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  • Possono dare vera felicità?
    Svegliatevi! 1982 | 8 maggio
    • paesi protestanti che negli stati cattolici. Ma la Chiesa Cattolica ricuperò in fretta il tempo perduto. Permise che il capitalismo si sviluppasse nei paesi dov’essa era potente e divenne di diritto un’organizzazione capitalistica estremamente ricca.a

      Il capitalismo rappresentò senz’altro un miglioramento rispetto al sistema feudale, se non altro per la maggiore libertà che portò alle classi lavoratrici. Ma portò anche molte ingiustizie. L’abisso fra i ricchi e i poveri tendeva ad allargarsi. Dal lato negativo causò sfruttamento e lotta di classe. Dal lato positivo produsse in alcuni paesi una ricca società dei consumi con abbondanza di beni materiali. Ma ha prodotto anche un vuoto spirituale e non ha recato felicità autentica e duratura.

      Il comunismo porta alla felicità?

      La Riforma protestante fu una rivolta contro gli abusi papali di potere e di privilegi. Ma scatenò una valanga di idee che andavano molto più in là di quanto non avessero previsto in origine i riformatori. Queste idee — prima o poi — avrebbero causato rivoluzioni in altri campi oltre che in quello religioso. Non solo la rivolta contro Roma favorì lo sviluppo del capitalismo ma contribuì anche a innovazioni nel campo scientifico, tecnologico e filosofico, facendo nascere idee ateistiche.

      Con l’avvento della macchina a vapore e di altre macchine, il capitalismo si estese dal campo commerciale a quello industriale. L’ultima parte del XVIII secolo e il XIX secolo videro sorgere enormi fabbriche che richiedevano molta forza lavorativa reclutata fra contadini, artigiani e perfino bambini. Ma lo “sfruttamento [capitalistico] dell’uomo sull’uomo” portò alla creazione di movimenti operai e di filosofie rivoluzionarie come il comunismo.

      In teoria, il termine “comunismo” si riferisce a “sistemi di organizzazione sociale basati sul possesso comune di tutti i beni, o su un’uguale distribuzione del reddito e della ricchezza”. In pratica, il comunismo è un sistema di governo in cui i beni appartengono allo stato, che controlla l’economia in virtù di una struttura politica unipartitica.

      Per milioni di non abbienti in varie parti del mondo il comunismo sembrava offrire la speranza di una vita migliore e il modo di eliminare le evidenti disuguaglianze create dal sistema capitalista. Molti erano anche disposti a rinunciare a immediate speranze di libertà se, con la rivoluzione, si potevano ottenere migliori condizioni di vita. La libertà sarebbe venuta poi, così pensavano. Ma sono passati anni. Il sistema di governo comunista ha avuto il tempo di mostrare cos’era capace di fare in molti paesi. I risultati sono stati deludenti, anche per quanto riguarda la prosperità materiale, per non parlare di libertà e felicità.

      Per anni nel mondo occidentale molti giovani — e perfino alcuni non tanto giovani — sono stati attratti dall’ideologia comunista. Ma le insistenti cattive notizie che filtrano da molti paesi comunisti e l’esodo dei profughi hanno finito per deludere molti.

      Socialismo: un sistema migliore?

      La parola “socialismo” viene dal latino socius, che significa “compagno”. Fu usata per la prima volta in Inghilterra all’inizio del XIX secolo e un po’ più tardi in Francia. Fu applicata alle teorie sociali dell’inglese Robert Owen (1771-1858) e dei francesi Saint-Simon (1760-1825) e Charles Fourier (1772-1837).

      Owen criticava l’organizzazione capitalistica dell’industria, basata sulla competizione e sullo sfruttamento degli operai. Egli raccomandò un sistema cooperativo in cui gli uomini e le donne sarebbero vissuti in “comunità confederate”, godendo dei frutti delle loro fatiche sia nell’agricoltura che nell’industria. Furono stabilite varie comunità di questo genere in Scozia, Irlanda e perfino negli Stati Uniti. Ma alla fine si disgregarono.

      In Francia Fourier incoraggiò la creazione di comunità modello dette falansteri, formate di persone che lavoravano secondo le proprie preferenze. A differenza di Owen, che accettava l’intervento dello stato per aprire le sue “comunità”, Fourier credeva che il suo sistema avrebbe funzionato su base interamente volontaria. Inoltre i membri delle sue comunità sarebbero stati pagati in base al proprio lavoro ed era consentita la proprietà privata. Fourier pensava di avere scoperto un’organizzazione sociale rispondente ai naturali desideri dell’uomo nella ricerca della felicità. Comunità di questo tipo sorsero effettivamente in Europa e negli Stati Uniti. Ma anch’esse fallirono.

