-
IsraeleAusiliario per capire la Bibbia
-
-
usurparono il trono delle loro vittime. Anche se il migliore di tutti, Ieu, ebbe il favore di Geova perché eliminò l’abietta adorazione di Baal promossa da Acab e Izebel, tuttavia “Ieu stesso non ebbe cura di camminare nella legge di Geova l’Iddio d’Israele con tutto il suo cuore”, ma permise che continuasse in tutto il paese l’adorazione dei vitelli istituita da Geroboamo. — II Re 10:30, 31.
Geova fu certo longamine con Israele. Durante tutti i 257 anni della loro storia continuò a mandare i suoi servitori per avvertire i sovrani e il popolo delle loro cattive vie, ma invano. (II Re 17:7-18) Fra quei devoti servitori di Dio ci furono i profeti Ieu (non il re), Elia, Micaia, Eliseo, Giona, Oded, Osea, Amos e Michea. — I Re 13:1-3; 16:1, 12; 17:1; 22:8; II Re 3:11, 12; 14:25; II Cron. 28:9; Osea 1:1; Amos 1:1; Mic. 1:1.
Fu molto più difficile per Israele che per Giuda proteggersi dalle invasioni poiché, anche se aveva popolazione doppia, aveva un territorio quasi tre volte più grande da difendere. Oltre a combattere di tanto in tanto contro Giuda, spesso Israele era in guerra con la Siria ai confini N ed E, e subiva inoltre la pressione assira. L’assedio finale di Samaria fu iniziato da Salmaneser V nel settimo anno del regno di Oshea, ma ci vollero quasi tre anni prima che gli assiri conquistassero la città nel 740 a.E.V. — II Re 17:1-6; 18:9, 10.
La politica assira, instaurata da Tiglat-Pileser III predecessore di Salmaneser, era di deportare la popolazione del paese conquistato e trasferirvi popoli di altre parti dell’impero. Così si scoraggiavano future insurrezioni. In questo caso gli altri gruppi nazionali trasferiti nel territorio di Israele finirono per integrarsi sia dal punto di vista etnico che religioso e furono poi chiamati samaritani. — II Re 17:2433; Esd. 4:1, 2, 9, 10; Luca 9:52; Giov. 4:7-43.
Tuttavia con la caduta di Israele le dieci tribù settentrionali non furono del tutto perdute. Alcuni appartenenti a quelle tribù furono evidentemente lasciati nel territorio di Israele dagli assiri. Altri senza dubbio erano fuggiti dall’idolatria di Israele rifugiandosi in Giuda prima del 740 a.E.V., e loro discendenti potevano trovarsi fra i prigionieri portati a Babilonia nel 607 a.E.V. (II Cron. 11:13-17; 35:1, 17-19) Senza dubbio anche discendenti di coloro che erano stati presi prigionieri dagli assiri (II Re 17:6; 18:11) facevano parte del rimanente delle dodici tribù di Israele ritornato nel 537 a.E.V. e in seguito. — I Cron. 9:2, 3; Esd. 6:17; Osea 1:11; confronta Ezechiele 37:15-22.
4. La Terra Promessa o la regione geografica assegnata alla nazione di Israele (alle dodici tribù), in contrasto col territorio di altre nazioni (I Sam. 13:19; II Re 5:2; 6:23), e su cui regnavano re israeliti. (I Cron. 22:2; II Cron. 2:17) Profeticamente, Daniele parla del ristabilito paese di Israele come del “paese dell’Adornamento”. — Dan. 11:16, 41.
Dopo la divisione della nazione con “paese d’Israele” a volte si indicava il territorio del regno settentrionale, per distinguerlo da quello di Giuda. (II Cron. 30:24, 25; 34:1, 3-7) Dopo la caduta del regno settentrionale il nome di Israele fu in effetti tenuto vivo da Giuda, l’unico regno rimasto dei discendenti di Israele (Giacobbe). Perciò l’espressione “suolo d’Israele” viene usata dal profeta Ezechiele prima di tutto a proposito del regno di Giuda e della sua capitale Gerusalemme. (Ezec. 12:19, 22; 18:2; 21:2, 3) Quella fu la regione geografica che rimase completamente desolata per settant’anni dal 607 a.E.V. in poi (Ezec. 25:3), ma dove sarebbe stato radunato un fedele rimanente. — Ezec. 11:17; 20:42; 37:12.
