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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • in senso figurativo per indicare protezione o sicurezza (I Sam. 25:16; Prov. 18:11; 25:28), o separazione. (Gen. 49:22; Ezec. 13:10) In quest’ultimo senso Paolo scrisse agli efesini: “Egli [Cristo] è la nostra pace, egli che delle due parti ne ha fatto una sola e ha distrutto il muro di mezzo che le separava”. (Efes. 2:14) Paolo conosceva bene il muro che divideva il cortile del tempio di Gerusalemme, su cui era posto un segnale per avvertire che i non ebrei non potevano oltrepassare il muro pena la morte. Comunque, quando scrisse agli efesini nel 60 o 61 E.V., anche se vi alluse in modo illustrativo, Paolo non intendeva effettivamente dire che il muro letterale era stato abolito, infatti esisteva ancora. L’apostolo aveva piuttosto in mente la disposizione del patto della Legge che da secoli fungeva da muro divisorio fra ebrei e gentili. In seguito alla morte di Cristo avvenuta quasi trent’anni prima, quel simbolico “muro” era stato abolito.

      A Geremia fu detto che sarebbe stato come fortificate mura di rame contro quelli che si opponevano a lui. (Ger. 1:18, 19; 15:20) In un’altra illustrazione il popolo di Dio, pur dimorando in una città priva di mura letterali, e perciò apparentemente indifeso, gode pace e sicurezza grazie all’invisibile aiuto di Dio. (Ezec. 38:11) Oppure una città forte era quella che aveva Geova come “un muro di fuoco tutto intorno” (Zacc. 2:4, 5), o che aveva mura di salvezza erette da Geova, invece di semplici mura di pietra e mattoni. (Isa. 26:1) Della “città santa, la Nuova Gerusalemme”, che scende dal cielo, viene detto che ha “un grande e alto muro” di diaspro, alto 144 cubiti o 64 m, e dodici pietre di fondamento, pietre preziose con su scritti i nomi dei dodici apostoli. — Riv. 21:2, 12, 14, 17-19.

  • Museruola
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    • Museruola

      Arnese desTinato a coprire la bocca di un animale per impedirgli di mordere o di mangiare.

      Nella Palestina antica, quando si doveva trebbiare una gran quantità di grano venivano impiegati bovini. In preparazione di ciò, i covoni venivano slegati e distribuiti sulla superficie battuta dell’aia fino a formare uno spesso strato. Quindi uno o più animali calpestavano il grano con gli zoccoli o lo trebbiavano trascinandovi sopra una trebbia o qualcosa del genere. La legge mosaica vietava di “mettere la museruola al toro mentre trebbia”. (Deut. 25:4) Così l’animale non era torturato dal desiderio di mangiare un po’ del grano che si affaticava a trebbiare. (Confronta Proverbi 12:10) Il principio contenuto in Deuteronomio 25:4 si può applicare anche a lavoratori umani. — I Cor. 9:8-14; I Tim. 5:17, 18.

  • Musica
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Musica

      Uno dei doni di Dio grazie al quale l’uomo può rendere lode e mostrare riconoscenza al suo Creatore e anche esprimere i propri sentimenti, dispiaceri e gioie. Nell’adorazione di Geova Dio era particolarmente notevole il canto, ma anche la musica strumentale aveva la sua importanza. Non serviva solo per accompagnare i cantanti ma faceva anche da complemento al loro canto. Non sorprende dunque che nella Bibbia ci siano dal principio alla fine molti riferimenti alla musica sia vocale che strumentale, in relazione con la vera adorazione e d’altro genere. — Gen. 4:21; 31:27; I Cron. 25:1; Riv. 18:22.

      STORIA

      Il primo riferimento biblico alla musica si ha prima del Diluvio, nella settima generazione dopo Adamo: “[Iubal] fu il fondatore di tutti quelli che maneggiano l’arpa e il flauto. Questo può riferirsi all’invenzione dei primi strumenti musicali o forse anche all’istituzione di un genere di professione musicale. — Gen. 4:21.

