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Mostriamo l’amore che salva il prossimoLa Torre di Guardia 1981 | 15 novembre
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Mostriamo l’amore che salva il prossimo
ERA l’anno 1559 della nostra era volgare. Guglielmo I principe di Orange e il re Enrico di Francia stavano partecipando a una battuta di caccia nei dintorni di Parigi. Quando, per caso, i due uomini si trovarono soli, re Enrico parlò liberamente col principe di un complotto architettato dal re di Spagna per sterminare tutti i protestanti nei Paesi Bassi e in Francia. Nei Paesi Bassi lo sterminio doveva essere compiuto dai soldati spagnoli di stanza nel paese.
Questa fu una notizia sconvolgente per il principe olandese, che non aveva avuto il minimo sentore di quanto si stava complottando.a Pur avendo ricevuto un’educazione cattolica (con un passato luterano), aveva vivamente a cuore la sorte di tutti quei protestanti destinati alla morte. Con la massima discrezione non tradì nessuna sorpresa né alcun’altra emozione venendo a conoscenza di questo sanguinario complotto, ragione per la quale venne chiamato “Guglielmo il Taciturno”.
Prima di tornare nei Paesi Bassi ricevette istruzioni precise sulla parte che avrebbe avuto nell’esecuzione di questo terribile complotto. Ma non appena fu tornato in patria influenzò l’opinione pubblica affinché fosse favorevole alla partenza dei soldati spagnoli dal suo paese. Difatti fece tutto il possibile per sventare quel malvagio complotto; e si potrebbe dire che questo fu il primo passo sulla strada che lo avrebbe reso “il padre della patria”.
Guglielmo aveva ricevuto in particolare i nomi di certe “persone eccellenti sospettate di appartenere alla nuova religione” con la precisa istruzione di non lasciarle fuggire. Anziché eseguire tali istruzioni, avvertì quelle “persone eccellenti”, dando loro la possibilità di fuggire. Come disse in seguito, aveva “ritenuto più necessario ubbidire a Dio che agli uomini”. In tutto questo Guglielmo manifestò veramente l’amore che salva il prossimo.b
UN AVVERTIMENTO DATO OGGI
Oggi c’è un gruppo di persone, i cristiani testimoni di Geova, che sono animate da motivi simili. Essi avvertono il maggior numero possibile di persone che nel prossimo futuro le attende una terribile sorte. La sorte che molti subiranno, tuttavia, non è dovuta all’intolleranza religiosa da parte di uomini accecati. Sarà dovuta piuttosto all’intervento del giusto Dio del cielo e della terra contro tutti coloro che recano vituperio sul suo nome e che rovinano la terra. L’adempimento della profezia biblica indica che si avvicina rapidamente “il tempo fissato” da Geova Dio per “ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”. (Riv. 11:18) È vicino il tempo in cui scoppierà la più grande tribolazione di tutti i tempi. — Matt. 24:21.
Data l’imminenza di questo catastrofico avvenimento, i testimoni di Geova danno l’avvertimento evangelico a tutti coloro che amano la verità e la giustizia e che si trovano nel reame dell’impero mondiale della falsa religione, “Babilonia la Grande”: “Uscite da essa, . . . se non volete partecipare con lei ai suoi peccati, e se non volete ricever parte delle sue piaghe”. (Riv. 18:2, 4) Naturalmente non basta che queste persone sincere si separino da ogni falsa religione organizzata. Devono anche cercare scampo sotto il regno di Dio. Pertanto i Testimoni continuano a predicare “questa buona notizia del regno” in tutto il mondo. — Matt. 24:14.
È per questo che i testimoni di Geova mettono tutto il loro impegno nell’aiutare le persone sincere che cercano la verità a ubbidire al comando contenuto nel libro biblico di Sofonia: “Cercate Geova, voi tutti mansueti della terra, che avete praticato la Sua propria decisione giudiziaria. Cercate la giustizia, cercate la mansuetudine. Probabilmente potrete esser nascosti nel giorno dell’ira di Geova”. (Sof. 2:3) Pertanto questi Testimoni ubbidiscono al comando che Gesù Cristo diede ai suoi seguaci quando si accomiatò da loro: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. — Matt. 28:19, 20.