Per la descrizione delle caratteristiche geografiche e climatiche di Israele e anche della grandezza e posizione, delle sue risorse naturali, ecc., si veda la voce PALESTINA.
-
-
Israele di DioAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Israele di Dio
Questa espressione, che ricorre una sola volta nelle Scritture, si riferisce all’Israele spirituale e non ai discendenti naturali di Giacobbe, il cui nome fu cambiato in Israele. (Gen. 32:22-28) La Bibbia parla di un “Israele secondo la carne” (I Cor. 10:18), ma anche di un Israele spirituale per fare parte del quale non era necessario essere discendenti di Abraamo. (Matt. 3:9) L’apostolo Paolo, nell’usare l’espressione “Israele di Dio”, spiega che non ha nulla a che fare con l’essere o il non essere un circonciso discendende di Abraamo. — Gal. 6:15, 16.
Il profeta Osea aveva predetto che Dio, nel rigettare la nazione dell’Israele naturale a favore di questa nazione spirituale, che include gentili, avrebbe detto “a quelli che non sono mio popolo: ‘Tu sei il mio popolo’”. (Osea 2:23; Rom. 9:22-25) A suo tempo il regno di Dio venne tolto alla nazione degli ebrei naturali e dato a una nazione spirituale che avrebbe prodotto frutti del Regno. (Matt. 21:43) Ebrei naturali erano certo inclusi nell’Israele spirituale. Gli apostoli e gli altri che ricevettero lo spirito santo alla Pentecoste del 33 E.V. (circa 120), quelli che si aggiunsero quel giorno (circa 3.000) e quelli che in seguito portarono il numero a circa 5.000, erano tutti ebrei e proseliti. (Atti 1:13-15; 2:41; 4:4) Comunque, come aveva detto Isaia, erano “un semplice rimanente” salvato da quella nazione ripudiata. — Isa. 10:21, 22; Rom. 9:27.
Altri passi biblici ampliano il soggetto. Quando furono recisi alcuni “rami naturali” dell’olivo simbolico, ne furono innestati di ‘selvatici’, per cui fra quelli che sono “realmente seme di Abraamo, eredi secondo la promessa”, non ci sarebbe stata nessuna distinzione di classe o razza. (Rom. 11:17-24; Gal. 3:28, 29) “Non tutti quelli che sorgono da Israele sono realmente ‘Israele’”. “Poiché non è Giudeo colui che lo è di fuori, né è circoncisione quella che è di fuori nella carne. Ma è Giudeo colui che lo è di dentro, e la sua circoncisione è quella del cuore mediante lo spirito”. (Rom. 9:6; 2:28, 29) Poiché l’Israele naturale non aveva prodotto il numero necessario, “Dio rivolse . . . l’attenzione alle nazioni per trarne un popolo per il suo nome” (Atti 15:14) del quale veniva detto: “Voi una volta non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio”. (I Piet. 2:10) L’apostolo Pietro citava quello che era stato detto all’Israele naturale e lo applicava a questo spirituale Israele di Dio, spiegando che in realtà è “una razza eletta, un regal sacerdozio, una nazione santa, un popolo di speciale possesso”. — Eso. 19:5, 6; I Piet. 2:9.
Le dodici tribù menzionate in Rivelazione capitolo 7 si devono riferire a questo Israele spirituale, e questo per diverse valide ragioni. Questo elenco non corrisponde a quello dell’Israele naturale in Numeri capitolo 1. Inoltre il sacerdozio e il tempio di Gerusalemme con le registrazioni di tutte le tribù dell’Israele naturale erano andati definitivamente distrutti, persi per sempre, molto tempo prima che Giovanni avesse la visione nel 96 E.V. Ma, ancora più importante, Giovanni ebbe la visione quando erano già accaduti i vari avvenimenti dalla Pentecoste del 33 E.V. in poi. Alla luce di tali avvenimenti, la visione avuta da Giovanni di coloro che stavano in piedi sul celeste monte Sion insieme all’Agnello (che l’Israele naturale aveva rigettato) rivelò che il numero di questo spirituale Israele di Dio è di 144.000 “comprati di fra il genere umano”. — Riv. 7:4; 14:1, 4.
