata da lungo tempo, si divise in due parti. Le due tribù di Giuda e Beniamino rimasero unite sotto il regno di Giuda, le altre dieci tribù sotto il regno d’Israele. Il primo re di quest’ultimo regno fu Geroboamo figlio di Nebat della tribù di Efraim. Sotto questo Geroboamo I il regno d’Israele ruppe il contratto matrimoniale stipulato con Geova; ne boicottò l’adorazione a Gerusalemme e stabilì la propria adorazione nazionale con immagini idolatre, due vitelli d’oro, uno a Dan e l’altro a Betel. Come Gomer, moglie del profeta Osea, così il regno delle dieci tribù d’Israele divenne adultero.

      3. Quale nome disse Geova di mettere alla figlia di Gomer, e perché?

      3 Dopo che Gomer ebbe partorito a Osea un figlio legittimo chiamato Izreel, quale corso seguì la relazione coniugale di Osea che illustrava la relazione di Geova con la nazione delle dodici tribù d’Israele? Osea lo narra, dicendo: “Ed ella rimaneva incinta un’altra volta e partoriva una figlia. Ed Egli [cioè Dio] continuò a dirgli [cioè a Osea]: ‘Mettile nome Lo-Ruama, poiché non mostrerò più misericordia alla casa d’Israele, perché positivamente li toglierò [gli Israeliti]. Ma mostrerò misericordia alla casa di Giuda, e per certo li salverò mediante Geova loro Dio; ma non li salverò [i Giudei] mediante arco o mediante spada o mediante guerra, mediante cavalli o mediante cavalieri’”. — Osea 1:6, 7.

      4. Chi era il padre della figlia di Gomer, e contro chi fu profeticamente rivolto il suo nome?

      4 Nel caso suddetto, Osea non dice che Gomer “gli” partorisse una figlia. Quindi in genere si intende che questa figlia chiamata Lo-Ruama era una ‘fanciulla di fornicazione’. (Osea 1:2) L’adulterio commesso da Gomer moglie di Osea corrispose a ciò che avvenne nella relazione coniugale fra Geova Dio e la nazione d’Israele. Nella relazione di Osea la cosa importante è ovviamente il significato del nome messo alla figlia di Gomer, e la ragione per cui Geova disse a Osea di metterle quel nome sgradevole e infausto. Il nome della figlia, Lo-Ruama, significa letteralmente “Femmina a cui non si mostra compassione”. In modo profetico Geova rivolse quel nome contro la nazione spiritualmente adultera delle dieci tribù d’Israele, la cui residenza reale era nella città di Izreel. Per quale ragione?

      5. Quale conseguenza ebbe il fatto che Geova non ebbe misericordia verso il regno delle dieci tribù d’Israele, e come accadrà qualcosa di simile alla cristianità?

      5 Nel ventesimo secolo la cristianità dovrebbe prestare attenzione alla ragione addotta da Geova, perché il nome Lo-Ruama si applica al tempo attuale. La ragione che Egli adduce si applica all’odierna cristianità: “Poiché non mostrerò più misericordia alla casa d’Israele”. (Osea 1:6) La cristianità è quella a cui ora non viene mostrata né compassione né misericordia. Come il regno delle dieci tribù d’Israele, così essa commette adulterio spirituale contro Geova Dio, col quale afferma d’essere sposata per mezzo del “nuovo patto” di cui Gesù Cristo fu mediatore nell’anno 33 E.V. (Ger. 31:31-34; Luca 22:19, 20; Ebr. 8:6-12) Quale conseguenza ebbe il fatto che, dal giorno di Osea in poi, Geova non ebbe più misericordia verso il regno delle dieci tribù d’Israele? La distruzione di quel regno spiritualmente adultero meno di un secolo dopo, cioè nel 740 a.E.V. Allo stesso modo, il fatto che Geova non ha più misericordia verso la moderna controparte d’Israele significherà l’annientamento della cristianità durante la prossima “grande tribolazione” che culminerà ad Har-Maghedon. — Matt. 24:21, 22.

      6. Secondo Osea 1:7, si astenne Geova completamente dal mostrare misericordia a tutto Israele al tempo della distruzione del regno delle dieci tribù?

