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  • Ismaeliti
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • ‘si stabilirono’ nella regione avevano evidentemente l’intenzione di rimanervi finché non fossero stati scacciati.

      È assai probabile che nel corso del tempo i matrimoni fra ismaeliti e discendenti di Abraamo e Chetura (Gen. 25:1-4) abbiano dato origine alle tribù arabe che occupavano parti dell’Arabia. Poiché Ismaele e Madian erano fratellastri, eventuali matrimoni fra i rispettivi discendenti, di sangue, abitudini, caratteristiche e occupazioni simili, potevano aver dato luogo allo scambievole uso dei termini “Ismaeliti” e “madianiti”, che ricorre nella descrizione della carovana da cui Giuseppe fu venduto schiavo in Egitto. (Gen. 37:25-28; 39:1) Ai giorni di Gedeone le orde che invasero Israele erano formate da madianiti e ismaeliti; una delle caratteristiche di questi ultimi erano gli anelli d’oro che portavano al naso. — Giud. 8:24; confronta 7:25 e; 8:22, 26.

      L’animosità di Ismaele nei confronti di Isacco sembra essersi tramandata ai suoi discendenti al punto che odiavano il Dio di Isacco; infatti il salmista include gli ismaeliti fra quelli che “odiano intensamente” Geova. (Sal. 83:1, 2, 5, 6) C’erano però delle eccezioni. Sotto la disposizione organizzativa istituita da Davide, Obil, che è chiamato ismaelita, aveva la sovrintendenza dei cammelli del re. — I Cron. 27:30, 31.

  • Isola
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    • Isola

      Il termine ebraico ’i (pl. ʼiyìm) non si riferisce solo a un tratto di terra più piccolo di un continente e completamente circondato dall’acqua (Isa. 11:11; 24:15), ma indica anche terra asciutta (Isa. 42:15) o una regione costiera. (Isa. 20:6; 23:2, 6; Ger. 2:10) In senso figurativo il termine ’i si applica agli abitanti delle isole o regioni costiere. (Gen. 10:5, NW, ed. 1953, nota in calce; Isa. 49:1; 51:5; 59:18; 60:9, NW, ed. 1958, note in calce) A volte il termine “isole” indica i luoghi più remoti e i loro abitanti. (Isa. 41:5; 66:19; Ezec. 39:6) Quindi nulla sarà troppo remoto o isolato, come isole in mezzo al mare, da sfuggire agli effetti del simbolico terremoto che si abbatterà su Babilonia la Grande. (Riv. 16:18-21; confronta Rivelazione 6:12-14). Dal punto di vista di Geova, tutte le isole sono “semplice polvere minuta”. — Isa. 40:15.

      Fra le isole menzionate nella Bibbia ci sono Cipro (Atti 13:4-6), Cos, Rodi (Atti 21:1), Creta (Atti 27:7), Cauda (Atti 27:16), Malta (Atti 28:1) e Patmos. — Riv. 1:9.

  • Ispirazione
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    • Ispirazione

      In II Timoteo 3:16 l’apostolo Paolo dichiara: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”. La locuzione “ispirata da Dio” traduce il termine greco theòpneustos, composto da theòs (dio) e da una voce del verbo pnèo (soffiare, emanare).

      Questa è l’unica volta che questo termine greco ricorre nelle Scritture, identificando chiaramente Dio come la Fonte e l’Autore delle Sacre Scritture, la Bibbia. La locuzione “ispirata da Dio” trova un parallelo nelle Scritture Ebraiche in Salmo 33:6: “Mediante la parola di Geova furon fatti gli stessi cieli, e mediante lo spirito della sua bocca tutto il loro esercito”.