-
-
IsraelitaAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Israelita
Discendente di Giacobbe, il cui nome fu cambiato in Israele. (II Sam. 17:25; Giov. 1:47; Rom. 11:1; vedi ISRAELE n. 1). Secondo il contesto, al plurale questo termine indica: (1) Componenti di tutte le dodici tribù prima della scissione del regno (I Sam. 2:14; 13:20; 29:1); (2) quelli del regno settentrionale delle dieci tribù (I Re 12:19; II Re 3:24); (3) ebrei non leviti tornati dall’esilio in Babilonia (I Cron. 9:1, 2); (4) ebrei o “Giudei” del I secolo E.V. — Atti 13:16; Rom. 9:3, 4; II Cor. 11:22.
-
-
IssacarAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Issacar
(Issacar o Issacàr) [egli è un salario o porta un salario].
1. Nono figlio di Giacobbe e quinto dei sette figli di Lea nati in Paddan-Aram. Lea considerava questo figlio un salario o una ricompensa di Geova per aver lei permesso a una schiava di avere figli da suo marito in un periodo in cui Lea era sterile. — Gen. 29:32—30:21; 35:23, 26; I Cron. 2:1.
Issacar poteva avere otto anni quando la sua famiglia si trasferì in Canaan nel 1761 a.E.V. Dopo di che non si sa nulla della sua vita a parte gli avvenimenti descritti ai quali partecipò insieme agli altri “figli di Giacobbe”. (Gen. 34:5-7, 13, 27; 37:3-27; 42:1-3; 45:15) Nel 1728 a.E.V., quando aveva circa 41 anni, Issacar si trasferì in Egitto coi figli Tola, Puva (Pua), Iob (Iasub) e Simron; essi facevano tutti parte delle “settanta anime” della casa di Giacobbe. — Gen. 46:13, 27; Eso. 1:1-3; I Cron. 7:1.
Quando Giacobbe stava per morire, Issacar fu il quinto dei dodici figli a ricevere la benedizione paterna: “Issacar è un asino dalla forte ossatura, che giace fra le due bisacce. Ed egli vedrà che il luogo di riposo è buono e che il paese è piacevole; e curverà la spalla per portare pesi e sarà sottoposto a lavori forzati da schiavo”. (Gen. 49:14, 15) Nel pronunciare questa benedizione Giacobbe non solo indicava certe caratteristiche particolari e avvenimenti della vita personale di Issacar ma, come nel caso delle benedizioni date ai suoi fratelli, Giacobbe prediceva il comportamento e i caratteri tribali che in futuro, “nella parte finale dei giorni”, i discendenti di Issacar avrebbero manifestato. — Gen. 49:1.
2. Una delle dodici tribù di Israele; discendenti di Giacobbe per mezzo del figlio Issacar. Quando si fece il primo censimento dopo l’esodo dall’Egitto, il numero degli uomini robusti dai vent’anni in su abili alla guerra appartenenti a questa tribù era di 54.400. (Num. 1:17-19, 28, 29) Un simile censimento fatto circa trentanove anni dopo indicava che gli uomini registrati erano saliti a 64.300 mentre all’epoca di Davide i combattenti erano 87.000. (Num. 26:23-25; I Cron. 7:5) Ben 200 “capi” della tribù andarono a Ebron nel 1070 a.E.V. quando Davide fu fatto “re su tutto Israele”. — I Cron. 12:23, 32, 38.
Nel grande accampamento nel deserto, le famiglie di Issacar, insieme a quelle del fratello germano Zabulon, si trovavano ai due lati di Giuda a E del tabernacolo (Num. 2:3-8); in ordine di marcia queste tre tribù dovevano essere in testa. (Num. 10:14-16) Nell’impartire le ultime benedizioni alle tribù Mosè raggruppò Issacar e Zabulon insieme (Deut. 33:18), ma alcuni anni dopo, quando le tribù si divisero in due gruppi per ascoltare la lettura delle benedizioni e delle maledizioni della Legge fra i monti Ebal e Gherizim, Issacar e Zabulon erano separati. — Deut. 27:11-13; Gios. 8:33-35; vedi EBAL.