      All’epoca dei patriarchi sembra che la musica fosse una parte importante della vita a giudicare dal desiderio di Labano di accomiatare Giacobbe e le proprie figlie con un saluto musicale. (Gen. 31:27) Canto e accompagnamento musicale contrassegnarono la celebrazione della liberazione dal Mar Rosso e il ritorno vittorioso di Iefte, Davide e Saul. — Eso. 15:20, 21; Giud. 11:34; I Sam. 18:6, 7.

      In ciascuna delle due occasioni in cui l’Arca venne trasportata a Gerusalemme, erano presenti cantori e strumentisti. (I Cron. 13:8; 15:16) Negli ultimi anni della vita di Davide, Geova, per mezzo dei profeti Natan e Gad, ordinò l’istituzione di un’organizzazione musicale per il santuario. — I Cron. 23:1-5; II Cron. 29:25, 26.

      L’organizzazione musicale creata da Davide ebbe la sua piena realizzazione nel tempio di Salomone. La grandiosità e magnificenza della musica che accompagnò la dedicazione del tempio sono messe in risalto dal fatto che i soli suonatori di tromba erano centoventi. (II Cron. 5:12, 13) Ma quando la nazione diventava indifferente in quanto alla fedeltà a Geova, tutti gli aspetti della vera adorazione ne soffrivano, inclusa la musica. Tuttavia quando i re Ezechia e Giosia iniziarono le loro riforme, e anche quando gli ebrei tornarono dall’esilio in Babilonia, ci furono tentativi per ristabilire l’ordinamento musicale voluto da Geova. (II Cron. 29:25-28; 35:15; Esd. 3:10) In seguito, quando Neemia inaugurò le mura di Gerusalemme, i cantori leviti, con un imponente accompagnamento musicale, contribuirono molto a rendere gioiosa l’occasione. (Nee. 12:27-42) Mentre le Scritture dopo l’epoca di Neemia non parlano più di musica in relazione all’adorazione nel tempio, altri documenti, come il Talmud, riferiscono che la musica vi ebbe una parte fino alla distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V.

      DISPOSIZIONE PRESSO IL TEMPIO

      Nel fare i preparativi per il tempio di Geova, Davide riservò quattromila leviti per il servizio musicale. (I Cron. 23:4, 5) Di questi, 288 erano ‘addestrati nel canto a Geova, tutti esperti’. (I Cron. 25:7) L’intera disposizione era sotto la direttiva di tre musicisti provetti: Asaf, Eman e Iedutun (chiamato evidentemente anche Etam). Poiché ciascuno di loro era rispettivamente discendente di uno dei tre figli di Levi — Ghersom, Cheat e Merari — le tre principali famiglie levitiche erano dunque rappresentate nell’organizzazione musicale del tempio. (I Cron. 6:16, 31-33, 39-44; 25:1-6) I figli di quei tre uomini erano complessivamente ventiquattro, ed erano tutti fra i summenzionati 288 esperti musicisti. Ciascun figlio fu nominato a sorte capo di un settore di musicisti. Sotto la sua direzione c’erano altri undici “esperti”, scelti fra i suoi stessi figli e anche fra altri leviti. In tal modo i 288 ([1 + 11] x 24 = 288) esperti musicisti leviti, come i sacerdoti, erano divisi in ventiquattro gruppi. Se tutti gli altri 3.712 ‘allievi’ erano pure divisi allo stesso modo, a ciascuna delle ventiquattro divisioni si dovevano aggiungere in media altri 155 uomini, con una proporzione di circa 13 leviti con diverso grado di istruzione ed esperienza musicale per ciascun esperto. (I Cron. 25:1-31) Poiché i suonatori di tromba erano sacerdoti, questi andavano aggiunti ai musicisti leviti. — II Cron. 5:12; confronta Numeri 10:8.

