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GeroboamoAusiliario per capire la Bibbia
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lavoratore, lo incaricò di sorvegliare il lavoro obbligatorio assegnato alla casa di Giuseppe. (I Re 11:28) In seguito il profeta di Dio Ahia gli diede una sorprendente notizia. Dopo aver strappato il mantello nuovo in dodici pezzi, il profeta disse a Geroboamo di prenderne dieci per indicare che Geova avrebbe diviso in due il regno di Salomone e Geroboamo sarebbe diventato re di dieci tribù. Questa divisione però doveva riguardare solo il governo e non costituire anche un allontanamento dalla vera adorazione che aveva il suo centro nel tempio di Gerusalemme, la capitale del regno meridionale. Geova assicurò a Geroboamo che avrebbe benedetto e fatto prosperare il suo regno e gli avrebbe edificato una casa o discendenza permanente se però lui avesse osservato le leggi e i comandamenti di Dio. — I Re 11:29-38.
Forse informato di questi avvenimenti Salomone cercò di uccidere Geroboamo. Ma egli fuggì in Egitto dove, protetto dal faraone Sisac, rimase al sicuro fino alla morte di Salomone. — I Re 11:40.
Nel 997 a.E.V., alla notizia della morte di Salomone, Geroboamo tornò immediatamente in patria, e si unì al popolo nel chiedere a Roboamo figlio di Salomone di rendere più leggero il loro giogo se voleva che appoggiassero il governo appena assunto. Ma Roboamo ignorò il buon suggerimento dei consiglieri più anziani, preferendo quello dei suoi compagni più giovani che gli dissero di aumentare il lavoro imposto al popolo. Le dieci tribù risposero a tale crudeltà acclamando re Geroboamo. Questo “volgere degli eventi ebbe luogo per volere di Geova, onde in realtà egli eseguisse la parola che Geova aveva pronunciata per mezzo di Ahia”. — I Re 12:1-20; II Cron. 10:1-19.
Appena investito del potere regale Geroboamo si accinse subito a costruire Sichem, la sua capitale, e a E di Sichem, dall’altra parte del Giordano, fortificò l’insediamento di Penuel (Peniel), la località dove Giacobbe aveva lottato con l’angelo. (I Re 12:25; Gen. 32:30, 31) Vedendo i suoi sudditi affluire al tempio di Gerusalemme per adorare, Geroboamo pensò che col tempo avrebbero potuto passare dalla parte di Roboamo e allora l’avrebbero ucciso. Perciò decise di porvi fine istituendo il culto dei due vitelli d’oro, che eresse uno a Betel nel S e l’altro a Dan nel N. Istituì anche un suo sacerdozio non aaronnico, formato da elementi del popolo in generale disposti a procurarsi l’incarico mediante l’offerta di un toro e sette montoni. Costoro prestavano servizio “per gli alti luoghi e per i demoni a forma di capri e per i vitelli che aveva fatti”. Geroboamo inventò anche speciali ‘feste’ e diede personalmente l’esempio offrendo sacrifici agli dèi da lui appena creati. — I Re 12:26-33; II Re 23:15; II Cron. 11:13-17; 13:9.
Una volta, mentre Geroboamo si accingeva a offrire fumo propiziatorio sull’altare di Betel, lo spirito di Geova spinse un uomo di Dio a rimproverare il re per la sua detestabile idolatria e, quando il re ordinò di acciuffare quel servitore di Dio, l’altare si spaccò in due, spargendo la cenere, e la mano del re si seccò. Solo dopo che l’uomo di Dio ebbe placato l’ira di Geova la mano tornò normale, tuttavia Geroboamo seguitò nella sua blasfema sfida contro Geova. (I Re 13:1-6, 33, 34) L’introduzione dell’adorazione dei vitelli costituiva i “peccati di Geroboamo”, peccati di cui si resero colpevoli anche altri re d’Israele perpetuando tale adorazione apostata. — I Re 14:16; 15:30, 34; 16:2, 19, 26, 31; 22:52; II Re 3:3; 10:29, 31; 13:2, 6, 11; 14:24; 15:9, 18, 24, 28; 17:21-23.
