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Segni e meraviglie nel tempo della fineLa Torre di Guardia 1959 | 15 giugno
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che sarebbe stato loro dato. In un’altra occasione egli dichiarò ad una moltitudine di persone: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno. Ma non le sarà dato alcun segno eccetto il segno di Giona. Poiché come Giona divenne un segno per i Niniviti, così sarà anche il Figlio dell’uomo per questa generazione. . . . Gli uomini di Ninive si leveranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno; perché essi si pentirono alla predicazione di Giona; ma, ecco, qui vi è più che Giona”. Colui che fu “più che Giona” è Gesù Cristo stesso. — Matt. 16:1; Luca 11:29-32.
7 A causa delle sue esperienze e della sua predicazione Giona divenne un “segno” per la capitale dell’impero assiro. Per i Giudei della sua generazione Gesù Cristo fu un “segno” ancor maggiore. Non solo Gesù fu l’adempimento di Giona quando rimase, per parte di tre giorni, morto nel cuore della terra, e poi fu risuscitato, ma fu anche l’adempimento di un altro uomo dell’antichità che servì da segno, il profeta Isaia, che visse alcuni anni dopo Giona. Isaia richiamò l’attenzione su di sé come segno di Geova Dio durante il regno di Acaz, re di Gerusalemme. A quel tempo, l’esistenza stessa del regno di Giuda, sul quale Acaz regnava, era in pericolo. Nella crisi Isaia annunciò che egli era un “segno” di enorme importanza, infatti il nome di Isaia significa “salvezza di Geova”. Egli disse: “Ecco, io e i figli che Geova mi ha dati siamo segni e meraviglie in Israele da parte di Geova degli eserciti, che risiede sul monte Sion”. — Isa. 8:18.
8 Ai giorni d’Isaia l’Egitto e il Medio Oriente erano argomenti d’attualità come lo sono oggi. Geova volle che Isaia fosse un segno contro l’Egitto, a cui gli Israeliti erano inclini a ricorrere per aiuto militare. Dal nord il re assiro, Sargon, mandò il comandante Tartan contro i Filistei e Tartan prese la città di Azoto. “A quel tempo Geova parlò per mezzo di Isaia, figlio di Amos, dicendo: ‘Va’, e sciogliti il sacco dai fianchi, e togliti i sandali dai piedi’. Ed egli fece così camminando nudo e scalzo”. Isaia fece questo per tre anni. Quindi Geova Dio spiegò la ragione di questo suo strano comportamento. Disse che Isaia era un segno e una meraviglia per gli Israeliti, con queste parole: “Come il mio servo Isaia ha camminato nudo e scalzo per tre anni come segno e presagio contro l’Egitto e contro l’Etiopia, così il re d’Assiria condurrà i prigionieri d’Egitto e i deportati d’Etiopia, bambini e vecchi, nudi e scalzi, e con le natiche scoperte, la nudità dell’Egitto. E [gli Israeliti] saranno certo atterriti e avranno vergogna dell’Etiopia, loro agognata speranza, e dell’Egitto, loro bellezza. E gli abitanti di questo paese costiero diranno certamente in quel giorno: ‘Ecco la nostra agognata speranza, alla quale siamo fuggiti per aiuto, per essere liberati dal re d’Assiria! E come potremo noi stessi scampare?’” (Isa. 20:1-6) Coloro che professavano d’essere il popolo di Dio e diedero ascolto al segno e alla meraviglia che Geova mostrò mediante Isaia, per preavvertirli della sconfitta dell’Egitto e dell’Etiopia, cambiarono la loro decisione di ricorrere all’Egitto per aiuto e salvezza, invece che a Geova Dio.
ISAIA E I SUOI FIGLI
9 Tanto i figli d’Isaia che egli stesso furono segni e meraviglie per l’antico Israele. Chi furono questi figli d’Isaia? Di due possiamo essere sicuri. Il primo si chiamava Scear-Jashub; questo era un nome profetico che significa “un semplice rimanente ritornerà”. Questo figlio fu un segno e il suo nome fu una meraviglia, un presagio o un portento. Come era certo che ad Isaia nacque questo figlio chiamato Scear-Jashub, così era certo che l’avvenimento preannunciato da tale nome avrebbe avuto luogo.
10 In modo profetico Isaia richiamò l’attenzione a questo avvenimento, dicendo: “In quel giorno, il residuo d’Israele e gli scampati della casa di Giacobbe cesseranno d’appoggiarsi su colui che li colpiva [l’Assiro], e s’appoggeranno con sincerità sull’Eterno, sul Santo d’Israele. Un residuo, il residuo di Giacobbe, tornerà all’Iddio potente. Poiché, quand’anche il tuo popolo, o Israele, fosse come la rena del mare, un residuo soltanto ne ritornerà; uno sterminio è decretato, che farà traboccare la giustizia. Poiché lo sterminio che ha decretato, il Signore, l’Eterno degli eserciti, lo effettuerà in mezzo a tutta la terra”. — Isa. 10:20-23, VR.
11 Il nome di Scear-Jashub significava dunque che il regno di Giuda sarebbe stato rovesciato; la capitale, Gerusalemme, e il suo tempio sarebbero stati distrutti; i Giudei sopravvissuti sarebbero stati portati prigionieri a Babilonia e, dopo un lungo periodo di tempo, un semplice rimanente sarebbe tornato al paese nativo per ricostruire la capitale e il tempio dedicato a Geova. La situazione sarebbe diventata così difficile per la sopravvivenza d’Israele che Isaia profetò: “Se Geova degli eserciti non ci avesse lasciato solo pochi superstiti, saremmo divenuti come Sodoma, avremmo assomigliato a Gomorra stessa”. (Isa. 1:9) Sodoma e Gomorra erano state devastate da una pioggia di zolfo e fuoco dal cielo. Essendosi contaminato come le antiche Sodoma e Gomorra, il regno di Giuda avrebbe subìto una distruzione quasi totale, se Geova non avesse risparmiato un rimanente di fedeli Giudei e, a tempo debito, non avesse permesso loro di ritornare in patria per ricostruire Gerusalemme e il tempio di Geova. Gli Israeliti del regno di Giuda ebbero effettivamente questa esperienza, come è vero che il primo figlio d’Isaia nacque e fu chiamato Scear-Jashub.