      MUSICA STRUMENTALE

      Non c’è alcuna ragione di ritenere che gli strumenti musicali di Israele fossero rozzi in quanto a forma, costruzione e suono. La Bibbia osserva che le arpe e gli strumenti a corda usati nel tempio erano del miglior legno di almug importato; le trombe con ogni probabilità erano d’argento. (I Re 10:11, 12; Num. 10:2) Senza dubbio per la fabbricazione degli strumenti del tempio furono impiegati gli artigiani più esperti.

      Sia le Scritture che manoscritti non biblici anteriori all’Era Volgare attestano la qualità degli strumenti e la competenza dei musicisti israeliti. I Rotoli del Mar Morto affermano che un certo numero di trombe dovevano fare complicati segnali da eseguire “come con una sola bocca”. Questo avrebbe richiesto non solo musicisti esperti ma anche strumenti perfezionati in cui si poteva regolare l’altezza del suono perché fossero intonati uno con l’altro. L’assenza di dissonanze è confermata dalla descrizione ispirata della musica suonata all’inaugurazione del tempio di Salomone: “I [centoventi] trombettieri e i cantori furono come un sol uomo nel far udire un unico suono”. — II Cron. 5:12, 13.

      La Bibbia menziona solo quattro strumenti che facevano sicuramente parte dell’orchestra del tempio: trombe, arpe, strumenti a corda (ebr. nèvel) e cembali. Anche se questa potrebbe non sembrare un’orchestra completa secondo la concezione moderna, non fu mai intesa come orchestra sinfonica, ma serviva unicamente per accompagnare il canto presso il tempio. Tale combinazione di strumenti poteva servire egregiamente allo scopo. — II Cron. 29:25, 26; Nee. 12:27, 41, 42.

      MUSICA VOCALE

      I cantori del tempio erano leviti. Le Scritture non parlano mai di donne che cantassero nel tempio. Anche un Targum indica chiaramente che non facevano parte del coro. Il fatto stesso che le donne non potevano neanche entrare in certe aree del tempio sembrerebbe escludere che vi occupassero una posizione ufficiale. — II Cron. 5:12; Nee. 10:39; 12:27-29.

      Notevole importanza era attribuita al canto presso il tempio. Questo è evidente dai numerosi riferimenti scritturali ai cantori e anche dal fatto che erano esonerati dai compiti affidati agli altri leviti perché si potessero dedicare interamente al loro servizio. (I Cron. 9:33) La continuità di tale speciale gruppo di leviti è indicata dal fatto che sono elencati separatamente fra coloro che tornarono da Babilonia. (Esd. 2:40, 41) Persino Artaserse (Longimano) re di Persia intervenne con la sua autorità in loro favore, esonerandoli, insieme ad altri gruppi speciali, da qualsiasi ‘tassa, tributo e pedaggio’. (Esd. 7:24) In seguito il re ordinò “una fissa provvisione per i cantori come richiedeva ciascun giorno”. Anche se questo ordine è attribuito ad Artaserse, più probabilmente fu emanato da Esdra grazie al potere concessogli da Artaserse. (Nee. 11:23; Esd. 7:18-26) È quindi comprensibile che, pur essendo i cantori tutti leviti, la Bibbia li menzioni come un corpo speciale, distinguendo “i cantori e i Leviti”. — Nee. 7:1; 13:10.

      A parte l’adorazione presso il tempio, altri cantori, uomini e donne, sono menzionati nelle Scritture. Ne sono un esempio quelli che Salomone aveva a corte; e anche i circa duecento cantori d’ambo i sessi tornati da Babilonia, oltre ai musicisti leviti. (Eccl. 2:8; Esd. 2:65; Nee. 7:67) In Israele tali cantori non leviti venivano comunemente invitati non solo in occasione di varie feste, ma anche per intonare canti funebri in momenti tristi. (II Sam. 19:35; II Cron. 35:25; Ger. 9:17, 20) L’usanza di ricorrere a musicisti di professione in momenti di gioia e di dolore perdurava anche quando Gesù era sulla terra. — Matt. 11:16, 17.

