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CheturaAusiliario per capire la Bibbia
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da cui sarebbe venuto il Seme promesso. (Gen. 17:19-21; 21:2, 3, 12; Ebr. 11:17, 18) Abraamo lasciò tutto quello che aveva a Isacco; invece ai figli delle sue concubine, “mentre egli era ancora in vita” diede dei doni e poi “li mandò via da Isacco suo figlio, verso est, al paese dell’Oriente”. — Gen. 25:5, 6.
Solo perché le loro facoltà riproduttive erano state miracolosamente ravvivate Abraamo e Sara, nella vecchiaia, poterono avere un figlio: Isacco. (Ebr. 11:11, 12) Evidentemente il rinnovato vigore permise ad Abraamo di divenire padre di altri sei figli avuti da Chetura, in età ancora più avanzata.
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ChiaveAusiliario per capire la Bibbia
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Chiave
Strumento usato per aprire o chiudere porte menzionato nella Bibbia sia in senso letterale che figurativo.
In tempi biblici la chiave era spesso un pezzo di legno piatto con sporgenze in corrispondenza dei fori del chiavistello che si trovava all’interno della porta di una casa. Una chiave del genere serviva per spingere la sbarra o il chiavistello interno della porta più che per girare nella serratura come una chiave moderna. La chiave spesso veniva infilata nella cintura o fissata a qualche altro oggetto e portata sulla spalla. — Isa. 22:22.
Sono state scoperte chiavi egiziane di bronzo o di ferro, diritte, lunghe 13 cm circa, con tre o più denti sporgenti all’estremità. Anche i romani usavano chiavi di metallo, fra cui alcune fatte per girare nella serratura. Chiavi di bronzo sono state scoperte anche in Palestina.
Eglon re di Moab aveva una serratura e una chiave per chiudere la porta della sua camera in terrazza. (Giud. 3:15-17, 20-25) Dopo l’esilio alcuni leviti ebbero l’incarico di fare servizio di guardia al tempio, e fu affidata loro ‘la chiave per aprire di mattina in mattina’. — I Cron. 9:26, 27.
USO FIGURATIVO
In senso figurativo la Bibbia usa il termine “chiave” come simbolo di autorità, governo e potenza. Quando Eliachim fu elevato a una posizione di fiducia e di onore, gli fu posta sulla spalla “la chiave della casa di Davide”. (Isa. 22:20-22) Nel Medio Oriente, in epoca più recente, una grossa chiave posta sulla spalla identificava uomini importanti. Nell’antichità, al consigliere del re, insignito delle chiavi, era affidata la sorveglianza delle stanze reali e stava a lui decidere chi poteva essere assunto al servizio del re. Nel messaggio angelico alla congregazione di Filadelfia il glorificato Gesù Cristo ha “la chiave di Davide” ed è lui “che apre onde nessuno chiuda e chiude onde nessuno apra”. (Riv. 3:7, 8) Poiché è l’Erede del patto per il regno fatto con Davide, a Gesù Cristo è affidato il governo della famiglia della fede, ed è lui il capo dell’Israele spirituale. (Luca 1:32, 33) Grazie alla sua autorità, simboleggiata dalla “chiave di Davide”, può aprire o chiudere ‘porte’ simboliche, cioè opportunità e privilegi. — Confronta I Corinti 16:9; II Corinti 2:12, 13.
“Le chiavi del regno”
Gesù disse a Pietro: “Ti darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa legherai sulla terra sarà stata legata nei cieli, e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà stata sciolta nei cieli”. (Matt. 16:19) L’identificazione di queste chiavi deve logicamente basarsi su altre informazioni scritturali. Un’altra volta Gesù parlò di chiavi dicendo dei capi religiosi versati nella Legge: “Avete tolto la chiave della conoscenza; voi stessi non siete entrati, e quelli che entravano li avete impediti!” (Luca 11:52) Confrontando questo versetto con quello di Matteo 23:13 vediamo che si trattava di ‘entrare’ nel “regno dei cieli”. Qui abbiamo dunque un uso simbolico del termine “chiave” in un contesto parallelo a quello delle parole rivolte da Gesù a Pietro. A differenza degli ipocriti capi religiosi dell’epoca, è chiaro che Pietro usò la conoscenza divinamente provveduta per aiutare altri a ‘entrare nel regno’. — Atti 2:1-41; 8:14-25; 10:1-48.