12 Ad un altro figlio d’Isaia fu imposto il nome ancor prima che fosse concepito e testimoni attendibili confermarono questo nome. Isaia ci dice: “E Geova mi disse: ‘Prenditi una tavoletta grande e scrivi su di essa con stilo d’uomo mortale: “Maher-Shalal-Hash-Baz”. E sia attestato da testimoni fedeli, il sacerdote Uria e Zaccaria, figlio di Berachia’. E mi accostai alla profetessa, ed ella concepì e a tempo debito partorì un figlio. Geova quindi mi disse: ‘Mettigli nome Maher-Shalal-Hash-Baz, perché prima che il bambino sappia chiamare: “Padre mio!” e “Madre mia!” le risorse di Damasco e le spoglie di Samaria saranno portate via dinanzi al re d’Assiria’”. (Isa. 8:1-4) La storia riferisce che Samaria, capitale del regno settentrionale d’Israele, fu saccheggiata e distrutta dal re Salmanasar nel 740 a.C. e gli Israeliti superstiti furono condotti in esilio nel paese d’Assiria e nelle città dei Medi. (2 Re 17:1-6) Il significato di Maher-Shalal-Hash-Baz, figlio d’Isaia, fu letteralmente adempiuto. Questo bambino servì dunque come vero segno e meraviglia.
13 Isaia ebbe forse un altro figlio, che doveva essere chiamato Emanuele. In quel tempo il re dell’Israele settentrionale e il re della Siria si erano uniti in una cospirazione contro il regno di Giuda, per detronizzare il re Acaz, discendente del re Davide, e per mettere sul “trono di Geova” un certo figlio di Tabeel, probabilmente un Siro. Questa cospirazione politica spaventò il re Acaz. Per quanto empio fosse Acaz, Geova Dio non avrebbe permesso che la cospirazione riuscisse; per rassicurarlo Geova disse ad Isaia: “Esci, ti prego, ad incontrare Acaz, tu e Scear-Jashub, tuo figlio. . . . ‘Così ha detto il Signore Geova: “Ciò non sussisterà né avrà luogo. Poiché il capo della Siria è Damasco, e il capo di Damasco è [il re] Rasin; ed entro solo sessantacinque anni Efraim [il principale membro del regno d’Israele] sarà frantumato tanto da non essere più un popolo. . . . Se voi non avete fede, non durerete a lungo”’”.
14 Quindi Geova disse ad Acaz, re di Giuda: “Chiedi tu stesso un segno a Geova, tuo Dio, facendolo profondo come lo Sceol o alto come le regioni superiori”. L’incredulo Acaz rifiutò di “mettere alla prova Geova”. Allora Isaia disse: “Perciò Geova stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane effettivamente concepirà, partorirà un figlio e certamente lo chiamerà Emanuele”. (Isa. 7:1-14) In seguito, annunciando come gli eserciti assiri avrebbero sconfitto la Siria e Israele per sopraffare anche il paese di Giuda e minacciare Gerusalemme, Geova disse ad Isaia: “Ecco, Geova farà alzare contro di loro le potenti e molte acque del Fiume, il re d’Assiria e tutta la sua gloria. Ed egli certamente s’ingrosserà in tutti i suoi rivi e strariperà oltre tutti i suoi argini e si spingerà su Giuda. Egli effettivamente inonderà e passerà oltre. Arriverà al collo. E l’ampiezza delle sue ali [militari] coprirà la distesa della tua terra, o Emanuele!” (Isa. 8:5-8) Quale adempimento ebbe il nome Emanuele?
EMANUELE
15 Per avere la risposta storica dovevano trascorrere più di settecento anni fino alla nascita di colui di cui Isaia fu un tipo profetico. Giuseppe, il falegname della città galilea di Nazaret, era riluttante a prendere in moglie Maria, sua fidanzata, poiché in modo inspiegabile essa era incinta. In sogno l’angelo di Geova apparve al perplesso Giuseppe e disse: “‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di condurre Maria, tua moglie, a casa, perché ciò che è stato generato in lei è dallo spirito santo. Essa partorirà un figlio, e tu dovrai mettergli nome “Gesù”, perché egli salverà il suo popolo dai loro peccati’. Tutto ciò avvenne effettivamente perché si adempisse quello che era stato dichiarato da Geova per mezzo del profeta, dicendo: ‘Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo chiameranno “Emanuele”’, che, tradotto, significa ‘con noi è Dio’”. Quando si svegliò, Giuseppe fece come gli era stato detto.
16 A suo tempo, Maria partorì un figlio al quale fu dato nome Gesù. All’età di trent’anni Gesù cominciò a predicare il regno di Dio. Per la sua lealtà a questo regno fu messo a morte e il terzo giorno l’Onnipotente Dio lo risuscitò dai morti. Quaranta giorni dopo il Figlio di Dio ascese al cielo e sedette alla destra di Dio, di dove, valendosi del suo sacrificio umano e del suo grande potere in cielo e sulla terra, si pose a salvare il suo popolo, i suoi seguaci sulla terra, dai loro peccati, affinché potessero ottenere vita eterna nel nuovo mondo di Dio. In tal modo egli ha dimostrato fino ad oggi che “con noi è Dio” e quindi appropriatamente porta il nome di Emanuele. — Matt. 1:18-25.
17 Per la loro fede in questo Emanuele, fino al punto di dedicarsi a Geova Dio e seguire le orme del suo fedele Figlio, Emanuele, Geova ha generato 144.000 di questi fedeli seguaci, rendendoli figli di Dio, Suoi figli. Questi figli generati dallo spirito egli li ha fatti coeredi di Emanuele, Gesù Cristo, nel promesso regno dei cieli. In tal modo diventano fratelli spirituali di Emanuele, il regale Figlio di Dio. Poiché Gesù divenne il mezzo della loro eterna salvezza, Geova Dio dà a Gesù questi Suoi figli come classe della sposa e “piccolo gregge” di pecore, a cui il Padre celeste ha approvato di dare il regno dei cieli. (Luca 12:32; Rom. 8:14-17) Oggi, dopo questi diciannove secoli, soltanto un rimanente di loro rimane sulla terra.
