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  • Esdra, libro di
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • da parte della colonia ebraica dell’isola. Esdra fa riferimento ai re persiani nel loro ordine preciso. Oggi la maggioranza degli studiosi riconosce l’accuratezza del libro; The Westminster Dictionary of the Bible ammette francamente che “non c’è dubbio circa l’attendibilità del contenuto storico”. Il libro è dunque degno di fede, ed Esdra è senz’altro un personaggio storico.

      SCHEMA DEL CONTENUTO

      I Decreto di Ciro per il ritorno degli ebrei (fine del 538 o inizio primavera del 537 a.E.V.) (1:1–3:6)

      A. 42.360 uomini israeliti oltre a 7.337 schiavi e 200 cantori tornano al comando di Zorobabele il Tirsata (governatore) (1:5–2:70)

      B. Arrivo in Giuda nel settimo mese (tishri), eretto altare, si offrono sacrifici (3:1-6)

      II Ricostruzione del tempio (3:7–6:22)

      A. Poste nel secondo anno le fondamenta del tempio (3:7-13)

      B. Per anni avversari scoraggiano i costruttori del tempio; nel 522 a.E.V. ottengono che “Artaserse” emani un decreto per arrestare la costruzione del tempio, decreto rimasto in vigore fino al secondo anno di Dario I (520–519 a.E.V.) (4:1-24)

      C. Aggeo e Zaccaria incoraggiano Zorobabele e Giosuè nel lavoro di ricostruzione (5:1, 2)

      D. Funzionari “oltre il Fiume” mettono in dubbio l’autorità dei costruttori, che continuano il lavoro (5:3-17)

      1. Investigazione di Dario I negli archivi di Babilonia ed Ecbatana (6:1, 2)

      2. Dario I, in base al decreto di Ciro, dà ordine scritto che la ricostruzione proceda indisturbata (6:2-14)

      E. Costruzione del tempio ultimata il terzo giorno del dodicesimo mese (adar) nel sesto anno di Dario I (515 a.E.V.); inaugurazione del tempio ricostruito; celebrazione della pasqua e della festa dei pani non fermentati (6:15-22)

      III Nel 468 a.E.V. Artaserse concede a Esdra il permesso scritto di andare a Gerusalemme; arrivo a Gerusalemme (7:1–8:36)

      A. Lettera di Artaserse a Esdra (7:11-26)

      1. Chi vuole può andare a Gerusalemme (7:12, 13)

      2. Provveduti oro, argento e utensili (7:14-23)

      3. Esenzione dalle tasse per sacerdoti, leviti e servitori del tempio (7:24)

      4. Data a Esdra autorità di nominare magistrati e giudici per far rispettare la legge di Dio e la legge del re (7:25-28)

      B. Viaggio a Gerusalemme compiuto in quattro mesi (8:1-36)

      1. Circa 1.500 volontari intraprendono il viaggio (8:1-14)

      2. Fiume Aava, luogo di raduno e ispezione; sono presenti sacerdoti, ma evidentemente nessun levita comune (8:15)

      3. Leviti e netinei di Casifia invitati, si uniscono al gruppo (258 uomini in tutto) (8:16-20)

      4. Giusta via indicata da Dio; oro, argento e utensili pesati (8:21-30)

      5. Partenza da Aava il dodicesimo giorno del primo mese; raggiunta Gerusalemme il primo giorno del quinto mese; dopo tre giorni di riposo, denaro e utensili consegnati ai sacerdoti presso il tempio (8:31-36; 7:7-9)

      IV Annullati matrimoni con donne straniere (9:1–10:44)

      A. Pubblica confessione e preghiera di Esdra per il popolo (9:1-15)

      B. Molti, fra cui sacerdoti e leviti, si pentono (10:1-6)

      C. Tutti gli abitanti di Giuda convocati a Gerusalemme; accordo raggiunto (10:7-14)

      D. Mogli straniere e loro figli allontanati nel giro di tre mesi (10:15-17)

      E. Elenco di coloro che ripudiarono mogli straniere (10:18-44)

      Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, pp. 84-87.

  • Esdrelon
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Esdrelon

      Vedi IZREEL, IZREELITA.

  • Esecrazione
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    • Esecrazione

      Severa o anche violenta denuncia di ciò che si considera detestabile e meritevole di maledizione. In ebraico il termine qavàv rende quest’idea. Letteralmente significa “tagliare dentro”, ma in senso figurativo significa “malignare o parlare con parole taglienti” e perciò “esecrare”. — Num. 22:11, 17; 23:11, 13, 25, 27; 24:10.

  • Esercito
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    • Esercito

      Grosso contingente di uomini organizzati e addestrati per la guerra. Dall’epoca di Abraamo, servitori di Geova precristiani parteciparono a scontri armati. Dopo che l’elamita Chedorlaomer e i suoi alleati fecero prigionieri Lot, nipote di Abraamo, e la sua famiglia, Abraamo chiamò a raccolta il suo esercito di “uomini addestrati, trecentodiciotto schiavi”, e insieme ai vicini confederati li inseguì fino a Dan, 193 km più a N. Quindi divise le schiere e attaccò nottetempo, strategia cui si ricorreva spesso in tempi biblici. — Gen. 14:13-16.

