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  • Perché soffrono i giusti?
    La Torre di Guardia 1963 | 15 marzo
    • dicono che pianse amaramente. — 2 Sam. 11:2-4; Matt. 26:75.

      Pietro n’ebbe una buona lezione e in seguito diede ai cristiani questo appropriato ammonimento: “Nessuno di voi abbia a patire quale omicida o ladro o malfattore o come intrigante”. Anche se l’individuo ha seguìto in precedenza la condotta giusta, la cattiva condotta giustifica la correzione che può essere dolorosa. Colui che soffre per tali cose non soffre perché è giusto. Quindi badate di non soffrire per mancanza di buon senso o perché non prestate ascolto ai consigli scritturali. — 1 Piet. 4:15, PB.

      Spesso gli empi soffrono perché ignorano i consigli di Dio e vivono in modo sregolato e dissoluto. Si dice che Erode il Grande soffrisse di malattie vergognose prese a causa delle sue cattive abitudini, e che nel suo palazzo risuonassero i suoi lamenti d’agonia. Oggi migliaia di persone vivono una vita miserabile a causa di malattie veneree contratte a motivo della loro vita dissoluta. Ma anche se la legge di Dio è una protezione per i giusti, essi hanno più che la loro parte di sofferenze. Vi sono delle ragioni?

      SOFFRONO PERCHÉ SONO GIUSTI

      È stato osservato che quelli che hanno patito molte sofferenze sono spesso ben disposti verso la giustizia. La loro esperienza li ha raddolciti per cui si conformano prontamente alla legge di Dio e seguono una condotta giusta. Ma una ragione principale per cui i giusti soffrono è che sono giusti. Il caso dell’ingiusto imprigionamento di Giuseppe è un esempio.

      Quando Giuseppe fu venduto schiavo in Egitto fu comprato da Potifar, ufficiale della corte egiziana. Ben presto gli fu affidata tutta la casa di Potifar. Giuseppe era un uomo molto bello e la moglie di Potifar bramava d’avere rapporti con lui; ella lo esortava di continuo a giacersi con lei. Infine Giuseppe, uomo giusto, rispose: “Come dunque potrei io fare questo gran male e peccare contro Dio?” Questo adirò la moglie di Potifar a tal punto che ella accusò falsamente Giuseppe e lo fece gettare in prigione, dove rimase rinchiuso ingiustamente per oltre due anni. — Gen. 39:9, VR.

      Non ammirate un uomo come questo, che difende ciò ch’è giusto? Non sareste fieri di un figlio che apprezzasse tanto i vostri consigli da sopportare ridicolo e persecuzione pur di seguirli? Immaginate dunque quanto è felice Dio quando i suoi figli seguono una condotta giusta in questo empio mondo con tutte le sue tentazioni. Ma forse chiederete: Perché Dio permette che i suoi servitori soffrano? La risposta dipende da una contesa sollevata dall’angelo ribelle Satana il Diavolo. La contesa comprende l’integrità dell’uomo, e ciò è indicato dal caso del giusto Giobbe.

      In occasione di un raduno dei figli angelici di Dio nel cielo Geova chiese a Satana: “Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male”. Il fatto che Dio richiamasse all’attenzione di Satana la fedeltà di Giobbe mostra che vi era una contesa per stabilire se le creature umane si sarebbero mantenute integre a Dio. La risposta di Satana rivela che tale contesa esisteva, poiché egli trova subito delle scuse alla fedeltà di Giobbe. Asserisce che Giobbe serve Dio a motivo delle benedizioni materiali che ha ricevute e non perché lo ami. Egli insinua: “‘Stendi un po’ la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia’. E l’Eterno disse a Satana: ‘Ebbene! tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto non stender la mano sulla sua persona’”. — Giob. 1:7-12, VR.

      Giobbe seguì la condotta giusta malgrado tutto quello che il Diavolo poté fare; dimostrò di servire Dio perché lo amava e voleva piacergli. Giobbe credeva nell’integrità della sua condotta, e quindi disse ai suoi accusatori: “Fino all’ultimo respiro non mi lascerò togliere la mia integrità”. — Giob. 27:5, VR.

      Gli uomini integri sono sempre stati disposti a soffrire per quello in cui credevano. Alcuni hanno sacrificato perfino la vita per amore di una persona o di un paese. La Bibbia cita moltissimi esempi di altri che nutrirono profondo amore per l’Onnipotente Dio. Soprattutto, essi vollero vivere una vita giusta per essere un onore a Dio e dimostrare che la pretesa del Diavolo di poter allontanare tutte le creature umane da Dio era una menzogna. Benché perseguire la condotta giusta abbia causato loro molte sofferenze, essi hanno mantenuto il giusto atteggiamento.

      GIUSTO ATTEGGIAMENTO VERSO LA SOFFERENZA

      È vero che la sofferenza in se stessa non reca felicità, ma se sappiamo che colui che amiamo ne trae beneficio o è reso felice, possiamo rallegrarci perfino nella sofferenza. Per questo gli apostoli, dopo essere stati battuti perché avevano predicato la buona notizia del Regno, “se ne andarono dalla presenza del Sinedrio, rallegrandosi d’essere stati reputati degni di essere vituperati per il nome di Gesù”. Essi ubbidivano al comando di Dio di predicare e sapevano che ciò lo rendeva felice. Perciò essi erano contenti, poiché, come dice la scrittura, “anche se aveste a soffrire per cagion di giustizia, beati voi!” — Atti 5:40, 41; 1 Piet. 3:14, VR.

      Questo ci aiuta a capire che cosa intendesse Gesù quando disse nel sermone del monte: “Beati voi, quando v’oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro a voi ogni sorta di male per cagion mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande ne’ cieli”. (Matt. 5:10-12, VR) Quando il cristiano si mantiene integro verso Dio e soffre per questo, egli si rallegra sapendo che con tale condotta mostra che il Diavolo è un bugiardo, e rallegra il cuore di Geova. Benché la sofferenza non lo faccia felice, il fatto che essa contribuisce alla rivendicazione del nome di Dio lo fa contento. E ci si può anche rallegrare per la ricompensa promessa ai fedeli. — Prov. 27:11.

      Oggi tutti sono destinati a soffrire perché vivono in mezzo a questo empio sistema di cose e sono soggetti alle imperfezioni ereditate a causa del peccato. I giusti possono anche aspettarsi di soffrire perché si mantengono integri verso Dio. Ma possono farsi coraggio e rallegrarsi, dal momento che un nuovo mondo stabilito da Dio è ora molto vicino. In esso non vi saranno più sofferenze, poiché Dio promette che “asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro e la morte non sarà più; né ci saran più cordoglio, né grido, né dolore”. Quindi non lasciate mai che l’attuale sofferenza vi faccia essere amareggiati. Guardate al futuro. Sì, riponete la vostra speranza e la vostra fiducia nel promesso nuovo mondo di Dio, dove le sofferenze saranno sparite. — Apoc. 21:4, VR; 2 Piet. 3:13.

  • Porgi l’orecchio e ascolta
    La Torre di Guardia 1963 | 15 marzo
    • Porgi l’orecchio e ascolta

      Porgi l’orecchio e ascolta le parole dei Savi ed applica il cuore alla mia scienza. Ti sarà dolce custodirle in petto, e averle tutte pronte sulle tue labbra. Ho voluto istruirti oggi, sì, proprio te, perché la tua fiducia sia posta nell’Eterno. Non ho io già da tempo scritto per te consigli e insegnamenti per farti conoscere cose certe, parole vere, onde tu possa risponder parole vere a chi t’interroga? — Prov. 22:17-21, VR.

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