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La lealtà al patto matrimoniale spinge Dio alla misericordiaLa Torre di Guardia 1976 | 1° settembre
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La lealtà al patto matrimoniale spinge Dio alla misericordia
“E t’impegnerò a me nella giustizia e nel diritto e nell’amorevole benignità [amore leale] e nelle misericordie. E per certo t’impegnerò a me nella fedeltà: e per certo conoscerai Geova”. — Osea 2:19, 20.
1. Nel nostro ventesimo secolo, quali domande sorgono sull’azione di un marito verso la moglie colpevole di atti di adulterio?
UNA moglie infedele, colpevole di atti di adulterio, ha poche ragioni per attendersi misericordia dal marito legale. Essa non ha nessuna solida ragione per sentirsi sicura alle dipendenze dei suoi amanti extraconiugali perché provvedano sempre per lei. Dopo un lungo periodo di soddisfazione sessuale, anche gli appassionati amanti possono stancarsi di una tale meretrice adultera e cercare altri piaceri carnali. In tale eventualità, dove può andare? La lealtà verso il contratto matrimoniale dovrebbe ricondurla dal marito legale. Ma mostrerà egli misericordia e si riprenderà la moglie adultera? Quanto spesso accade una cosa del genere in questo mondo privo di misericordia, nel nostro ventesimo secolo?
2. I pensieri e le azioni di chi sono superiori a quelli di noi uomini, e cosa fece perciò Egli nel 537 a.E.V. per il popolo del Suo patto?
2 Comunque, c’è uno che dice agli uomini: “I vostri pensieri non sono i miei pensieri, né le mie vie sono le vostre vie . . . Poiché come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie, e i miei pensieri dei vostri pensieri”. Chi è questa persona dai pensieri e dalle azioni superiori? È Colui che è al di sopra degli uomini. Questi, che pronuncia le precedenti parole, si identifica come Geova, e fa ciò per mezzo del suo antico profeta Isaia figlio di Amoz. (Isa. 55:8, 9; 1:1) Geova proferì queste parole quando predisse la restaurazione dell’esiliato popolo del suo patto ricondotto dal paese pagano di Babilonia nel paese che Dio aveva dato loro nel Medio Oriente. Contrariamente a ogni pensiero o ragionamento umano, questo Dio di misericordia recò tale restaurazione nell’anno 537 a.E.V.
3. Questa restaurazione accadde relativamente alla soluzione di quale specie di problema, e come vi era collegato il monte Sinai d’Arabia?
3 Questa restaurazione di un popolo esiliato nella sua lontana patria dopo che era stata inabitata per settant’anni accadde relativamente alla soluzione di un problema coniugale che si presentò a Geova. Quasi mille anni prima egli aveva contratto matrimonio con quel popolo esiliato, l’antica nazione d’Israele. Il luogo del matrimonio furono i dintorni del monte Sinai nella bassa estremità occidentale della penisola arabica. L’uomo che intervenne fra le due parti del matrimonio fu il profeta Mosè, il quale agì da mediatore fra Dio e gli uomini. Come fondamentale insieme di regole per governare la relazione matrimoniale, Dio proclamò i Dieci Comandamenti, il cui primo comandamento dice: “Io sono Geova tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa degli schiavi. Non devi avere altri dèi contro la mia faccia”. — Eso. 20:1-3.
4. A chi appartenevano realmente quelle liberate dodici tribù d’Israele, e in quale relazione decisero di entrare, e come?
4 Liberando le dodici tribù d’Israele dall’ingiusta oppressione e detenzione nell’antico Egitto, Geova aveva realmente tratto a sé o redento questa “moglie” nazionale. (Isa. 63:7-9) Giustamente essa gli apparteneva. Quindi, quale Proprietario maritale, egli decise di portare questa nazione paragonata a una moglie in un contratto matrimoniale con sé. Tale contratto fu il solenne contratto basato sul codice delle leggi di Dio e generalmente se ne parla come del patto della legge mosaica. Allo scopo di avere benedizioni e sicurezza per il fatto che avevano Dio come loro Proprietario celeste, gli Israeliti entrarono in una relazione matrimoniale. Essi promisero lealtà al loro contratto matrimoniale, al patto della legge mosaica. Divennero il solo popolo del patto di Dio sulla terra. Perciò Geova disse: ‘Io stesso ebbi su di loro il diritto di proprietà maritale’. — Ger. 31:31, 32.
5. In un mondo immorale, a che cosa la nazione d’Israele trovò difficile esser fedele, e Gomer moglie di Osea fu impiegata per illustrare la condotta di chi?
5 In mezzo a un mondo immorale che si era dedicato a Baal e a molti altri falsi dèi, la nazione d’Israele trovò molto difficile mantenersi fedele al suo patto matrimoniale, al suo contratto con Geova come Dio e Proprietario maritale. La nazione in genere si abbandonò dunque all’adulterio spirituale verso Geova. (Giac. 4:4) Nel 997 a.E.V. ebbe luogo una divisione entro il regno di dodici tribù d’Israele. La condotta adultera della parte chiamata regno di dieci tribù d’Israele fu illustrata dalla moglie del profeta Osea, chiamata Gomer.
6, 7. (a) Come Geova ebbe una causa contro il regno di dieci tribù d’Israele? (b) Quel regno d’Israele chi inseguì senza successo, e da chi essa avrebbe voluto tornare?
6 Gomer mostrò d’essere una “moglie di fornicazione”. Essa ebbe “fanciulli di fornicazione”. (Osea 1:1-3) Questo illustrò come il regno di dieci tribù d’Israele era entrato in alleanze politiche con nazioni adoratrici di idoli. La nazione d’Israele paragonata a una moglie cominciò a dipendere da tali nazioni pagane anziché dal suo Proprietario maritale, Geova. Il benessere economico che godeva era ora attribuito a quelle nazioni mondane anziché a Geova. Essa cominciò ad adorare gli dèi di quelle nazioni e violò flagrantemente il patto matrimoniale che aveva stipulato con il suo Redentore e Proprietario maritale, Geova. Per questa ragione Egli fece una causa contro questo regno d’Israele spiritualmente adultero. Secondo i termini del patto matrimoniale, egli aveva il diritto e l’obbligo legale di agire contro l’apostata Israele. È ciò che infine fece. Le disse:
7 “Perciò, ecco, cingo di spine la tua via; e per certo erigerò contro di lei un muro di pietra, così che non troverà i suoi propri cammini. Ed effettivamente inseguirà i suoi appassionati amanti, ma non li raggiungerà; e per certo li cercherà, ma non li troverà. E dovrà dire: ‘Voglio andare e tornare a mio marito, il primo, poiché allora stavo meglio di ora’. Ma ella stessa non riconobbe che ero stato io a darle grano e vino dolce e olio, e che le avevo fatto abbondare lo stesso argento, e l’oro, di cui fecero uso per Baal [o, di cui fecero un’immagine di Baal]”. — Osea 2:6-8, NW, lettura marginale.