      6 Quando annientò il regno delle dieci tribù d’Israele, fu Geova del tutto senza cuore? Si astenne egli completamente dal mostrare misericordia a tutte le tribù della nazione che in origine avevano accettato la relazione coniugale con lui mediante il patto della Legge al monte Sinai? Geova stesso risponde a queste domande, dicendo: “Ma mostrerò misericordia alla casa di Giuda, e per certo li salverò mediante Geova loro Dio; ma non li salverò mediante arco o mediante spada o mediante guerra, mediante cavalli o mediante cavalieri”. — Osea 1:7.

      7, 8. (a) Per quale ragione Geova ebbe misericordia della casa di Giuda? (b) A causa della potenza mondiale allora predominante, che cosa avrebbe dovuto fare Geova per salvare Giuda senza mezzi bellici?

      7 Facciamo bene a notare la vigorosa ragione per cui Geova scelse di mostrare misericordia al regno delle due tribù di Giuda, con capitale a Gerusalemme. In Osea 11:12 Geova indica la ragione per cui mostra la sua misericordia, dicendo: “Efraim mi ha accerchiato con la menzogna, e la casa d’Israele [rappresentata dalla tribù predominante, Efraim] con l’inganno. Ma Giuda vaga ancora con Dio, ed è degno di fiducia con l’Altissimo”.a La casa di Giuda ‘vagava’ ancora con Geova quale Altissimo, quale suo Dio. Per amore del suo nome, dunque, Geova fu obbligato a salvare la casa di Giuda. Per questo motivo disse: “Li salverò mediante Geova loro Dio”.

      8 Geova si propose di salvare la casa di Giuda nello stesso tempo che tolse di mezzo il regno delle dieci tribù e fece “cessare il governo reale della casa d’Israele”. A tal fine, Geova dovette scontrarsi con l’Impero Assiro. Con le sue grandi forze militari, l’Assiria era divenuta la potenza mondiale predominante del suo tempo. In quelle circostanze, per salvare la casa di Giuda senza arco da guerra né spada né guerra né cavallo né cavaliere, Geova avrebbe dovuto compiere qualche atto straordinario.

      PREFIGURATA LA MISERICORDIA CHE DIO MANIFESTERÀ AD HAR-MAGHEDON

      9. Dopo la distruzione di Samaria, in che modo la situazione divenne tale da porre una seria sfida a Geova per quanto riguarda Gerusalemme?

      9 Nel 740 a.E.V. Geova impiegò la Potenza Mondiale Assira come sua “scure” per tagliare l’adultera e idolatra “casa d’Israele”. La residenza reale a Izreel rimase senza abitanti, la capitale, Samaria, fu distrutta, e gli Israeliti superstiti furono portati in esilio nelle remote province d’Assiria. (Isa. 10:15) Questo pose una minaccia a Gerusalemme, dove il re Ezechia della famiglia reale di Davide regnava sul regno delle due tribù di Giuda. Otto anni dopo le schiere militari assire invasero il paese di Giuda e cominciarono a sottometterne le città. Il re Sennacherib, l’invasore assiro, aveva con sé archi, spade, equipaggiamento militare, carri, cavalli e cavalieri in gran numero. In che modo avrebbe Geova mostrato la sua misericordia alla casa di Giuda? La situazione divenne tale da porre una seria sfida a Geova.

      10, 11. Come Geova salvò la casa di Giuda per esaltare il proprio nome?

      10 Durante l’assedio della città di Libna, Sennacherib mandò al re Ezechia in Gerusalemme, a una trentina di chilometri, un ultimatum che fu una provocazione per Geova. Indignato, Geova ispirò il suo profeta Isaia a pronunciare alla delegazione assira ferma davanti alle mura di Gerusalemme un messaggio di sfida perché lo portasse al blasfemo Sennacherib. Dopo che questo re ebbe ricevuto il messaggio ammonitore, Geova salvò Giuda per esaltare il proprio nome.