PREDICAZIONE E INSEGNAMENTO DI CASA IN CASA
Dato che il giorno di giudizio di Geova è vicino, i testimoni sentono l’urgenza di additare a coloro che amano la verità il regno di Dio come unico mezzo di scampo. Poiché la vita è così importante, si dà senz’altro prova d’amore aiutando le persone in questo modo.
I rapporti mostrano che alcuni sono stati aiutati a incamminarsi sulla via che conduce alla vita osservando l’eccellente condotta cristiana. Un giornalista russo, presente a un congresso di Testimoni in Germania, disse: “La vostra condotta è il vostro miglior sermone”. I Testimoni hanno riscontrato che un metodo efficace per predicare la “buona notizia” è quello di stare agli angoli delle vie offrendo riviste bibliche ai passanti. Inoltre, i Testimoni sono desti a cogliere o creare le opportunità per predicare la buona notizia del regno di Dio a coloro con cui hanno rapporti d’affari o che incontrano in viaggio, o ai colleghi di lavoro. I fatti mostrano che anche tutta questa attività porta frutto.
Tuttavia è ovvio che se i servitori di Geova si limitassero a dare testimonianza in tali occasioni, verrebbero trascurati molti che forse amano la verità e la giustizia e che meritano di udire il messaggio di avvertimento nonché la buona notizia del Regno. Per questa ragione i Testimoni hanno adottato il metodo di predicare di casa in casa. Anzi, si sono valsi a tal punto di questo metodo che è diventato, per così dire, il marchio dei Testimoni. In un certo programma televisivo si vedeva una famiglia che, udendo bussare alla porta, diceva: ‘Sarà senz’altro un testimone di Geova’.
Non molto tempo fa, in un certo paese dell’America Centrale, questa attività dei Testimoni fu proibita. Quando i Testimoni si appellarono, il funzionario governativo che si occupava dell’appello disse: ‘Altre denominazioni religiose non vanno di casa in casa come fate voi Testimoni. Quest’attività fa parte della vostra adorazione?’ Gli fu detto che non solo faceva parte della loro adorazione ma che ne era uno degli aspetti più importanti. Come risultato il bando fu tolto.
I Testimoni hanno validi precedenti scritturali per compiere l’opera di casa in casa. Quando Gesù mandò i suoi discepoli, comandò loro di portare il messaggio nelle case delle persone. (Matt. 10:7, 12, 13, 42; Luca 10:5, 6) Inoltre l’apostolo Paolo disse agli anziani della congregazione di Efeso: “Voi sapete bene come dal primo giorno che misi piede nel distretto dell’Asia sono stato per tutto il tempo con voi, . . . mentre non mi sono trattenuto dal dirvi alcuna delle cose che erano profittevoli né dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa. Ma ho completamente reso testimonianza a Giudei e Greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù”. — Atti 20:18-21.
Sì, Paolo insegnò “di casa in casa”. Non c’è dubbio che visitò coloro che erano già cristiani per rafforzarli e incoraggiarli, ma non possiamo assolutamente limitare le suddette parole di Paolo a tali attività pastorali. Perché no? Perché Paolo disse che predicava il “pentimento verso Dio e [la] fede nel nostro Signore Gesù” sia a giudei che a greci. Queste parole indicano chiaramente che non erano ancora cristiani. Che la considerasse un’opera di salvezza si può capire dalle sue ulteriori parole, cioè che, avendo predicato, era “puro del sangue di tutti gli uomini”. — Atti 20:25-27.
