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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1953 | 1° marzo
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provvisione divina. (Gen. 14:18; Lev. 10:9; Sal. 104:14, 15) Il primo miracolo di Gesù fu quello di mutare acqua in vino perché fosse usato in uno sposalizio, dopo che la provvista dell’ospite si era esaurita. Il medesimo contesto dimostra che non poteva essere stato succo d’uva, come alcuni pretenderebbero. (Giov. 2:1-11) Gesù mangiava e beveva vino, e la generazione religiosa del suo tempo l’accusava di eccessi, dicendo: “Ecco! un ghiottone e un bevitor di vino”. (Matt. 11:19, NW) Questa accusa non gli sarebbe mai stata rivolta se si fosse trattato di succo d’uva non fermentato. Né una bevanda non fermentata fa scoppiare gli otri. — Luca 5:37-39.
Mentre noi non possiamo imporre la totale astinenza come un requisito cristiano, la nostra Società ha pubblicato con chiarezza ciò che la Bibbia condanna relativamente alle bevande alcooliche, cioè, l’abuso fino all’ubriachezza. (Prov. 20:1; Isa. 5:11, 22) Ma se noi ci mettiamo a vietare le bevande alcooliche solo perché alcuni non sanno quando devono fermarsi, e si ubriacano, allora dovremmo vietare anche di mangiare, perché alcuni non sanno quando devono smettere per il loro benessere fisico e diventano ingordi. Perché? Perché la Bibbia classifica i ghiottoni con gli ubriaconi e condanna entrambi. (Deut. 21:20; Prov. 23:20, 21) Pertanto noi ci atteniamo alla Bibbia e condanniamo la ghiottoneria e l’ubriachezza, ma non il mangiare e il bere con moderazione. “Adopera un poco di vino a causa del tuo stomaco e dei tuoi frequenti casi di malattia,” consigliò Paolo a Timoteo (1 Tim. 5:23, NW) Notate, “un poco,” non molto. I Cristiani possono bere vino, ma “non dediti a molto vino”. Essi devono esercitare controllo e moderazione, e non berne affatto quando sono in assemblea o nell’opera di predicazione dell’evangelo. (1 Tim. 3:8; Tito 2:3, NW; Lev. 10:9) Quelli che non sanno regolarsi e berlo con moderazione non dovrebbero berlo affatto. E certamente un Cristiano non farà mai “pressione sociale” come fanno i mondani per indurre gli altri a bere, né berrà lui stesso quando è in presenza di un debole che ne sarebbe scandalizzato e offeso. — Hab. 2:15; Rom. 14:21.
Quindi i Cristiani avranno su tale questione l’equilibrato punto di vista della Bibbia, evitando in tal modo ogni eccesso.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1953 | 1° marzo
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Domande dai lettori
◆ Esodo 33:20 dichiara: “L’uomo non mi può vedere e vivere”. Tuttavia Esodo 24:10 dice relativamente a Mosè e ad alcuni degli anziani d’Israele: “Videro l’Iddio d’Israele”. Come si possono mettere in armonia queste affermazioni all’apparenza contrastanti? — C. B., Pennsylvania.
È letteralmente vero che nessun organismo di carne e sangue potrebbe vedere Geova Dio e vivere. Come creatura spirituale Cristo è “l’immagine dell’invisibile Iddio” e “l’esatta rappresentazione del suo stesso essere”, eppure una parziale rivelazione della sua gloria fu così intensamente brillante da accecare Saulo di Tarso, che ricuperò la vista soltanto dopo un miracolo di Dio. (Atti 9:1-18; Col. 1:15; Ebr. 1:3, NW) La piena vista del “Padre delle luci celestiali” sarebbe più di ciò che la carne umana potrebbe sopportare. — Giac. 1:17, NW.
Quando la Bibbia parla di Mosè o di altri come se vedessero Geova Dio vuol dire che essi contemplano una manifestazione della sua gloria, e questo ha luogo usualmente per mezzo di un rappresentante angelico dell’Onnipotente. È perciò che Esodo 24:16 parla de “la gloria dell’Eterno” dimorante sul Monte Sinai, anziché di Geova medesimo, quando è riferito di Mosè e degli altri che videro “l’Iddio d’Israele”. Questa “gloria dell’Eterno” era dovuta alla presenza di uno degli angeli di Geova, dato che la sua gloria e il suo angelo sono associati insieme, come in Luca 2:9 (NW) quando fu fatto ai pastori l’annunzio della nascita di Gesù: “Improvvisamente l’angelo di Geova fu presso di loro e la gloria di Geova rifulse loro intorno”.