      ISRAELITA

      La nazione d’Israele, oltre 400 anni dopo, abbandonò l’Egitto in gran fretta, ma in “formazione di battaglia” ben organizzata, forse come un esercito composto di cinque parti: il contingente principale con un’avanguardia, una retroguardia e due ali. (Eso. 6:26; 13:18) L’esercito egiziano inseguitore consisteva di “seicento carri scelti e tutti gli altri carri d’Egitto”. Su ogni carro di solito c’erano tre uomini: uno che guidava i cavalli e due che combattevano, probabilmente arcieri, essendo l’arco la principale arma offensiva degli egiziani. I carri erano scortati dalla cavalleria. (Eso. 14:7, 9, 17) Secondo Giuseppe Flavio, le forze armate egiziane contavano circa 250.000 uomini.

      Poco dopo l’esodo gli israeliti s’impegnarono nel primo scontro armato come popolo libero. Gli amalechiti li avevano attaccati a Refidim, nella regione del Sinai. Per ordine di Mosè, Giosuè radunò prontamente un reparto combattente. La battaglia si protrasse per gran parte della giornata e, nonostante l’inesperienza bellica degli israeliti, Geova diede loro la vittoria. — Eso. 17:8-14.

      Circa un anno dopo l’esodo, si fece il censimento degli uomini dai vent’anni in su, idonei per il servizio militare: erano 603.550. (Num. 1:1-3, 45, 46) Un censimento simile verso la fine del viaggio nel deserto rivelò che gli effettivi dell’esercito erano scesi leggermente, a 601.730. (Num. 26:2, 51) I leviti erano esonerati dall’obbligo militare, quindi non erano inclusi in tali cifre, ma furono contati a parte. — Num. 1:47-49; 3:14-39; 26:57, 62.

      Esenzioni

      Oltre alla tribù di Levi, erano esonerati dal servizio militare: (1) “l’uomo che ha costruito una casa nuova e non l’ha inaugurata”; (2) “l’uomo che ha piantato una vigna e non ha cominciato a usufruirne”; (3) “l’uomo che si è fidanzato con una donna e non l’ha presa”; (4) chi si sposa il quale ‘non dovrebbe andare alle armi, ma dovrebbe rimanere a casa per un anno’; (5) “l’uomo che ha timore e gli vien meno il cuore”. — Deut. 20:5-8; 24:5.

      Disposizioni militari dopo la conquista di Canaan

      Dopo che si erano sistemati in Canaan non fu necessario un grande esercito permanente; le scaramucce di frontiera di solito venivano risolte dalle singole tribù. Quando bisognava radunare da diverse tribù forze combattenti unificate più numerose, Geova suscitava dei giudici che ne assumevano il comando. La chiamata alle armi avveniva in vari modi: suonando la tromba, inviando messaggeri o con qualche segno che spingeva i combattenti all’azione. — Num. 10:9; Giud. 3:27; 6:35; 19:29; I Sam. 11:7.

      Sembra che i guerrieri si procurassero da sé le armi: spade, lance, dardi, fionde, archi e frecce. Gli uomini generalmente pensavano ai propri approvvigionamenti; perciò Iesse mandò provviste ai figli che militavano nell’esercito di Saul. (I Sam. 17:17, 18) In un caso però il 10 per cento dei volontari furono incaricati di procurare le provviste per gli altri. — Giud. 20:10.

      La presenza di Geova nel campo d’Israele richiedeva santità, purezza cerimoniale da parte dei soldati. (Deut. 23:9-14) Poiché sotto la Legge i rapporti sessuali rendevano l’uomo impuro fino all’indomani, sia Davide che Uria evitarono con cura di avere rapporti sessuali mentre erano in servizio attivo. (Lev. 15:16-18; I Sam. 21:1-6; II Sam. 11:6-11) Gli eserciti delle nazioni pagane spesso violentavano le donne delle città conquistate, ma i vittoriosi soldati d’Israele no. Dovevano attendere un mese prima di poter sposare una donna prigioniera. — Deut. 21:10-13.

      Le vittorie finali d’Israele dipendevano da Geova, ma era necessario anche il buon impiego dell’esercito. Questa responsabilità era affidata a ufficiali designati, a capi di migliaia e di centinaia. I sacerdoti avevano il compito di incoraggiare e dare senso e scopo alle campagne. (Num. 31:6, 14; Deut. 20:2-4, 9) Ai giorni dei giudici, colui che era stato suscitato da Geova guidava personalmente l’esercito in battaglia. Il giudice inoltre preparava i piani strategici. Spiegava le truppe in vari modi: divisione in unità (di solito tre), attacco di sorpresa, imboscata, assalto frontale, protezione dei guadi, ecc. — Gios. 8:9-22; 10:9; 11:7; Giud. 3:28; 4:13, 14; 7:16; 9:43; 12:5.

