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  • Pace mondiale alla maniera propria di Dio
    La Torre di Guardia 1950 | 15 novembre
    • Sotto gli attuali governi mondiali, le persone che non lavorano se ne stanno a letto a far piani per frodare i loro simili. Tale pratica non sarà tollerata sotto il giusto governo di Geova Dio mediante Cristo. Nessuno di quei piani sarà lasciato maturare. Allora non ci sarà più ruberia di ricchi territori petroliferi, né alcun altro analogo delitto sarà compiuto. Non sussisteranno più crudeli corporazioni denominate trusts, nè associazioni di produttori per aggravare ingiustamente il popolo. Dice la parola di Geova: “Guai a quelli che meditano l’iniquità e macchinano il male sui loro letti, per metterlo ad effetto allo spuntar del giorno, quando ne hanno il potere in mano! Agognano dei campi, e li rapiscono; delle case, e se le prendono; così opprimono l’uomo e la sua casa, l’individuo e la sua proprietà”. (Mich. 2:1, 2) Che importa loro della proprietà altrui?

      Ma il governo del nuovo mondo sotto Gesù Cristo non soltanto recherà pace duratura e prosperità ma darà anche al popolo libertà dal peccato, dal Diavolo e dalla morte, li guiderà interamente nei sentieri della giustizia e li doterà di vita eterna in un paradiso terrestre. Il Governatore del Nuovo Mondo disse: “L’ora viene in cui tutti quelli che son nei sepolcri, udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; e quelli che hanno operato male, in risurrezion di giudicio”. (Giov. 5:28, 29) E, in 1 Corinzi 15:25, 26 ci vien detto: “Poiché bisogna ch’egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto. sarà la morte”. I nostri cari morti ritorneranno dai sepolcri, e tutti coloro che amano Dio e il suo Re cammineranno allora insieme tra i fiori, presso acque tranquille, cantando lodi all’Altissimo Iddio. Le lacrime dell’amarezza cesseranno di sgorgare e il terrore della morte scomparirà per sempre. Con impareggiabile frase simbolica l’apostolo Giovanni dice: “E asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro e la morte non sarà più; nè ci saran più cordoglio, nè grido, nè dolore, poiché le cose di prima [di questo presente inondo malvagio] sono passate”. — Apoc. 21:4.

      La battaglia di Harmaghedon, che sta davanti a noi, aprirà le porte a quel glorioso, giusto governo del nuovo inondo, e quel governo sarà veduto e sentito per tutta la terra. In vista di questo grande mutamento in bene, ormai vicinissimo, Geova Dio comanda ai suoi testimoni che sono oggi sulla terra di dire a tutte le nazioni che Geova Iddio regna mediante il suo Re Cristo Gesù, che “il mondo quindi è stabile e non sarà smosso; l’Eterno giudicherà i popoli con rettitudine”. (Sal. 96:10) Perciò i testimoni di Geova ne stanno ora informando le nazioni.

      Desiderate voi quel governo del Nuove Mondo e le benedizioni che recherà? Indipendentemente da quello che possono desiderare gli altri, Cristo Gesù è ora legittimo Governatore del Nuovo Mondo ed è in procinto di governarlo con giustizia. Distruggerà tutti gli empi. Tutte le persone avranno un’opportunità di scegliere se servire Satana il Diavolo ed essere distrutte, oppure servire Geova Iddio e il suo Re e vivere per sempre. Il tempo è ora venuto per voi di scegliere. Possa ogni lettore de La Torre di Guardia che desidera sinceramente di vedere il Nuovo Mondo regnare in giustizia e di godere queste benedizioni provvedute da Dio per mezzo di Cristo prendere la sua determinazione per Geova Iddio. Ragguagliatevi quindi ulteriormente sulle grandi verità della Parola di Dio che devono essere ora comprese cercate la giustizia, operate il bene e provate la vostra integrità verso di lui e verso il suo Re finché abbia luogo la sua eterna rivendicazione ad Harmaghedon. Allora le vostre benedizioni saranno complete.