      ATTIVITÀ DELLO SPIRITO DI DIO E SUOI RISULTATI

      L’ispirazione di “tutta la Scrittura” avvenne per mezzo o tramite lo spirito santo o forza attiva di Dio. (Vedi SPIRITO). Quello spirito santo agiva su determinati uomini spingendoli e guidandoli a scrivere il messaggio di Dio. Infatti, a proposito della profezia biblica, l’apostolo Pietro dice: “Sapete prima di tutto questo, che nessuna profezia della Scrittura sorge da privata interpretazione. Poiché la profezia non fu mai recata dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo”. (II Piet. 1:20, 21) L’evidenza indica che questo è stato vero di tutti gli scritti biblici: lo spirito di Dio ha agito sulla mente e sul cuore degli scrittori per sostenerli fino a raggiungere l’obiettivo che Dio si era prefisso. Il re Davide disse: “Lo spirito di Geova parlò mediante me, e la sua parola fu sulla mia lingua”. — II Sam. 23:2; confronta Matteo 22:43.

      Lo spirito di Geova aveva reso qualificati e spinto uomini a svolgere altri compiti assegnati loro da Dio: confezionare gli abiti sacerdotali e preparare gli arredi del tabernacolo (Eso. 28:3; 35:30-35), occuparsi dell’amministrazione della cosa pubblica (Deut. 34:9), comandare eserciti (Giud. 3:9, 10; 6:33, 34); allo stesso modo spinse uomini a redigere le Scritture. Per mezzo di quello spirito poterono essere impartiti loro sapienza, intendimento, conoscenza, consiglio e potenza oltre il normale e secondo il particolare bisogno. (Isa. 11:2; Mic. 3:8; I Cor. 12:7, 8) Gesù assicurò agli apostoli che lo spirito di Dio li avrebbe aiutati, insegnando, guidando e ricordando loro le cose che avevano udite da lui, e anche rivelando cose future. (Giov. 14:26; 16:13) Questo assicurava la veracità e l’accuratezza dei loro scritti, incluse le molte e ampie citazioni dei discorsi di Gesù, anche se il vangelo di Giovanni per esempio fu scritto decine di anni dopo la morte di Gesù.

      Guidati dalla “mano di Geova”

      La “mano” di Geova, cioè il suo potere di guidarli e dirigerli, era dunque sugli scrittori biblici. (II Re 3:15, 16; Ezec. 3:14, 22) E come la “mano” di Geova poteva indurre i suoi servitori a parlare o a tacere in determinate occasioni (Ezec. 3:4, 26, 27; 33:22), così poteva spingerli a scrivere o imporre loro certi limiti; poteva suggerire allo scrittore di trattare certi argomenti oppure impedirgli di includere altro materiale. Il risultato sarebbe stato in ogni caso quello che Geova desiderava.

      MODI IN CUI DIO DIRESSE LA STESURA DELLA BIBBIA

      Come dichiara l’apostolo, Dio aveva parlato “in molti modi” ai suoi servitori in epoche precristiane. (Ebr. 1:1, 2) Almeno in un caso, quello dei Dieci Comandamenti o Decalogo, le informazioni vennero date da Dio per iscritto, e dovettero semplicemente essere copiate nei rotoli o su altro materiale usato da Mosè. (Eso. 31:18; Deut. 10:1-5) In altri casi le informazioni erano trasmesse parola per parola, dettate oralmente. Nel presentare l’insieme di leggi e statuti facenti parte del patto di Dio con Israele, Geova ordinò a Mosè: “Scriviti queste parole”. (Eso. 34:27) Anche i profeti spesso ricevettero messaggi specifici da pronunciare che furono poi messi per iscritto, entrando così a far parte delle Scritture. — I Re 22:14; Ger. 1:7; 2:1; 11:1-5; Ezec. 3:4; 11:5.

      Un altro modo ancora per trasmettere informazioni agli scrittori biblici fu attraverso sogni e visioni. Alla mente del dormiente si sovrapponevano così sogni o “visioni della notte”, come a volte erano chiamati, che presentavano un quadro del messaggio o proposito di Dio. (Dan. 2:19; 7:1) Visioni date mentre la persona era sveglia furono un mezzo usato ancora più spesso per comunicare alla mente dello scrittore i pensieri di Dio, imprimendo vividamente la rivelazione sulla mente cosciente. (Ezec. 1:1; Dan. 8:1; Riv. 9:17) Alcune visioni venivano percepite mentre l’individuo era caduto in trance. Benché cosciente era così assorto nella visione avuta mentre era in trance da ignorare tutto ciò che lo circondava. — Atti 10:9-17; 11:5-10; 22:17-21; vedi VISIONE.

