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geremia, libro diAusiliario per capire la Bibbia
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VIII Epilogo (52:1-34)
A. Assedio di Gerusalemme, dal decimo mese del nono anno di Sedechia al nono giorno del quarto mese dell’undicesimo anno; caduta di Gerusalemme (52:1-7)
B. Il tempio è incendiato, le mura abbattute nel decimo giorno del quinto mese del diciannovesimo anno di Nabucodonosor; Sedechia viene accecato, portato a Babilonia, popolazione esiliata, lasciati i miseri (52:8-16)
C. Inventario degli oggetti preziosi del tempio portati a Babilonia (52:17-23)
D. Capo sacerdote e altri uomini preminenti giustiziati a Ribla (52:24-27)
E. Ricapitolazione di tutti gli esiliati da Nabucodonosor nel settimo, dodicesimo e ventitreesimo anno del suo regno (52:28-34)
F. Nel trentasettesimo anno del suo esilio, Ioiachin liberato di prigione, ma tenuto a Babilonia (52:31-34)
Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, pp. 123-128.
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GericoAusiliario per capire la Bibbia
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Gerico
(Gèrico) [forse, città della luna, oppure, luogo di fragranza].
La prima città cananea a O del Giordano conquistata dagli israeliti. (Num. 22:1; Gios. 6:1, 24, 25) È stata identificata con Tell es-Sultan, quasi 25 km a NE di Gerusalemme. Si pensa che la Gerico del I secolo si trovasse ai piedi di Tulul Abu el-ʽAlayiq. Situata nella valle del Giordano, quasi 250 m sotto il livello del mare, Gerico ha clima subtropicale. Attualmente nella zona si coltivano aranci, banani e fichi, e, come nell’antichità, le palme vi crescono rigogliose.
PRIMIZIA DELLA CONQUISTA DI ISRAELE
Alla fine dei quarant’anni di peregrinazione nel deserto gli israeliti giunsero nelle pianure di Moab. Là, di fronte a Gerico, Mosè salì sul monte Nebo e vide la Terra Promessa, inclusa Gerico, ‘la città delle palme’, e la pianura circostante. — Num. 36:13; Deut. 32:49; 34:1-3.
Dopo la morte di Mosè, Giosuè mandò due esploratori a Gerico. Nascosti da Raab, evitarono di essere scoperti e quindi fuggirono dalla città calandosi con una fune dalla finestra della sua casa situata sulle mura di Gerico. Per tre giorni i due uomini rimasero nascosti nella vicina regione montuosa, dopo di che guadarono il Giordano e tornarono all’accampamento israelita. — Gios. 2:1-23.
Grande doveva essere il timore del re di Gerico e dei suoi abitanti quando sentirono parlare o furono testimoni del miracoloso arresto del Giordano in piena che permise agli israeliti di passarlo all’asciutto. Quindi, benché tutti i maschi israeliti fossero stati circoncisi e dovessero ristabilirsi prima di essere in grado di difendersi, nessuno osò attaccarli a Ghilgal. Indisturbati, gli israeliti osservarono anche la Pasqua nella pianura del deserto di Gerico. — Gios. 5:1-10.
Più tardi, presso Gerico, un principe angelico apparve a Giosuè e delineò il piano per prendere la città, che se ne stava ben chiusa a motivo degli israeliti. Ubbidienti, per sei giorni una volta al giorno le forze militari israelite, seguite da sette sacerdoti che suonavano di continuo il corno, dietro i quali c’erano i sacerdoti che portavano l’Arca e infine la retroguardia, marciarono intorno a Gerico. Ma il settimo giorno marciarono intorno alla città sette volte. Nell’ultimo giro intorno a Gerico, al suono del corno il popolo urlò un forte grido di guerra, e le mura della città cominciarono a crollare. — Gios. 5:13–6:20.