Noi abbiamo la diretta testimonianza che Geova non scese personalmente al Monte Sinai, né apparì e parlò a Mosè, né diede a lui la Legge. Che Geova apparisse e parlasse soltanto rappresentativamente è dimostrato dalle seguenti scritture. “Voi che riceveste la Legge come trasmessavi dagli angeli ma non l’avete osservata”. “Fu trasmessa per mezzo d’angeli dalle mani di un mediatore”. Paolo si riferì alla Legge come “la parola detta per mezzo di angeli”. (Atti 7:53; Gal. 3:19; Ebr. 2:2, NW) Dato che al Sinai Dio non parlò con la sua propria voce ma con quella del suo rappresentante angelico, Esodo 19:19 dichiara: “Mosè parlava, e Dio gli rispondeva con una voce”. Quanto precede ci illumina pure che fu il di dietro dell’angelo o della gloria di Geova che Mosè vide, e non Geova stesso, come è riportato: “Mentre passerà la mia gloria, . . . ritirerò la mano, e mi vedrai per di dietro; ma la mia faccia non si può vedere”. — Eso. 33:22, 23.
Un’altra occasione nella quale la Parola di Dio si interpreta per noi su questo soggetto è il caso di Mosè e del pruno ardente. Esodo 3:4, 6 dichiara che “Dio lo chiamò di mezzo al pruno” e “aggiunse: ‘Io sono l’Iddio di tuo padre, l’Iddio d’Abrahamo, l’Iddio d’Isacco e l’Iddio di Giacobbe.’” Ma il versetto 2 di Esodo 3 ci dice che “l’angelo dell’Eterno gli apparve in una fiamma di fuoco, di mezzo a un pruno”. Dunque Geova apparve e parlò solo rappresentativamente.
Di nuovo, quando Giacobbe lottò con un uomo che in realtà era un angelo di Geova materializzato fu benedetto con un nome nuovo, quello d’Israele. Israele significa “governante con Dio; soldato (lottatore) con Dio”; e Giacobbe denominò la località “Peniel”, che significa “faccia di Dio”, dicendo, “ho veduto Iddio a faccia a faccia”. (Gen. 32:24-30) Ma in realtà era soltanto il materializzato angelo di Geova che egli aveva veduto e col quale aveva lottato, e che ritenne il suo nome, com’era solito con tali creature spirituali materializzate. Inoltre, quando un angelo di Dio apparve a Manoah e a sua moglie essi considerarono questo rappresentante come Dio stesso: “Allora Manoah riconobbe che quello era l’angelo dell’Eterno. E Manoah disse a sua moglie: ‘Noi morremo sicuramente, perché abbiam veduto Dio.’” — Giud. 13:3-22.
Il principale rappresentante di Geova Dio è Cristo Gesù, e anche nel suo caso questo principio è confermato. Geova Dio è giustamente considerato il Creatore di tutte le cose, eppure noi sappiamo dalla narrazione biblica che dopo aver direttamente creato il suo “unigenito Figlio” il rimanente dell’opera creativa fu compiuta da e per mezzo di quel Figlio, nella sua funzione come Logos o Parola. Ma poiché egli fu il rappresentante ed esecutore di Geova in questa attività creativa, e fu autorizzato da Dio a farla, di Geova stesso si parla come del Creatore dei cieli e della terra. (Isa. 40:26, 28; Giov. 1:10; Col. 1:16; Apoc. 3:14) Per ragioni simili, e perché la condotta e le parole di Gesù sulla terra furono così perfettamente rappresentative di Geova Dio, Gesù disse: “Chi ha veduto me ha veduto anche il Padre”. (Giov. 14:9, NW) Perciò questo testo non prova nessuna dottrina trinitaria, non più di quanto i riferimenti che vedere gli angeli era come vedere Dio provino che i rappresentanti angelici fossero inclusi in qualche trinità divina.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1953 | 1° marzo
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Domande dai lettori
◆ Perché la Watchtower Society ha improvvisamente approvato l’uso della parola “religione” relativamente all’adorazione dei testimoni di Geova? — P. L., New York.
Noi non cerchiamo di fare una nuova lingua, ma vogliamo usare la lingua che abbiamo all’onore del nome di Dio, e vogliamo far questo col minimo di confusione possibile nella predicazione del Regno. Nella lingua inglese la parola “religione” significa il servizio o l’adorazione di Dio o di un dio, come è mostrato da certe forme di culto. La religione può quindi esser vera o falsa, secondo il dio che viene adorato e la forma o la maniera d’esprimere l’adorazione. Se pratichiamo la vera forma di adorazione del vero Dio Geova, e se parliamo la lingua inglese, quando discutiamo sulla nostra adorazione possiamo appropriatamente usare le parole inglesi che limiteranno così il nostro significato, cioè, “vera religione”.