      Messaggeri angelici furono impiegati in molte occasioni per trasmettere messaggi divini. (Ebr. 2:2) Questi messaggeri ebbero una parte più importante di quanto a volte non sembri. Infatti, anche se la Legge data a Mosè è presentata come se fosse stata dettata da Dio, sia Stefano che Paolo spiegano che Dio si servì di angeli per trasmettere quel codice di leggi. (Atti 7:53; Gal. 3:19) Poiché gli angeli parlarono nel nome di Geova, il loro messaggio poteva perciò esser definito “la parola di Geova”. — Gen. 22:11, 12, 15-18; Zacc. 1:7, 9.

      Qualunque fosse il particolare mezzo impiegato per trasmettere i messaggi, ogni parte della Scrittura avrebbe avuto lo stesso valore, essendo tutta “ispirata da Dio”.

      IL RUOLO DELLO SCRITTORE

      L’evidenza indica tuttavia che gli uomini impiegati da Dio per redigere le Scritture non furono semplici automi che si limitassero a scrivere sotto dettatura. A proposito dell’apostolo Giovanni leggiamo che la Rivelazione “ispirata da Dio” gli fu presentata “in segni” per mezzo di un angelo di Dio e che poi Giovanni “ha reso testimonianza alla parola data da Dio e alla testimonianza data da Gesù Cristo, e a tutte le cose che egli ha viste”. (Riv. 1:1, 2) “Mediante ispirazione [lett. “in spirito”]” Giovanni si trovò “nel giorno del Signore” e gli fu detto: “Ciò che tu vedi, scrivilo in un rotolo”. (Riv. 1:10, 11) Dio consentì dunque agli scrittori biblici di usare le proprie facoltà mentali nella scelta delle parole ed espressioni atte a esprimere le visioni avute (Abac. 2:2), pur esercitando sempre su di loro sufficiente autorità e direttiva affinché il risultato finale fosse non solo accurato e veritiero ma anche tale da assecondare il proposito di Geova. (Prov. 30:5, 6) Che fosse richiesto sforzo personale da parte dello scrittore è dimostrato dalle parole che troviamo in Ecclesiaste 12:9, 10: era necessario ponderare, fare ricerche e disporre in ordine il materiale al fine di presentare dovutamente “parole dilettevoli e lo scritto di corrette parole di verità”. — Confronta Luca 1:1-4.

      Questo senza dubbio spiega la presenza di stili diversi nei vari libri della Bibbia, e anche le espressioni che evidentemente rispecchiano la vita del singolo scrittore. Le doti naturali degli scrittori possono essere state uno dei fattori che hanno determinato la loro scelta da parte di Dio per un particolare incarico; egli può anche averli preparati in anticipo per un fine particolare.

      Dove lo scrittore dice di aver ricevuto la “parola di Geova” o una certa “dichiarazione”, può darsi che questa non gli sia stata trasmessa parola per parola, ma piuttosto presentandogli un quadro mentale del proposito di Dio, che poi lo scrittore avrebbe espresso in parole. Forse per questa ragione alcuni scrittori a volte dicono di aver ‘visto’ (anziché ‘udito’) la “dichiarazione” o “la parola di Geova”. — Isa. 13:1; Mic. 1:1; Abac. 1:1; 2:1, 2.

      Gli uomini impiegati per redigere le Scritture cooperarono dunque con l’attività dello spirito santo di Geova. Erano volenterosi e docili alla guida di Dio (Isa. 50:4, 5), desiderosi di conoscere la volontà e la direttiva di Dio. (Isa. 26:9) In molti casi si prefiggevano certi obiettivi (Luca 1:1-4) o rispondevano a un’evidente necessità (I Cor. 1:10, 11; 5:1; 7:1) e Dio li dirigeva in modo che scrivessero ciò che rispecchiava e adempiva il suo proposito. — Prov. 16:9.