      11 “E avvenne quella notte”, ci dice il racconto di II Re 19:35-37, “che l’angelo di Geova usciva e abbatteva centottantacinquemila nel campo degli Assiri. Quando il popolo si alzò la mattina di buon’ora, ebbene, ecco, eran tutti cadaveri. Perciò Sennacherib re d’Assiria partì è andò e tornò, e prese a dimorare in Ninive. E avvenne che mentre si inchinava nella casa di Nisroc suo dio, Adrammelec e Sarezer, suoi figli, l’abbatterono essi stessi con la spada, ed essi stessi scamparono al paese di Ararat. Ed Esar-Addon suo figlio regnava in luogo di lui”.

      12. Che cosa prefigurò la misericordia di Geova manifestata alla casa di Giuda?

      12 Non fu quella una straordinaria manifestazione di misericordia da parte di Geova verso il regno di Giuda che allora era fedele nel suo matrimonio spirituale con Lui? Quella fu una prefigurazione della misericordia che Geova manifesterà durante la futura guerra di Har-Maghedon, e il suo significato ci è di conforto. (Riv. 16:14, 16) Durante la “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” in ciò che si chiama Har-Maghedon, non sarà mostrata nessuna misericordia divina alle orde terrene che, sfidando Dio, combatteranno al comando di Satana il Diavolo contro i fedeli testimoni di Geova.b Geova salverà i suoi fedeli testimoni sulla terra senza che essi ricorrano ad archi, spade, guerra, cavalli e cavalieri o ad altri mezzi militari.

      13. A chi si applicherà allora il nome Lo-Ruama, e chi sopravvivrà alla manifestazione dell’ira di Dio sui “vasi d’ira”?

      13 A quel tempo sarà manifestata l’ira divina ai “vasi d’ira” e sarà manifestata la misericordia divina all’unto rimanente dei coeredi di Cristo prefigurati dalla “casa di Giuda”. (Rom. 9:22) Essi saranno leali al nuovo patto, il patto mediante cui Geova è sposato al suo Israele spirituale. Poiché il rimanente è formato di Israeliti spirituali fedeli, il nome Lo-Ruama (Quella a cui non si mostra compassione) non si applica a loro come si applica ora alla cristianità. (Gal. 6:16; Giac. 1:1; Riv. 7:4-8) È “mediante Geova loro Dio” che sarà salvato il rimanente spirituale! Esso sopravvivrà!

      14, 15. (a) Quale esperienza ebbe Gionadab figlio di Recab con il re Ieu? (b) A quali calamità nazionali sopravvissero i discendenti di Gionadab, e chi raffigurano oggi i Recabiti?

      14 Nei tempi antichi, quando il re Sennacherib minacciò Gerusalemme, la “casa di Giuda” non fu il solo oggetto della misericordia di Geova. Lo furono anche alcuni non Giudei chiamati Recabiti. Essi discendevano da Gionadab figlio di Recab il Chenita. Quando il re Ieu d’Israele andava a Samaria per distruggervi l’adorazione di Baal in ubbidienza all’incarico affidatogli da Geova, invitò Gionadab a salire sul suo carro e disse: “Vieni con me e guarda come non tollero nessuna rivalità verso Geova”. (2 Re 10:15-27) E Gionadab vi andò.

      15 I discendenti del recabita Gionadab sopravvissero alla caduta di Samaria nel 740 a.E.V. Sopravvissero anche all’invasione di Sennacherib nel paese di Giuda nel 732 a.E.V. In seguito, ai giorni del profeta Geremia, troviamo i Recabiti associati al regno di Giuda. Ciò avvenne durante gli ultimi giorni di Gerusalemme, prima che i Babilonesi la distruggessero nel 607 a.E.V. Per la loro fedeltà Geova promise ai Recabiti la sua protezione affinché sopravvivessero alla distruzione di Gerusalemme. (Ger. 35:1-19) Chi raffigurano questi che furono oggetto della misericordia di Geova? La “grande folla” di adoratori di Geova associati oggi all’unto rimanente. Anch’essi sopravvivranno alla prossima “grande tribolazione”, con la speranza di vivere su una terra paradisiaca. — Riv. 7:9-17.

