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  • Uccelli in volo
    Svegliatevi! 1979 | 22 aprile
    • grosso uccello simile all’avvoltoio, il gipeto. Sono stati osservati gipeti che volavano a quote di 7.300-7.600 metri nella zona dell’Everest.

      È possibile che tali uccelli, le oche d’alta quota, i condor e forse il gipeto, volino più in alto se necessario? Senz’altro!

  • “Harmattan”
    Svegliatevi! 1979 | 22 aprile
    • “Harmattan”

      Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nella Costa d’Avorio

      “CRAC!!!” Il rumore proveniva dalla stanza accanto. Sussultai e mi guardai attorno un po’ nervoso. Ma nessun altro pareva averlo notato.

      “Cos’è stato?” chiesi al mio compagno.

      Alzando appena gli occhi dal tavolo, rispose: “Harmattan”, e continuò a girare il caffè.

      A quell’epoca ero arrivato da poco nella Costa d’Avorio come missionario dei testimoni di Geova. Incuriosito, guardai fuori della finestra. Il cielo, coperto di una foschia attraverso cui splendeva un sole di colore sanguigno, appariva minaccioso.

      “Si sta facendo buio un po’ presto, vero?” chiesi inquieto. “Avremo un tifone o qualcos’altro del genere?”

      “Cosa? Oh, è solo l’harmattan”, rispose con indifferenza il mio ospite. Quindi passò un dito sulla ringhiera del balcone, mi mostrò la polvere rossa rimastagli attaccata alla punta del dito, starnutì forte e disse: “E anche questo è l’harmattan”.

      Forse chiederete, come feci io: “Cos’è l’harmattan?” La gente del posto risponde che è un vento caldo e secco carico di polvere. Ha origine nelle sabbie ardenti del Sahara e soffia in direzione sud-ovest attraverso l’Africa occidentale. Soffia di solito in dicembre, gennaio o febbraio e dura pochi giorni o parecchie settimane.

      Qual è la causa?

      Nel Sahara è noto che la temperatura raggiunge i 54 gradi centigradi all’ombra. La temperatura della sabbia, per una profondità di parecchi centimetri, può superare i 93 gradi centigradi. L’aria calda generata da questa sabbia bruciante si alza in fretta. Quando s’incontra in alto con aria più fredda, ne risulta grande turbolenza. Così la polvere comincia a turbinare in alto sopra le catene montuose. Da dicembre a febbraio quest’aria satura di polvere soffia in direzione sud-ovest, verso la costa settentrionale del Golfo di Guinea.

      Fresco e secco

      Nella stagione dell’harmattan la temperatura scende notevolmente. Dalla Sierra Leone, tra la Guinea e la Liberia, abbiamo questo racconto di un missionario dei testimoni di Geova: “In questa zona di solito dobbiamo cambiarci d’abito varie volte al giorno per via dell’alta temperatura e della forte umidità. Ricordiamo molto bene la sorpresa che avemmo durante la nostra prima stagione dell’harmattan. In poche ore la temperatura scese di quasi 30 gradi. La brezza fresca e frizzante che soffiava nella nostra camera da letto ci fece agghiacciare. Dovemmo prendere delle coperte per riscaldarci”.

      Quando soffia questo vento, anche l’umidità cala drasticamente. L’estrema aridità crea condizioni da deserto anche nelle zone boscose. Degli effetti dell’improvviso calo di umidità questa notizia dalla Sierra Leone dice:

      “Una mattina, durante l’harmattan, entrai in ufficio e presi in mano un comune foglio di carta da scrivere. Sembrava pergamena. Allorché tirai fuori un foglio di carta carbone dalla sua scatola, mi si arrotolò attorno a un dito. Quando andai per infilare il foglio e la carta carbone in una macchina da scrivere nuova, notai che la cromatura aveva cominciato a staccarsi dalla manopola del carrello.

      “Forse la sorpresa più grande l’avemmo quando l’harmattan cominciò a soffiare veramente forte. Una notte, proprio nel bel mezzo di un profondo sonno, ci fu una forte esplosione. Sembrava uno sparo. Mia moglie e io balzammo su dal letto e ci mettemmo a cercare eventuali ladri. Ma non ce n’erano. La mattina dopo, però, scoprimmo subito la causa. Guardando la scrivania che c’era nella stanza, notammo una larga spaccatura proprio in cima. Apprendemmo che l’intenso processo di essiccazione prodotto dall’harmattan fa spesso staccare le tavole incollate insieme. Allo stesso modo i cassetti che scorrono a fatica durante la maggior parte dell’anno hanno notevole gioco quando l’harmattan soffia forte”.

      Ad Abidjan, nella Costa d’Avorio, il clima diventa così secco che le sculture in legno si deformano e si spaccano. Il forte rumore menzionato all’inizio fu prodotto dal legno dello scaffale della nostra libreria che si spaccava. Fortunatamente, però, sembra che in questa zona le spaccature si chiudano gradualmente quando il clima torna ad avere il suo solito alto grado di umidità.

      A causa della polvere che accompagna questo vento secco c’è scarsa visibilità e i piloti e gli ufficiali di rotta degli aerei hanno problemi. Influisce anche sulla pesca, perché i pescatori sono abituati a osservare segni visibili, come gli uccelli che volteggiano sopra un banco di pesci. Alcuni pescatori della costa dell’Africa occidentale si sono persi durante la stagione dell’harmattan perché non vedevano più certi punti di riferimento a terra.

      Un bene o un male?

      L’harmattan suscita sentimenti contrastanti. Per quanto riguarda la salute, ad esempio, questo vento fa seccare le membrane mucose, producendo raucedine, tosse e starnuti. Le labbra si spaccano e la pelle diventa secca e screpolata. A volte si spaccano le unghie e i capelli diventano fragili. È facile capire perché la gente del posto indossa lunghi abiti sciolti, come quelli che portano nel deserto, oltre a coprirsi la testa e la faccia.

      L’harmattan può influire negativamente anche sui raccolti, a meno che non ricevano cure extra mediante l’irrigazione. E la polvere è specialmente fastidiosa. Le massaie si lamentano che appena finito di spolverare i mobili il vento dispettoso vi deposita sopra un altro strato di polvere altrettanto spesso. La polvere rossa e fine entra dappertutto. Si infiltra nelle pieghe degli abiti dove lascia una macchia rossa; entra negli occhi, negli orecchi e anche nei cibi.

      In generale, comunque, gli abitanti dell’Africa occidentale, anziché temere l’harmattan, lo accolgono volentieri, insieme ai benefici che reca. Per esempio, fa seccare gli stagni e l’acqua piovana nelle buche, distruggendo così i luoghi di riproduzione della zanzara, riducendo la diffusione della malaria e di altre malattie.

      Le massaie scorgono anche un lato positivo in questo vento. Sono felici perché il sale esce subito dalla saliera, il pane e altri generi alimentari non fanno la muffa così in fretta e gli abiti si asciugano subito il giorno in cui vengono lavati. Inoltre, dall’armadio scompaiono l’umidità e l’odore di muffa. Specialmente piacevole è l’opportunità di lavorare in un’atmosfera più fresca e meno umida.

      Tutto sommato, nell’Africa occidentale un periodo di tregua da quell’atmosfera appiccicosa che spesso prevale è apprezzato. Per la maggioranza l’harmattan è più un bene che un male.

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