BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • Davide, città di
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • evidenti. Si calcola che la superficie totale dell’antica città di Davide misurasse non più di 3 o 4 ettari. Il nome “città di Davide” derivò dal fatto che Davide ne fece la sua residenza reale, dopo aver regnato per sette anni e mezzo a Ebron.

  • Debir
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Debir

      (Debìr) [stanza più interna o santuario più interno].

      Città e residenza reale cananea (Gios. 10:38, 39), chiamata anche Chiriat-Sefer e Chiriat-Sanna. (Gios. 15:15, 49; Giud. 1:11) Faceva parte dell’eredità di Giuda ma divenne una città levitica dei cheatiti. (Gios. 21:9, 15; I Cron. 6:54, 58) Gran parte degli studiosi biblici identificano l’antica Debir con Tell Beit Mirsim, circa 21 km a O–SO di Ebron.

      Esistono evidentemente due versioni della prima conquista di Debir da parte di Israele al comando di Giosuè. La prima si riferisce unicamente all’annientamento della popolazione di Debir. (Gios. 10:38, 39) La seconda, Giosuè 11:21-23, è una ricapitolazione della stessa conquista (dato che il versetto 18 menziona che “Giosuè fece guerra a tutti questi re per molti giorni”), con l’inclusione del particolare che “Giosuè andò a stroncare gli Anachim . . . da Debir” e da altre città. Questo materiale supplementare potrebbe esser stato aggiunto per dimostrare che anche i giganteschi anachim, che più di quarant’anni prima avevano riempito di terrore il cuore degli esploratori israeliti (Num. 13:28, 31-33; Deut. 9:2), non erano invulnerabili.

      Comunque sembra che gli anachim, forse provenienti dalla costa palestinese (Gios. 11:22) si fossero ristabiliti a Debir mentre Israele era momentaneamente accampato a Ghilgal o faceva guerra più a N. (Gios. 10:43–11:15) Anche se nelle campagne iniziali Giosuè era riuscito a infrangere la resistenza compatta delle forze nemiche nel paese di Canaan, demolendo rapidamente tutte le principali roccheforti, questo tipo di guerra non aveva consentito di stabilire guarnigioni per presidiare tutte le città distrutte. Perciò una seconda conquista di Debir o un’operazione di “rastrellamento” fu compiuta da Otniel, il quale, essendosi distinto nella conquista della città, ebbe in moglie Acsa, la figlia di quell’esperto guerriero che era Caleb. — Gios. 15:13-19; Giud. 1:11-15.

      Non si può accertare con precisione quando nella storia di Israele ebbe luogo questa seconda conquista. Il libro di Giudici inizia con la frase “dopo la morte di Giosuè” seguita dal resoconto della conquista di Debir da parte di Caleb. (Giud. 1:11-15) Questo, secondo alcuni, indicherebbe che Giuda s’impadronì di Debir dopo la morte di Giosuè e perciò l’analogo resoconto che si trova in Giosuè 15:13-19 sarebbe un’aggiunta posteriore al libro che porta il nome di Giosuè. Secondo altri invece quella di Giudici 1:1 sarebbe solo un’introduzione formale per collegarsi col libro di Giosuè, e sostengono che Caleb non avrebbe certo atteso per anni fino alla morte di Giosuè prima di scacciare gli anachim dal possedimento che gli era stato promesso. Perciò ritengono che la storia di Giudici sia una ripetizione di quella di Giosuè.

  • Debito, debitore
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Debito, debitore

      Nell’antico Israele si contraevano debiti più che altro a motivo di rovesci finanziari. Per un israelita era una disgrazia avere un debito, perché in effetti il debitore diventava schiavo di chi gli aveva fatto il prestito. (Prov. 22:7) Il popolo di Dio ricevette perciò il comando di essere generoso e altruista nel concedere prestiti ad altri israeliti bisognosi, senza cercare di trarre profitto dalle loro avversità esigendo gli interessi. (Eso. 22:25; Deut. 15:7, 8; Sal. 37:26; 112:5) Agli stranieri invece si poteva far pagare un interesse. (Deut. 23:20) I commentatori ebrei ritengono che questo provvedimento si applicasse ai prestiti commerciali e non ai casi di necessità. Di solito gli stranieri si trovavano in Israele solo temporaneamente, spesso come mercanti, ed era ragionevole aspettarsi che pagassero un interesse, specie dal momento che loro stessi prestavano dietro interesse ad altri.

      A volte una terza persona assumeva la responsabilità o si rendeva garante per il debitore. Questa consuetudine è ripetutamente sconsigliata nel libro di Proverbi (6:1-3; 11:15; 17:18; 22:26), dal momento che chi si rendeva garante avrebbe subito la perdita nel caso che il debitore fosse stato inadempiente.

      Cosa pensavano dei debiti i cristiani del I secolo è espresso in Romani 13:8: “Non siate deditori di nulla a nessuno, se non d’amarvi gli uni gli altri”.