Secondo la grammatica Matteo 16:19 può essere tradotto: “Qualunque cosa legherai sulla terra sarà stata [o, sarà la cosa] legata nei cieli, e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà stata [o, sarà la cosa] sciolta nei cieli”. The New Testament nella traduzione di C. B. Williams dice: “Qualunque cosa tu proibisca sulla terra dev’essere ciò che è già stato proibito in cielo, e qualunque cosa tu permetta sulla terra, dev’essere ciò che è già stato permesso nei cieli”. Il grecista Robert Young traduce letteralmente: “Qualunque cosa tu possa legare sulla terra dovrà esser stata legata nei cieli, e qualunque cosa tu possa sciogliere sulla terra dovrà esser stata sciolta nei cieli”. Poiché altri versetti spiegano chiaramente che il risuscitato Gesù è l’unico vero Capo della congregazione cristiana, ovviamente la sua promessa a Pietro non significava che Pietro avrebbe suggerito al cielo quello che si doveva o non si doveva sciogliere, ma piuttosto che Pietro sarebbe stato lo strumento del cielo per sciogliere o rivelare certe determinate cose. — I Cor. 11:3; Efes. 4:15, 16; 5:23; Col. 2:8-10.
“La chiave dell’abisso”
In Rivelazione 9:1-11 è presentata la visione di una “stella” caduta dal cielo a cui viene data “la chiave della fossa dell’abisso” e che apre tale fossa facendone uscire uno sciame di locuste, il cui re è “l’angelo dell’abisso”. Dato che in Romani 10:6, 7 l’abisso evidentemente corrisponde all’Ades, ne consegue che “la chiave della fossa dell’abisso” è una figura o fa parte delle “chiavi della morte e dell’Ades” possedute dal risuscitato Gesù Cristo, com’è dichiarato in Rivelazione 1:18. Tali “chiavi” senza dubbio rappresentano l’autorità che ha Gesù di risuscitare letteralmente persone, liberandole dai confini della tomba, e anche di liberare persone da uno stato di morte figurativa. (Giov. 5:24-29; confronta Rivelazione 11:3-12). L’ultima menzione della “chiave dell’abisso” è in Rivelazione 20:1-7, dove la visione descrive un angelo con tale chiave che scaglia Satana nell’abisso, chiudendolo e sigillandolo su di lui per mille anni. Al termine di quel periodo Satana è liberato dalla sua “prigione”, senz’altro mediante la “chiave” dell’autorità.
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Chidron, valle del torrenteAusiliario per capire la Bibbia
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Chidron, valle del torrente
(Chìdron) [forse da una radice che significa “nero, sporco”, oppure da una che significa “ardere, bruciare, irradiare calore”].
Profonda valle che separa Gerusalemme dal Monte degli Ulivi, e costeggia la città prima in direzione SE e poi in direzione S. Asciutta anche d’inverno, tranne in occasione di abbondanti piogge, la valle del Chidron inizia poco più a N delle mura di Gerusalemme. La valle dapprima larga e piuttosto piatta, diventa sempre più stretta e profonda. Di fronte alla porta di S. Stefano presso l’antica area del tempio è profonda 30 m e larga 120 m circa. A S dell’antica area del tempio la valle del Chidron si congiunge col Tiropeon e con la valle di Innom. Poi prosegue in direzione SE attraverso l’arido deserto di Giuda fino al Mar Morto. Il nome arabo della parte inferiore della valle è Wadi en-Nar (“wadi di fuoco”), a indicare che è asciutta e infuocata.
Tombe scavate nella roccia occupano il pendio ripido e sassoso della parte E della valle, di fronte a Gerusalemme. Sulla parte O, circa a metà strada fra l’antica area del tempio e il punto in cui si incontrano il Tiropeon e la valle del Chidron, c’è la sorgente di Ghihon. (Vedi GHIHON). Non lontano da questa sorgente la valle del Chidron si allarga e forma un largo spiazzo. Secondo alcuni questo potrebbe corrispondere all’antico “giardino del re”. — II Re 25:4.
Il re Davide, fuggendo dal ribelle Absalom, attraversò a piedi la valle del Chidron. (II Sam. 15:14, 23, 30) Poiché in quell’occasione Simei maledisse Davide, in seguito Salomone impose a Simei di rimanere a Gerusalemme, vietandogli di attraversare la valle del Chidron pena la morte. (I Re 2:8, 9, 36, 37) Gesù attraversò proprio questa valle per recarsi nel giardino di Getsemani. (Giov. 18:1) Durante il regno di Asa, Ezechia e Giosia, re di Giuda, la valle del Chidron servì come luogo per eliminare oggetti idolatrici. (I Re 15:13; II Re 23:4, 6, 12; II Cron. 15:16; 29:16; 30:14) Fu usata anche come luogo di sepoltura. (II Re 23:6) Ciò la rese impura, ed è perciò significativo che la profezia di Geremia additasse un tempo in cui invece “tutti i terrazzi fino alla valle del torrente Chidron” sarebbero diventati “qualche cosa di santo a Geova”. — Ger. 31:40.