8. Così, chi si propose Geova di disciplinare, ma senza capovolgere quale sua decisione?
8 Secondo queste parole, Geova si propose di disciplinare il popolo del regno di dieci tribù d’Israele. Non che questo salvasse il governo reale della nazione, poiché Geova non avrebbe capovolto quanto aveva detto in precedenza nella profezia di Osea: “Devo far cessare il governo reale della casa d’Israele. E deve accadere in quel giorno che devo rompere l’arco d’Israele nel bassopiano di Izreel”. — Osea 1:4, 5.
9. (a) Chi avrebbe potuto trarre beneficio dall’azione disciplinare contro il regno d’Israele? (b) A quale avvenimento terminò il patto del matrimonio fra Israele e Geova?
9 C’erano ancora singoli Israeliti che potevano trarre beneficio dal trattamento disciplinare riservato alla nazione apostata. Prendete, per esempio, quei settemila Israeliti che non avevano piegato il ginocchio a Baal. (1 Re 19:18; Rom. 11:1-5) Non trascuriamo questo fatto: Quando Geova fece cessare il regno di Israele e lasciò che gli Israeliti sopravvissuti fossero deportati in Assiria nel 740 a.E.V., non annullò il patto del suo matrimonio con l’intera nazione d’Israele. Quando, nel 607 a.E.V., Geova lasciò distruggere Gerusalemme e deportare i Giudei sopravvissuti in esilio a Babilonia, non abolì il patto della legge mosaica mediante cui le dodici tribù d’Israele erano entrate in una relazione coniugale con lui come Marito celeste. La legale relazione di matrimonio fra Geova e tutto Israele non fu cancellata finché i capi giudei non fecero mettere a morte Gesù Cristo nel 33 E.V. — Col. 2:14.
10. Come gli “appassionati amanti” del regno d’Israele l’abbandonarono, ma chi avrebbe potuto trarre beneficio dall’azione disciplinare di Geova?
10 Benché il regno di dieci tribù d’Israele cercasse l’aiuto delle nazioni mondane che n’erano state appassionati amanti, venne inesorabilmente per Israele il tempo in cui Geova fece con lei una resa dei conti. Per quanto li cercasse ansiosamente, essa non poté trovare alcuno dei suoi “amanti” in grado d’aiutarla. Come se circondata da un impenetrabile roveto, le fu impedito di procurarsi efficace aiuto. Gli amanti di un tempo si mostrarono incapaci di dare a Israele l’aiuto necessario, nonostante che lo volessero. Dopo tre anni d’assedio degli Assiri, Samaria città capitale di Israele cadde nel 740 a.E.V. Gli Israeliti sopravvissuti furono deportati nel paese dei loro vincitori. Quel regno di dieci tribù israelite non fu mai ristabilito nel paese che Dio aveva dato loro. Chi avrebbe potuto quindi trarre beneficio dall’azione disciplinare di Geova? Solo singole persone di fra gli esuli deportati in Assiria. Essi avrebbero riflettuto sugli avvenimenti. Avrebbero ricordato come stavano bene quando i loro antenati servivano Geova come Marito e Dio celeste. Comprendendo ora quale fosse lo stato di cose migliore, si sarebbero allontanati dall’adorazione di Baal e avrebbero cercato di rinnovare la relazione del patto con Geova.
11, 12. Quando si offrì agli esuli israeliti in Assiria l’opportunità di tornare all’adorazione di Geova in Gerusalemme, e come avvenne questo?
11 Quando si offrì a quegli esuli israeliti in Assiria l’opportunità di tornare unitamente all’adorazione di Geova nel luogo che aveva stabilito? La prima volta l’ebbero nel 537 a.E.V., sotto una nuova potenza mondiale. Come? Ecco, verso l’anno 632 a.E.V., Ninive capitale d’Assiria cadde in mano ai Babilonesi, e la Potenza Mondiale Babilonese assunse la posizione preminente. Quindi le province d’Assiria con i loro esuli israeliti divennero province dell’Impero Babilonese. Circa venticinque anni dopo, il giudizio penale di Geova fu eseguito sul regno di Giuda ora rinnegato. Così, nel 607 a.E.V., egli lasciò distruggere Gerusalemme e il suo tempio di adorazione. Migliaia di Giudei sopravvissuti furono deportati a Babilonia, perché si unissero agli esuli israeliti in quelle che una volta erano state province assire.
12 Nel settantesimo anno successivo, Geova vide che era stata impartita alla sua sviata organizzazione paragonata a una moglie sulla terra una disciplina sufficiente. Nella sua misericordia Geova aveva suscitato il preannunciato Ciro il Persiano perché rovesciasse Babilonia nel 539 a.E.V. Poco tempo dopo, nel 537 a.E.V., Geova spinse questo Ciro il Grande a dichiarare la liberazione dei pentiti Israeliti affinché tornassero nella loro diletta patria.
13. Perché, alla luce di Deuteronomio 24:1-4, questa fu da parte di Dio una misericordia eccezionale verso il popolo del suo patto paragonato a una moglie?
13 Non fu questo un eccezionale atto di misericordia da parte del Marito celeste verso il popolo del suo patto, le dodici tribù d’Israele? Sì; poiché secondo il patto della legge mosaica non c’era da aspettarselo. Nella Legge, leggiamo: “Nel caso che un uomo prenda una donna e in effetti ne faccia il suo possesso quale moglie, deve pure accadere che se ella non trova favore ai suoi occhi perché ha trovato qualche cosa di indecente da parte di lei, egli deve anche scriverle un certificato di divorzio e metterglielo in mano e congedarla dalla sua casa. Ed ella deve uscire dalla casa di lui e andarsene e divenire di un altro uomo. Se quest’ultimo uomo l’ha odiata e le ha scritto un certificato di divorzio e gliel’ha messo in mano e l’ha congedata dalla sua casa, o nel caso che l’ultimo uomo che l’ha presa in moglie muoia, non sarà permesso al primo proprietario di lei che l’aveva mandata via di riprenderla perché divenga sua moglie dopo ch’ella è stata contaminata; poiché questo è qualche cosa di detestabile dinanzi a Geova, e non devi condurre al peccato il paese che Geova tuo Dio ti dà in eredità”. — Deut. 24:1-4.