      QUELLI CHE ‘NON SONO MIO POPOLO’

      16. (a) Il fatto che la cristianità è rigettata perché non fa parte del popolo di Geova che cosa significherà per lei? (b) Come fu chiamato il secondo figlio della moglie di Osea, e perché?

      16 Ora, prima che inizi nel prossimo futuro la “grande tribolazione”, dobbiamo valerci della misericordia di Geova. Non dimentichiamo mai questo fatto: alla cristianità non sarà mostrata nessuna misericordia durante la futura tribolazione. Quindi vogliamo separarci da essa. A quel tempo sarà reso innegabilmente noto che è rigettata perché non fa parte del popolo di Geova, e questo significherà la sua distruzione! Essa è l’odierna Lo-Ruama (Quella a cui non si mostra compassione). (Osea 1:6) Il suo totale rigetto fu prefigurato da altri aspetti della relazione coniugale del profeta Osea. Egli si riferisce a sua moglie Gomer dicendo: “E gradualmente svezzò Lo-Ruama, e rimaneva incinta e partoriva un figlio. Dunque Egli [Geova] disse: ‘Mettigli nome Lo-Ammi, perché non siete mio popolo e io stesso non sarò vostro’”. (Osea 1:8, 9) Nelle traduzioni ebraiche della Bibbia e nelle edizioni della Versione dei Settanta greca, il primo capitolo del libro profetico di Osea termina con le succitate parole.

      17. Perché Lo-Ammi fu un nome appropriato per il secondo figlio di Gomer, e quindi che cosa disse Geova al regno delle dieci tribù d’Israele a questo riguardo?

      17 Il secondo figlio di Gomer moglie di Osea risulta pure non essere di Osea, ma un figlio adulterino di Gomer. Osea non dice che Gomer gli partorisse questo secondo figlio. Quindi Geova ebbe una buona ragione per far mettere nome Lo-Ammi al ragazzo, poiché il nome significa “Non siete mio popolo”. Esso aveva un significato profetico. Spiegando la ragione per cui si doveva mettere al ragazzo un nome così infausto, Geova si rivolse alla “casa d’Israele”, le dieci tribù, dicendo: “Perché non siete mio popolo e io stesso non sarò vostro”. Con tali parole Geova dichiarò di non essere più il Marito celeste della “casa d’Israele” che aveva infranto il patto.

      18. Quando e come Geova fece sapere che il regno delle dieci tribù d’Israele non era suo popolo?

      18 Geova fece sapere chiaramente che non era più l’Iddio e Marito spirituale dell’apostata “casa d’Israele”. Lo rese noto quando permise che Samaria capitale d’Israele fosse conquistata dagli Assiri nel 740 a.E.V. Così la “casa d’Israele” non fu più Suo popolo; com’egli disse, fu Lo-Ammi, o: “Non siete mio popolo”. Come una moglie divorziata, quel popolo andò in esilio in Assiria. Quella “casa d’Israele” spiritualmente adultera aveva disprezzato l’opportunità offertale nel patto della Legge mosaica di divenire un “regno di sacerdoti” a Geova. — Eso. 19:5, 6.

      19. Quali parole di Gesù Cristo si avvereranno allorché egli farà sapere alla cristianità che essa non partecipa all’adempimento del proposito del nuovo patto?

      19 Il “nuovo patto” di Geova, di cui Gesù Cristo come più grande Mosè fu mediatore, ha uno scopo simile. Tale scopo non si realizzerà nella moderna controparte d’Israele, la cristianità. Essa ha cercato di regnare sulla terra nell’attuale sistema di cose servendo quale consorte religiosa dei governanti politici di questo mondo. Gesù Cristo le farà sapere che non ha la prospettiva d’essere coerede con lui del regno celeste quando si avvereranno le sue parole: “Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: ‘Signore, Signore, non abbiamo profetizzato in nome tuo, e in nome tuo espulso demoni, e in nome tuo compiuto molte opere potenti?’ E io confesserò quindi loro: Non vi ho mai conosciuti! Andatevene da me, operatori d’illegalità”. — Matt. 7:21-23.