Nella divisione della Terra Promessa, Issacar fu la quarta tribù scelta a sorte per ricevere l’eredità, che consisteva principalmente nella fertile valle di Izreel. Issacar confinava col territorio delle tribù di Zabulon e Neftali a N, col Giordano a E, col territorio di Manasse a S e con una parte di quello di Aser a O. Il monte Tabor si trovava lungo il confine settentrionale con Zabulon, mentre la città di Meghiddo era presso il confine SO e Bet-Sean verso quello SE. Tale territorio includeva diverse città cananee con le loro colonie agricole. (Gios. 17:10; 19:17-23) In questa bellissima valle, secondo la benedizione di Mosè, la tribù di Issacar ‘si rallegrava... nelle sue tende’. — Deut. 33:18.
Paragonando il figlio Issacar a “un asino dalla forte ossatura” Giacobbe evidentemente mise in risalto una qualità che avrebbe distinto anche la tribù dei suoi discendenti. (Gen. 49:14, 15) La loro terra era senz’altro “piacevole”, una fertile zona della Palestina, adatta all’agricoltura. Sembra che Issacar abbia accettato di buon grado la dura fatica richiesta dal lavoro agricolo. Il suo ‘curvare la spalla per portare pesi’ era indice di prontezza. Quindi, anche se la tribù non fece nulla di eccezionale, poté essere lodata per essersi sobbarcata alla sua parte di responsabilità.
Certe città entro il territorio di Issacar, incluse le importanti città di Meghiddo e Bet-Sean, erano enclavi che appartenevano alla vicina tribù di Manasse. (Gios. 17:11) Diversi villaggi, insieme ai pascoli circostanti, erano inoltre riservati alla tribù di Levi. (Gios. 21:6, 28, 29; I Cron. 6:62, 71-73) In seguito Issacar fece la sua parte (un dodicesimo del fabbisogno annuo) per sostenere la corte di Salomone. — I Re 4:1, 7, 17.
Per ventitré anni Tola della tribù di Issacar fu giudice di Israele. (Giud. 10:1, 2) In precedenza Issacar fu tra le tribù che diedero il loro appoggio al giudice Barac per sconfiggere gli eserciti di Iabin comandati da Sisera. (Giud. 4:2; 5:15) Dopo la scissione del regno unito, Baasa di Issacar fu il terzo sovrano del regno settentrionale. Uomo malvagio, Baasa assassinò il suo predecessore per conquistare il trono che conservò per ventiquattro anni. (I Re 15:27, 28, 33, 34) Circa due secoli più tardi Ezechia, re di Giuda, invitò gli abitanti del regno settentrionale a celebrare insieme la Pasqua, e molti della tribù di Issacar accettarono l’invito e si recarono a Gerusalemme per la celebrazione. — II Cron. 30:1, 13, 18-20.
Nei libri di Ezechiele e di Rivelazione, Issacar è menzionato insieme alle altre tribù e, data la natura profetica di quelle visioni, questo ha ovviamente un significato simbolico. — Ezec. 48:25, 26, 33; Riv. 7:7.
-
-
IssopoAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Issopo
(issòpo).
Pianta usata dagli israeliti in Egitto per spruzzare il sangue della vittima pasquale sui due stipiti e sull’architrave della porta di casa. (Eso. 12:21, 22) All’inaugurazione del patto della Legge, Mosè prese dell’issopo per aspergere il libro della Legge e il popolo. (Ebr. 9:19) Issopo era usato anche nella cerimonia di purificazione di persone o case precedentemente affette da lebbra (Lev. 14:2-7, 48-53) e nel preparare la cenere da mettere nell’“acqua per la purificazione”, come pure per spruzzare quell’acqua su determinate cose e persone. (Num. 19:6, 9, 18) Appropriatamente dunque Davide pregava di essere purificato dal peccato con issopo. — Sal. 51:7.
Secondo vari studiosi moderni, l’issopo delle Scritture Ebraiche probabilmente è maggiorana.
-