Gli israeliti allora irruppero nella città e votarono alla distruzione gli abitanti e tutti gli animali domestici. Ma per la benignità manifestata nel nascondere gli esploratori, Raab e i suoi parenti, al sicuro nella casa di lei sulla parte delle mura che non era crollata, furono conservati in vita. L’intera città fu incendiata, solo l’oro e l’argento furono portati nel santuario di Geova. (Gios. 6:20-25) Tuttavia Acan, un israelita, rubò una verga d’oro, dell’argento e un bell’abito che poi nascose sotto la sua tenda. Così provocò la morte propria e di tutta la sua famiglia. — Gios. 7:20-26.
SUCCESSIVI CENNI STORICI
La demolita città di Gerico venne poi a far parte del territorio di Beniamino al confine con Efraim e Manasse. (Gios. 16:1, 7; 18:12, 21) Non molto tempo dopo vi sorse evidentemente qualche tipo di insediamento. Questo fu conquistato da Eglon re di Moab e rimase per diciotto anni sotto la sua dominazione. (Giud. 3:12-30) All’epoca del re Davide, a Gerico continuava a esserci un insediamento. (II Sam. 10:5; I Cron. 19:5) Ma fu solo durante il regno di Acab che Hiel il Betelita ricostruì effettivamente Gerico. Allora si adempì la maledizione profetica pronunciata più di cinquecento anni prima da Giosuè: Hiel perse il primogenito Abiram mentre ne gettava le fondamenta e il figlio minore Segub nell’erigerne le porte. — Gios. 6:26; I Re 16:34.
Più o meno in quel periodo dimoravano a Gerico alcuni “figli dei profeti”. (II Re 2:4, 5) Dopo che Geova ebbe portato via in un turbine il profeta Elia, Eliseo rimase a Gerico per qualche tempo e sanò la riserva idrica della città. (II Re 2:11-15, 19-22) L’acqua di ʽAin es-Sultan (secondo la tradizione la fonte risanata da Eliseo) è stata definita fresca e piacevole, e irriga tuttora i giardini di Gerico.
Dopo la caduta di Gerusalemme nel 607 a.E.V. il re Sedechia fuggì in direzione di Gerico, ma venne raggiunto e catturato dai babilonesi nelle pianure del deserto di Gerico. (II Re 25:5; Ger. 39:5; 52:8) Dopo la liberazione dall’esilio in Babilonia, 345 “figli di Gerico” erano fra i rimpatriati con Zorobabele nel 537 a.E.V. ed evidentemente si stabilirono a Gerico. (Esd. 2:1, 2, 34; Nee. 7:36) In seguito alcuni uomini di Gerico parteciparono alla ricostruzione delle mura di Gerusalemme. — Nee. 3:2.
Verso la fine del 32 e l’inizio del 33 E.V. Gerico ebbe una parte nel ministero di Gesù. Nelle vicinanze della città Gesù Cristo ridiede la vista al cieco Bartimeo e al suo compagno. (Mar. 10:46; Matt. 20:29; Luca 18:35; vedi BARTIMEO). Sempre a Gerico Gesù incontrò Zaccheo e fu poi ospite in casa sua. (Luca 19:1-7) Qualche tempo prima, in Giudea, nel fare l’illustrazione del buon Samaritano, Gesù menzionò la strada da Gerusalemme a Gerico. (Luca 10:30) Quella strada, secondo un’antica testimonianza storica, era infestata da ladroni.
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GeroboamoAusiliario per capire la Bibbia
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Geroboamo
(Geroboàmo) [il popolo divenga numeroso].
Nome di due re di Israele che regnarono a distanza di 130 anni l’uno dall’altro.
1. Primo re del regno delle dieci tribù d’Israele. Figlio di Nebat, uno dei funzionari di Salomone del villaggio di Zereda, della tribù di Efraim. Geroboamo rimase evidentemente orfano in tenera età e fu allevato dalla madre vedova Zerua. — I Re 11:26.