MODELLO PROFETICO
Tutto questo è confermato da una profezia che si trova nel nono capitolo di Ezechiele, dove viene prefigurata l’attività di casa in casa svolta oggi dai testimoni di Geova. Essa parla di una visione che il profeta Ezechiele ebbe circa 2.500 anni fa.
Nel capitolo precedente il profeta dice di avere avuto una visione in cui erano raffigurate varie forme di idolatria e apostasia commesse dai giudei nel tempio di Gerusalemme. Poi, nel capitolo 9, Ezechiele narra una visione di sei uomini armati con armi per infrangere e di un settimo uomo vestito non con l’armatura ma di lino, con un corno da segretario al fianco. A quest’uomo fu detto di passare attraverso la città di Gerusalemme e di “apporre un segno sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono per tutte le cose detestabili che si fanno in mezzo ad essa”. (Versetto 4) I sei uomini con le armi per infrangere ricevettero il comando di seguirlo e di giustiziare tutti quelli che non avevano il segno, sì, tutti quelli che non sospiravano e non gemevano per tutte le cose malvage commesse nella città.
Come avrebbe fatto quest’uomo vestito di lino a trovare tutti coloro che sospiravano e gemevano? La Torre di Guardia del 1º luglio 1972 spiegava: “Non semplicemente andando nella pubblica piazza o nel luogo di mercato, ma andando alle case delle persone, di casa in casa. In questo modo avrebbe potuto udire le loro accorate espressioni e decidere se dovevano esser segnate sulla fronte o no. Questa non era un’operazione rapida, niente affatto, ma richiedeva di andare pazientemente e coscienziosamente di casa in casa o di porta in porta e di fare un’onesta ispezione, non mostrando nessuna parzialità ma segnando solo quelli che sinceramente erano addolorati per tutte le cose detestabili che altri compivano dentro la città reale. L’‘uomo vestito di lino’ . . . appose il segno distintivo sulla loro fronte dove poteva pubblicamente esser visto da amici o nemici”.
Come l’uomo vestito di lino doveva fare visite di casa in casa per adempiere pienamente l’obbligo di apporre il segno su coloro che meritavano d’essere risparmiati, così oggi i testimoni di Geova devono compiere l’opera di casa in casa per trovare tutti quelli che amano la verità e dare loro l’opportunità di fuggire al regno di Dio.
Cos’è che oggi corrisponde al segno apposto dall’uomo vestito di lino sulla fronte di coloro che meritavano d’essere risparmiati? Sembra che l’avere il segno sulla fronte rappresenti il coltivare una personalità cristiana. Solo avendo tale personalità si meriterebbe d’essere risparmiati da coloro che eseguiranno il giudizio di Geova nella veniente “grande tribolazione”. (Matt. 24:21) Una personalità cristiana sarebbe qualcosa che tutti potrebbero vedere, come un segno sulla fronte potrebbe essere visto da tutti. Le Scritture esortano ripetutamente a coltivare tale personalità cristiana. È ovvio che per apporre tale segno su una persona ci vogliono molto tempo, energie e mezzi, ma i testimoni di Geova sono lieti di fare tali sacrifici. Anche in questo modo mostrano l’amore che salva il prossimo. — Efes. 4:20-24; Col. 3:9-11.
Il primo passo, che consiste nell’andare di casa in casa per trovare coloro che amano la verità e la giustizia e che sospirano e gemono per le malvage condizioni prevalenti nel mondo, è importante, ma è pur sempre il primo passo. Per mostrare l’amore che salva il prossimo, il servitore di Geova deve fare anche visite ulteriori e condurre studi biblici. Gli studenti biblici devono inoltre imparare a pregare, frequentare la congregazione cristiana e mettere in pratica i principi biblici nella propria vita. A loro volta, devono essi stessi partecipare all’opera di far conoscere ad altri ancora le cose che essi imparano. Tutto questo dovrebbe portarli a dedicarsi a Geova Dio per fare la sua volontà ed essere battezzati. Tale condotta è essenziale per ricevere il “segno”, per rivestire la personalità cristiana. E svolgendo questa attività i testimoni di Geova mostrano veramente l’amore che salva il prossimo.