      Sotto la monarchia

      Non soddisfatto della disposizione teocratica sotto i giudici, il popolo volle essere “come tutte le nazioni”, con un re che ‘uscisse dinanzi a loro e combattesse le loro battaglie’. (I Sam. 8:20) Samuele tuttavia li avvertì che il re non avrebbe combattuto da solo; avrebbe preso i loro figli e li avrebbe messi “come suoi nei suoi carri e fra i suoi cavalieri, e alcuni [avrebbero dovuto] correre dinanzi ai suoi carri”. (I Sam. 8:11, 12) Il re era comandante in capo, e il capo dell’esercito era secondo per autorità. — I Sam. 14:50.

      L’organico dell’esercito di Saul variava secondo la necessità. Una volta scelse 3.000 uomini, di cui 1.000 al comando di suo figlio Gionatan. (I Sam. 13:2) Per un’altra impresa ne radunò 330.000. (I Sam. 11:8) Ma a confronto degli eserciti altamente meccanizzati dei filistei, in grado di chiamare a raccolta 30.000 carri, 6.000 cavalieri e “popolo come i granelli di sabbia . . . per moltitudine”, come fecero a Micmas, Israele sembrava disarmato. “Accadde il giorno della battaglia che non si trovava una spada né una lancia nella mano di alcuno del popolo”, a eccezione di Saul e Gionatan. — I Sam. 13:5, 22.

      Durante il regno di Davide l’esercito d’Israele migliorò molto, sia nel numero che per efficienza. Circa 332.500 uomini pronti per la guerra vennero a Ebron e trasferirono a Davide il regno di Saul. (I Cron. 12:23-38) Anche non israeliti prestavano servizio nell’esercito di Davide. — II Sam. 15:18; 20:7.

      Davide conservò molti dei vecchi metodi organizzativi dell’esercito, assunse lui stesso la posizione di comandante in capo, nominò altri comandanti come Gioab, Abner e Amasa, e sotto di loro capi di migliaia e di centinaia. (II Sam. 18:1; I Re 2:32; I Cron. 13:1; 18:15) Tuttavia Davide adottò soluzioni nuove. Un sistema di rotazione mensile prevedeva dodici gruppi di 24.000 uomini ciascuno (per un totale di 288.000) così che ogni soldato prestava servizio solo un mese all’anno. (I Cron. 27:1-15) Questo non significava che in un dato mese tutti i 24.000 fossero della stessa tribù, ma anzi per tutto l’anno ogni tribù forniva mensilmente la sua parte.

      Unità di cavalleria e carri

      I carri, piattaforme mobili da combattimento, erano tenuti in gran conto da babilonesi, assiri ed egiziani per la loro velocità e manovrabilità. Divennero perciò appropriati simboli della potenza militare dei principali imperi mondiali. Sotto Davide, il più grande comandante militare d’Israele, l’esercito era composto interamente di soldati a piedi con le proprie armi in mano: spada, lancia, arco o fionda. Davide doveva ricordare che Geova aveva consigliato di non confidare nei cavalli per avere la vittoria (Deut. 17:16; 20:1), che i cavalli e i carri di Faraone furono ‘lanciati in mare’ da Geova (Eso. 15:1, 4), e che Geova aveva aperto le cateratte del cielo sui “novecento carri da guerra muniti di falci di ferro” di Sisera tanto che “il torrente di Chison li spazzò via”. — Giud. 4:3; 5:21.

      Perciò, come Giosuè aveva azzoppato i cavalli catturati e bruciato i carri nemici, così anche Davide fece ai cavalli presi ad Adadezer re di Zoba. Azzoppò tutti i molti cavalli presi al re di Zoba tranne un centinaio. (Gios. 11:6-9; II Sam. 8:4) In un cantico Davide spiegò come i nemici non parlassero che di carri e di cavalli, “ma, in quanto a noi, faremo menzione del nome di Geova nostro Dio”. “Il cavallo è un inganno per la salvezza”. (Sal. 20:7; 33:17) Come dice il proverbio: “Il cavallo è qualche cosa di preparato per il giorno della battaglia, ma la salvezza appartiene a Geova”. — Prov. 21:31.

      Sotto il dominio di Salomone si scrisse un nuovo capitolo negli annali dell’esercito d’Israele. Il suo regno fu relativamente pacifico, eppure egli moltiplicò cavalli e carri. Questi cavalli furono in gran parte acquistati e importati dall’Egitto. Si dovettero costruire intere città in tutto il territorio per alloggiare queste nuove divisioni militari. (I Re 4:26; 9:19; 10:26, 29; II Cron. 1:14-17) Ma Geova non benedisse mai quest’innovazione di Salomone, e la sua morte e la spartizione del regno segnarono il declino dell’esercito d’Israele. Come poi scrisse Isaia: “Guai a quelli che scendono in Egitto per assistenza,

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