Salomone, osservando che Geroboamo non solo era un uomo valoroso, potente, ma anche un solerte lavoratore, lo incaricò di sorvegliare il lavoro obbligatorio assegnato alla casa di Giuseppe. (I Re 11:28) In seguito il profeta di Dio Ahia gli diede una sorprendente notizia. Dopo aver strappato il mantello nuovo in dodici pezzi, il profeta disse a Geroboamo di prenderne dieci per indicare che Geova avrebbe diviso in due il regno di Salomone e Geroboamo sarebbe diventato re di dieci tribù. Questa divisione però doveva riguardare solo il governo e non costituire anche un allontanamento dalla vera adorazione che aveva il suo centro nel tempio di Gerusalemme, la capitale del regno meridionale. Geova assicurò a Geroboamo che avrebbe benedetto e fatto prosperare il suo regno e gli avrebbe edificato una casa o discendenza permanente se però lui avesse osservato le leggi e i comandamenti di Dio. — I Re 11:29-38.
Forse informato di questi avvenimenti Salomone cercò di uccidere Geroboamo. Ma egli fuggì in Egitto dove, protetto dal faraone Sisac, rimase al sicuro fino alla morte di Salomone. — I Re 11:40.
Nel 997 a.E.V., alla notizia della morte di Salomone, Geroboamo tornò immediatamente in patria, e si unì al popolo nel chiedere a Roboamo figlio di Salomone di rendere più leggero il loro giogo se voleva che appoggiassero il governo appena assunto. Ma Roboamo ignorò il buon suggerimento dei consiglieri più anziani, preferendo quello dei suoi compagni più giovani che gli dissero di aumentare il lavoro imposto al popolo. Le dieci tribù risposero a tale crudeltà acclamando re Geroboamo. Questo “volgere degli eventi ebbe luogo per volere di Geova, onde in realtà egli eseguisse la parola che Geova aveva pronunciata per mezzo di Ahia”. — I Re 12:1-20; II Cron. 10:1-19.
Appena investito del potere regale Geroboamo si accinse subito a costruire Sichem, la sua capitale, e a E di Sichem, dall’altra parte del Giordano, fortificò l’insediamento di Penuel (Peniel), la località dove Giacobbe aveva lottato con l’angelo. (I Re 12:25; Gen. 32:30, 31) Vedendo i suoi sudditi affluire al tempio di Gerusalemme per adorare, Geroboamo pensò che col tempo avrebbero potuto passare dalla parte di Roboamo e allora l’avrebbero ucciso. Perciò decise di porvi fine istituendo il culto dei due vitelli d’oro, che eresse uno a Betel nel S e l’altro a Dan nel N. Istituì anche un suo sacerdozio non aaronnico, formato da elementi del popolo in generale disposti a procurarsi l’incarico mediante l’offerta di un toro e sette montoni. Costoro prestavano servizio “per gli alti luoghi e per i demoni a forma di capri e per i vitelli che aveva fatti”. Geroboamo inventò anche speciali ‘feste’ e diede personalmente l’esempio offrendo sacrifici agli dèi da lui appena creati. — I Re 12:26-33; II Re 23:15; II Cron. 11:13-17; 13:9.
Una volta, mentre Geroboamo si accingeva a offrire fumo propiziatorio sull’altare di Betel, lo spirito di Geova spinse un uomo di Dio a rimproverare il re per la sua detestabile idolatria e, quando il re ordinò di acciuffare quel servitore di Dio, l’altare si spaccò in due, spargendo la cenere, e la mano del re si seccò. Solo dopo che l’uomo di Dio ebbe placato l’ira di Geova la mano tornò normale, tuttavia Geroboamo seguitò nella sua blasfema sfida contro Geova. (I Re 13:1-6, 33, 34) L’introduzione dell’adorazione dei vitelli costituiva i “peccati di Geroboamo”, peccati di cui si resero colpevoli anche altri re d’Israele perpetuando tale adorazione apostata. — I Re 14:16; 15:30, 34; 16:2, 19, 26, 31; 22:52; II Re 3:3; 10:29, 31; 13:2, 6, 11; 14:24; 15:9, 18, 24, 28; 17:21-23.