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La sfida dell’opera di casa in casaLa Torre di Guardia 1981 | 15 novembre
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La sfida dell’opera di casa in casa
UN TESTIMONE di Geova sui 75 anni andava di porta in porta; zoppicava, ma non è strano, poiché aveva tutt’e due le gambe di legno. Come ebbe bussato a una porta, gli rispose una donna che, puntandogli un dito contro, chiese con tono adirato: ‘È un testimone di Geova?’
L’uomo rimase qualche istante in silenzio e poi, guardando la donna fisso negli occhi, disse: ‘Le dirò, signora, mi sforzo di esserlo, ma non è facile. Mi ci impegno. È un compito arduo. Può immaginare cosa significa essere testimone dell’Altissimo, Geova, il Sovrano dell’universo? È una cosa impegnativa. Le dirò, signora, che mi sforzo’.
Cosa rispose la donna? Non una parola. Cosa avrebbe potuto dire?
Non si può negare. Andare di casa in casa a portare la buona notizia del regno di Geova Dio è una vera sfida. È senz’altro per tale ragione che solo i Testimoni hanno adottato questa forma di evangelizzazione. Nessun altro gruppo religioso dà risalto a questa attività o esige che sia compiuta da tutti i suoi membri. Ed è molto interessante che coloro che criticano così severamente gli insegnamenti dei testimoni di Geova non li accusano di compiere un’opera priva di precedenti scritturali. Anziché accusarli di non avere una base scritturale per compiere questa attività, questi critici hanno ripetutamente ammesso per iscritto che questo tipo di evangelizzazione è scritturale. Alcuni deplorano addirittura il fatto che la loro particolare denominazione non si aspetti la stessa cosa dai suoi membri.
I Testimoni avrebbero buoni motivi per andare di porta in porta anche se nella Parola di Dio non vi fosse nessun diretto o esplicito comando in tal senso o nessun precedente. L’amore di Dio e del prossimo li spinge a dare testimonianza a tutti quelli che possono, dichiarando ad altri la buona notizia del regno di Dio e avvertendoli della prossima “grande tribolazione”, e questo con ogni mezzo efficace. Nei tempi apostolici l’apostolo Paolo e altri visitarono le sinagoghe e poterono predicare la “buona notizia” a coloro che vi si riunivano. (Matt. 24:14, 21; Atti 13:14-16; 14:1; 17:1, 2, 10, 17; 18:4, 19, 26; 19:8) Naturalmente oggi i Testimoni hanno di rado l’occasione di parlare nelle sinagoghe o in altri edifici religiosi. Ma il fatto che i Testimoni d’oggi non possono imitare questo tipo di attività non significa che non debbano imitare altre forme di evangelizzazione apostolica che sono loro accessibili.
Il fatto stesso che l’opera di evangelizzazione di casa in casa incontri tanta opposizione ne attesta l’efficacia! Quando un governo diventa totalitario, una delle prime cose che fa invariabilmente è quella di proibire l’opera di predicazione di casa in casa compiuta dai Testimoni. Molti capi religiosi, particolarmente in passato, hanno influito persino sulle autorità governative democratiche perché ostacolassero questo tipo di evangelizzazione, o con un’errata applicazione delle leggi nei loro confronti o facendo emanare leggi allo specifico scopo di impedire la loro opera di casa in casa. Per stabilire il loro diritto legale di predicare di porta in porta, i Testimoni hanno ripetutamente portato le cause davanti alle corti superiori, inclusa la Corte Suprema degli Stati Uniti. Quasi invariabilmente quelle corti hanno deciso in loro favore, e tali sentenze comprovano non solo il diritto legale dei Testimoni di svolgere questa opera ma anche la sua efficacia. Un verdetto tipico è quello che segue:
“La distribuzione manuale di trattati religiosi è un metodo di evangelizzazione missionaria antico quanto la storia della stampa. Nel corso degli anni ha esercitato molta forza in vari movimenti religiosi. Questo tipo di evangelizzazione è utilizzato oggi in grande misura da varie sette religiose i cui colportori portano il Vangelo in migliaia e migliaia di case cercando di guadagnare aderenti alla loro fede mediante visite personali. . . . Questo tipo di attività religiosa ha lo stesso diritto di essere protetta dal Primo Emendamento come il culto nelle chiese e la predicazione dai pulpiti”.
UNA SFIDA
Ammettiamolo: andare di casa in casa a portare un messaggio biblico è una delle cose più difficili per la persona modesta e comune, uomo o donna, giovane o vecchio che sia. Infatti, Testimoni che predicano a tempo pieno da decenni confessano ogni tanto che dopo tutti quegli anni questa attività è ancora così contraria alle loro inclinazioni naturali che ogni mattina devono fare un vero sforzo per cominciare. Non si sa mai quale accoglienza si riceverà alla porta. Indubbiamente non pochi si offendono se qualcuno va alla loro porta a portare un messaggio biblico, e a nessuno piace offendere il prossimo. La reazione iniziale di molti che amano la verità e che studiavano la Bibbia con un Testimone è stata: ‘Non potrei mai andare di casa in casa’. Quanto sembri difficile si vede dall’esperienza di un pompiere di New York. Accompagnando per la prima volta di casa in casa colui che gli faceva lo studio biblico, esclamò: “È peggio che entrare in un edificio in fiamme!” Ma dopo non molto anche lui compiva con gioia la predicazione di casa in casa.
Naturalmente, il normale frequentatore di una chiesa ha ben pochi motivi per essere spinto ad andare di casa in casa. Cosa direbbe alle persone? Con tutta probabilità non ha una buona conoscenza dell’insegnamento della sua chiesa; forse ha solo delle vaghe idee basate sui credi della sua chiesa. Per di più, la religione in generale è presentata più che altro come una faccenda personale. La principale preoccupazione è la salvezza della propria anima; le funzioni religiose non sono tali da addestrare e motivare gli ascoltatori affinché divengano evangelizzatori attivi. Non è dunque strano che l’opera di casa in casa presenti una sfida che di rado è accolta da altri all’infuori dei testimoni di Geova.
Pur essendo una sfida, l’attività di casa in casa è qualcosa che anche il più umile cristiano può compiere. Infatti, una volta un Testimone messicano di campagna, che indossava una semplicissima veste campagnola, bussò alla porta di una sontuosa dimora. Venne ad aprire un uomo che indossava una veste da camera di seta e chiese cosa voleva. Il Testimone disse: “Se un mulo venisse alla sua porta con due borse d’oro, le accetterebbe?” Infastidito, il padrone di casa rispose: “Non capisco quello che mi sta dicendo. Sono un famoso ingegnere”. Allora il Testimone gli chiese: “Cosa sa delle profezie?” L’uomo ammise di non saperne nulla. Al che il Testimone disse: “È di questo che voglio parlarle. . . . Io sono quel mulo che è venuto alla sua porta, e le due borse d’oro sono queste riviste, La Torre di Guardia e Svegliatevi!” L’uomo fu colpito dalla presentazione di questo umile Testimone e prese le due riviste. Tutto questo fa venire in mente l’episodio narrato in Atti 4:8-13.
PERSEVERARE È UNA SFIDA
I servitori di Geova hanno ripetutamente dovuto perseverare e sopportare e ciò è una sfida. Un esempio notevole è quello di Geremia che, per circa 40 anni, continuò a proclamare il messaggio di Geova Dio nelle circostanze più sfavorevoli. Non è strano che una volta gli venisse voglia di smettere! Ma non poté stare zitto; doveva parlare, dare testimonianza intorno al suo Dio Geova e contro i ribelli giudei del suo tempo. — Ger. 20:9.