18 A questo punto vogliamo ricordare che Gesù fu un segno, come Isaia fu un segno. (Luca 11:30) I nomi Gesù e Isaia hanno lo stesso significato, salvo che, nel nome di Gesù, il nome di Dio, Geova, è messo all’inizio e nel nome di Isaia è messo alla fine. Gesù significa “Geova è salvezza” e Isaia significa “salvato ha Geova”. Come il loro Salvatore e Capo, i 144.000 seguaci di Gesù sono segni. Il rimanente di questi costituisce un segno per l’attuale generazione in questo “tempo della fine” di questo mondo afflitto. In base a che cosa possiamo affermarlo? In base alle parole del profeta in Isaia 8:18. Sotto ispirazione lo scrittore cristiano della lettera agli Ebrei citò queste parole e le applicò a Gesù e ai suoi 144.000 discepoli, dicendo:
19 “Infatti era appropriato che colui [Dio], per il quale sono tutte le cose e mediante il quale sono tutte le cose, conducendo molti figli alla gloria [celeste], rendesse perfetto il Principale Agente della loro salvezza per mezzo delle sofferenze. Poiché tanto [Gesù] che santifica quanto quelli che sono santificati tutti provengono da un solo [Padre], e per questo motivo egli non si vergogna di chiamarli ‘fratelli’, come dice: ‘Dichiarerò il tuo nome ai miei fratelli; . . .’ E di nuovo: ‘Ecco, io e i figli che Geova mi ha dati’”. — Ebr. 2:10-13.
20 Questi “figli” non fanno parte della gran folla di “altre pecore” di cui Gesù Cristo, il Re, diverrà “Padre eterno” nella “futura terra abitata”. (Isa. 9:6; Ebr. 2:5) I “figli” di Dio sono quelli generati dal suo spirito per divenire suoi figli spirituali. Geova Dio ha dato questi figli a Gesù. Pregando Geova Dio, Gesù disse: “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dati dal mondo. Eran tuoi, e tu li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Io supplico per loro; non supplico per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché son tuoi, e tutte le cose mie son tue e le cose tue son mie, ed io sono stato glorificato fra loro”. (Giov. 17:6, 9, 10) Il Padre celeste dà a Gesù 144.000 di questi “figli” di Dio, perché siano suoi fratelli nella famiglia spirituale di Dio e suoi collaboratori nell’opera di Dio. Quale opera? Quella di essere segni e meraviglie sulla terra. Gesù disse di essere un segno; e disse pure che i suoi fratelli, unti dallo spirito, devono essere segni e meraviglie. Ed essi sono stati segni fino a questo giorno.
21 Quindi essi devono essere come Scear-Jashub e come Maher-Shalal-Hash-Baz. Gesù Cristo stesso è il grande Emanuele. I suoi fratelli spirituali rimasti oggi sulla terra sono il moderno Scear-Jashub, poiché il significato di questo nome ebraico si applica a loro. Durante la prima guerra mondiale essi furono ridotti in cattività, prigionieri delle belligeranti nazioni della Cristianità, spiritualmente ed anche materialmente. Anche il presidente e il segretario della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati furono arrestati e imprigionati a causa del fanatismo derivato da quel conflitto mondiale. I figli di Dio attendevano che la prima guerra mondiale degenerasse in una rivoluzione mondiale e la rivoluzione mondiale si trasformasse in anarchia mondiale che avrebbe significato Armaghedon per tutte le nazioni di questo mondo. Ma se si fosse verificato questo, se l’Onnipotente Dio avesse scatenato allora la predetta battaglia di Armaghedon, questi fratelli spirituali del grande Isaia, nella loro schiavitù spirituale sotto le nazioni mondane, avrebbero potuto essere distrutti con le nazioni. Avrebbero potuto essere come Sodoma e Gomorra. Ma Dio diede ad Isaia molto tempo fa un figlio chiamato Scear-Jashub, nome che significa “un semplice rimanente ritornerà”, e per adempire questo nome, Geova doveva dare a Gesù Cristo, il più grande Isaia, un rimanente di “figli”, suoi fratelli, che ritornassero all’organizzazione di Geova.
22 Geova Dio fece questo. Nel 1918 egli mise fine alla grande tribolazione che aveva colpito l’ostile organizzazione di Satana il Diavolo e allo stesso tempo la prima guerra mondiale terminò l’11 novembre di quell’anno. Armaghedon, “la guerra del gran giorno di Dio l’Onnipotente”, era ancora futura. In questo modo egli abbreviò i giorni di tribolazione sull’organizzazione visibile e invisibile di Satana. Quindi nella primavera del 1919, ai suoi “figli”, al rimanente di quelli che Gesù Cristo riconosce come fratelli, egli portò liberazione dalla schiavitù alla moderna Babilonia. Mediante il loro fratello maggiore, Gesù Cristo, Dio li fece ritornare alla sua organizzazione teocratica e alla sua opera. Così un semplice rimanente di unti “figli” veramente dedicati a Dio ritornò, e Dio diede questi figli al più grande Isaia, Gesù Cristo. Gesù predisse che questo sarebbe accaduto al “tempo della fine” di questo mondo. (Matt. 24:21, 22, 30, 31) Ciò avvenne, e il più grande Isaia ebbe la sua classe simile a Scear-Jashub. Per alcuni anni durante il periodo postbellico il rimanente ritornato aumentò; ma negli ultimi anni il suo numero è andato diminuendo poiché molti hanno terminato il loro corso terreno sulle orme di Gesù.
23 Il rimanente oggi conta circa 16.000 membri, secondo il rapporto del 1958. Ma nessuna nazione del mondo li disprezzi, ritenendoli di nessuna importanza. Non vogliano i mansueti pensare che non abbiano alcun particolare significato nel proposito di Geova Dio. Questo rimanente spirituale si erge come segno per tutto il mondo. Come Scear-Jashub, figlio d’Isaia, nei tempi antichi, questa minoranza spirituale è una prova visibile da parte dell’Onnipotente Dio che il rimanente è ritornato. È la prova fisica, tangibile che Geova Dio è fedele alla sua parola e ha adempiuto la profezia pronunciata molto tempo fa nel suo nome santo. Tutti gli uomini dovrebbero osservare questo rimanente spirituale come segno dall’Onnipotente Dio.