Roboamo morì nel diciottesimo anno del regno di Geroboamo, ma le ostilità fra le due nazioni proseguirono durante i tre anni del regno di Abiam (Abia), figlio di Roboamo e suo successore. (I Re 15:1, 2, 6; II Cron. 12:15) Una volta Abia radunò 400.000 uomini per combattere contro gli uomini di Geroboamo che erano il doppio. Nonostante la superiorità numerica e l’abile strategia nel tendere imboscate, Geroboamo subì una grave sconfitta. Perse 500.000 uomini e molte città efraimite, e subì una grave umiliazione. La vittoria di Giuda era dovuta al fatto che Abia e i suoi uomini avevano confidato in Geova e avevano invocato il suo aiuto. — II Cron. 13:3-20.
Ad accrescere la calamità di Geroboamo, suo figlio Abia cadde mortalmente ammalato, al che il re fece travestire la moglie e la mandò a portare un dono al vecchio profeta Ahia, ormai cieco, per chiedere se il bambino sarebbe guarito. La risposta fu ‘No’. Inoltre fu predetto che sarebbe stato stroncato ogni suo erede maschio e, con l’eccezione di questo figlio in cui Geova trovò qualche cosa di buono, nessuno dei discendenti di Geroboamo avrebbe avuto una sepoltura decente, anzi i loro cadaveri sarebbero andati in pasto ai cani o agli uccelli da preda. — I Re 14:1-18.
Poco dopo, nel 976 a.E.V., “Geova gli inferì un colpo, così che [Geroboamo] morì”, dopo ventidue anni di regno. (II Cron. 13:20; I Re 14:20) Gli succedette il figlio Nadab che regnò due anni prima di essere ucciso da Baasa, il quale non lasciò in vita nessuno che respirava della casa di Geroboamo. Così la sua dinastia terminò repentinamente “secondo la parola di Geova”, e “a motivo dei peccati di Geroboamo”. — I Re 15:25-30.
2. Re d’Israele; figlio e successore di Ioas e bisnipote di Ieu. Geroboamo II, quattordicesimo sovrano del regno settentrionale, regnò per quarantun anni, dall’844 all’803 a.E.V. circa. (II Re 14:16, 23) Come tanti dei suoi predecessori fece ciò che era male agli occhi di Geova perpetuando l’adorazione dei vitelli istituita da Geroboamo I. — II Re 14:24.
Si ha notizia di uno speciale censimento fatto evidentemente durante il regno di Geroboamo II. (I Cron. 5:17) Tuttavia l’impresa più notevole del suo regno fu la riconquista della terra persa in precedenza. Adempiendo la profezia di Giona, Geroboamo ristabilì “la linea di confine d’Israele dall’entrata di Amat fino al mare dell’Araba [Mar Morto]”. Gli è attribuita anche la restituzione di “Damasco e Amat a Giuda in Israele”. (II Re 14:25-28) Questo può significare che Geroboamo impose un tributo ai regni di Damasco e di Amat, come era stato loro imposto dal regno di Giuda all’epoca di Davide e di Salomone. — Confronta II Samuele 8:5-10; I Re 4:21; II Cronache 8:4.
Nella scia di tali successi senza dubbio ci fu un’ondata di prosperità materiale per il regno settentrionale. Ma allo stesso tempo continuò il declino spirituale della nazione. I profeti Osea e Amos mossero aspre critiche al ribelle Geroboamo e ai suoi sostenitori per la loro aperta apostasia, e anche per la loro condotta immorale: frode, furti, fornicazione, omicidi, oppressione, idolatria e altre pratiche che disonoravano Dio. — Osea 1:2, 4; 4:1, 2, 12-17; 5:1-7; 6:10; Amos 2:6-8; 3:9, 12-15; 4:1.
Particolarmente severo fu l’avvertimento dato da Geova a Geroboamo per bocca del profeta Amos: “Mi leverò contro la casa di Geroboamo con una spada”, e “Geroboamo morrà di spada”. (Amos 7:9-11) Dopo la sua morte salì al trono il figlio
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