      Pur non avendo la preminenza che le è data nelle Scritture Ebraiche, la musica non è ignorata o trascurata neanche nelle Scritture Greche Cristiane. La musica strumentale in relazione alla vera adorazione è menzionata solo in senso figurativo nelle Scritture Greche (Riv. 14:2), eppure sembra che il canto fosse piuttosto comune fra i servitori di Dio. Gesù e gli apostoli cantarono lodi dopo il Pasto Serale del Signore. (Mar. 14:26) Luca dice che Paolo e Sila cantavano mentre erano in prigione, e Paolo incoraggiava i compagni di fede a cantare cantici di lode a Geova. (Atti 16:25; Efes. 5:18, 19; Col. 3:16) Le parole di Paolo in I Corinti 14:15 a proposito del canto sembrano indicare che faceva regolarmente parte dell’adorazione cristiana. Nel descrivere la sua visione ispirata, Giovanni menziona varie creature celesti che cantano a Dio e a Cristo. — Riv. 5:8-10; 14:3; 15:2-4.

      NATURA DELLA MUSICA BIBLICA

      La superiorità degli israeliti sul piano morale e letterario, esemplificata dalla poesia e dalla prosa delle Scritture Ebraiche, dà ragione di ritenere che la musica dell’antico Israele eccellesse su quella dei suoi contemporanei. Certo in Israele la musica si ispirava a qualcosa di molto più nobile di quella delle nazioni vicine. Interessante è un bassorilievo assiro in cui il re Sennacherib è rappresentato nell’atto di esigere come tributo dal re Ezechia musicisti maschi e femmine.

      Per molto tempo si è sostenuto che la musica ebraica fosse soltanto melodica e non armonica. Tuttavia l’importanza che avevano in Israele l’arpa e altri strumenti a corda esclude da sola tale assunto. È inconcepibile che un musicista suonasse uno strumento a più corde senza accorgersi che la combinazione di certi suoni fosse molto piacevole o che una determinata serie di note in un arpeggio producesse un suono armonico. Il musicologo Kurt Sachs dichiara: “Il pregiudizio profondamente radicato che armonia e polifonia [combinazione di due o più voci o parti musicali] fossero prerogativa dell’Occidente medievale e moderno è del tutto infondato”. Egli prosegue dicendo che anche nella musica di popoli primitivi ci sono molti esempi di quinte, quarte, terze e anche di ottave, e che presso quei popoli, incluse certe tribù di pigmei, una specie di antifonia sovrapposta (canto in cui due gruppi vocali si alternano) aveva dato origine a un vero e proprio canone.

      Sulla base di studi compiuti in tutto il mondo Sachs giunge alla conclusione che “i cori e le orchestre che avevano relazione col tempio di Gerusalemme rivelano un alto livello di educazione, tecnica e conoscenza musicale”. Egli prosegue: “È importante riconoscere che la musica dell’antico Medio Oriente era molto diversa da quella che gli attribuivano gli storici del XIX secolo.... Anche se non sappiamo com’era quell’antica musica, abbiamo sufficiente evidenza della sua forza, dignità e professionalità”.

      In base alle Scritture si perviene a una conclusione simile. Per esempio, nelle soprascritte dei Salmi (Salmo 11 e altri) ricorre più di trenta volte l’espressione “Al direttore”. (NM) Altre traduzioni hanno “maestro [direttore] del coro” (CEI; ATE); “capo de’ musici” (VR). Il termine ebraico sembra riferirsi a chi in qualche modo dirigeva l’esecuzione del canto, sia organizzandolo, facendo le prove e istruendo i cantori leviti, che curandone l’esecuzione ufficiale. Forse si riferiva al capo di ciascuno dei ventiquattro gruppi di musicisti del santuario, o a uno degli altri musicisti esperti, dato che la Bibbia dice che dovevano fungere da direttori. (I Cron. 15:21; 25:1, 7-31) In una ventina di altri Salmi le soprascritte sono ancora più esplicite nel riferirsi ai “direttori”: “Al direttore su strumenti a corda”, “Al direttore sull’ottava inferiore”, ecc. (Salmi 4, 12 e altri) Inoltre ci sono riferimenti scritturali ai “capi dei cantori”, agli “esperti” e agli ‘allievi’. Tutto questo attesta un alto livello musicale. — Nee. 12:46; I Cron. 25:7, 8.