14. In Geremia 3:1, come disse Geova che aveva motivo per un divorzio permanente da Israele?
14 Nel giorno del profeta Geremia, Geova diede enfasi a quella legge presso i Giudei violatori del patto nel regno di Giuda. Dando risalto al fatto che aveva motivo per un divorzio permanente da Israele, Geova ispirò Geremia a scrivere: “C’è un detto: ‘Se un uomo dovesse mandar via sua moglie ed ella dovesse effettivamente andarsene da lui e divenire di un altro uomo, dovrebbe egli tornare più a lei?’ Non si è quel paese [di Giuda] positivamente contaminato? ‘E tu stessa hai commesso prostituzione con molti compagni; e vi dovrebbe essere un ritorno a me?’ è l’espressione di Geova”. — Ger. 3:1.
15. Quando e come ci fu la rottura della relazione coniugale e come la misericordia di Geova fu espressa ai singoli Giudei?
15 Ciò considerato, solo l’insuperabile misericordia di Geova permise che il suo patto coniugale con tutto Israele continuasse per secoli dopo che Gerusalemme era stata distrutta nel 607 a.E.V. Ma il punto di rottura giunse nel 33 E.V., quando la nazione rifiutò il Messia Gesù e lo fece uccidere fuori delle mura di Gerusalemme. Quindi la nazione fu divorziata dalla relazione coniugale con Geova Dio. Lo prova da allora in poi la storia giudaica? Sì. Misericordiosamente, però, Geova lasciò che i singoli Giudei che credevano nel Messia Gesù rinnovassero la loro relazione con lui in un nuovo patto, il patto di cui fece la mediazione il Messia Gesù.
16. Perché il rimanente degli Israeliti spirituali sfugge alla distruzione che si abbatte sulla cristianità, e quali altre persone si valgono della misericordia di Geova?
16 Oggi la cristianità pretende d’essere in quel nuovo patto. Ma, nonostante la sua pretesa, nonostante l’Anno Santo della Chiesa Cattolica Romana del 1975, nonostante altri risvegli religiosi, la cristianità è condannata alla distruzione nella “grande tribolazione” che sovrasta questo empio mondo. Ma, nella sua amorevole misericordia, Geova ha chiamato un pentito rimanente di Israeliti spirituali, invitandolo a uscire dalla cristianità babilonica. In questo modo essi sfuggono alla distruzione che si abbatte su di lei. (Riv. 18:4) Da lei non è uscito però solo un rimanente di Israeliti spirituali. Dall’anno 1935 E.V. una “grande folla” di altre persone simili a pecore si è valsa dell’allargata misericordia di Geova. Esse sono uscite da ogni parte di Babilonia la Grande e si sono unite al rimanente rendendo a Geova esclusiva devozione. — Riv. 7:9-17; Giov. 10:16.
PUNIZIONE PER L’ADULTERIO SPIRITUALE
17, 18. (a) Perché la cristianità è obbligata a subire le maledizioni di Dio? (b) In un avvertimento di ciò, cosa disse Geova in Osea 2:9-13?
17 A causa della pretesa d’essere in una relazione di patto con l’Iddio della Bibbia, le organizzazioni religiose della cristianità devono subire la punizione per essersi prostituite mediante l’amicizia con politicanti e militaristi. Ricordino esse che l’antica Israele fu costretta a subire le maledizioni di Dio come punizione per aver violato il patto della legge mosaica fra essa stessa e Geova come Marito celeste della sua organizzazione assomigliata a una moglie. Come avvertimento di ciò, Geova disse ancora a Osea:
18 “‘Perciò mi volgerò e per certo toglierò il mio grano a suo tempo e il mio vino dolce nelle sue stagioni, e strapperò via la mia lana e il mio lino [o tessuto di lino] per coprire la sua nudità. E ora scoprirò le sue parti intime agli occhi dei suoi appassionati amanti, e non ci sarà nessun uomo che la porti via alla mia mano. E per certo farò cessare tutta la sua esultanza, la sua festa, la sua luna nuova e il suo sabato e ogni suo periodo festivo. E per certo renderò desolati la sua vite e il suo fico, di cui ha detto: “Mi sono un dono, che i miei appassionati amanti mi hanno dato”; e per certo li porrò come una foresta, e la bestia selvaggia del campo per certo li divorerà. E per certo farò i conti con lei per tutti i giorni delle immagini di Baal alle quali continuò a fare fumo di sacrificio, quando continuò ad adornarsi col suo anello e col suo ornamento e continuò ad andare dietro ai suoi appassionati amanti, e mi dimenticò’, è l’espressione di Geova”. — Osea 2:9-13.
19. Secondo il patto della Legge, quali erano gli obblighi di Geova verso una nazione adultera?
19 Notiamo che Israele dimenticò Geova. Quale trattamento essa meritò per questo? Secondo i chiari avvertimenti che diede nel suo patto matrimoniale con Israele, egli era obbligato a ritirare le sue benedizioni materiali a causa dell’infedeltà verso di Lui come Marito celeste. Egli non era tenuto a provvedere per un’adultera, per una nazione che violò il suo patto e si volse all’adorazione delle immagini di Baal e a relazioni adulterine con amanti mondani. Geova avrebbe potuto correttamente smascherare allo sguardo pubblico l’infedeltà e la dissolutezza morali della nazione, così che anche gli alleati mondani si sarebbero rivoltati con sdegno contro di lei.
20. Come Geova avrebbe posto la nazione adultera come una foresta, e in che modo nessun uomo l’avrebbe potuta strappare via alla mano esecutiva di Geova?
20 Geova l’avrebbe resa come un’incolta foresta che non offriva né protezione né sicurezza dalle bestie selvagge. La nazione non avrebbe potuto pretendere d’essere esentata dalla punizione solo perché era discesa dai fedeli patriarchi Abraamo, Isacco, Giacobbe (Israele) e i dodici capi tribali figli di Giacobbe. La parentela carnale con tali uomini non sarebbe stata di nessun potere o valore per strappare la nazione dalla mano di Geova quando avrebbe eseguito l’avverso giudizio.
21. Nonostante la sua linea di discendenza naturale, Israele mostrò di non essere adatta per partecipare all’adempimento di quale precedente patto di Geova?