Roboamo morì nel diciottesimo anno del regno di Geroboamo, ma le ostilità fra le due nazioni proseguirono durante i tre anni del regno di Abiam (Abia), figlio di Roboamo e suo successore. (I Re 15:1, 2, 6; II Cron. 12:15) Una volta Abia radunò 400.000 uomini per combattere contro gli uomini di Geroboamo che erano il doppio. Nonostante la superiorità numerica e l’abile strategia nel tendere imboscate, Geroboamo subì una grave sconfitta. Perse 500.000 uomini e molte città efraimite, e subì una grave umiliazione. La vittoria di Giuda era dovuta al fatto che Abia e i suoi uomini avevano confidato in Geova e avevano invocato il suo aiuto. — II Cron. 13:3-20.
Ad accrescere la calamità di Geroboamo, suo figlio Abia cadde mortalmente ammalato, al che il re fece travestire la moglie e la mandò a portare un dono al vecchio profeta Ahia, ormai cieco, per chiedere se il bambino sarebbe guarito. La risposta fu ‘No’. Inoltre fu predetto che sarebbe stato stroncato ogni suo erede maschio e, con l’eccezione di questo figlio in cui Geova trovò qualche cosa di buono, nessuno dei discendenti di Geroboamo avrebbe avuto una sepoltura decente, anzi i loro cadaveri sarebbero andati in pasto ai cani o agli uccelli da preda. — I Re 14:1-18.
Poco dopo, nel 976 a.E.V., “Geova gli inferì un colpo, così che [Geroboamo] morì”, dopo ventidue anni di regno. (II Cron. 13:20; I Re 14:20) Gli succedette il figlio Nadab che regnò due anni prima di essere ucciso da Baasa, il quale non lasciò in vita nessuno che respirava della casa di Geroboamo. Così la sua dinastia terminò repentinamente “secondo la parola di Geova”, e “a motivo dei peccati di Geroboamo”. — I Re 15:25-30.
2. Re d’Israele; figlio e successore di Ioas e bisnipote di Ieu. Geroboamo II, quattordicesimo sovrano del regno settentrionale, regnò per quarantun anni, dall’844 all’803 a.E.V. circa. (II Re 14:16, 23) Come tanti dei suoi predecessori fece ciò che era male agli occhi di Geova perpetuando l’adorazione dei vitelli istituita da Geroboamo I. — II Re 14:24.
Si ha notizia di uno speciale censimento fatto evidentemente durante il regno di Geroboamo II. (I Cron. 5:17) Tuttavia l’impresa più notevole del suo regno fu la riconquista della terra persa in precedenza. Adempiendo la profezia di Giona, Geroboamo ristabilì “la linea di confine d’Israele dall’entrata di Amat fino al mare dell’Araba [Mar Morto]”. Gli è attribuita anche la restituzione di “Damasco e Amat a Giuda in Israele”. (II Re 14:25-28) Questo può significare che Geroboamo impose un tributo ai regni di Damasco e di Amat, come era stato loro imposto dal regno di Giuda all’epoca di Davide e di Salomone. — Confronta II Samuele 8:5-10; I Re 4:21; II Cronache 8:4.
Nella scia di tali successi senza dubbio ci fu un’ondata di prosperità materiale per il regno settentrionale. Ma allo stesso tempo continuò il declino spirituale della nazione. I profeti Osea e Amos mossero aspre critiche al ribelle Geroboamo e ai suoi sostenitori per la loro aperta apostasia, e anche per la loro condotta immorale: frode, furti, fornicazione, omicidi, oppressione, idolatria e altre pratiche che disonoravano Dio. — Osea 1:2, 4; 4:1, 2, 12-17; 5:1-7; 6:10; Amos 2:6-8; 3:9, 12-15; 4:1.
Particolarmente severo fu l’avvertimento dato da Geova a Geroboamo per bocca del profeta Amos: “Mi leverò contro la casa di Geroboamo con una spada”, e “Geroboamo morrà di spada”. (Amos 7:9-11) Dopo la sua morte salì al trono il figlio Zaccaria. (II Re 14:29) Tuttavia fra la morte di Geroboamo e i sei mesi del regno di Zaccaria, l’ultimo della dinastia di Ieu, ci fu un intervallo di undici anni. Forse Zaccaria era molto giovane o per qualche altra ragione il suo regno non fu pienamente stabilito o confermato che undici anni dopo la morte di suo padre.