      Più vicine al socialismo moderno furono le idee del francese Saint-Simon. Egli propugnò la proprietà collettiva dei mezzi di produzione e la loro amministrazione a opera di esperti nel campo scientifico, tecnologico, industriale e finanziario. Saint-Simon credeva che la cooperazione fra scienza e industria avrebbe prodotto una nuova società in cui gli uomini avrebbero avuto uguali opportunità di trovare la prosperità secondo le loro capacità e la quantità e qualità del loro lavoro.

      Nessuna di queste prime ideologie socialiste ebbe successo, ciò nondimeno prepararono il terreno ai movimenti successivi. Furono le prime voci del socialismo moderno, definito un sistema di organizzazione sociale in cui il possesso e il controllo dei principali mezzi di produzione e di distribuzione dei beni sono affidati allo stato. Sebbene le sue mire fondamentali siano simili a quelle del comunismo, l’attuale socialdemocrazia differisce dal marxismo in quanto incoraggia riforme progressive ma non la rivoluzione e un sistema unipartitico.

      Pur rispettando la libertà individuale più del comunismo, il socialismo non è riuscito a portare pace e felicità internazionale. Perché?

      Perché ha fallito?

      Anzitutto il socialismo non si è dimostrato più potente del nazionalismo. Riguardo alla Seconda Internazionale, una federazione di partiti socialisti e di sindacati fondata nel 1889, leggiamo che “emanò molti patetici e stimolanti manifesti contro la guerra, ma quando [nel 1914] la guerra scoppiò, essa rivelò la sua incapacità d’agire. La maggioranza delle componenti nazionali si schierarono dalla parte dei rispettivi governi e rinunciarono all’idea di solidarietà internazionale delle classi lavoratrici”. — Encyclopædia Britannica.

      Da allora il movimento socialista ha continuato a frammentarsi e ad avere significati diversi a seconda delle persone. Il nome socialista è usato da vari governi del mondo, alcuni dei quali differiscono pochissimo dai governi conservatori illuminati, mentre altri sono autoritari e perfino totalitari. La parola “socialista” ha dunque perso gran parte del suo significato per molte persone sincere che pensavano avrebbe portato alla fratellanza mondiale in una società senza classi contrassegnata da prosperità materiale e felicità.

      C’è poco da meravigliarsi che il sindacalista francese Edmond Maire abbia scritto in Le Monde: “Il fallimento storico del movimento laburista nella sua ambizione di costruire il socialismo . . . [ha] indotto alcuni militanti — sia operai che intellettuali — a rinunciare anche alle speranze a lungo termine. . . . I giovani sembrano risentire particolarmente di questo affievolirsi della speranza socialista”.

      Pertanto, la ricerca umana di un sistema che recasse prosperità materiale e vera felicità — sia attraverso il capitalismo che il comunismo o il socialismo — è fallita. Il sociologo americano Daniel Bell ammette: “Per l’intellighenzia radicale, le vecchie ideologie hanno perso la loro ‘verità’, e il loro potere persuasivo. Poche menti serie credono ancora di poter fare i ‘piani’ e, attraverso l’‘ingegneria sociale’, attuare una nuova utopia di armonia sociale”. — The End of Ideology.

      La ricerca della prosperità materiale e della felicità è una cosa naturale. Perché allora i sistemi economici e politici dell’uomo non sono riusciti a realizzarle? Il seguente articolo prenderà in esame questa domanda.

  • Basta la prosperità materiale?
    Svegliatevi! 1982 | 8 maggio
    • Basta la prosperità materiale?

      IL DESIDERIO di prosperità materiale non è in se stesso errato. Ma basta per dare vera felicità? È possibile che capitalismo, comunismo e socialismo trascurino il principale elemento della vera felicità? E questa grave lacuna potrebbe spiegare, almeno in parte, perché questi sistemi non sono riusciti a rendere le persone veramente felici?

      Non si può dubitare della sincerità di uomini che hanno dedicato tutta la vita perché capitalismo, comunismo o socialismo avessero successo. E ciascun sistema è riuscito a elevare il tenore di vita in certi paesi, per certuni. Ma sono riusciti a dare vera felicità alla maggioranza in quegli stessi paesi? Hanno posto fine a delinquenza, violenza e guerra? È riuscito alcuno di questi sistemi a eliminare suicidi, vizio della droga o alcolismo? Forse che le persone felici commettono suicidio, “evadono” per mezzo della droga

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