21 Questo non significò che Geova non si ricordasse e non si attenesse al patto che aveva stipulato con il suo amico Abraamo nel lontano 1943 a.E.V. Geova giurò per se stesso in quel patto e non lo violerà mai, ma l’adultera Israele non si mostrò degna di partecipare all’adempimento di quel patto nonostante che fosse discendente naturale di Abraamo. Ad Abraamo loro antenato, Geova aveva detto: “Mostrati una benedizione. E di sicuro benedirò quelli che ti benediranno, e maledirò colui che invocherà su di te il male, e tutte le famiglie della terra per certo si benediranno per mezzo di te”. (Gen. 12:2, 3) “Di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sul lido del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta dei suoi nemici. E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno”. — Gen. 22:17, 18.
22. Benché lasciasse rovesciare i regni d’Israele e di Giuda, perché Geova preservò il seme di Abraamo, e cosa fece a un rimanente di questo seme?
22 Il principale componente del seme di Abraamo, cioè il Messia, non era venuto al tempo della distruzione di Samaria nel 740 a.E.V. né al tempo della distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V. Eppure il discendente messianico di Abraamo doveva venire dalla sua linea genealogica naturale, carnale. È vero che Geova lasciò rovesciare dai nemici il regno d’Israele e il regno di Giuda, ma, ciò nondimeno, egli doveva preservare il seme naturale di Abraamo. Perché? Perché da quella linea genealogica doveva venire il Messia per la benedizione di tutte le nazioni della terra. (Matt. 1:1-3; Gal. 3:8-29) A tal fine Geova preservò misericordiosamente un rimanente di pentiti Israeliti durante tutti i settant’anni d’esilio che seguirono il rovesciamento del regno di Giuda e Gerusalemme. Egli si attenne lealmente al suo patto matrimoniale con il fedele rimanente. Quindi suscitò colui che prefigurò il Messia, cioè Ciro il conquistatore di Babilonia. Per mezzo di questo liberatore Geova ristabilì il rimanente del seme di Abraamo nel paese di Giuda.
23. Per preannunciare la sua futura riconciliazione con il popolo del suo patto assomigliato a una moglie, cosa disse Geova in Osea 2:14-16?
23 Così, per preannunciare questa riconciliazione che Egli avrebbe fatto con il popolo del suo patto assomigliato a una moglie, Geova ispirò il suo profeta Osea a dire ancora: “‘Perciò, ecco, io prevalgo su di lei, e di sicuro la farò andare nel deserto, e parlerò al suo cuore. E senz’altro le darò le sue vigne da allora in poi, e il bassopiano di Acor come ingresso alla speranza; e lì per certo risponderà come nei giorni della sua giovinezza e come nel giorno della sua salita dal paese d’Egitto. E deve accadere in quel giorno’, è l’espressione di Geova, ‘che mi chiamerai Mio marito [ebraico: ishi], e non mi chiamerai più Mio proprietario [baali]’”. (Osea 2:14-16) Oppure, citando il versetto quindici della versione di Fulvio Nardoni: “E in quel giorno avverrà, dice il Signore, che tu mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: mio Baal”.
24. Come Geova parlò alla sua organizzazione simile a una moglie nel “deserto”, e cosa significò che egli le desse “le sue vigne”?
24 Mentre gli Israeliti erano esuli nel paese di Babilonia, essi erano come nel “deserto”. Ivi Geova misericordiosamente ‘prevalse’ sul pentito rimanente e ‘parlò al loro cuore’. Egli fece questo per mezzo dell’amorevole disciplina e per mezzo dei profeti Ezechiele e Daniele. Geova aveva promesso di dare alla sua disciplinata organizzazione simile a una moglie “le sue vigne da allora in poi”. Ciò significò che l’avrebbe fatta uscire dal “deserto” babilonese e che l’avrebbe restaurata nel paese di Giuda e Gerusalemme da lungo tempo desolato.
25. Che Geova desse alla sua organizzazione paragonata a una moglie il “bassopiano di Acor come ingresso alla speranza” cosa significò per lei?
25 Quando Geova parlò del “bassopiano di Acor”, ecco cosa richiamò alla mente: Dopo che gli invasori israeliti avevano distrutto la città cananea di Gerico, l’avido Acan fu lapidato a morte, insieme alla sua famiglia, perché aveva violato il comando di Geova. Così Acan aveva causato difficoltà a Israele con la sua egoistica disubbidienza prendendo spoglie. Appropriatamente la valle in cui Acan fu lapidato fu chiamata “bassopiano di Acor”, poiché il nome Acor significa “Difficoltà”. (Gios. 7:10-26) Conformemente la promessa di Geova di dare alla sua organizzazione paragonata a una moglie il “bassopiano di Acor come ingresso alla speranza” significò che sarebbe stata restaurata nella sua patria dove il bassopiano era situato.
26. Come l’organizzazione paragonata a una moglie nel “deserto” rispose a Geova, e come Egli diede prova della rinnovata relazione di matrimonio?
26 Che dire, ora, del pentito rimanente dell’organizzazione di Geova paragonata a una moglie? ‘Risposero’ essi o mostrarono apprezzamento alle Sue persuasive maniere e alle parole che rivolse “al suo cuore”? La storia biblica risponde: Sì! Nei lontani giorni della sua “giovinezza” come nazione d’Israele, essa aveva ‘risposto’ o reagito di cuore. Aveva accettato l’invito di Geova di divenire la sua organizzazione come una moglie entrando nel patto della legge mosaica con Lui. In modo simile, il pentito rimanente nell’antica Babilonia rispose a favore del rinnovo dei legami coniugali fra Israele e il suo Marito celeste, Geova. A prova del rinnovo di questa relazione di matrimonio, Geova impiegò il Messia tipico, Ciro il Grande, e fece tornare il fedele rimanente israelita nel paese di Giuda e Gerusalemme.
27. Quale condotta tenne ora il rimanente verso l’adorazione di Baal, e che cosa volle manifestare l’organizzazione assomigliata a una moglie chiamando Geova “Mio marito”?