      LA LEGGE MOSAICA PROTEGGEVA CREDITORI E DEBITORI

      Sotto la legge mosaica anche il ladro doveva ripagare completamente il debito che aveva contratto rubando. Se non era in grado di farlo, doveva essere venduto come schiavo. (Eso. 22:1, 3) Così la vittima era certamente compensata per la perdita subita.

      Gli israeliti fedeli sapevano che Dio esigeva che si estinguessero i debiti. (Sal. 37:21) Perciò il creditore poteva essere certo di venire rimborsato. Un israelita privo di mezzi poteva vendere come schiavo se stesso o i figli fino all’estinzione dei debiti. — Eso. 21:7; Lev. 25:39; confronta II Re 4:1-7.

      D’altra parte, la Legge proteggeva anche il debitore. Il creditore non poteva entrare in casa del debitore e prendere un pegno, ma doveva aspettare fuori finché il debitore glielo portava. (Deut. 24:10, 11) E nemmeno poteva prendere come pegno la veste di una vedova o beni di prima necessità, come una macina a mano o la sua mola superiore. (Deut. 24:6, 17) Poiché di solito i poveri avevano un solo mantello, con cui si coprivano anche per dormire, se il creditore prendeva come pegno questo indumento lo doveva restituire al tramonto. — Eso. 22:26, 27; Deut. 24:12, 13.

      Secondo Deuteronomio 15:1-3, durante l’anno sabatico (ogni settimo anno) un creditore non poteva esigere il pagamento di un debito da un altro israelita. L’israelita che osservava il sabato, in effetti non traeva alcun guadagno dalla sua terra, mentre lo straniero continuava a trarre profitto dal proprio lavoro non agricolo. Era dunque ragionevole esigere da lui il pagamento di un debito anche durante l’anno sabatico. In prossimità dell’anno sabatico, alcuni israeliti, sapendo che non avrebbero potuto insistere sul pagamento, potevano rifiutare di far credito ai loro fratelli nel bisogno. Ma la Legge condannava tale egoismo. — Deut. 15:9.

      Durante l’anno del Giubileo (ogni cinquantesimo anno) gli schiavi ebrei erano rimessi in libertà; ogni possedimento ereditario, a eccezione delle case dei leviti nelle città cinte da mura, era restituito al proprietario originale. Questa disposizione impediva che le famiglie israelite sprofondassero senza speranza nei debiti e nella miseria. Neanche chi amministrava male i suoi beni poteva perdere per sempre l’eredità della famiglia. — Lev. 25:10-41.

      La rigorosa osservanza della legge di Dio avrebbe avuto per risultato un’economia stabile senza grossi debiti da parte dei singoli o della nazione. Gli israeliti avevano l’assicurazione: “Geova tuo Dio in realtà ti benedirà proprio come ti ha promesso, e tu per certo presterai dietro cauzione a molte nazioni, mentre tu stesso non prenderai a prestito”. — Deut. 15:6.

      ABUSI

      Quando Israele ricadeva nell’infedeltà, i debitori bisognosi erano fra i primi a soffrirne. Il fatto che debitori si unirono a Davide mentre era esiliato suggerisce che erano messi alle strette dai creditori. (I Sam. 22:2) Pare fosse entrato nell’uso comune fare prestiti dietro interesse ad altri israeliti. (Isa. 24:2) Per mezzo del profeta Amos Geova condannò Israele perché vendeva “qualcuno povero per il prezzo di un paio di sandali”. (Amos 2:6) E per mezzo di Ezechiele, denunciò gli israeliti perché pretendevano un interesse e frodavano i loro compagni. — Ezec. 22:12.

      Dopo il ritorno dall’esilio in Babilonia si creò fra gli ebrei una deplorevole situazione perché disubbidivano alla legge di Dio che diceva di fare credito senza interesse ad altri israeliti bisognosi. All’epoca di Neemia, molti ebrei erano stati costretti a dare come garanzia case, campi e persino figli e figlie. Tuttavia dopo che Neemia li ebbe esortati a correggere la situazione, i creditori acconsentirono a indennizzare i loro debitori e a prestare senza interesse. — Nee. 5:1-13.

      PARABOLE DI GESÙ

      Nel I secolo E.V., gli ebrei conoscevano bene il rapporto fra creditori e debitori, e a volte Gesù ricorse a esempi del genere nelle sue parabole. Mise in risalto la necessità di essere pronti a perdonare narrando di uno schiavo malvagio il quale, benché gli fosse stato rimesso un debito di 60.000.000 di denari, fece gettare in prigione un compagno di schiavitù per un debito di 100 denari. (Matt. 18:23-33) La parabola dei due debitori, a uno dei quali era stato rimesso un debito di 500 denari e all’altro un debito di 50 denari, metteva in risalto il principio: “Colui al quale è perdonato poco, ama poco”. (Luca 7:41-47) Il saggio uso delle ricchezze “ingiuste” (materiali) per stringere amicizia con Dio è illustrato dall’economo ingiusto il quale, quando stava per perdere il posto, accortamente usò la sua autorità per farsi amici i debitori del suo padrone riducendo i loro debiti. — Luca 16:1-9.