24 Poiché furono liberati come segno, devono servire come evidenza, come indicatori di qualche cosa, per tutte le nazioni in questo tempo della fine del mondo. Devono erigersi come prova vivente che Geova è in grado, mediante la forza del suo santo braccio, di liberare e salvare il suo popolo dal potere del nemico. Questo si verifica oggi: “Geova ha scoperto il suo braccio santo dinanzi agli occhi di tutte le nazioni, e tutte le estremità della terra devono vedere la salvezza del nostro Dio”. (Isa. 52:10) Per questo egli doveva mandare il rimanente, perché fosse conosciuto fino alle estremità della terra. Dichiarò che avrebbe fatto questo, per poter portare a termine il grande radunamento mondiale di persone mansuete dai quattro angoli della terra. Egli disse: “‘Verrò per raccogliere tutte le nazioni e tutte le lingue; ed esse verranno e vedranno la mia gloria. E io metterò fra loro un segno, e manderò alcuni degli scampati alle nazioni, . . . alle isole lontane che non han mai udito la mia fama e che non han mai veduta la mia gloria, ed essi proclameranno la mia gloria fra le nazioni. E ricondurranno tutti i vostri fratelli, da tutte le nazioni, come un’offerta a Geova, . . . sul monte mio santo, Gerusalemme’, dice Geova, . . . ‘Poiché come i nuovi cieli e la nuova terra ch’io sto per creare sussisteranno dinanzi a me’, è la dichiarazione di Geova, ‘così sussisteranno la vostra progenie e il vostro nome’”. — Isa. 66:18-22.
25 Stabilendo il suo rimanente liberato come un segno fra le nazioni, Geova ha ora raccolto intorno a Gesù Cristo, il più grande Isaia, il resto della classe del rimanente per completare il numero preordinato di 144.000 coeredi del Figlio suo. In armonia con la loro funzione di segni e meraviglie, mediante il più grande Isaia, Geova ha comandato al rimanente: “Uscite, uscite dalle porte. Preparate la via per il popolo. Spianate, spianate la strada. Togliete i sassi. Alzate un segnale per i popoli”. (Isa. 62:10) Il segnale che essi alzano è il messaggio del regno di Dio. Questo segnale del Regno è già stato alzato in 175 nazioni. Centinaia di migliaia di persone mansuete, “altre pecore” del Giusto Pastore di Geova, Gesù Cristo, hanno scorto questo “segnale”. L’hanno salutato con gioia e si sono raccolte sotto di esso, dando pieno appoggio al regno di Dio mediante Cristo, mettendosi sotto la sua protezione e ai suoi ordini. Hanno accettato l’unica religione, l’unica forma di adorazione che questo regno celeste autorizzi e permetta, la suprema adorazione di Geova Dio nel suo tempio spirituale. Il loro radunamento è un segno mondiale degli “ultimi giorni” di questo mondo, poiché Isaia predisse che ciò si sarebbe avverato nel suo “tempo della fine”, dicendo:
26 “Negli ultimi giorni il monte della casa del Signore sarà fondato sopra le cime dei monti, s’innalzerà sopra le colline, e vi accorreranno tutte le genti, vi andranno molti popoli, e diranno: venite, andiamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe: Egli c’insegnerà le sue vie, e noi le seguiremo. Ché da Sion verrà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà l’arbitro dei popoli e giudicherà le molte nazioni; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri, e le loro lance in falci; una nazione non alzerà più la spada contro l’altra; non impareranno più a far la guerra. Casa di Giacobbe, venite: camminiamo nella luce del Signore”. — Isa. 2:2-5, Ti.
27 Perciò s’uniscono ai segni e alle meraviglie di Geova.
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Intendiamo il significato dei segni e delle meraviglieLa Torre di Guardia 1959 | 15 giugno
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Intendiamo il significato dei segni e delle meraviglie
PER chiunque è un privilegio essere segno di qualche cosa di eternamente buono. Da chi sa valutare giustamente le cose, l’individuo che serve in tal modo come segno è ritenuto nobile, è benvenuto e merita una cordiale accoglienza. Quindi il messaggero che reca buone notizie riguardo alla vera adorazione di Geova Dio e al ripristino dell’organizzazione teocratica sulla terra è un bellissimo segno. Per mezzo del profeta Isaia, Geova Dio descrisse tale messaggero che doveva comparire poco dopo la fine della prima guerra mondiale, mentre i suoi testimoni erano ancora prigionieri delle nazioni di questo mondo sconvolte dalla guerra, dicendo: “‘Per questa ragione il mio popolo conoscerà il mio nome, proprio per questa ragione in quel giorno, perché io sono Colui che parla. Ecco, sono io’. Come sono belli sui monti i piedi di colui che reca buone notizie, colui che annuncia la pace, colui che reca buone notizie di qualche cosa migliore, colui che annuncia la salvezza, colui che dice a Sion: ‘Il tuo Dio è divenuto re!’ Ascolta, le tue sentinelle hanno alzato la voce. All’unisono continuano ad acclamare gioiosamente, perché a faccia a faccia vedranno Geova quando ritornerà a Sion. Rallegratevi, all’unisono acclamate con gioia, o luoghi devastati di Gerusalemme, poiché Geova ha confortato il suo popolo; egli ha riacquistato Gerusalemme”. — Isa. 52:6-9.
2 Coloro che vigilavano gli interessi dell’organizzazione di Dio, Sion, scorsero il messaggero allorché comparì sulle alture. Si rallegrarono nell’udirlo acclamare rivolto all’organizzazione di Dio, Sion: “Il tuo Dio è divenuto re!” Il suo regno è stabilito nei cieli nelle mani di Emanuele, Gesù Cristo. Per questa ragione egli ci ha ora recato liberazione; per questa ragione siamo tornati nel suo favore. Per quest’ampia evidenza del riacquistato favore di Geova, è come se le sentinelle l’avessero visto a faccia a faccia al suo ritorno a Sion, la sua organizzazione sulla quale egli ha posto il suo nome santo. Hanno ragione di acclamare perché tutti gli uomini odano.
3 Ma qualcuno ha dovuto fornire a questo messaggero la buona notizia che lo fece apparire così bello. Qualcuno ha mandato questo messaggero ad annunciare la pace, a recare buone notizie di qualche cosa migliore e ad annunciare la salvezza agli uomini che amano Dio e che lo vogliono come re. Colui che l’ha mandato è Geova Dio stesso, che scopre il suo santo braccio dinanzi a tutte le nazioni e vuole che tutte le estremità della terra vedano la salvezza da lui recata. Il messaggero che egli manda rappresenta una schiera di uomini pronti ad andare a piedi per recare questa buona notizia. Per ispirazione l’apostolo Paolo dichiarò che essi sono i Cristiani santamente dedicati. Ad essi egli citò le suddette parole di Isaia 52:7 per concludere il suo argomento, dicendo:
4 “Sopra tutti è lo stesso Signore, che è ricco per tutti quelli che lo invocano. Perché ‘chiunque invoca il nome di Geovaa sarà salvato’. Però, come invocheranno colui nel quale non hanno riposto fede? E come riporranno fede in colui del quale non hanno udito? E come udranno senza qualcuno che predichi? E come predicheranno se non sono stati mandati? Infatti è scritto: ‘Come sono belli i piedi di coloro che dichiarano buone notizie di cose buone!’” — Rom. 10:12-15.
5 La grande Fonte delle “buone notizie di cose buone” è Geova Dio, Colui che manda i suoi messaggeri a piedi per dichiarare il suo messaggio. Il profeta Isaia stesso ne diede un esempio, al tempo in cui ebbe una visione miracolosa di Geova degli eserciti sul trono nel tempio. Quando Isaia udì i serafini dichiarare la santità di Geova, si sentì così profano e impuro da temere per la sua vita. Alla sua invocazione uno dei serafini lo purificò, dicendo: “Ecco, questo ha toccato le tue labbra, e il tuo errore è rimosso e il tuo stesso peccato è espiato”. Quindi Isaia, ora in una condizione pura, udì una voce chiedere che qualcuno fosse mandato in missione. Di chi era la voce? Di Geova, e diceva: “Chi manderò, e chi andrà per noi?” Isaia considerò un grande onore essere mandato da Geova Dio e andare in missione per lui. L’invito era stato fatto ad una persona pura, che si sarebbe offerta volontariamente. Isaia accettò prontamente l’eccezionale privilegio: “Eccomi! Manda me”, esclamò. La sua offerta di se stesso fu accolta e gli fu detto: “Va’ e di’ a questo popolo: ‘Ascoltate, ascoltate ancora, o uomini’”. (Isa. 6:1-9) Il fatto che Isaia fu mandato con l’incarico di recare un messaggio speciale significava che egli era stato ordinato, nominato da Dio. Da Isaia gli uomini potevano ora apprendere il nome di Dio; potevano riporre fede nel nome di Dio e invocarlo per essere salvati.
6 Secondo l’esempio di Isaia, che fu un segno per l’antico Israele, Gesù si dedicò al servizio del regno di Dio per ricevere lo stesso incarico. Gesù lasciò la falegnameria di Nazaret e andò dal suo precursore, Giovanni Battista. Si fece battezzare, non per simboleggiare pentimento dei peccati, poiché non ne aveva, ma per essere mandato al servizio del regno di Dio che Giovanni predicava. Presentandosi per essere battezzato adempì le parole del Salmo 40:6-8; infatti l’apostolo applicò queste parole profetiche a Gesù, dicendo: “Quando viene nel mondo egli dice:’ “Tu non hai desiderato né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo. Tu non hai approvato gli interi olocausti né l’offerta per il peccato”. Allora ho detto: “Ecco, io son venuto (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare la tua volontà, o Dio”’”. (Ebr. 10:5-7) Dopo esser stato battezzato da Giovanni nel Giordano, Gesù ricevette evidenza dal cielo che era stato approvato. La narrazione biblica dichiara: “Mentre egli pregava, il cielo si aprì e lo spirito santo scese su di lui in forma corporea come una colomba, e venne una voce dal cielo: ‘Tu sei mio Figlio, il diletto; io ti ho approvato’. Inoltre, Gesù stesso, quando cominciò la sua opera, aveva circa trent’anni”. — Luca 3:21-23; Matt. 3:16, 17.
7 E quindi, dopo essersi presentato per il battesimo e aver ricevuto l’approvazione celeste, Gesù cominciò la sua opera, non opera di falegname, ma l’opera del Regno. Il fatto che non andò di sua iniziativa ma perché era stato mandato, lo dimostrò ripetutamente con parole come queste: “Dio ha tanto amato il mondo . . . Dio mandò suo Figlio nel mondo, . . . perché il mondo fosse salvato per mezzo di lui”. “Son disceso dal cielo per fare, non la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. “Il vivente Padre mi mandò e io vivo a causa del Padre”. (Giov. 3:16, 17; 6:38, 57) Come Isaia, Gesù, l’Unto, veramente andò e onestamente assunse lo stesso incarico di servizio che Isaia aveva ricevuto allorché ebbe la visione del tempio. (Matt. 13:13-15; Giov. 12:36-41) Dopo aver cominciato a raccogliere i discepoli che Geova degli eserciti gli aveva dati, Gesù poteva chiamare fratelli questi figli di Dio. Quindi, poteva anche applicare a se stesso e a loro le parole d’Isaia 8:18: “Ecco, io e i figli che Geova mi ha dati siamo segni e meraviglie in Israele da parte di Geova degli eserciti, che risiede sul monte Sion”. Felici furono i mansueti Israeliti che intesero correttamente il significato di questi segni e meraviglie, non disprezzando tali umani segni e meraviglie perché pochi di numero, un piccolo gregge. Pertanto furono felici di divenire seguaci di Gesù, il vero Emanuele, il più grande Isaia.
8 A questo punto non dovremmo trascurare un fatto. Gesù, i suoi dodici apostoli e gli altri discepoli non erano stati mandati da Giovanni Battista, né dall’apostolo Pietro, né dalla Chiesa Cattolica Romana, dalla Chiesa Greca Ortodossa, dalla Chiesa d’Inghilterra, dalla Chiesa Protestante Episcopale, dalla Chiesa Luterana, dalla Chiesa Metodista, dalla Chiesa Battista, dalla Chiesa Presbiteriana né da una qualsiasi delle più di mille altre sette della Cristianità. Gesù e i suoi discepoli furono, tutti ed ognuno, mandati da Geova degli eserciti. Erano segni e meraviglie che Egli mandò! Egli è Colui dal quale vogliono essere mandati tutti coloro che oggi desiderano di fare la volontà di Dio. Con quale potere e autorità possiamo essere mandati da una qualsiasi di quelle sette religiose o anche dal Concilio Nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti d’America, o dal Concilio Mondiale delle Chiese, se non siamo stati mandati da Geova degli eserciti, come Isaia, come Gesù e i suoi dodici apostoli? È a Geova degli eserciti, mediante il suo Segno, Emanuele, il Signore Gesù Cristo, che siamo venuti, per compiere la volontà di Geova, come Emanuele stesso quando andò a farsi battezzare. Se vogliamo essere approvati ed esser mandati da Geova degli eserciti, dobbiamo farci avanti, dobbiamo offrire noi stessi, pronti ad essere mandati e ad andare dovunque. In questo modo vogliamo imitare Isaia e Gesù Cristo. Altrimenti faremmo la volontà delle organizzazioni religiose della Cristianità. In questo tempo della fine noi vogliamo fare la volontà divina, la volontà di Geova degli eserciti.
9 Per dimostrare con la Bibbia che era stato mandato da Geova degli eserciti e quindi ordinato o nominato da lui, Gesù, in giorno di sabato, entrò nella sinagoga di Nazaret, dove i suoi concittadini lo avevano conosciuto solo come falegname, figlio di un falegname. Salendo sulla tribuna dell’oratore, egli si fece portare il rotolo di Isaia. Svolgendolo trovò le parole di Isaia 61:1, 2. Secondo la narrazione di Luca 4:16-21, questo è ciò che Gesù lesse: “Lo spirito di Geova è sopra me, perché egli mi ha unto per dichiarare la buona notizia ai poveri, mi ha mandato a predicare liberazione ai prigionieri e ricupero della vista ai ciechi, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare l’anno accettevole di Geovab”. Avendo richiuso il rotolo ed essendosi seduto per predicare, egli disse: “Oggi questa scrittura che avete appena udita è adempiuta”. In questo modo divenne per loro un segno vivente, che parlava e diceva loro che il Messia, il Cristo, Colui che Geova aveva mandato e unto, era presente. Divenne una meraviglia o un presagio ad indicare che la liberazione era vicina, poiché l’anno accettevole di Geova era giunto. Egli divenne un meraviglioso presagio che indicava con la sua presenza come Re che il regno di Dio era in mezzo ai Giudei. — Luca 17:21.
10 Questo regno di Dio non rimase in mezzo agli Ebrei dopo che i loro capi religiosi fecero uccidere Gesù sul palo di tortura e Dio lo risuscitò da morte ed egli ascese di nuovo al Padre suo in cielo. Nell’anno 70 (d.C.) la nazione giudaica fu distrutta, la città santa e il suo tempio furono incendiati e rasi al suolo. Gli sventurati superstiti furono deportati come prigionieri in tutte le nazioni, non avendo alcun governo proprio, né alcun re della dinastia di Davide.
11 Ma oggi, che cosa significano, che cosa indicano i segni e le meraviglie che Geova degli eserciti ha dati in questo tempo della fine? Come dovrebbero intenderli gli uomini, alla luce della Parola di Dio? I segni e le meraviglie di oggi sono il rimanente degli unti fratelli spirituali di Gesù.
12 Questo rimanente fu prefigurato dal figlio di Isaia, Scear-Jashub, il cui nome significa “un semplice rimanente ritornerà”. Questo riferimento ad un rimanente mette in risalto il fatto che la Cristianità con oltre 820 milioni di persone che professano di essere cristiane, non è ritornata a Geova Dio dopo il 1918. In quell’anno Geova venne al suo tempio spirituale per giudicare tutti quelli che professavano di esser la spirituale “casa di Dio”. Al rimanente degli unti testimoni di Geova che effettivamente ritornarono a lui, Geova rivelò la sua presenza nel tempio come aveva fatto con Isaia. Quando coloro che facevano parte del rimanente si offersero volontariamente alla sua domanda di chi sarebbe andato, Geova li mandò come suoi testimoni, col suo messaggio. Quindi con la presenza di questo moderno Scear-Jashub, Gesù Cristo, Emanuele o il più grande Isaia, avrebbe dato il segno che il rimanente era ritornato all’organizzazione teocratica di Geova. Come l’apostolo Paolo poteva dire ai suoi giorni, si può dire anche ora: “Al tempo attuale un rimanente si è manifestato conforme alla scelta basata sull’immeritata benignità [di Dio]”. Questo rimanente era come il rimanente che Geova Dio trovò nel settentrionale regno d’Israele, la cui capitale era Samaria, ai giorni del profeta Elia. — Rom. 11:2-5.
13 Isaia non aveva solo un figlio di nome Scear-Jashub ma anche un figlio di nome Maher-Shalal-Hash-Baz. Questo nome significa: “Affrettate il saccheggio! Presto, al bottino!” Avendo tale nome, questo figlio era una meraviglia, un presagio che indicava quale sciagura si sarebbe abbattuta su di loro ad opera degli eserciti della potenza mondiale assira. Su chi? Non solo sul regno di Siria, ma anche sul regno d’Israele e sulla sua capitale, Samaria. Ai giorni di quello che allora era re di Samaria, Pekah figlio di Remalia, il re degli Assiri invase il regno di Israele, conquistò molte città, saccheggiò il paese e fece prigionieri molti abitanti. In seguito Pekah stesso fu assassinato. Il re d’Assiria conquistò Damasco, capitale della Siria, ne deportò la popolazione e mise a morte il re Rasin. Così furono giustiziati entrambi i re che avevano cospirato per rovesciare il “trono di Geova” nel regno di Giuda. Questo preludeva alla caduta del regno d’Israele nel 740 a.C. e all’allontanamento degli apostati Israeliti da Samaria e dal resto del territorio d’Israele. — Isa. 7:16; 2 Re 15:29, 30; 18:9; Amos 1:3-5; 2:6-16.