27 Il ristabilito popolo del patto di Geova non tornò mai più all’adorazione di Baal o ad altre forme di adorazione di idoli. Il ripristinato rimanente restaurò con zelo l’adorazione del Marito celeste d’Israele come loro Dio nel paese che egli aveva dato loro. Essi provarono profonda gratitudine e apprezzamento proprio come avevano fatto i loro antenati quando erano stati liberati dall’Egitto e dai suoi eserciti. Il Marito celeste d’Israele sembrò loro più vicino, più intimo. Spontaneamente l’organizzazione assomigliata a una moglie si rivolse a Geova con termini più affettuosi. Così l’organizzazione, spiritualmente parlando, lo chiamò: “Mio marito”, anziché “Mio proprietario”. Essa non volle più sentirsi semplicemente “posseduta” come se appartenesse a un padrone di schiavi. Volle sentirsi per lui come un’aiutante, esattamente come la prima donna Eva avrebbe dovuto esserlo per il marito, Adamo. (Gen. 2:19-24) Come fu bello tutto questo!
28. Come quell’antica manifestazione di misericordia divina, che cosa è altrettanto bello oggi?
28 È anche bello il parallelo moderno che ne abbiamo nel nostro ventesimo secolo. Quali meravigliosi effetti sono prodotti anche oggi dalla misericordia a cui Geova è spinto dalla lealtà verso il patto del suo matrimonio spirituale! Felici sono quelli che ora ricevono la sua misericordia!
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Riconciliazione mediante la misericordia di Dio prima di Har-MaghedonLa Torre di Guardia 1976 | 1° settembre
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Riconciliazione mediante la misericordia di Dio prima di Har-Maghedon
1. Come si possono illustrare i risultati della riconciliazione di Geova con il rimanente degli Israeliti spirituali dal 1919 E.V.?
QUANDO una moglie ostinata e allontanata viene misericordiosamente ripresa dal marito legale, come deve comportarsi verso di lui? E quando, dopo averla ripresa, le rivolge ogni sorta di amorevoli espressioni, come dovrebbe considerarlo, come dovrebbe sentirsi verso di lui? Dovrebbe stimarlo molto per la sua immeritata benignità. Essa ha ragione d’avvicinarglisi più che mai. C’è una base perché lo rispetti più altamente e perché renda i rinnovati vincoli coniugali con lui inviolati, indissolubili. Reazioni di questo genere come quelle d’una moglie si ebbero in seguito alla riconciliazione di Geova con il popolo del suo patto sulla terra. E ora dall’anno 1919 E.V., i risultati sono stati gli stessi rispetto al riconciliato rimanente degli Israeliti spirituali.
2. Il cambiamento di non chiamare più il marito “Bàali” ma di chiamarlo “Ishi” che cosa avrebbe indicato riguardo alla moglie, e come si avverò questo rispetto al rimanente israelita dopo il 537 a.E.V.?
2 Che negli antichi tempi biblici una moglie chiamasse il proprio coniuge “Mio marito” anziché “Mio proprietario” richiedeva per certo un cambiamento di sentimenti, un approfondito apprezzamento da parte di lei. In ebraico essa l’avrebbe chiamato “Ishi” anziché “Bàali”. (Osea 2:18, Leeser) Anticamente Sara mostrò rispetto per il patriarca Abraamo chiamandolo “Mio signore”, o in ebraico, Adonì. Ne era la moglie legale, e onorava Abraamo come suo marito. Non si considerò sua schiava, una schiava come la servitrice egiziana Agar, che dovette essere mandata via dalla casa di Abraamo. (Gen. 18:12; 1 Piet. 3:6) A motivo della devota cooperazione di Sara col marito timorato di Dio, Geova la ricompensò miracolosamente con il suo unico figlio quando essa aveva novant’anni. (Gen. 21:1-7) Il rispetto che il riconciliato rimanente degli Israeliti mostrò verso Geova dopo ch’egli li ebbe liberati da Babilonia nel 537 a.E.V. fu simile a quello di Sara verso Abraamo. Il rimanente si sentì di nuovo verso Geova come un’organizzazione simile a una moglie. La misericordia che Egli mostrò al rimanente lo spinse a chiamarlo Ishi, “Mio marito”.
3, 4. (a) Dal 1919 E.V., il rimanente dell’Israele spirituale mostrò più apprezzamento per quale relazione, e quale patto per molto tempo non avevano compreso? (b) Quale articolo fu pubblicato ne La Torre di Guardia nel 1934?
3 Nel parallelo che ne abbiamo nel ventesimo secolo, il pentito rimanente degli Israeliti spirituali fu liberato da Babilonia la Grande nel 1919 E.V. Fino ad allora, questi Israeliti spirituali avevano dato prevalente importanza al Messia Gesù e alla sua Sposa, la congregazione cristiana. Ma ora cominciarono a mostrare più apprezzamento per Geova Dio, il celeste Padre del Messia. La relazione che come Marito celeste egli aveva avuta con l’Israele spirituale non era stata tenuta in considerazione, in particolar modo dal 1892 E.V. Il suo nuovo patto era incompreso!
4 “Chi onorerà Geova?” Questo fu il titolo dell’articolo principale pubblicato nell’edizione de La Torre di Guardia del 1º gennaio 1926. Da allora in poi, si intensificò l’interesse nel Dio dell’Israele spirituale. Giunse l’anno 1934 e, con esso, la pubblicazione nelle colonne de La Torre di Guardia di una serie di articoli intitolati “I suoi patti”. Dal 1º aprile al 15 luglio 1934, le otto parti di questo articolo furono fornite ai lettori de La Torre di Guardia. In maniera sorprendente questo articolo pubblicato a puntate ricordò al rimanente dell’Israele spirituale che il nuovo patto di Geova concluso con la mediazione del Messia Gesù si applicava a loro.
5. (a) In seguito, nel 1934, quale libro fu pubblicato che riproduceva il materiale dell’articolo “I suoi patti”? (b) La misericordia di Geova spinse quelli che la ricevevano a chiamarlo in che modo rispetto alla sua organizzazione?
5 Poco tempo dopo, il 15 novembre 1934, dalla macchina da stampa della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati di Brooklyn (New York) uscì il libro intitolato “Geova”. I suoi capitoli da 4 a 11 riproducevano l’articolo “I suoi patti”, che era stato pubblicato all’inizio dell’anno ne La Torre di Guardia. Sì, il rimanente dell’Israele spirituale era nel nuovo patto con Geova! In seguito la relazione coniugale di Geova con l’Israele spirituale continuò gradualmente a richiamare l’attenzione. In risposta a tutto il misericordioso trattamento che egli aveva fatto al liberato, riconciliato rimanente dell’Israele spirituale, l’organizzazione simile a una moglie fu spinta a chiamarlo Ishi, “Mio marito”. La sua organizzazione, non l’organizzazione di Satana, era la sola organizzazione giusta a cui appartenere. L’esclusiva devozione apparteneva a Geova quale Sovrano Universale. Il rimanente lo riconobbe.
