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  • Trasmissione della Parola di Dio
    La Torre di Guardia 1953 | 1° dicembre
    • dalle scoperte archeologiche. Ciò si è inoltre verificato con le conclusioni usate da Mosè nelle suddivisioni del Pentateuco conosciute come Levitico e Numeri, quella di Levitico dice: “Questi sono i comandamenti che l’Eterno diede a Mosè per i figliuoli d’Israele, sul monte Sinai.” (Lev. 27:34; Num. 36:13) Queste espressioni contrassegnano chiaramente la conclusione di quello che era già stato detto e non l’introduzione di quello che ha da seguire. Partendo da Genesi 37:3 questa espressione non si riscontra più, il che indica che da qui innanzi Mosè stesso compose il racconto, attingendo senza dubbio le sue informazioni per mezzo di suo padre da Levi fratello di Giuseppe.

      Dopo la morte di Mosè lo spirito santo adoperò altri servitori di Dio per continuare la storia sacra, uomini come Giosuè, Samuele, Davide, Salomone, e così via fino a Malachia. Iddio comandò a Mosè di tenere il libro della legge nell’arca del patto, che era posta nella seconda parte del tabernacolo, e indubbiamente è qui dove i successivi scritti ispirati venivano pure preservati. (Deut. 31:26; 2 Re 22:8) Che questi scritti furono preservati nonostante la distruzione di Gerusalemme e la desolazione della Palestina è evidente dal fatto che Daniele li menziona ed Esdra li adopera dopo l’esilio. — Neh. 8:1-3; Dan. 9:2.

      Si ritiene che Esdra compilò i libri delle Scritture Ebraiche e li mise nell’ordine finale, con l’eccezione forse di Nehemia e Malachia. A proposito, si attribuisce ad Esdra la composizione dei due libri di Cronache oltre al libro che porta il suo nome. Nel suo giorno si cominciò a fare numerose copie delle Scritture Ebraiche, in modo che tanto i Giudei che rimasero a Babilonia quanto quelli che si trovavano sparpagliati fuori nelle provincie potessero avere la Parola di Dio. Oggi si conosce l’esistenza di circa 1.700 manoscritti, ossia di copie scritte a mano delle Scritture Ebraiche

      COPIATURA DELLE SCRITTURE EBRAICHE

      Esdra, il quale aprì la via alla copiatura della Scrittura, era uno scriba Levita che si era dedicato a conoscere la legge di Dio, osservarla e insegnarla ad altri. (Esdra 7:10) Evidentemente diede un ottimo esempio, poiché constatiamo che gli scribi i quali eseguirono questo lavoro dopo di lui erano estremamente scrupolosi nel copiare i manoscritti della Bibbia. Guardavano un errore con sacro terrore e consideravano un peccato lo scrivere una sola parola a memoria. Per esser certi che nulla fosse omesso o aggiunto, contavano non soltanto le parole ma il numero delle singole lettere usate. Prima di Cristo e durante i suoi giorni tali scribi erano conosciuti come i Soferim; e pur essendo tanto scrupolosi di non fare inavvertitamente dei cambiamenti nel testo, qualche volta permisero che i loro pregiudizi religiosi prendessero il sopravvento al punto da fare alcuni cambiamenti, come quello di sostituire deliberatamente al nome “Geova” le parole “Dio” o “Signore”.

      Dopo i Soferim vennero i “signori della tradizione”, i Masoreti, i quali non soltanto esercitarono la massima cura e fedeltà nella copiatura, non facendo assolutamente alcun cambiamento, ma anche rimediarono al danno fatto dai Soferim con l’indicare dove questi ultimi si erano prese della libertà col testo. Questi Masoreti produssero quello che è noto come il testo masoretico, sul quale sono basate le nostre odierne copie delle Scritture Ebraiche. La più antica risale all’anno 916 d.C., ed è conosciuta come il Codice Babilonico Petropolitano.

      Quanto degno di fiducia, quanto accurato è questo testo masoretico? Un manoscritto biblico, il rotolo del mar Morto del libro d’Isaia, scoperto nel 1947, fornisce la risposta. Dal suo stile gli studiosi della Bibbia hanno determinato che appartiene al secondo secolo avanti Cristo. Le scoperte della scienza per mezzo dell’orologio radiocarbonico stabiliscono la medesima data, indicando che il rivestimento in lino nel quale questo manoscritto era avvolto aveva l’età di 1.900 anni, con un margine di errore di 200 anni in più o in meno. Ecco dunque una copia del libro d’Isaia un migliaio d’anni più antica della data del più antico testo masoretico conosciuto, eppure, salvo qualche piccola variazione nell’ortografia, fu riscontrato identico al testo masoretico accettato.

      Comprendiamo noi ciò che questo significa? Le nostre copie d’Isaia sono uguali ai più antichi testi masoretici che hanno circa mille anni. Ed ora abbiamo un manoscritto che è mille anni più antico del più antico testo masoretico, ed ancora non presenta cambiamenti gravi. Dunque, due mil’anni di trasmissione della Parola di Dio senza grandi cambiamenti, senza corruzioni, senza interpolazioni, senza impurità, senza che siano state prese delle libertà. Ora, non è forse ragionevole concludere che, se tale fu il caso dall’anno 100 a.C. all’anno 1947 d.C., non furono nemmeno fatti seri cambiamenti nel trasmetterla durante i seicento anni prima di quel tempo, allorché Isaia scrisse il libro originalmente? E se questo è stato riscontrato vero per il libro d’Isaia, non è forse ragionevole concludere che è altrettanto vero per gli altri libri delle Scritture Ebraiche? Sicuramente lo è.