  • Onora Geova con la tua sostanza
    La Torre di Guardia 1950 | 15 novembre
    • Onora Geova con la tua sostanza

      POICHÉ “l’amor del danaro è radice d’ogni sorta di mali” fecero male gli Israeliti quando cercarono l’oro e l’argento egiziani al tempo dell’esodo? Erano avidi di bottino, bramando la ricchezza materiale che li avrebbe potuti indurre a errare dai sentieri di Geova ed esser trafitti da molti dolori? (1 Tim. 6:10) Era questo “prendere in prestito” all’ultimo minuto dagli Egiziani effettivamente un’astuta rapina, dato che gli Israeliti non s’aspettavano di ritornare in Egitto o ripagare gli Egiziani? Un’inchiesta dei motivi degli Israeliti li esclude da ogni colpo criminale, li rende puri da ogni insaziabile amore del denaro in cui sarebbe potuto radicarsi il male o dolore futuro.

      Richiamate alla mente il racconto storico. Gli Israeliti erano stati in Egitto per duecentoquindici anni, e nell’ultimo secolo di quel tempo erano stati grandemente oppressi come lavoratori schiavi senza paga. Ora erano sull’orlo della libertà, libertà dalla schiavitù egiziana, e Geova Dio determinò che non se ne andassero a mani vuote. “Or i figliuoli d’Israele aveano fatto secondo la parola di Mosè: e aveano chiesto agli Egizj vasellamenti di argento, e vasellamenti d’oro, e vestimenti. E il Signore avea renduto grazioso il popolo agli Egizj, onde essi gli aveano prestate quelle cose. Così, spogliarono gli Egizj”. (Eso. 12:35, 36, Diodati) Ma invece di dire che gli Egiziani “aveano prestate quelle cose” la Versione Riveduta afferma “che gli dettero quel che domandava”: Gli Israeliti semplicemente raccoglievano una parte di ciò che loro spettava dei salari precedenti, e Geova Dio sostenne la loro giusta causa.

      Mostrarono gli Israeliti un amore egoista per questa ricchezza acquistata e l’accumularono? oppure ci specularono per raddoppiarla o triplicarla? No; circa tre mesi dopo che avevano raccolto questa paga arretrata fecero grandi contribuzioni per la causa teocratica. “Poi Mosè parlò a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, e disse: ‘Questo è quello che l’Eterno ha ordinato: Prelevate da quello che avete, un’offerta all’Eterno; chiunque è di cuor volenteroso recherà un’offerta all’Eterno: oro, argento, rame. E tutti quelli che il loro cuore spingeva e tutti quelli che il loro spirito rendea volenterosi, vennero a portare l’offerta all’Eterno per l’opera della tenda di convegno, per tutto il suo servizio e per i paramenti sacri”. (Eso. 35:4, 5, 21; 25:1-3) Non solo contribuirono ricchezza materiale ma tempo ed energia per l’opera del tabernacolo. Così generosamente diedero che gli operai vennero a Mosè e dissero: “Il popolo porta molto più di quel che bisogna per eseguire i lavori che l’Eterno ha comandato di fare”. Il racconto continua: “Allora Mosè dette quest’ordine, che fu bandito per il campo: ‘Né uomo né donna faccia più alcun lavoro come offerta per il santuario’. Così s’impedì che il popolo portasse altro. Poiché la roba già pronta bastava a fare tutto il lavoro, e ve n’era d’avanzo”. — Eso. 36:1-7.

      Quindi per provvedere un luogo di assemblea teocratica gli Israeliti usarono la loro sostanza materiale, una parte di cui era ciò che avevan chiesto agli Egiziani quattro mesi prima. Circa quattrocentosessantacinque anni dopo gli Israeliti furono di nuovo invitati a contribuire per la costruzione di un altro luogo di assemblea, questa volta un tempio che sarebbe stato edificato da Salomone in Gerusalemme. Perché avevano posto la loro affezione sull’adorazione di Geova e un luogo in cui compierla, Davide e gli uomini preminenti e il popolo generalmente ‘offrivano volenterosamente a Geova’. A Suo profitto? Risponda uno dei principali contributori, il re Davide: “A te, o Eterno, la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo! A te, o Eterno, il regno; a te, che t’inalzi come sovrano al disopra di tutta le cose! Poiché chi son io, e chi è il mio popolo, che siamo in grado di offrirti volenterosamente cotanto? Giacché tutto viene da te; e noi t’abbiam dato quello che dalla tua mano abbiam ricevuto”. — 1 Cron. 29:3, 6, 9, 11, 14.