PROSPERITÀ E SICUREZZA SPIRITUALI
6. Il devoto attaccamento a Geova come il Marito celeste diede luogo a quali benedizioni, come è particolareggiatamente spiegato in Osea 2:17-20?
6 Il devoto attaccamento che il riconciliato rimanente mostrò a Geova il Marito celeste condusse a splendide benedizioni. Le ulteriori parole di Geova lo preannunciarono per mezzo del profeta Osea: “E per certo rimuoverò i nomi delle immagini di Baal dalla sua bocca, e [i ritornati Israeliti] non li ricorderanno più per i loro nomi. E per certo concluderò per loro in quel giorno un patto in relazione con la bestia selvaggia del campo e con la creatura volatile dei cieli e con la cosa strisciante della terra, e romperò l’arco e la spada e la guerra dal paese, e li farò giacere in sicurtà. E per certo ti impegnerò a me a tempo indefinito, e t’impegnerò a me nella giustizia e nel diritto e nell’amorevole benignità e nelle misericordie. E per certo t’impegnerò a me nella fedeltà; e per certo conoscerai Geova”. — Osea 2:17-20.
7. Perché il restaurato rimanente non volle più chiamare il celeste Marito d’Israele “Bàali”, e a quale adorazione non tornarono più?
7 Se il restaurato rimanente, dopo essere tornato dall’esilio di Babilonia, avesse dovuto continuare a chiamare Geova Bàali, “Mio proprietario”, questo avrebbe rammentato loro il proprio peccato o quello dei loro antenati che avevano adorato le immagini di Baal. Il modo in cui Geova trattò il pentito rimanente creò in loro disgusto per i Baal, e così egli rimosse i nomi delle immagini di Baal dalla loro bocca. Essi non li vollero più ricordare con i loro immondi nomi. Logicamente non vollero chiamare il Marito celeste della nazione israelita con la designazione “Mio Baal”, o Bàali. (Osea 2:15, F. Nardoni) In armonia con tale avversione per Baal, essi non tornarono più all’adorazione di immagini materialistiche fatte dagli uomini.
8. Come il rimanente giudeo che accettò il Messia mostrò opposizione all’adorazione di Baal, e come oggi il rimanente dell’Israele spirituale evita di partecipare con la cristianità ai conti che Geova farà con lei?
8 Simile opposizione all’idolatria di ogni specie fu espressa dal rimanente giudeo che accettò Gesù come il Messia. Quel rimanente fu portato nel nuovo patto di cui fece la mediazione Gesù Cristo. Nei tempi moderni, l’opposizione a qualsiasi culto idolatrico è stata mostrata dal rimanente degli Israeliti spirituali, che Geova liberò da Babilonia la Grande nel 1919 E.V. impiegando il suo Messia Gesù. Essi han cercato di rendere a Geova loro Dio esclusiva devozione, fino al punto di rifiutarsi di salutare la bandiera di qualsiasi nazione. (Eso. 20:1-6; 2 Cor. da 6:15 a 7:1) Semplicemente non si contamineranno con nessuna cosa che somigli all’adorazione di Baal. Non tollerano nessuna rivalità di dèi idolatrici contro Geova. Così evitano di partecipare ai conti che Geova farà con la cristianità. Egli dice: “Per certo farò i conti con lei per tutti i giorni delle immagini di Baal alle quali continuò a fare fumo di sacrificio, quando continuò ad adornarsi col suo anello e col suo ornamento e continuò ad andare dietro ai suoi appassionati amanti, e mi dimenticò”. — Osea 2:13, anche vers. 8.
9. Nella “grande tribolazione” Dio tratterà la cristianità come quale antico regno, ma, conforme a Osea 2:18, cosa promette Egli per il rimanente che abolisce il baalismo?
9 La “grande tribolazione” sta per abbattersi sulla cristianità, l’antìtipo moderno del regno di dieci tribù d’Israele. (Matt. 24:21, 22) Dio farà i conti con lei e agirà con lei come agì con Israele: “Devo far cessare il governo reale della casa d’Israele. E deve accadere in quel giorno che devo rompere l’arco [di battaglia] d’Israele nel bassopiano di Izreel”. (Osea 1:4, 5) Essa non partecipa a nessuna riconciliazione con Dio. Che dire, però, del pentito rimanente che abolisce l’adorazione di Baal? A loro si applicano le parole di Geova che sono in Osea 2:18: “Per certo concluderò per loro in quel giorno un patto in relazione con la bestia selvaggia del campo e con la creatura volatile dei cieli e con la cosa strisciante della terra, e romperò l’arco e la spada e la guerra dal paese, e li farò giacere in sicurtà”. Quale promessa di sicurezza!
PATTO DI DIO IN RELAZIONE CON GLI ANIMALI
10. Com’è avvenuto che Geova ha rotto l’arco da battaglia, la spada e la guerra dal “paese” dell’Israele spirituale dal 1919 E.V., come fece nel primo secolo?
10 Circa otto secoli dopo che fu data quella promessa, un rimanente dell’Israele naturale accettò Gesù come il Messia. Essi entrarono nell’attuazione di quella promessa divina. Erano stati tratti dalle dodici tribù d’Israele, come Giuda, Beniamino, Levi e Aser. Eppure non scoppiò fra quei discepoli israeliti di Gesù Cristo nessuna guerra intertribale. La stessa cosa è avvenuta per il rimanente degli Israeliti spirituali che Geova ha liberati da Babilonia la Grande dal 1919 E.V. Sebbene questo rimanente moderno sia stato tratto da persone di ogni nazione, in questo mondo guerrafondaio non c’è mai stata fra loro nessuna guerra internazionale. (Matt. 28:19) Infatti, Geova ha rotto dal loro “paese” o proprietà spirituale sulla terra “l’arco e la spada e la guerra”. (Osea 2:18) Come membri dell’Israele spirituale di cui Geova è il Marito celeste, essi continuano a mantenere fra loro la pace. — Mar. 9:50.
11. Com’è stato possibile che Dio abbia rotto l’arco, la spada e la guerra dalla condizione spirituale del popolo del suo patto sulla terra?