Anche oggi i servitori di Geova devono perseverare, sì, insistere nell’adempimento del compito affidato loro da Dio. E ci sono molte ragioni per farlo. Ogni volta che visitano un padrone di casa si sforzano di lasciare alcuni granelli di verità, alcune gocce di acqua spirituale, per così dire, sia verbalmente che per mezzo di qualche stampato. Queste cose hanno avuto ripetutamente un effetto cumulativo, e alla fine hanno portato frutto, come fece notare l’apostolo Paolo quando disse: “Io piantai, Apollo innaffiò, ma Dio faceva crescere”. — I Cor. 3:6.
I testimoni di Geova hanno altri motivi per perseverare, per persistere nel ministero di casa in casa. Una volta La Torre di Guardia espresse molto bene questo punto:
“Sono in gioco delle vite. (II Tim. 4:5) Ciò significa fare ripetute visite. Anzitutto le circostanze cambiano di continuo. Oggi un uomo può non essere a casa, ma la prossima volta forse vi sarà. Oggi forse è troppo occupato per ascoltare, può darsi che la prossima volta non lo sia. Oggi risponde alla porta un membro della famiglia, la prossima volta risponderà un altro; . . . Spesso le famiglie sono divise riguardo alla religione, . . . Inoltre, le persone si trasferiscono di continuo . . .
“Non solo cambiano le circostanze, ma cambia anche la gente stessa. . . . Per qualche inezia un uomo poteva non essere di buon umore e quindi non disposto a parlare di religione o di qualsiasi altra cosa, indipendentemente da chi era alla porta, ma ciò non significa che avrà la stessa attitudine mentale in un’altra occasione. O, solo perché un uomo non era affatto interessato nel parlare di religione il mese scorso non vuol dire che non lo sarà questo mese. Dall’ultima volta che un Testimone lo visitò, quest’uomo ha forse avuto un’esperienza che lo ha lasciato afflitto o ha imparato in un modo o nell’altro qualcosa che lo ha reso umile anziché superbo, assetato e consapevole della sua necessità spirituale anziché soddisfatto di sé”.
Ci sono moltissime ragioni per continuare a visitare le persone, perseverando e cercando quelle simili a pecore. — Matt. 25:31-33.
BENEFICI PERSONALI
Uno dei principali obiettivi conseguiti dai Testimoni nell’andare di casa in casa è quello di far conoscere il nome di Geova. Una famosa rivista di New York una volta ha pubblicato una vignetta che fa vedere come essi mettono le persone a conoscenza di questo caratteristico nome del Creatore. Si vedeva un uomo che pregava accanto al letto e il dio germanico Odino in piedi dall’altra parte del letto. Nella vignetta si vedeva l’uomo che diceva in preghiera: “Mi dispiace d’averti incomodato, Odino. Vedi, pensavo che dicendo Dio, si capisse che mi rivolgevo a Geova”.
Inoltre, come si vede da quanto sopra, la predicazione di casa in casa permette ai testimoni di Geova di aiutare coloro che amano la verità e la giustizia a incamminarsi sulla via che conduce alla vita. E proclamando il giorno di vendetta di Geova, i Testimoni avvertono amorevolmente tutti quelli che non amano la verità e la giustizia, ma che amano i piaceri. (II Tim. 3:1-5) E i Testimoni stessi ricevono molti benefici, poiché verace è il proverbio biblico che dice: “L’uomo benefico prospererà e chi ristora gli altri sarà pure ristorato”. — Prov. 11:25, Garofalo.
Un anziano dei testimoni di Geova che ha trascorso nove anni in un campo di concentramento tedesco ha detto una volta che per essere aiutati a coltivare i frutti dello spirito di Dio non c’è niente di meglio del metodo di evangelizzazione di casa in casa. È innegabile. Perseverando in questa attività si impara a esercitare amore, a essere gioiosi, pacifici, pazienti e longanimi, a mettere all’opera la propria fede e a manifestare mitezza, benignità, bontà e padronanza di sé. — Gal. 5:22, 23.