      Passano cinquecento anni, e una volta ancora gl’Israeliti prendono dalle loro sostanze per onorare il Signore aiutando a riedificare la sua vera adorazione in Gerusalemme. Per settant’anni la terra era stata desolata, il tempio raso al suolo. Ma ora la cattività di Babilonia è storia, e in quest’anno 537 a.C. il re Ciro di Persia ha proclamato ai Giudei la libertà di ritornare a Gerusalemme e riedificare il tempio di Geova. A quelli che non ritornavano per prendere parte attiva nell’opera di ricostruzione Ciro disse: “Tutti quelli che rimangono ancora del popolo dell’Eterno, in qualunque luogo dimorino, la gente del luogo li assista con argento, con oro, con doni in natura, bestiame, aggiungendovi offerte volontarie per la casa dell’Iddio ch’è a Gerusalemme”. (Esdra 1:1-4) I Giudei che erano rimasti a Babilonia contribuirono in gran quantità oro e argento, doni in natura e bestiame da soma, e perfino il re Ciro promosse la causa restituendo i vasi del tempio tolti da esso da Nebucadnetsar anni prima.

      Nel tempio vi era un luogo per le contribuzioni, quelle volontarie, dove una persona poteva dare secondo le sue possibilità senza pubblicità imbarazzante o mostra di sé. (Mar. 12:41-44) Paolo raccoglieva i fondi all’occasione per l’opera di assistenza e altri scopi teocratici. (1 Cor. 16:1-4; 2 Cor. 9:1-15) Tali collette nei giorni della nazione d’Israele e nei tempi apostolici erano teocratiche e benedette da Dio, ma uomini cupidi hanno afferrato l’idea delle collette di denaro e le hanno pervertite per soddisfare la loro propria avidità. Il profeta Michea frustò ‘i sacerdoti che insegnano per un salario, e i profeti che fanno predizioni per danaro’, e Isaia condannò i ‘falsi pastori che come cani ingordi non erano mai satolli ma miravano sempre al proprio interesse dal primo all’ultimo’. — Mich. 3:11; Isa. 56:11.

      Le religioni moderne della sedicente cristianità hanno dato similmente alle collette un’amara nota. Sotto l’aspetto di varie offerte quelli del clero passano il piatto parecchie volte durante i loro servizi. Alcuni fanno perfino pagare l’ammissione in chiesa. Molti piani vengono tramati per prendere il denaro ai parrocchiani, persino il giuoco d’azzardo. Essi fanno commercio dei favori di Dio, vendendo preghiere, indulgenze, assoluzioni, e affrettano il viaggio dal “purgatorio” al cielo per una ricompensa di denaro. I biglietti per il viaggio in cielo non si comprano con danaro. Cristo Gesù mostrò quanto fosse difficile per un uomo ricco entrarvi. (Matt. 19:24) Infatti ripensate all’evento citato al principio di questo articolo. Ricordate come gli Israeliti contribuirono generosamente per l’erezione del tabernacolo nel deserto? Diedero così liberalmente che Mosè dovette far cessare le loro offerte; eppure le loro contribuzioni non comprarono il favore e la benedizione di Dio. Le loro donazioni non comprarono loro nemmeno l’entrata nella Terra Promessa, perché a tutti gli adulti, eccetto qualcuno, fu proibito d’entrarvi a causa dei loro peccati in altre cose. Le loro contribuzioni non fecero guadagnare loro l’assoluzione né la grazia divina.

      Il denaro è divenuto il dio di molti, specialmente in questi “ultimi giorni”. La Bibbia non è sollecita verso i ricchi, ma dice: “A voi ora, o ricchi; piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le vostre ricchezze son marcite, e le vostre vesti son rose dalle tignuole. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro a voi, e divorerà le vostre carni a guisa di fuoco”. (Giac. 5:1-3) Nel secondo capitolo il discepolo Giacomo condannò le congregazioni cristiane che cadevano nella cattiva abitudine di mostrare parzialità ai ricchi e ripudiare i poveri con deprezzante alterezza. La ricchezza accumulata non libererà il suo proprietario negli “ultimi giorni”, non lo libererà più dell’oro e l’argento idolizzati dai Giudei al tempo della caduta di Gerusalemme. Di questo leggiamo: “Tutte le mani diverranno fiacche, tutte le ginocchia si scioglieranno in acqua. E si cingeranno di sacchi, e lo spavento sarà la loro coperta; la vergogna sarà su tutti

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