14 Essendosi alienati da Geova Dio, cospirando con la Siria non giudea contro il regno tipico di Geova nel paese di Giuda, Israele e la sua capitale Samaria erano un tipo profetico della Cristianità di oggi nella sua cospirazione, insieme alle nazioni mondane, contro l’intronizzato re di Geova, Gesù Cristo, Emanuele. Contro queste nazioni, e specialmente contro la Cristianità, che pretende di essere la religiosa “casa di Dio”, il giudizio divino viene ora pronunciato da Geova Dio nel suo tempio spirituale. La loro condanna sarà presto eseguita nel prossimo giorno di vendetta di Dio ad Armaghedon, per mano di uno più potente dell’antico re d’Assiria, cioè, Gesù Cristo in qualità di esecutore della giustizia di Geova. Quindi la Cristianità e le nazioni politiche che con essa cospirano contro il regno di Emanuele saranno private dei loro capi religiosi e politici. Saranno spogliate e private di tutte le cose care al loro cuore altero.
15 La Cristianità ha centinaia di milioni di copie della Sacra Bibbia in molte lingue, ma poiché interpreta la Bibbia secondo le sue concezioni, non scorge il giudizio di Dio scritto molto tempo fa contro di essa e contro il suo amico, questo mondo. Qual è dunque il segno visibile che presagisce o indica ciò che la Cristianità non vede, vale a dire, il giudizio divino che sta per colpirla insieme al mondo suo amico? È il rimanente, i fratelli spirituali di Emanuele, gli unti “figli” che Geova Dio ha dato a Gesù Cristo. Come lui, loro fratello maggiore, essi sono stati unti dallo spirito di Geova perché predichino. Secondo la profezia di Isaia 61:1, 2, essi sono stati mandati da Geova. Sono stati unti, non solo per “predicare l’anno accettevole di Geova”, anno simbolico che è quasi terminato, ma anche per dichiarare il “giorno di vendetta del nostro Dio”, giorno che si avvicina sempre più. Questa vendetta si abbatterà sia sulla Cristianità che sul paganesimo, che sono entrambi nemici del Regno, quando Gesù eseguirà il giudizio del nostro Dio.
16 Nel proclamare l’appressarsi di questa vendetta di Dio che porterà devastazione sull’intero mondo, per mano del suo re Gesù Cristo, l’unto rimanente spirituale ha assunto il significato del figlio di Isaia, Maher-Shalal-Hash-Baz. Essi proclamano: “Affrettate il saccheggio! Presto, al bottino!” Moltitudini di persone mansuete hanno veduto e udito questo segno e questa meraviglia, questa classe simile a Maher-Shalal-Hash-Baz, e ne hanno inteso correttamente il significato. Con piena fede e convinzione hanno preso posizione a fianco di questo rimanente dei moderni “segni” e “meraviglie” di Geova. Inoltre, hanno accolto il messaggio della vendetta di Dio e l’hanno divulgato in tutte le nazioni della terra.
METTETEVI IN VISTA!
17 Per essere utili come guida, i segni e le meraviglie si devono vedere, affinché possano essere studiati e il loro significato possa essere inteso e dischiuso con la chiave dell’intendimento che Dio ha provveduta. Come “segni e meraviglie”, l’unto rimanente dei fratelli spirituali di Cristo devono essere bene in vista, di fronte a tutti. Allora il più grande Isaia, Gesù Cristo, potrà dire: “Ecco, io e i figli che Geova mi ha dati siamo segni e meraviglie [nella Cristianità] da parte di Geova degli eserciti, che risiede sul monte Sion”. (Isa. 8:18) Per sostenere questi segni e meraviglie, la gran folla dei dedicati compagni di buona volontà del rimanente, deve pure essere in vista. All’unto rimanente dell’Israele spirituale Isaia 43:10 dice:” ‘Voi siete i miei testimoni’, è la dichiarazione di Geova, ‘e il mio servo che io ho scelto’”. Questa classe del servo deve farsi vedere, deve farsi udire, perché quelli che ne fanno parte possano dirsi testimoni di Geova. E per unirsi agli unti, che fanno parte della classe del servo, nell’opera mondiale di testimonianza, il grande gregge di dedicate persone di buona volontà deve farsi vedere insieme agli unti e deve farsi udire, all’unisono con loro. Tutti dobbiamo uscire in campo aperto, perché tutti ci notino, ci vedano, ci osservino e ci odano. Non è ora tempo di nascondersi a causa dell’angoscia, delle afflizioni, dei timori e delle minacce delle nazioni di questo mondo.
18 Il grande Segno, Emanuele, disse ai suoi seguaci: “Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città sopra una montagna”. (Matt. 5:14) Nell’antichità Isaia disse: “Ascendi fin su un alto monte, tu, donna, che rechi buone notizie per Sion. Alza con forza la voce, tu, donna, che rechi buone notizie per Gerusalemme. Alzala, non temere. Di’ alle città di Giuda: ‘Ecco il vostro Dio’”. (Isa. 40:9) Come ministro, Gesù non era nascosto o appartato come quando faceva il falegname a Nazaret. Come grande Segno di Geova egli si faceva vedere in tutto il suo territorio, mentre predicava andando di città in città e di villaggio in villaggio, predicando nelle sinagoghe, all’aperto e anche in casa della gente. Se lo imitiamo, anche noi ci faremo vedere, non per metterci in mostra, ma per richiamare l’attenzione sui segni e sulle meraviglie di Geova in questo tempo della fine. Possiamo fare questo con la massima efficacia, non solo predicando in pubblico, ma principalmente predicando di casa in casa. In tal modo le parole profetiche di Gesù saranno adempiute: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine compiuta”. (Matt. 24:14) Questa predicazione della buona notizia, compiuta in ogni luogo, pubblicamente e di casa in casa, da quelli del rimanente e dai loro compagni di buona volontà, è di per se stessa un segno eloquente, una meraviglia, che attira l’attenzione di tutto il mondo.