      Sembra che in Israele il canto di un gruppo fosse prevalentemente antifonale, con due semicori che si alternavano cantando strofe parallele, o con un solista che si alternava con un coro, ed è evidentemente quello che le Scritture chiamano ‘rispondere’. (Eso. 15:21; I Sam. 18:6, 7) Tale tipo di canto è indicato dal modo stesso in cui sono scritti alcuni dei salmi, come il Salmo 136. La descrizione dei due grandi cori di rendimento di grazie all’epoca di Neemia e della parte che ebbero durante l’inaugurazione delle mura di Gerusalemme indica che cantavano in questo modo. — Nee. 12:31, 38, 40-42.

      Il canto funebre si potrebbe definire una via di mezzo fra il canto e il parlato. È piuttosto monotono e pieno di ripetizioni, e dà risalto principalmente al ritmo. Anche se in alcune delle maggiori religioni del mondo tale canto è tuttora assai popolare, nella Bibbia sembra limitato ai canti funebri, come nel caso di Davide che intonò un canto funebre per la morte del suo amico Gionatan e del re Saul. (II Sam. 1:17; II Cron. 35:25; Ezec. 27:32; 32:16) Solo in un canto funebre o lamentazione tale genere di canto sarebbe preferibile alla melodia della musica o alla modulazione ed enfasi orale di un discorso vero e proprio.

  • Naaman
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    • Naaman

      (Nàaman) [piacevolezza].

      Comandante dell’esercito siro del X secolo a.E.V., durante il regno di Ieoram in Israele e di Ben-Adad in Siria. Per mezzo di Naaman, ‘grande, potente uomo di valore, tenuto in grande stima’, “Geova aveva dato salvezza alla Siria”. (II Re 5:1) La Bibbia non fornisce particolari su come o perché Naaman fu lo strumento per recare tale salvezza alla Siria. Una possibilità è che fosse capo degli eserciti siri che riuscirono a sventare i tentativi di Salmaneser III re d’Assiria di invadere la Siria. Dato che, rimanendo libera, la Siria costituiva uno stato cuscinetto fra Israele e l’Assiria, ciò può aver contribuito a rallentare la spinta aggressiva dell’Assiria a O fino al tempo stabilito da Geova di consentire che il regno settentrionale andasse in cattività.

      GUARITO DALLA LEBBRA

      Naaman era lebbroso, e anche se i siri non esigevano l’isolamento dei lebbrosi richiesto dalla legge di Geova in Israele, venire a sapere come poter essere guarito da quella malattia ripugnante era senz’altro una notizia piacevole. Tale notizia gli giunse tramite una ragazzina israelita, schiava di sua moglie, che parlava di un profeta di Samaria in grado di guarire la lebbra. Naaman partì immediatamente alla volta di Samaria con una lettera di presentazione di Ben-Adad. Comunque Ieoram re di Israele, accoltolo con freddezza e sospetto, lo mandò da Eliseo. Questi non andò personalmente incontro a Naaman, ma gli fece dire dal suo servitore di bagnarsi sette volte nel Giordano. Ferito nel suo orgoglio e pensando evidentemente di essere stato trattato con pochi riguardi e costretto a correre inutilmente da una parte all’altra, Naaman se ne andò infuriato. Se i suoi servitori non avessero ragionato con lui e non gli avessero fatto notare la ragionevolezza delle istruzioni, Naaman se ne sarebbe tornato al suo paese ancora lebbroso. Invece si bagnò sette volte nel Giordano e fu miracolosamente purificato: l’unico lebbroso guarito per mezzo di Eliseo. — II Re 5:1-14; Luca 4:27.