      SPERANZA DI MISERICORDIA DIVINA PER I SINGOLI INDIVIDUI

      20, 21. (a) Quando fu permesso a singoli individui dell’esiliata casa d’Israele di valersi della misericordia di Geova, e come? (b) Con quali parole di Osea 1:10, 11 Geova additò questo avvenimento?

      20 Il regno delle dieci tribù d’Israele, antica figura della cristianità, non fu mai ristabilito nel paese datogli da Dio nel Medio Oriente. Ciò nondimeno, ad alcuni singoli membri di quella rigettata “casa d’Israele” fu permesso di ricevere la misericordia di Geova, di tornare a lui e di far parte del suo popolo approvato. Avrebbero avuto questo privilegio quando fosse stata rovesciata la potenza mondiale che successe all’Assiria, quella babilonese. Allora il conquistatore Ciro avrebbe liberato gli esiliati adoratori dell’Iddio di Abraamo, Isacco e Giacobbe. Additando tale avvenimento, Geova disse ancora per mezzo del profeta Osea:

      21 “E il numero dei figli d’Israele deve divenire come i granelli di sabbia del mare che non si possono misurare né contare. E deve accadere che nel luogo in cui si diceva loro: ‘Voi non siete mio popolo’, si dirà loro: ‘I figli dell’Iddio vivente’. E i figli di Giuda e i figli d’Israele saranno per certo radunati insieme in una unità ed effettivamente si costituiranno un solo capo e saliranno dal paese, perché grande sarà il giorno di Izreel [Dio seminerà]”. — Osea 1:10, 11.

      22. Quando ebbe luogo un adempimento tipico di quella profezia, e in che modo il “giorno di Izreel” fu “grande” per loro?

      22 Un adempimento tipico di quella misericordiosa profezia ebbe luogo nel 537 a.E.V., quando il conquistatore di Babilonia, Ciro il Persiano, lasciò partire un fedele rimanente dei “figli d’Israele e [dei] figli di Giuda”, affinché ‘salissero dal paese’ di Babilonia dov’erano andati in esilio. Essi partirono uniti, al comando di Ciro servitore di Geova, per riedificare il tempio di Geova a Gerusalemme. (2 Cron. 36:20-23; Esd. 1:1-11) Poi, nel proprio paese, il rimanente sarebbe nuovamente divenuto numeroso, come gli incalcolabili e innumerevoli granelli di sabbia sulla riva del mare. In questo modo ‘grande sarebbe stato il giorno di Izreel’. Lì il nome Izreel, che significa “Dio seminerà”, si deve adempiere in modo favorevole. Dio semina come seme i figli del suo popolo restaurato, facendoli moltiplicare.

      23. (a) Dopo avere rigettato chi, e con quale azione di Geova, la nazione d’Israele cessò d’essere il Suo popolo? (b) A quale parte di quella nazione rigettata Geova mostrò misericordia, e come?

      23 Quindi Geova non avrebbe più detto loro Lo-Ammi, o “Non siete mio popolo”. In senso tipico sarebbero stati chiamati “figli dell’Iddio vivente”. In Romani 9:25, 26 e in I Pietro 2:9, 10 gli apostoli Paolo e Pietro scrissero come questo si sarebbe adempiuto nel reame della cristianità. Dopo che i figli naturali d’Israele ebbero respinto Gesù quale Messia nel 33 E.V., smisero d’essere il popolo di Geova. Egli abolì il patto della Legge mediante il quale al giorno di Mosè si era sposato con la nazione delle dodici tribù d’Israele. Ma mostrando misericordia accettò un rimanente di credenti della nazione dell’Israele naturale e li portò nel nuovo patto di cui suo Figlio, Gesù il Messia, fu il mediatore. In questo modo fondò una nuova nazione, un Israele spirituale. — Gal. 6:16; Giac. 1:1; Rom. 2:28, 29; Riv. 7:4-8.