[Figura a pagina 234]
La valle del Chidron verso sud
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ChimaAusiliario per capire la Bibbia
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Chima
(ebr. kimàh, da una radice che significa “accumulare, ammassare”).
Termine che ricorre in Giobbe 9:9; 38:31 e Amos 5:8 a proposito di una costellazione o “ammasso stellare”. Viene applicato in genere alle Pleiadi, costellazione formata di sette stelle maggiori e altre minori, avvolta in nebulosità e situata a circa trecento anni–luce dal sole. In Giobbe 38:31 Geova chiede a Giobbe se può stringere “i legami della costellazione di Chima”, e secondo alcuni ciò si riferisce alla compattezza della costellazione delle Pleiadi, costellazione ben visibile a occhio nudo. Anche se l’identificazione con una particolare costellazione non è sicura, la domanda voleva evidentemente chiedere se un semplice uomo può unire insieme un gruppo di stelle onde formino una costellazione permanente. Quindi con questa domanda Geova fece capire a Giobbe l’inferiorità dell’uomo in paragone al Sovrano Universale.
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ChioAusiliario per capire la Bibbia
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Chio
(Chìo).
Una delle isole maggiori dell’Egeo, separata dalla costa occidentale dell’Asia Minore da un braccio di mare largo 8 km o più. L’isola è lunga (da N a S) poco più di 50 km e ha una larghezza (da E a O) che varia dai 13 ai 29 km.
Chio è menzionata in Atti 20 a proposito del ritorno di Paolo a Gerusalemme alla fine del terzo viaggio missionario, nella primavera del 56 E.V. La nave su cui viaggiava Paolo era salpata da Mitilene (Atti 20 v. 14) quasi 100 km più a NE, probabilmente in mattinata, ed ‘era giunta di fronte a Chio’ (Atti 20 v. 15) verso il tramonto. L’indomani il viaggio proseguì lungo la costa fino a Samo, distante poco più di 100 km.
Questo oggigiorno potrebbe sembrare un viaggio piuttosto lento; comunque la narrazione di Luca, testimone oculare, ben si accorda con le caratteristiche geografiche della zona e il sistema di navigazione dell’epoca. La difficile navigazione fra le innumerevoli isole dell’Egeo per essere sicura richiedeva quanta più luce possibile. Far vela di notte sarebbe stato pericoloso perché, anche se il cielo non era coperto, la luna non sarebbe stata nella sua fase più luminosa e sarebbe tramontata poco dopo mezzanotte, dato che erano trascorse tre settimane dalla luna piena o quasi piena di Pasqua. (Atti 20 Vv. 6, 7, 13-15) È interessante notare che in quell’epoca dell’anno i venti sull’Egeo soffiano dal N durante il giorno, mentre la notte c’è una leggera brezza meridionale. Quindi una nave diretta a S doveva probabilmente calare l’ancora al tramonto e far vela l’indomani al primo alito di vento da N.
All’epoca del viaggio di Paolo Chio era una città–stato indipendente della provincia romana dell’Asia, e tale rimase fino al tempo dell’imperatore Vespasiano (69–79 E.V.). Sia l’isola che la sua città principale si chiamano tuttora Khios in greco e Chio o Scio in italiano.
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ChiodoAusiliario per capire la Bibbia
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Chiodo
In tempi biblici i chiodi servivano per tutti gli usi comuni, difatti venivano piantati o conficcati ad esempio nel legno per unire parti di un oggetto, per appendere qualcosa a una parete, o come decorazione. — Isa. 41:7; Ger. 10:3, 4.
I chiodi antichi erano del tutto simili ai chiodi moderni più grossi, anche se a volte erano quadrangolari e avevano punta più affusolata di quelli tuttora in uso. Evidentemente i chiodi più antichi erano di bronzo, ma quelli più grossi in epoche successive erano di ferro. Davide preparò “ferro in gran quantità per chiodi per i battenti delle porte” del futuro tempio. (I Cron. 22:3) Sono stati rinvenuti chiodi ornamentali di bronzo rivestiti di una lamina d’oro, che pare risalgano al 1300–1200 a.E.V. A proposito dei chiodi usati nella costruzione del tempio di Salomone viene detto: “Il peso per i chiodi fu di cinquanta sicli d’oro”. — II Cron. 3:8, 9.
Punteruoli di ferro lunghi 13–18 cm, pare del I, II e III secolo E.V., sono stati rinvenuti nei dintorni di Gerusalemme. Punteruoli del genere possono essere simili ai chiodi usati dai soldati romani per mettere al palo Gesù Cristo. Tommaso non
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