      DIVENTA ADORATORE DI GEOVA

      Pieno di gratitudine e umile riconoscenza, il comandante dell’esercito siro tornò allora da Eliseo, percorrendo forse quasi 50 km, e gli offrì un generosissimo dono, che il profeta insisté nel rifiutare. Naaman chiese quindi un po’ di terra di Israele, “il carico di un paio di muli”, da portare a casa, per poter offrire sacrifici a Geova su suolo di Israele, facendo voto che d’allora in poi non avrebbe più adorato altro dio. Forse Naaman intendeva offrire sacrifici a Geova su un altare di terra. — II Re 5:15-17; confronta Esodo 20:24, 25.

      Naaman chiese poi che Geova lo perdonasse quando, nell’assolvimento dei suoi doveri civili, si inchinava davanti al dio Rimmon insieme al re, che evidentemente era vecchio e infermo e si appoggiava a Naaman. Se le cose stavano così, il suo inchino sarebbe stato puramente meccanico, non avendo altro scopo se non quello di sostenere doverosamente il re e non essendo un atto personale di adorazione. Eliseo credette alla sincera richiesta di Naaman e rispose: “Va in pace”. — II Re 5:18, 19.

      Dopo essersene andato, Naaman venne raggiunto da Gheazi, avido servitore di Eliseo, che mentendo fece intendere che Eliseo avesse cambiato idea e avrebbe, dopo tutto, accettato qualche dono. Naaman fu lieto di dargli in dono argento e abiti. — II Re 5:20-27; vedi GHEAZI.

  • Naas
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    • Naas

      (Nàas) [serpente].

      1. Re degli ammoniti all’inizio del regno di Saul. Naas mosse col suo esercito contro Iabes in Galaad. Israele si raccolse intorno a Saul, raggiunse Iabes e sconfisse Naas. — I Sam. 11:1-11; 12:11, 12.

      Se, come dice Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, Libro VI, cap. V, 3), questo Naas fu ucciso in combattimento dagli uomini di Saul (solo alcuni scamparono [I Sam. 11:11]), il Naas che mostrò benignità a Davide qualche anno dopo doveva essere un figlio e successore del Naas sconfitto da Saul. In tal caso, il nome Naas poteva essere un titolo conferito a diversi personaggi, come i titoli “Abimelec”, “Faraone” e “Iabin”. Quando questo secondo Naas morì, Davide inviò ambasciatori a suo figlio Anun, che fraintese le onorevoli intenzioni di Davide e umiliò grandemente i suoi inviati. Questo, a sua volta, diede luogo a una serie di avvenimenti che portarono alla sconfitta degli ammoniti per mano di Davide. — II Sam. 10:1-5; 11:1; 12:26-31; I Cron. 19:1-5; 20:1-3.

      2. Padre di Abigail sorellastra di Davide e forse di Zeruia, e nonno di Abisai, Gioab, Asael e Amasa. (II Sam. 17:25; I Cron. 2:16) Abigail è chiamata “figlia di Naas”, ma né lei né sua sorella sono mai chiamate figlie di Iesse, padre di Davide. Il versetto di Cronache dice semplicemente che erano “sorelle” dei figli di Iesse, incluso Davide. Esistono varie possibilità: (1) Naas poteva essere una donna, moglie di Iesse e madre dei suddetti (il nome poteva essere sia maschile che femminile), ma questo non è molto probabile perché di solito le donne comparivano in una genealogia solo per ragioni speciali, che in questo caso non sembrano esserci. (2) Naas poteva essere un altro nome di Iesse, come suggerisce un’antica tradizione ebraica. La Settanta (ed. Lagarde) ha “Iesse” invece di Naas in II Samuele 17:25. (3) Naas poteva essere un precedente marito della moglie

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