La parola “religione” è adoperata nelle Bibbie inglesi in parecchi punti. È impiegata nella King James Version in Giacomo 1:26, 27. Qui Giacomo distingue tra religione vana o falsa (1:26) e religione pura o vera (1:27), e fa questo qualificando appropriatamente in ciascun caso la stessa parola greca, threskeía. Il termine greco threskeía è equivalente a quello latino religio, ed ambedue significano semplicemente “forma di adorazione” della quale ce ne può essere una specie vera ed una falsa. Dal latino religio viene la parola “religione”. Studia le note in calce nella New World Translation sui testi di Atti 26:5, Colossesi 2:18 e Giacomo 1:26, 27, per vedere che cosa dicono sull’uso delle parole “religione” e “religioso”. Quando la Bibbia usa il termine “religione” o lo usa appropriatamente qualificato oppure il contesto o il passo indica che in Isaia 29:13 si parla di religione falsa e in 2 Timoteo 3:5 si parla di religione vera, leggendo i due testi dalla traduzione di Moffatt.
Questo punto di vista nell’uso della parola “religione” non fu adottato dalla Società improvvisamente. Gli attenti lettori delle pubblicazioni della Società hanno notato che negli ultimi anni quando si discuteva sulla religione le pubblicazioni erano attente nel limitare ogni condanna alla religione falsa. Due anni fa Awake! citò la traduzione di Moffatt di 2 Timoteo 3:1-5, 13, e identificò la religione menzionata in quel testo come essendo vera inserendo questa qualificazione tra parentesi quadre, come segue: “Benché si attengano a una forma di [vera] religione, non avranno con essa nulla a che fare come potenza”. (22 settembre 1949, pagina 9) Perciò questa questione è stata da lungo tempo oggetto di attento studio ed esame, e quanto fu esposto a suo riguardo nel 1950 all’“Assemblea Incremento della Teocrazia” allo Yankee Stadium di New York fu un’ulteriore amplificazione e una gradita chiarificazione, e non un’idea nuova messa fuori improvvisamente. Nessuno dovrebbe sentirsi male per l’uso del termine “religione”. Il fatto che lo usiamo non ci mette nella categoria delle false religioni legate alla tradizione, non più di quanto il chiamarci Cristiani ci metta coi falsi Cristiani della Cristianità.
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Domande dai lettori (4)La Torre di Guardia 1953 | 1° marzo
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Domande dai lettori
◆ Che cosa intendeva l’apostolo Paolo quando disse di Cristo: “Poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità”? — J. D., Canadà.
Secondo la New World Translation Colossesi 2:8, 9 dice molto comprensibilmente: “Guardate: forse vi potrebbe esser qualcuno che vi porterebbe via come sua preda con la filosofia e vuoti inganni secondo la tradizione degli uomini, secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo; perché è in lui che tutta la pienezza della qualità divina dimora per il corpo”. Perciò quelli che sono del “corpo di Cristo” devono rivolgersi a Gesù il Capo per tutte le loro benedizioni e guida e istruzione che provengono da Dio, e non ai filosofi e tradizionalisti umani. Gesù possiede la pienezza di tutto quello che ci occorre giacché è stato risuscitato come uno spirituale Figlio di Dio, immortale, divino.
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Testi per aprileLa Torre di Guardia 1953 | 1° marzo
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Testi per aprile
1 Quando pregate, dite: “Padre.” — Luca 11:2, NW. TG 15/1/52 3, 4
2 Vedi, Io ti costituisco oggi sulle nazioni e sopra i regni, per svellere, per demolire, per abbattere, per distruggere, per edificare e per piantare. — Ger. 1:10. TG 1/2/52 25, 20
3 Proclamerai libertà in tutto il paese. — Lev. 25:10, KJ. TG 1/1/52 1, 10-12
4 Pascete il gregge di Dio fra voi,divenendo esempi per il gregge. — 1 Piet. 5:2, 3, NW. TG 1/4/51 17a
5 Il pane che noi rompiamo, non è un prendere parte al corpo di Cristo? Siccome v’è un solo pane, noi, quantunque molti, siamo un solo corpo, poiché siamo tutti partecipi di quel solo pane. — 1 Cor. 10:16, 17, NW. TG 1/3/51 21, 22
6 Quindi porterà avanti la pietra principale, con tonanti grida Bella! Bella! ad essa. — Zacc. 4:7, Ro. TG 1/5/52 14, 15a
7 All’empio, Iddio gli dice: Spetta egli a te di parlar de’ miei statuti, . . .? . . . a chi regola bene la sua condotta, io farò vedere la salvezza di Dio. — Sal. 50:16, 23. TG 1/3/52 5, 6b
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