      LE SCRITTURE GRECHE CRISTIANE

      I fatti relativi alla trasmissione delle Scritture Greche Cristiane corrispondono a quelli relativi alla trasmissione delle Scritture Ebraiche. Coloro che le copiarono, benché non fossero professionisti in materia, erano altrettanto precisi quanto lo furono gli scribi. Veramente, alcuni errori vi si insinuarono, ma di nuovo troviamo che erano in massima parte trascurabili. Come possiamo noi esserne certi? Perché come la recente scoperta del rotolo del mar Morto di Isaia conferma l’accuratezza del testo masoretico delle Scritture Ebraiche, così il comparativamente recente rinvenimento di manoscritti papiracei delle Scritture Greche Cristiane, scritti sin dall’inizio del secondo secolo dell’èra cristiana, ossia un centinaio d’anni dopo che gli originali furono composti, determina senz’ombra di dubbio l’accuratezza di tali manoscritti di pergamena, il Vaticano N. 1209 ed il Sinaitico.

      Date le scoperte di questi papiri l’eminente studioso inglese della Bibbia, il defunto Sir Frederic Kenyon, fu in grado di dichiarare: “L’intervallo esistente tra le date della composizione originale e di quella più antica che esiste diviene così breve da essere addirittura trascurabile, e l’ultimo motivo di dubbio che le Scritture [Greche Cristiane] non ci siano pervenute come furono sostanzialmente scritte è ora stato eliminato”. — The Bible and Archaeology, pagine 288, 289.

      Nei recenti anni certi rappresentanti della Chiesa Cattolica Romana hanno ripetutamente pubblicato la pretesa che essa sia quella che ha preservato la Bibbia. Di queste pretese quella apparsa sul Our Sunday Visitor è tipica: “La Bibbia fu proprietà esclusiva dei Cattolici per quasi dodici secoli. Se non fosse stata accuratamente preservata dalla Chiesa Cattolica e non fossero stati copiati a mano migliaia di manoscritti biblici oggi il mondo non l’avrebbe”. È giusta questa affermazione?

      Sta di fatto che nemmeno uno dei manoscritti della Bibbia realmente antichi e preziosi fu scoperto in territori soggetti alla dominazione del Vaticano, neppure il Vaticano N. 1209. La Chiesa Cattolica ne acquistò il possesso soltanto nel quindicesimo secolo. Chi lo preservò fino a quel tempo? Non certo la Chiesa Cattolica! Nella misura che essa preservava le copie della Bibbia, le conservava in una lingua morta affinché il popolo comune non le potesse leggere! Il papa Gregorio VII infatti ringraziò Dio che tale fosse il caso. E mentre può esser vero che erano scarse le edizioni della Bibbia in altre lingue, è un fatto che finché i riformatori non la tradussero il popolo comune non ebbe accesso alla Bibbia nella sua propria lingua.

      No, non a qualche organizzazione religiosa o a qualche gruppo d’uomini, ma all’Onnipotente Dio stesso si deve attribuire l’onore per la preservazione della Bibbia. E la sua trasmissione durante tanti secoli con tale purezza di testo costituisce un altro anello della catena dell’autenticità comprovante che la Bibbia è realmente la Parola dell’Onnipotente Dio, Geova, e che essa sussisterà in eterno. — Isa. 40:8.

  • Il dominio della regina morte
    La Torre di Guardia 1953 | 1° dicembre
    • Il dominio della regina morte

      “Eppure la morte signoreggiò come regina da Adamo fino a Mosè, anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, che rassomiglia a colui che doveva venire”. — Rom. 5:14, NW.

      1. Quale evidenza c’è del dominio della morte, e quando cominciò il suo dominio?

      GUARDATE per lungo e per largo questa mirabile terra, la sommità delle alture o le valli, dovunque scorgete dei segni di vita vedrete anche delle commemorazioni di morte. Presso ogni città, paese o villaggio, lungo belle vie nazionali, il vostro sguardo abbraccerà forse da alcune a qualche centinaio di lapidi commemorative, croci o pietre sepolcrali che testimoniano il fatto che la morte domina come regina. Ma oltre a questi, ci sono migliaia d’innumerevoli e dimenticati morti che non hanno nessun segno o statua che indichi il luogo dove giacciono. Tale luogo potrebbe essere un campo di battaglia, un deserto, un campo di neve o le distese apparentemente infinite del mare. Quelli che li conobbero nemmeno loro son più qui per parlarcene. La tomba è veramente una delle tre cose che non dicono mai basta. (Prov. 30:15, 16) Ma considerate pure la durata del dominio di questa sovrana che sembra illimitata. I nostri antenati ne riconobbero tutti la sovranità. Sì, possiamo risalire al primo uomo e alla prima donna e troveremo che ai loro giorni lo scettro di questo spiacevole governo reale era riconosciuto, ed allora ebbe il suo inizio.

      2. Qual è il proposito di Geova circa l’uomo e la terra?

      2 Ma, non fu il proposito del Creatore che la morte percorresse la terra aumentando di continuo il suo bottino. Egli non prova piacere nella morte, anzi vorrebbe che anche il malvagio si convertisse dalla sua via e vivesse. (Ezech. 18:32; 33:11) Le lagrime, le afflizioni, i dolori familiari, causati da malattie, epidemie, carestie e guerre, non sarebbero mai esistiti se non fosse stato per colpa di un malvagio cospiratore e due complici. Se il saggio comando

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