      È chiaro che lo spirito santo avrebbe avuto davvero “varietà di operazioni”, avrebbe cioè agito in modi diversi sugli scrittori biblici o nei loro confronti. (I Cor. 12:6) Buona parte delle informazioni erano loro accessibili e a volte esistevano già in forma scritta, come nel caso di genealogie e di certi documenti storici. (Luca 1:3; 3:23-38; Num. 21:14, 15; I Re 14:19, 29; II Re 15:31; 24:5) In tal caso lo spirito di Dio avrebbe agito per impedire l’intrusione di inesattezze o errori e anche per guidare la scelta del materiale da includere. Viceversa le informazioni relative alla storia preumana della terra (Gen. 1:1-26), o ad attività e avvenimenti celesti (Giob. 1:6-12 e simili), e profezie, rivelazioni dei propositi di Dio e di dottrine, tutte cose che non era umanamente possibile sapere, dovevano essere rivelate in modo soprannaturale dallo spirito di Dio. In quanto a detti e consigli saggi, anche se lo scrittore poteva aver imparato molto dall’esperienza personale della vita e ancor più dallo studio e dall’applicazione di quelle parti delle Scritture già esistenti, l’attività dello spirito di Dio sarebbe stata ugualmente necessaria per assicurare che le informazioni meritassero di far parte della Parola di Dio che è “vivente ed esercita potenza... e può discernere i pensieri e le intenzioni del cuore”. — Ebr. 4:12.

      Questo è indicato dalle parole dell’apostolo Paolo nella sua prima lettera ai corinti. Nell’impartire consigli su matrimonio e celibato a un certo punto dice: “Ma agli altri dico, sì, io, non il Signore . . . “. E di nuovo: “Riguardo ai vergini non ho nessun comando dal Signore, ma do la mia opinione”. Infine, a proposito di una vedova, dichiara: “È più felice se rimane com’è, secondo la mia opinione. Certamente penso di avere anch’io lo spirito di Dio”. (I Cor. 7:12, 25, 40) Ovviamente le parole di Paolo vogliono dire che su determinati argomenti non poteva citare un diretto insegnamento del Signore Gesù. Perciò esprimeva la sua opinione personale di apostolo pieno di spirito. I suoi consigli erano tuttavia ‘ispirati da Dio’ e perciò entrarono a far parte delle Sacre Scritture, con la stessa autorità di tutto il resto delle Scritture.

      C’è una netta differenza fra gli scritti ispirati della Bibbia e altri scritti che, pur manifestando in una certa misura la direttiva e guida dello spirito, non sono propriamente classificati con le Sacre Scritture. Come si è detto, oltre ai libri canonici delle Scritture Ebraiche esistevano altri scritti, come i documenti ufficiali relativi ai re di Giuda e di Israele, e questi in molti casi possono esser stati consultati da uomini devoti a Dio. Poterono anche servire alle ricerche compiute dagli scrittori che furono ispirati a scrivere parte delle Sacre Scritture. E questo avveniva anche in tempi apostolici. Oltre alle lettere incluse nel canone biblico, senza dubbio nel corso degli anni molte altre lettere furono scritte dagli apostoli e dagli anziani alle numerose congregazioni. Benché gli scrittori fossero uomini guidati dallo spirito, Dio non appose il suo sigillo di garanzia distinguendo tali altri scritti come parte dell’infallibile Parola di Dio. Gli scritti ebraici non canonici potevano contenere degli errori, e gli scritti non canonici degli apostoli potevano riflettere in qualche modo l’incompleto intendimento esistente nei primi anni della congregazione cristiana. (Confronta Atti 15:1-32; Galati 2:11-14; Efesini 4:11-16). Comunque Dio mediante il suo spirito o forza attiva diede a certi cristiani il

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