      DEBITI DIVERSI

      Nelle Scritture i termini “debito” e “debitore” sono usati anche a proposito di obblighi diversi da quelli in cui si incorre chiedendo un prestito. Il salario dovuto a un lavoratore è chiamato “debito”. (Rom. 4:4) I peccatori sono “debitori” verso coloro contro cui hanno commesso una trasgressione e perciò devono implorarne il perdono. Il perdono dei “debiti” da parte di Dio dipende dal fatto che la persona abbia perdonato i propri “debitori”. (Matt. 6:12, 14, 15; Luca 13:4) Dal momento che aveva l’obbligo di predicare la “buona notizia”, l’apostolo Paolo si considerava “debitore” verso tutti. (Rom. 1:14, 15) I credenti gentili erano in effetti “debitori” verso i cristiani ebrei di Gerusalemme per i benefici spirituali ricevuti da loro. Perciò era solo giusto che aiutassero materialmente i fratelli ebrei poveri. — Rom. 15:26, 27.

  • Debora
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Debora

      (Dèbora) [ape].

      1. Nutrice di Rebecca. Quando, nel 1878 a.E.V., Rebecca lasciò la casa di suo padre Betuel per andare in Palestina a sposare Isacco, Debora l’accompagnò. (Gen. 24:59) Dopo anni di servizio in casa di Isacco, forse dopo la morte di Rebecca, Debora visse in casa di Giacobbe. Circa 125 anni dopo il matrimonio di Isacco e Rebecca, Debora morì e fu sepolta a Betel sotto un grosso albero. Il nome dato all’imponente albero (Allon-Bacut, che significa “grosso albero del pianto”) indica quanto fosse cara a Giacobbe e alla sua famiglia. — Gen. 35:8.

      2. Profetessa e giudice d’Israele; moglie di Lappidot. (Giud. 4:4) Non c’è alcuna prova che Lappidot e Barac fossero la stessa persona, come ritengono alcuni. Debora e Barac erano uniti unicamente dal comune interesse di liberare Israele dall’oppressione cananea. Debora dimorava sotto una palma nella regione montuosa di Efraim, fra Rama e Betel, e “i figli d’Israele salivano a lei per il giudizio”. — Giud. 4:5.

      Geova si servì di Debora per mandare a chiamare Barac da Chedes-Neftali e informarlo del proposito di Dio di sconfiggere con mille uomini l’immenso esercito del re cananeo Iabin al comando di Sisera. Nonostante la promessa di Geova di dare il nemico nelle sue mani, Barac insisté che Debora, pur essendo una donna, fosse presente come rappresentante di Dio mentre radunava le truppe e le conduceva sul monte Tabor. Debora si mostrò pronta a lasciare un luogo più sicuro per unirsi a Barac, ma predisse che la “bellezza” della vittoria sarebbe andata a una donna. Queste parole si avverarono quando una donna, lael, mise a morte Sisera. — Giud. 4:6-10, 17-22.

      Il giorno della vittoria Debora e Barac cantarono insieme un cantico. Parte del cantico è in prima persona, segno che l’aveva composto Debora almeno in parte, se non tutto. Le donne erano solite celebrare le vittorie con canti e danze. (Eso. 15:20, 21; Giud. 11:34; I Sam. 18:6, 7; Sal. 68:11) Il cantico attribuisce a Geova tutto il merito e la lode per la vittoria concessa al suo popolo; arricchisce notevolmente la narrazione che lo precede, e per avere un quadro completo bisogna considerarli uno accanto all’altra. Dopo aver descritto la potenza e la maestà di Geova e aver ricordato la condizione di Israele prima dell’intervento di Barac, il cantico loda le tribù che risposero alla chiamata e fa delle domande indagatrici sulle altre che non lo fecero. Aggiunge particolari geografici relativi alla battaglia e alla disfatta dei cananei, al coraggio di Iael nell’uccidere Sisera e alla delusione della madre di Sisera che attese invano spoglie e schiavi d’Israele, frutto della sperata vittoria di suo figlio Sisera. — Giud. cap. 5.

  • Decalogo
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Decalogo

      Vedi DIECI PAROLE.

  • Decapoli
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Decapoli

      (Decàpoli).

      Lega o confederazione di dieci città (dal greco dèka, che significa “dieci”, e pòlis, “città”). Il nome si riferiva anche alla regione in cui si trovava la maggior parte di tali città. — Matt. 4:25.

      Probabilmente nel tempo intercorso fra la conquista da parte di Pompeo e la morte di Erode il Grande (avvenuta nell’1 a.E.V. o nell’1 E.V.) dieci città ellenistiche si unirono in una libera federazione detta Decapoli. Il motivo di questa unione sembra sia stato l’interesse reciproco di stringere rapporti commerciali e anche di difendersi

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi