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  • Domande dai lettori (2)
    La Torre di Guardia 1971 | 1° aprile
    • dell’Asia Minore. Pertanto si può vedere che le Scritture non limitano alle creature spirituali le parole ebraica e greca che si possono tradurre “angelo”.

      L’esaltato Gesù Cristo e gli unti cristiani risuscitati per regnare in cielo con lui sono in effetti su un piano più alto delle creature spirituali normalmente chiamate angeli. Gesù e i suoi unti seguaci in cielo sono immortali. (1 Tim. 6:15, 16; 1 Cor. 15:51-54) In contrasto, gli angeli sono mortali, come si può vedere dal fatto che Satana e i suoi disubbidienti angeli saranno distrutti. (Riv. 20:10, 14; Luca 8:30, 31) Per di più, la Bibbia mostra che Cristo è stato elevato al di sopra degli angeli e che i suoi unti seguaci parteciperanno all’opera di giudicare gli angeli. — Ebr. 1:4; Filip. 2:9-11; 1 Cor. 6:3.

      Ciò nondimeno, dopo la sua risurrezione Gesù è ancora chiamato Michele l’arcangelo. (Giuda 9; Riv. 12:7) E pare che in Rivelazione 20:1 si faccia riferimento all’esaltato Gesù come a un angelo poiché, quale re di Dio, è colui che logicamente lega Satana e i demoni. È dunque evidente che il termine “angelo” in riferimento a un incarico si può usare in senso generico per riferirsi a tutte le celesti creature spirituali.

  • Domande dai lettori (3)
    La Torre di Guardia 1971 | 1° aprile
    • Domande dai lettori

      ● Perché fu un peccato che il re Davide facesse un censimento, com’è narrato in II Samuele capitolo 24? — M. C., U.S.A.

      Dobbiamo dire francamente che non lo sappiamo con certezza, poiché la Bibbia non ci dice precisamente in che cosa questo fosse un peccato. Tuttavia, dandoci un’idea di questo episodio essa rende chiaro che Geova non fu in nessun modo ingiusto o crudele nel modo in cui lo considerò.

      Il racconto dice: “L’ira di Geova si accese di nuovo contro Israele, quando uno incitò Davide contro di loro, dicendo: ‘Va, fa il conto di Israele e di Giuda’. Il re disse dunque a Gioab capo delle forze militari che era con lui: ‘. . . registrate il popolo, e per certo conoscerò il numero del popolo’. Ma Gioab disse al re: ‘Geova tuo Dio aggiunga al popolo perfino cento volte quanti sono mentre i medesimi occhi del mio signore il re lo vedono. Ma in quanto al mio signore il re, perché ha egli trovato diletto in questa cosa?’ Infine la parola del re prevalse su Gioab . . . E a Davide batteva il cuore dopo aver così contato il popolo. Davide disse di conseguenza a Geova: ‘Ho peccato assai in ciò che ho fatto’”. — 2 Sam. 24:1-10.

      Fare il censimento o registrare il popolo non era una cosa proibita in Israele. Non molto tempo dopo l’esodo dall’Egitto, Dio disse a Mosè di fare “la somma dei figli d’Israele come loro censimento”. Furono così elencati tutti i maschi idonei al servizio militare, e fu presa una tassa per il servizio del tabernacolo. (Eso. 30:11-16; Num. 1:1-3) Un altro censimento fu fatto poco prima che Israele entrasse nella Terra Promessa. — Num. 26:1-4.

      Comprendendo ciò, i commentatori hanno addotto varie possibili ragioni per cui Geova considerò un peccato il censimento fatto da Davide. Alcuni hanno pensato che Davide sbagliasse non riscuotendo la tassa come Dio aveva detto che si doveva fare in tali occasioni. Altri hanno pensato che il re mostrasse debolezza cercando di vedere quanto erano grandi le sue forze militari, invece di contare su Geova per la vittoria indipendentemente dalla loro grandezza. Tuttavia altri dicono che forse Davide cedette all’orgoglio umano, volendo essere in grado di vantarsi dell’importanza e della gloria di Israele.

      Ma, come si è notato, non sappiamo proprio perché il censimento di Davide fu un peccato. Ciò che fece fu decisamente sbagliato, poiché fu Satana a ‘levarsi contro Israele e incitare Davide a numerare Israele’. (1 Cron. 21:1) Anche Gioab, che a volte mise le sue passioni e ambizioni prima di ciò che era giusto, riconobbe che il censimento di Davide fu una cosa cattiva. Leggiamo: “La parola del re era stata detestabile a Gioab”. (1 Cron. 21:6) Oggi siamo molto lontani dai fatti, ma se i contemporanei di Davide seppero che questo atto era assolutamente sbagliato, dovette esserci una base per trarre tale conclusione. Ricordate che anche Davide, quando ebbe finito, confessò: “Ho peccato assai in ciò che ho fatto”. — 2 Sam. 24:10.

      Come punizione per questo peccato Geova portò tre giorni di pestilenza che uccise 70.000 Israeliti. (2 Sam. 24:12-16) Fu questo ingiusto? Morirono 70.000 innocenti per l’errore del re? La Bibbia mostra chiaramente che siamo tutti peccatori meritevoli di morte; solo per immeritata benignità di Dio viviamo. (Rom. 3:23; 6:23; Lam. 3:22, 23) Quelli che morirono non avevano dunque nessuno speciale “diritto” alla vita. Per di più, può alcun uomo dire oggi con certezza che quei 70.000 non furono colpevoli di qualche grave peccato non menzionato nel racconto storico?