Chi va di casa in casa a portare la buona notizia del Regno è anche aiutato a coltivare la virtù dell’umiltà. Il superbo è suscettibile, agisce in modo indipendente, non si interessa di piacere al prossimo. Ma il Testimone, per ottenere risultati, deve, come l’apostolo Paolo, ‘divenire ogni cosa a persone di ogni sorta’ per guadagnarne alcune. — I Cor. 9:19-23.
Un’altra benedizione ancora che ricevono coloro che continuano ad andare di casa in casa è che diventano più comprensivi, più compassionevoli. Da una parte, si impara a provare compassione per le persone che sono state spiritualmente accecate dai falsi pastori, e, dall’altra, si impara a capire i loro problemi quando li espongono: povertà, disoccupazione, malattia, discordie familiari, delinquenza minorile, eccetera. Come al giorno di Gesù così oggi le persone sono “mal ridotte e disperse come pecore senza pastore”. Hanno bisogno del regno di Geova. Le parole che Gesù disse ai discepoli del primo secolo sono ancora più significative in questi “ultimi giorni”. Egli disse: “La messe è grande, ma gli operai sono pochi”. Mentre preghiamo affinché siano mandati più operai nella messe, ci sforziamo noi stessi di partecipare con zelo all’opera del Regno, accogliendo con successo la sfida dell’opera di casa in casa? — Matt. 9:36-38.
UNA PROTEZIONE
L’attività di casa in casa serve anche a difenderci dal mondo. A questo riguardo l’apostolo Giovanni avverte: “Non amate il mondo né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto ciò che è nel mondo — il desiderio della carne e il desiderio degli occhi e la vistosa ostentazione dei propri mezzi di sostentamento — non ha origine dal Padre, ma ha origine dal mondo”. C’è il pericolo che queste cose del mondo tentino il cristiano testimone di Geova, ma mantenendosi attivo nella predicazione questa tentazione sarà ridotta al minimo. — I Giov. 2:15, 16.
Questo punto è illustrato da una vecchia leggenda o parabola ebraica. Essa narra di un certo uomo giusto che andò nella malvagia città di Sodoma e continuò a predicare anche se nessuno gli dava retta. Un giorno un uomo del posto, avendo notato questo fatto, gli chiese perché continuava a predicare quando nessuno gli dava retta. Cosa rispose l’uomo? ‘Affinché gli abitanti di Sodoma non mi cambino’. Opportunamente è stato detto che ‘l’offesa è la miglior difesa’. Finché i Testimoni ce la mettono tutta per cambiare le persone del mondo, il mondo non riuscirà a cambiare loro.
Né questo è tutto. Ubbidendo ai comandi di Dio di dare testimonianza in merito al suo nome e al suo regno, fanno del bene al prossimo e si accumulano tesori in cielo, come esortò a fare Gesù nel Sermone del Monte. (Matt. 6:19-21) Sì, usando il proprio tempo, le proprie energie e i propri mezzi in modi così altruistici, si fanno amici di Geova Dio e di Gesù Cristo. E quando questo malvagio sistema di cose perverrà alla sua fine potranno sperare di sopravvivere ad Armaghedon per entrare in un nuovo sistema di cose, come Noè e la sua famiglia sopravvissero al Diluvio per entrare in un nuovo sistema di cose. — Luca 16:9.
Non c’è dubbio. Essere rappresentanti dell’Altissimo Dio Geova è un grande onore anche se presenta una vera sfida. È un’attività che ha un valido precedente scritturale ed è alla portata di quasi ogni dedicato cristiano indipendentemente dall’istruzione scolastica. Coloro che sono all’altezza della sfida dell’opera di testimonianza di casa in casa possono fare molto bene ai loro simili e per questo sono benedetti da Geova Dio.
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