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La preghiera: un vuoto rituale o un espressivo mezzo per comunicare?Svegliatevi! 1981 | 8 marzo
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pregare accendendo una candela con cui fanno bruciare l’incenso. Inginocchiati davanti a un simile altare, prima picchiano su una campana con un bastoncino di legno e poi recitano ripetutamente una preghiera scritta o dicono alcune parole imparate a memoria come “Namu-Amida-Butsu” (Gloria ad Amida Buddha). Le ripeteranno con una monotona cantilena per una ventina di minuti, o anche per ore.
Che dire di quei giapponesi che si professano cristiani? Forse vanno in un edificio religioso dove si inginocchiano per alcuni minuti, dicendo una preghiera in silenzio o sottovoce. Alcuni leggono le preghiere in un libro. Di questi, alcuni vanno lì a pregare di frequente, mentre altri ci vanno solo in momenti di speciale difficoltà. Altri, con la corona del rosario, recitano parole imparate a memoria ogni volta che fanno scorrere fra le dita un grano della corona. Durante questo rito fissano ogni tanto lo sguardo su un crocifisso o sull’immagine di un particolare santo.
Ci sono tanti modi di dire preghiere! Non v’è dubbio che quelli che le dicono sono persone sincere e devote. Ma riguardo a tutte queste preghiere è bene chiedersi: Sono un espressivo mezzo per comunicare o solo un vuoto rituale?
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Ha importanza perché e come pregate?Svegliatevi! 1981 | 8 marzo
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Ha importanza perché e come pregate?
“OKAMI-SAMA,a aiutami, ti prego, a essere promosso. Non mi sono preparato abbastanza bene per questo esame, quindi tutto dipende da te”. Preghiere scritte di questo genere sono presentate nei santuari di tutto il Giappone quando si avvicina il tempo degli esami di ammissione, esami molto competitivi. Preoccupati, i nonni degli studenti fanno offerte di 10.000 yen (40.000 lire) affinché preghiere quotidiane siano dette per un anno a favore dell’impegno scolastico dei loro nipoti.
Molti studenti che accorrono ai santuari in quest’epoca dell’anno hanno poca fede in Dio. “No, di solito non credo in Dio”, ha detto uno. “Ma prego per ricevere aiuto divino solo nei momenti difficili”.
Il loro modo di agire è illustrato dal proverbio giapponese che dice: “Affidati a Dio quando sei nei guai”.
Ma cosa accade quando il momento difficile è passato? Di solito Dio viene dimenticato fino alla prossima difficoltà.
Perché pregano?
Di solito, le persone pregano perché vogliono qualcosa. Un articolo di una rivista occidentale citava le preghiere di alcuni bambini, che consistevano per lo più di richieste: “Caro Dio, mi servono più soldi per le mie piccole spese. Potresti farlo dire a mio padre da un tuo angelo? Grazie”. “Per favore puoi mandare un po’ di soldi alla nostra famiglia?” “Ti prego, aiutami a scuola”.
In Giappone c’è l’usanza di visitare i santuari al principio dell’anno nuovo e rivolgere preghiere a Ebisu, il dio della ricchezza. L’anno scorso i giapponesi vi si sono recati in gran numero, e solo a Kyoto e a Tokyo oltre tre milioni di persone hanno visitato certi santuari, per chiedere denaro per i mesi successivi.
Chi desidera essere protetto da incidenti o disastri visita i templi giapponesi di Kannon, la dea della misericordia, nonché i santuari scintoisti.
I cattolici filippini pregano il “Santo Niño, il Bambino Gesù, per chiedere buona fortuna. Un uomo comprò una corona d’oro a 14 carati in cui erano incastonati rubini e diamanti veri per la sua statua del Santo Niño, in segno di riconoscenza per l’aiuto finanziario che credeva di avere ricevuto dall’immagine.
Alcune preghiere esprimono ringraziamento, ma la stragrande maggioranza consiste di richieste: delle cose più disparate.
La preghiera sarà esaudita?
Per ogni persona che pensa che le sue preghiere per ottenere successo o denaro siano state esaudite, ce ne sono molte che rimangono deluse. Un gran numero di studenti di Tokyo chiede aiuto in preghiera durante gli esami di ammissione a scuole superiori private, ma solo il 22 per cento ottiene una votazione sufficiente per esservi ammesso. La maggioranza non ci riesce. Perché le loro preghiere non sono ascoltate?
Una famiglia di cinque persone visitò un santuario scintoista per fare esorcizzare l’automobile al fine di proteggerla da incidenti. Mentre partivano in macchina dal santuario, andarono a sbattere contro un pilastro di un ponte e tutt’e cinque persero la vita. Cos’era andato storto? Considerate:
Chi pregate?
Gli studenti giapponesi rivolgono spesso le loro preghiere a Sugawara no Michizane, da lungo tempo venerato come “dio dell’erudizione”. Sugawara era un poeta e studioso giapponese del nono secolo. Sono mille anni che è morto. È logico credere che possa veramente aiutare a ottenere una votazione più alta a un esame?
Il fatto è che le preghiere della maggioranza di coloro che supplicano Sugawara in occasione degli esami di ammissione in Giappone non sono evidentemente esaudite. A questo riguardo il buon senso è d’accordo con la Bibbia. Dei morti essa dice: “Non sono consci di nulla . . . non c’è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol [la tomba]”. (Eccl. 9:5, 10) Sugawara, che al presente si trova nello Sceol, non può aiutare nessuno studente, sia egli ben preparato o no, a superare gli esami.
Che dire delle preghiere rivolte a immagini, come quella della dea buddista Kannon, o ad altre? La semplice osservazione mostra che il mondo è pieno di persone che pregano tali immagini per avere successo o felicità, eppure non ottengono né l’uno né l’altra. Perché?
Se le preghiere dette a un morto non sono di nessun aiuto, sarebbero forse migliori le preghiere dette a un’immagine inanimata? È ragionevole pensare di no. Anche in questo caso la Bibbia presenta un punto di vista che è in armonia col buon senso, poiché dice degli idoli: Sono “opera delle mani dell’uomo terreno. Hanno bocca, ma non possono parlare; hanno occhi, ma non possono vedere; hanno orecchi, ma non possono udire. Hanno naso, ma non possono odorare. Hanno mani, ma non possono toccare. Hanno piedi, ma non possono camminare; non esprimono nessun suono con la loro gola. Proprio come loro diverranno
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