      Solo soffermatevi e riflettete su come Geova ha trattato gli uomini nel passato. Attese egli semplicemente che Caino avesse assassinato Abele per metterlo poi al bando? No, Dio avvertì Caino in anticipo della cattiva attitudine che stava acquistando. (Gen. 4:2-16) Geova diede agli innocenti una via di scampo prima di distruggere i malvagi a Sodoma. (Gen. 19:12-25) E trattando con Israele, Dio mandò continuamente i suoi servitori i profeti per avvertire il popolo contro le loro cattive vie prima di infliggere la punizione. — Ger. 7:25, 26.

      Questi, e molti altri esempi che si potrebbero citare, mostrano quali eccellenti qualità ha Geova. Con buona ragione gli Israeliti poterono descriverlo come “un Dio di atti di perdono, clemente e misericordioso, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità”. (Neem. 9:17) In tutte le sue azioni Geova corrisponde e ciò che Mosè ed Eliu dissero di lui: “Tutte le sue vie sono dirittura. Un Dio di fedeltà, presso cui non è ingiustizia”. “Dio stesso non agisce malvagiamente, e l’Onnipotente stesso non perverte il giudizio”. — Deut. 32:4; Giob. 34:12.

      Quindi anche se, in questa tarda data, non abbiamo tutti i particolari circa il peccato di Davide nel fare il censimento, o la risultante pestilenza, abbiamo buona ragione di riconoscere che la condotta seguìta da Dio dev’essere stata assolutamente giusta e retta, come lo sono state le sue altre attività riguardo alle imperfette creature umane.

  • Domande dai lettori (4)
    La Torre di Guardia 1971 | 1° aprile
    • Domande dai lettori

      ● Mentre tenevo uno studio biblico, considerammo Romani 8:26, 27. Per favore, potete spiegare il significato di questi versetti? — A. B., U.S.A.

      I versetti in questione dicono: “In maniera simile anche lo spirito viene in aiuto della nostra debolezza; poiché non conosciamo ciò che dobbiamo pregare secondo che abbiamo bisogno, ma lo spirito stesso intercede per noi con gemiti inespressi. Ma colui che scruta i cuori sa qual è il significato dello spirito, perché intercede in armonia con Dio per i santi”.

      In che modo lo spirito santo di Dio intercede per i santi? In questo modo: Dio previde e predisse le esperienze della congregazione cristiana. Nella sua Parola, ispirata per mezzo dello spirito di Dio, Egli predisse che i cristiani si sarebbero trovati in certe situazioni. Mediante la stessa Parola ispirata dallo spirito fece scrivere preghiere profetiche che predicevano come i cristiani sarebbero stati tratti fuori di tali situazioni e mantenuti nel suo servizio. Poiché i cristiani non hanno sempre compreso le profezie e le preghiere profetiche, non sanno esattamente come esprimersi e qual è la cosa giusta per cui pregare. Tuttavia hanno pregato per avere l’aiuto di Dio.

      L’apostolo Paolo si trovò in tale situazione, della quale scrisse: “Poiché non desideriamo che ignoriate, fratelli, intorno alla tribolazione accadutaci nel distretto dell’Asia, che fummo sotto una pressione estrema, oltre la nostra forza, tanto che eravamo incerti perfino della nostra vita. Infatti, sentivamo in noi stessi d’aver ricevuto la sentenza di morte”.

      La domanda dunque era: Sarebbe stata volontà di Dio di liberare Paolo e i suoi compagni o avrebbe Dio lasciato che fossero messi a morte? Paolo prosegue, dando la risposta: “Questo avveniva affinché confidassimo non in noi stessi, ma nell’Iddio che desta i morti. Da una cosa così grande come la morte egli ci liberò e ci libererà; e in lui speriamo che ci liberi ancora nel futuro”. — 2 Cor. 1:8-10.

      Sì, Dio conosce i tempi e le stagioni; sa ciò che è scritto nella sua Parola per mezzo del suo spirito e sa come e quando tali cose si applicano ai cristiani. Conosce il significato delle profezie e delle preghiere ispirate dallo spirito, e lascia che esse intercedano per i veri seguaci di Gesù. Egli le accetta come se fossero quello che essi vorrebbero chiedere e pregare, e, conformemente le esaudisce. Successivamente rivela loro mediante il potere del suo spirito come queste profezie si sono adempiute verso di loro, e vedono che è proprio quello che avrebbero dovuto chiedere, se avessero conosciuto e capito.

      Il fedele rimanente degli unti seguaci di Cristo che sopravvissero alle prove del 1918 possono particolarmente apprezzare questo fatto. In che modo? In quanto durante gli anni della guerra furono in grandi difficoltà. Erano in dubbio, confusi; non erano certi di qual era la volontà di Dio per loro. Quindi non sapevano esattamente per che cosa pregare, benché certamente pregassero per avere il sostegno divino. Ma la Parola di Dio aveva predetto la loro condizione e conteneva preghiere profetiche, e Dio accettò queste preghiere come se fossero dette da loro e le esaudì conformemente. — Salmi 69; 102; 126; Isaia capitolo 12.

      Similmente oggi, sia come organizzazione che individualmente, i servitori di Dio possono essere afflitti da prove e non sapere come uscirne, non sapere proprio per che cosa pregare.

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