19 Questa è una prova inconfutabile che il regno di Dio sotto il suo celeste Emanuele è stato stabilito come capitale dell’universo. È un segno premonitore che le nazioni di questo mondo vanno ora incontro alla loro fine, che sopraggiungerà appena la nostra predicazione sarà terminata, secondo la volontà divina. Sta ad esse di intenderne il segno!
20 Popoli e nazioni devono sapere che siamo stati in mezzo a loro per dare il solenne avvertimento della loro fine. Ciò potrebbe esporci a soprusi e a persecuzione, eppure, come gli apostoli di Emanuele, noi dobbiamo divenire “uno spettacolo teatrale per il mondo, sia per gli angeli che per gli uomini”. (1 Cor. 4:9) Riguardo ad Emanuele, sin da quand’era un bimbo di quaranta giorni, Simeone profetizzò: “Questi è posto per la caduta e il rialzamento di molti in Israele e come segno contro cui si parlerà”. (Luca 2:34) Che importa dunque se parlano contro di noi e se siamo contrastati perché siamo un segno o se siamo perseguitati perché predichiamo le schiette verità della Bibbia? Noi sappiamo chi ci sostiene. È “Geova degli eserciti, che risiede sul monte Sion”. Egli ci dà il rimanente come segni e meraviglie, e migliaia di membri del rimanente sono presenti a quest’assemblea internazionale. Pertanto egli si accerterà che ciò che è indicato da questi segni e meraviglie sia effettivamente adempiuto. Geova degli eserciti è Colui che ci ha mandati e che ci ha provveduto la buona notizia del suo regno stabilito. I suoi eserciti angelici, che sorpassano il numero complessivo degli eserciti del blocco orientale comunista e del blocco occidentale democratico, ci circondano. Essi sono pienamente organizzati, armati e schierati sul campo di Armaghedon per la “guerra del gran giorno di Dio l’Onnipotente”. (Apoc. 16:14) Non temiamo dunque né uomini né diavoli.
21 Dio, il cui reverendo nome è Geova degli eserciti, è con noi. Lo stesso nome del suo Re, Emanuele, significa “con noi è Dio”. Poiché Emanuele è con noi, dato che noi lo seguiamo e gli ubbidiamo predicando la buona notizia del Regno per una finale testimonianza a tutte le nazioni, sappiamo che anche Dio è con noi. Ciò significa che Dio è dalla nostra parte. Con tale aiuto divino e secondo la volontà divina, siamo certi di concludere con successo l’opera meravigliosa e importantissima che Geova degli eserciti ci ha mandati a compiere.
[Note in calce]
a Qui nove traduzioni ebraiche stampate dell’epistola ai Romani usano il nome “Geova” o “Yahweh”, poiché il testo di Gioele 2:32 qui citato nell’ebraico contiene questo nome divino.
b Nove traduzioni ebraiche stampate del libro di Luca hanno “Geova” o “Yahweh” qui, in armonia col testo ebraico di Isaia 61:1.
[Domande per lo studio]
1. È un privilegio essere quale specie di segno, e come lo descrisse Isaia?
2. Chi scorse il messaggero sulle alture, e in che modo poterono vedere Geova “a faccia a faccia”?
3, 4. (a) Che cosa aveva questo messaggero, e chi l’aveva mandato? (b) In che modo l’apostolo Paolo identificò tale messaggero in Romani 10:12-15?
5. In che modo nella sua visione nel tempio Isaia spiega che è Geova che manda?
6. Secondo l’esempio di Isaia, che cosa fece Gesù, e quale prova ebbe Gesù che il suo servizio era stato approvato?
7. Quali parole di Gesù dimostrano che egli non andava di propria iniziativa, e quando Gesù poté applicare a se stesso Isaia 8:18?
8. Da chi non erano stati mandati Gesù e gli apostoli, e quindi da chi non verremo mandati noi, e perché?
9. In che modo, nella sinagoga, Gesù dimostrò con le Scritture di essere stato mandato da Geova, e di che cosa egli doveva divenire segno, presagio o meraviglia?
10. Quando il “regno di Dio” non si trovò più in mezzo ai Giudei, e che cosa accadde poco dopo alla loro nazione?
11. Chi sono oggi sulla terra i segni e le meraviglie?
12. A causa di quali fatti che li riguardavano furono essi prefigurati da Scear-Jashub? E da quale altro rimanente furono prefigurati?
13. Di che cosa era una meraviglia o presagio l’altro figlio di Isaia, e come fu adempiuto il significato del suo nome su coloro che erano implicati?
14. Di che cosa erano un tipo Israele e la sua capitale, Samaria, e quando e come la condanna sarà affrettata sul suo antitipo?
15. Che cosa non scorge la Cristianità nella Parola di Dio, e quindi quale segno visibile vi è per indicarglielo?
16. Le caratteristiche di quale segno sono state assunte dalla classe del rimanente, e in che modo viene maggiormente divulgato il messaggio?
17. Per essere utili come guida, dove devono trovarsi i segni e le meraviglie, e quindi chi deve essere oggi in tale posizione?
18, 19. In armonia con Isaia 40:9, in che modo Gesù fu un segno da Dio, e per imitarlo quale grande segno dobbiamo essere noi per attirare l’attenzione del mondo?
20. A che cosa può esporci la nostra predicazione, ma avendo l’appoggio di chi non dobbiamo temere né uomini né diavoli?
21. Come è adempiuto nei nostri confronti il nome del Re, Emanuele, e quindi che cosa siamo certi di finire con successo?
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“La Cristianità intralcia il cammino”La Torre di Guardia 1959 | 15 giugno
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“La Cristianità intralcia il cammino”
● Un ex redattore di The Christian Century, Charles Clayton Morrison, è noto per aver detto: “Abbiamo permesso alla Cristianità di presentare il Cristianesimo sotto falso aspetto. La Cristianità intralcia il cammino al trionfo mondiale del Cristianesimo. In Oriente e in tutti i paesi non cristiani Cristo è amato e i missionari che insegnano il suo modo di vivere sono tenuti in grande stima, ma quando statisti e studenti approdano da lontano alle nostre spiagge e osservano la Cristianità dopo diciannove secoli di influenza cristiana si rivolgono di nuovo alle loro fedi e tradizioni senza essere convinti e persuasi”.
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