11 Com’è stato possibile questo? Perché hanno cambiato la loro personalità rendendola simile a quella del loro messianico Capo, il Principe della pace. (Isa. 9:6, 7) Mediante il suo spirito santo e la sua Parola scritta, Geova ha trasformato la loro personalità e ha scacciato le tendenze feroci e dannose come quelle degli animali selvaggi della terra. (Rom. 12:1, 2) In senso figurativo Geova ha adempiuto ciò che disse riguardo al suo riconciliato rimanente: “Per certo concluderò per loro in quel giorno un patto in relazione con la bestia selvaggia del campo e con la creatura volatile dei cieli e con la cosa strisciante della terra, . . . e li farò giacere in sicurtà”. (Osea 2:18) Dalla prima guerra mondiale del 1914-1918 E.V., il mondo in genere è divenuto sempre più animalesco, peggiore delle bestie selvagge. Ma Geova ha portato il suo riconciliato rimanente in uno spirituale paradiso d’approvata relazione con lui. Per assicurarsi di questo fatto, chiunque ne dubiti non deve fare altro che andare in una Sala del Regno dei cristiani testimoni di Geova e osservarvi il pacifico spirito di Dio.
12. Come la religiosa condizione terrena della cristianità è in contrasto con quella del riconciliato rimanente?
12 In netto contrasto con tale paradiso di prosperità e sicurezza spirituali è la terrestre proprietà religiosa della cristianità, che asserisce d’essere in una relazione di patto con Geova Dio. Su di lei si adempiono le devastatrici parole di Osea 2:12: “Per certo li porrò come una foresta, e la bestia selvaggia del campo per certo li divorerà”. La cristianità spiritualmente adultera è divenuta come una foresta incolta che non offre nessun senso di sicurezza, nessuna protezione dai pericoli spirituali o dalle nazioni assomigliate a bestie che professano d’esser cristiane. I membri delle sue chiese son lasciati vittime della sapienza mondana che “è terrena, animale, demonica”. (Giac. 3:15) Sono spiritualmente divorati. Per la cristianità Geova non ha dato nessuna promessa di patto in relazione con le bestie selvagge e gli uccelli. Non la fa “giacere in sicurtà”.
RINNOVATO IMPEGNO DI MATRIMONIO SU BASI DUREVOLI
13. Con riguardo per quali nobili qualità disse Geova che avrebbe di nuovo impegnato a sé la sua organizzazione paragonata a una “moglie”?
13 Geova, come celeste Marito dell’Israele spirituale, ha mostrato al rimanente degli Israeliti spirituali straordinarie misericordie. Egli continua a mostrare a tale rimanente leale amore e fedeltà. Con tale nobile spirito egli disse profeticamente alla sua organizzazione paragonata a una “moglie” di cui il rimanente è il rappresentante: “E per certo ti impegnerò a me a tempo indefinito, e t’impegnerò a me nella giustizia e nel diritto e nell’amorevole benignità [o amore leale] e nelle misericordie. E per certo t’impegnerò a me nella fedeltà; e per certo conoscerai Geova”. — Osea 2:19, 20, NW, e lettura marginale.
14. (a) Che cosa è indicato dal fatto che Geova dice per tre volte: “T’impegnerò a me”? (b) Come il fatto che Geova rinnovi la relazione matrimoniale con l’Israele spirituale è non solo misericordioso ma anche giusto e retto, e non vano?
14 Tre volte Geova dice al pentito rimanente, “t’impegnerò a me”. Questo rende la sua dichiarazione molto enfatica. Mostra che il suo amore è così intenso da indurlo a mostrare misericordie divine in maniera rimarchevole. Che egli rinnovi la relazione di patto matrimoniale non è solo misericordioso, ma anche giusto e retto. Come mai? Perché rinnova l’impegno in base al sacrificio propiziatorio offerto dal Messia Gesù, un sacrificio che soddisfa le esigenze della giustizia. (1 Giov. da 1:7 a 2:1) Quindi il ripristino del rimanente degli Israeliti spirituali in una relazione approvata con Geova mostra la realtà del suo amore fedele e leale. Inoltre, quando impegna a sé il rimanente nella giustizia, nel diritto, nell’amorevole benignità, nelle misericordie e nella fedeltà, ciò non risulta vano. Tutti i leali risponderanno a tale Dio misericordioso e leale con fedeltà ed esclusiva devozione, fino a tempo indefinito, per sempre! Ciò significa attraverso tutta la “grande tribolazione” avvenire che giungerà al culmine ad Har-Maghedon. — Riv. 16:14, 16.
15, 16. (a) Che il riconciliato rimanente conosca Geova avviene a causa di quali fattori? (b) In Osea 2:21-23, cosa dice Geova per mostrare che Egli ci provvede tutte le cose che ci occorrono per vivere?
15 Al pentito rimanente che Geova ora impegna a sé, egli dice: “E per certo conoscerai Geova”. (Osea 2:20) Ciò volle dire che l’avrebbero conosciuto non solo a causa della misericordiosa riconciliazione che egli ha recata, ma anche a causa di quanto si propose di fare in seguito. Che si facesse conoscere al rimanente come non l’aveva mai conosciuto ne approfondì l’apprezzamento come la Fonte di ogni benedizione che scende su di loro di continuo. Prendiamo dunque nota di come Geova, il Provveditore di tutte le cose che ci occorrono per vivere, aggiunge amorevolmente e gioiosamente queste poetiche parole:
16 “‘E dovrà avvenire in quel giorno che io risponderò’, è l’espressione di Geova, ‘risponderò ai cieli, ed essi, da parte loro, risponderanno alla terra; e la terra, da parte sua, risponderà al grano e al vino dolce e all’olio; ed essi, da parte loro, risponderanno a Izreel [= Dio seminerà seme]. E per certo me la seminerò come seme sulla terra, e mostrerò misericordia a colei alla quale non fu mostrata misericordia [ebraico: a Lo-Ruhamah], e dirò a quelli che non sono mio popolo [ebraico: a Lo-Ammi]: “Tu sei il mio popolo”; ed essi, da parte loro, diranno: “Tu sei il mio Dio”’”. — Osea 2:21-23, NW, lettura marginale.
17. Come procede questa successione di risposte o reazioni, che infine terminano in Geova il Creatore?
17 Consideriamo il senso di questa collegata successione di risposte o reazioni: Nei tempi antichi, il riconciliato rimanente che Geova aveva seminato come seme nella loro patria, il paese di Giuda, aveva bisogno di grano, vino dolce e olio. Queste cose buone della vita hanno la fonte diretta nella terra. A favore del bisognoso rimanente, il grano, il vino dolce e l’olio richiedono che la terra liberi i suoi minerali agli steli di grano e alle viti che portano grappoli e agli ulivi che forniscono olio. Perché questo abbia luogo la terra dipende dalla pioggia dei cieli onde non faccia inaridire le piante che crescono per la siccità. La terra ora si rivolge dunque ai cieli per la pioggia nella sua stagione. I cieli non si chiudono ma rispondono alla richiesta della terra. Ma da sé cosa possono fare i cieli? Essi dipendono dal Creatore perché produca nuvole di pioggia che facciano cadere l’umidità sulla terra. Egli è il grande Creatore della pioggia. — Ger. 10:12, 13.