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GerusalemmeAusiliario per capire la Bibbia
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Gerusalemme
(Gerusalèmme) [possesso (o fondamento) di duplice pace].
Capitale dell’antica nazione d’Israele dal 1070 a.E.V. in poi. Dopo la divisione della nazione in due regni (997 a.E.V.), Gerusalemme continuò a essere la capitale del regno meridionale di Giuda. Nelle Scritture è menzionata più di ottocento volte.
NOME
Il nome più antico della città di cui si abbia memoria è “Salem”. (Gen. 14:18) Anche se qualcuno vorrebbe associare il nome Gerusalemme con quello di una divinità semitica occidentale di nome Salem, l’apostolo Paolo spiega che il vero significato della seconda parte del nome è “pace”. (Ebr. 7:2) La grafia ebraica di quest’ultima parte del nome fa pensare a una forma duale, quindi “duplice pace”. Nei testi accadici (assiro-babilonesi) la città era chiamata Urusalim (o Ur-sa-li-im-mu). Per questo alcuni ritengono che il nome significhi “Città di pace”. Ma la forma ebraica, che logicamente dovrebbe essere determinante, significa “Possesso [o fondamento] di duplice pace”.
Molti altri nomi ed espressioni ricorrono nelle Scritture in riferimento alla città. Una volta il salmista usa il nome più antico, Salem. (Sal. 76:2) Altri appellativi sono: “città di Geova” (Isa. 60:14); “città del gran Re” (Sal. 48:2; confronta Matteo 5:35); “Città di Giustizia” e “Città Fedele” (Isa. 1:26); “Sion” (Isa. 33:20) e “città santa” (Nee. 11:1; Isa. 48:2; 52:1; Matt. 4:5; il nome “El Quds”, che significa “Città Santa”, è tuttora usato in arabo).
POSIZIONE
La grandezza e l’importanza di Gerusalemme non erano dovute alla sua posizione geografica come avviene per un centro commerciale o per una città portuale o su un fiume, e neanche a dintorni particolarmente fertili. Relativamente lontana dalle principali vie carovaniere internazionali, sorgeva al limite di un deserto riarso (il deserto di Giuda), e aveva riserve idriche limitate.
Tuttavia due vie carovaniere interne s’incontravano nei pressi della città. Una in direzione N–S lungo il crinale dell’altopiano che costituiva la ‘spina dorsale’ dell’antica Palestina collegava le città di Dotan, Sichem, Betel, Betleem, Ebron e Beer-Seba. La seconda in direzione E–O da Rabbat-Ammon scendeva lungo le valli dei torrenti fino al bacino del Giordano, risaliva i ripidi pendii della Giudea per ridiscendere serpeggiando fino alla costa del Mediterraneo e al porto di Ioppe a O. Al centro dell’intera Terra Promessa, Gerusalemme era perciò un’appropriata sede amministrativa.
Distante oltre 55 km dal Mediterraneo e quasi 25 km dall’estremità settentrionale del Mar Morto, è circondata dalle alture della catena montuosa centrale. (Confronta Salmo 125:2). Con un’altitudine media di 780 m sul livello del mare, era una delle capitali più alte del mondo. La sua “elevazione” è menzionata nelle Scritture, e per raggiungere la città dalla pianura costiera i viaggiatori dovevano ‘salire’. (Sal. 48:2; 122:3, 4; Isa. 2:1-3) Il clima è piacevole, le notti fresche, la temperatura media annuale si aggira sui 17° C e, principalmente fra novembre e aprile, ci sono circa 600 mm di precipitazioni.
Nonostante l’altezza Gerusalemme non sovrasta il terreno circostante. Il viaggiatore gode una veduta completa della città solo quando è quasi arrivato. A E di Gerusalemme si elevano colline calcaree tondeggianti. La più alta raggiunge un’altitudine di 903 m, e altre due rispettivamente di 815 e 812 m circa.
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