      24. Perché e quando Geova si rivolse a quelli che non erano mai stati suo popolo, e come ne fece il suo popolo?

      24 Purtroppo, il numero degli Israeliti naturali che divennero credenti non fu sufficiente per formare il completo “seme di Abraamo” in cui si devono benedire tutte le nazioni della terra. Così Geova si volse a quelli che non erano mai stati Suo popolo, a quelli che ‘Non sono mio popolo’, Lo-Ammi. Nel 36 E.V. aprì la via affinché tali credenti non Israeliti entrassero a far parte dell’Israele spirituale nel nuovo patto. Essi divennero parte del “seme di Abraamo”, che doveva diventare come la sabbia sulla riva del mare. — Gal. 3:8-29; Gen. 22:18.

      25. (a) Chi è il “solo capo” che il ‘radunato’ rimanente degli Israeliti spirituali “si costituirono”, e quale liberazione ne seguì? (b) Chi si aspetta di sopravvivere con loro alla guerra di Har-Maghedon?

      25 Il “solo capo” che i “radunati” Israeliti spirituali ‘si costituirono’ è Gesù Cristo, il Re che ora domina. Come più grande Ciro, nel 1919 E.V., dopo la prima guerra mondiale, egli liberò il rimanente pentito dal potere di Babilonia la Grande. Questo rimanente fu impiegato per ristabilire sulla terra la pura adorazione di Geova. Geova ha fatto di questi Israeliti spirituali liberati “i figli dell’Iddio vivente”. Secondo la sua misericordia si aspettano d’essere salvati nell’imminente “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon, sì, per sopravvivere ad essa e vedere l’inizio del suo Nuovo Ordine. Una “grande folla” di altri adoratori, simili agli antichi Recabiti, pure si attendono d’essere partecipi della misericordia di Dio e di sopravvivere insieme al rimanente.

      26, 27. (a) Che cos’è la cristianità sul piano spirituale, ciò che devono riconoscere quelli che sperano nella misericordia di Dio, e perché non vogliono essere suoi “figli”? (b) Geova che cosa comanda loro di dire riguardo a quelli che sono oggetto della sua misericordia?

      26 Speriamo noi nella misericordia di Geova? In tal caso, dobbiamo riconoscere che la cristianità è una fornicatrice spirituale. Contaminandosi con la religione babilonica, si è resa parte di Babilonia la Grande. Insieme a quell’impero mondiale della falsa religione, sarà distrutta nella “grande tribolazione” avvenire. Non vogliamo essere tra i suoi “figli di fornicazione”. Essendo oggetto della misericordia di Geova, facciamo quello che Egli ci comanda:

      27 “Dite ai vostri fratelli: ‘Mio popolo’ e alle vostre sorelle: ‘O donna alla quale è stata mostrata misericordia [ebraico: O Ruama]!’ Dibattete una causa con vostra madre; dibattete una causa, poiché non è mia moglie e io non sono suo marito. Ed ella dovrebbe rimuovere d’innanzi a sé la sua fornicazione e di fra le sue mammelle i suoi atti di adulterio, affinché io non la spogli nuda ed effettivamente non la ponga come nel giorno che nacque,

  • “Non ti sbalordire”
    La Torre di Guardia 1976 | 15 agosto
    • “Non ti sbalordire”

      ● Il fatto che nel mondo c’è tanta oppressione vi sorprende o perfino vi sbalordisce? Tale oppressione non è nulla di nuovo. Un acuto osservatore dei tempi antichi scrisse: “Se vedi alcuna oppressione di chi ha pochi mezzi e togliere con violenza il giudizio e la giustizia in un distretto giurisdizionale, non ti sbalordire della cosa, poiché uno che è più alto dell’alto guarda, e ci son quelli che sono alti sopra a loro”. (Eccl. 5:8) Sui funzionari di grado inferiore vigilano funzionari di grado superiore, e su questi, a loro volta, vigilano coloro che hanno autorità ancora maggiore. Essendo per così dire l’ultima ruota del carro, la persona umile sente il peso della pressione esercitata da uomini che cercano il proprio vantaggio a spese dei loro subalterni.

      Questo, tuttavia, non significa che gli uomini spietati rimangano effettivamente impuniti. In ultima analisi, dovranno rendere conto delle loro azioni al Sovrano Supremo, Geova Dio. La Bibbia ci dice: “La vendetta è mia; io ricompenserò, dice Geova”. — Rom. 12:19.

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