18. Così quale risposta o reazione principale dà inizio all’intero ciclo di operazioni che terminano con una risposta a Izreel?
18 Così, alla fine, i cieli chiedono a Geova di formare le nuvole di pioggia e di riempirle del loro contenuto acqueo. A favore del suo popolo riconciliato simile a una moglie ora sul suolo della loro patria, Geova risponde ai cieli. Subito ha inizio l’intero ciclo delle operazioni e ne risultano grano, vino dolce e olio per il Suo popolo. Così questi prodotti della terra danno la loro risposta a Izreel, il rimanente che Geova semina nella loro patria.
19. In questo modo il restaurato rimanente conosce Geova sotto quale aspetto, in modo da non dare più credito al baalismo?
19 In questo modo il restaurato rimanente di Geova comprende che tutte le utili operazioni del loro ambiente naturale avvengono per Sua disposizione. Non sono da attribuire a un immaginario Baal o ad alcuni Baal che sono annualmente adorati da devoti idolatrici con vergognosi, disgustanti riti della fertilità. Or dunque il rimanente, illuminato con l’accurata conoscenza, offrì al vero Dio esclusiva devozione.
20. (a) Oggi il rimanente dell’Israele spirituale chi conosce realmente che è il responsabile del loro paradiso spirituale? (b) Come una “grande folla” di altri è entrata nel paradiso spirituale per goderlo insieme al rimanente?
20 E ora che dire del restaurato rimanente degli odierni Israeliti spirituali? Essi pure hanno riconosciuto che l’Iddio che li liberò da Babilonia la Grande è responsabile del paradiso spirituale di abbondanza, pace e sicurezza in cui li ha portati dal 1919 E.V. Centinaia di migliaia di persone che temono Dio hanno notato questo paradiso spirituale del rimanente degli Israeliti spirituali, come preannunciarono le parole di Ezechiele 36:35, 36: “La gente per certo dirà: ‘Quel paese laggiù che era desolato è divenuto simile al giardino d’Eden, . . . ’ E le nazioni che vi saranno lasciate rimanere all’intorno dovranno conoscere che io stesso, Geova, ho edificato le cose demolite, ho piantato ciò che era stato desolato”. Così una “grande folla” di onesti osservatori è entrata nel paradiso spirituale per goderne l’abbondanza spirituale, la pace e la sicurezza insieme al riconciliato rimanente.
21. (a) Così Geova chi dichiara che è il suo popolo, e chi si unisce a esso facendo pubblica dichiarazione che Egli è il loro Dio? (b) Come Geova adempie qui il significato del nome Izreel?
21 In questo modo spiritualmente utile Geova mostra misericordia al rimanente ch’era stato privato della sua misericordia mentre era esule in Babilonia la Grande durante la prima guerra mondiale. A quelli che non erano Suo popolo, Geova ora dice: “Tu sei il mio popolo”. Rispondendo di cuore il rimanente dice: “Tu sei il mio Dio”. (Osea 2:23) La “grande folla” dei compagni simili a pecore che ora pure risiedono nel paradiso spirituale si unisce al rimanente facendo pubblica dichiarazione che Geova è il loro Dio. (Riv. 7:9-17; Giov. 10:16) Tutto questo avviene nella restaurata condizione terrestre in cui Geova ha seminato il rimanente degli Israeliti spirituali come seme, per adempiere il significato del nome Izreel, “Dio seminerà seme”.
VIVA ILLUSTRAZIONE DELLA MISERICORDIA DI DIO
22, 23. Secondo il capitolo tre di Osea, cosa ebbe egli istruzione di fare, e per quale scopo?
22 Con una calorosa dimostrazione di misericordia Geova riesce a risolvere il suo problema coniugale con il popolo del suo patto. Per illustrarlo vivamente, Geova fece rappresentare dal suo profeta Osea un dramma di vita reale. Nel capitolo tre della sua profezia, Osea ce lo narra, dicendo:
23 “E Geova continuò a dirmi: ‘Va ancora una volta, ama una donna che è amata da un compagno e che commette adulterio, come nel caso dell’amore di Geova per i figli d’Israele mentre si rivolgono ad altri dèi e amano le [relative] schiacciate d’uva secca’. E me l’acquistavo per quindici pezzi d’argento e la misura di un omer d’orzo e mezzo omer d’orzo. Quindi le dissi: ‘Per molti giorni dimorerai come mia. Non devi commettere fornicazione, e non devi appartenere ad altro uomo; e anch’io sarò per te’. È perché i figli d’Israele dimoreranno per molti giorni senza re e senza principe e senza sacrificio e senza colonna e senza efod e terafim. In seguito i figli d’Israele torneranno e per certo cercheranno Geova loro Dio, e Davide loro re; e per certo verranno tremando a Geova e alla sua bontà nella parte finale dei giorni”. — Osea 3:1-5.
24. (a) Quindi Osea chi comprò, da chi e per quanto? (b) Come Geova adempì questo dramma profetico nel 537 a.E.V. e nel 1919 E.V.?
24 Nel dramma profetico che Osea rappresentò ubbidientemente, egli raffigurò Geova. Osea ricomprò la moglie legale Gomer da un uomo innominato con il quale essa aveva vissuto in maniera adulterina e del quale era divenuta schiava. Per ricomprarla, Osea pagò l’equivalente di trenta sicli d’argento, il prezzo di uno schiavo. (Eso. 21:32) Conforme a questa figura, nel 537 a.E.V. Geova riacquistò gli esiliati Israeliti divenuti schiavi nel paese di Babilonia. Egli diede il prezzo di redenzione al conquistatore di Babilonia, al persiano Ciro il Grande, come indica Isaia 43:1-4. (Isa. da 44:26 a 45:4) Similmente, nel 1919 E.V., quale Marito celeste Geova riacquistò il rimanente dell’Israele spirituale dalla schiavitù in Babilonia la Grande e dai suoi politici compagni mondani. Misericordiosamente Geova liberò il rimanente per mezzo del suo più grande Ciro, cioè Gesù Cristo, a cui diede ‘le nazioni come sua eredità e le estremità della
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