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EsdraAusiliario per capire la Bibbia
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o più quando fu emanato il decreto di sterminare gli ebrei in tutto l’impero persiano. Molti ebrei risiedevano in Babilonia, perciò quella crisi nazionale dovette lasciare su Esdra un’impressione indelebile, rafforzando in lui la fede che Geova aveva cura del suo popolo ed era in grado di liberarlo, e questo fu un addestramento che maturò in lui il giudizio e lo rese idoneo a portare a termine l’enorme compito che gli fu poi affidato. — Est. 1:1; 3:7, 12, 13; 8:9; 9:1.
A GERUSALEMME
Nel 468 a.E.V., sessantanove anni dopo il ritorno da Babilonia del fedele rimanente ebraico al comando di Zorobabele, Artaserse I (Longimano) re di Persia concesse a Esdra “tutto ciò che chiese” circa l’andare a Gerusalemme per promuovervi la pura adorazione. Secondo la lettera ufficiale del re, quegli israeliti che lo desideravano erano liberi di accompagnare Esdra a Gerusalemme. — Esd. 7:1, 6, 12, 13.
Molti ebrei si erano arricchiti a Babilonia, e Gerusalemme non offriva molto da un punto di vista materiale; la città era scarsamente popolata e l’ottimo inizio che c’era stato sotto Zorobabele non aveva avuto seguito. Perciò tornare a Gerusalemme significava perdere una posizione, lasciare amici, rinunciare a una vita più o meno confortevole per farsi una nuova vita in un paese lontano, in condizioni penose e difficili e forse pericolose, per non parlare del viaggio lungo e rischioso a motivo delle numerose tribù arabe ostili e di altri nemici che si potevano incontrare. Per trasferirsi ci voleva coraggio, fede in Geova e zelo per la vera adorazione. Solo 1.500 uomini circa con le loro famiglie furono disposti e pronti a partire, forse seimila in tutto. Per Esdra guidarli non fu un compito facile. Ma le sue esperienze passate l’avevano preparato ed egli si era rafforzato grazie alla mano di Geova su di lui. — Esd. 7:10, 28; 8:1-14.
CON NEEMIA
Non si sa con certezza se Esdra sia rimasto a Gerusalemme o sia tornato a Babilonia. Ma le cattive condizioni in cui si trovava la città, la corruzione che aveva pervaso il sacerdozio, sembrano indicare che fosse assente. Può darsi sia stato invitato da Neemia a tornare dopo la ricostruzione delle mura di Gerusalemme. Ad ogni modo lo vediamo di nuovo all’opera quando legge la Legge al popolo radunato e lo istruisce. Il secondo giorno di quell’assemblea i capi del popolo tengono una speciale adunanza con Esdra per acquistare intendimento della Legge. La festa delle capanne viene tenuta con grande allegrezza. Dopo la celebrazione durata otto giorni, il 24 tishri è proclamato giorno di astinenza, confessione dei peccati e preghiera. Seguendo la direttiva e gli ordini di Esdra e Neemia, si giunge a una “disposizione degna di fiducia”, questa volta non solo a voce, ma per iscritto, attestata dal sigillo dei principi, dei leviti e dei sacerdoti. — Nee. 8:1-9, 13-18; cap. 9.
Lo zelo di Esdra per la giustizia, la devota fiducia in Geova, la fedeltà nell’insegnare a Israele la legge di Dio e la diligenza nel promuovere la vera adorazione ne fanno un ottimo esempio da imitare, uno del “così gran nuvolo di testimoni”. — Ebr. 12:1.
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Esdra, libro diAusiliario per capire la Bibbia
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Esdra, libro di
Raccolta degli ordini imperiali che permisero di ristabilire l’adorazione di Geova fra gli ebrei dopo i settant’anni della desolazione di Gerusalemme, e relazione del lavoro compiuto, nonostante gli ostacoli, per raggiungere tale obiettivo. L’intento dello scrittore era evidentemente quello di spiegare come Geova adempì le promesse di liberare Israele dalla cattività babilonese e ristabilire la vera adorazione a Gerusalemme. A questo intento si è attenuto in tutto il libro. Questa è chiaramente la ragione per cui omise quello che accadde in certi intervalli di tempo, come fra i capitoli 6 e 7 del libro, dal momento che non cercava di scrivere una storia contemporanea completa.
LO SCRITTORE
Esdra, sacerdote, studioso, esperto copista e uomo che aveva “preparato il suo cuore . . . per insegnare in Israele regolamento e giustizia” e per correggere quello che lasciava a desiderare nell’adorazione di Geova praticata dagli israeliti rimpatriati, aveva senz’altro un’ottima preparazione per scrivere il libro che porta il suo nome. Il potere concessogli dal re di Persia gli dava un ulteriore motivo e l’autorità di fare le ricerche necessarie, e sarebbe stato solo logico che un uomo del genere mettesse per iscritto questa importante parte della storia della sua nazione. (Esd. 7:6, 10, 25, 26) Lo scrittore è dunque onesto nello scrivere in prima persona dal capitolo 7, versetto 27, a tutto il capitolo 9. Quasi tutti gli esegeti sono d’accordo che il libro di Esdra prosegue la narrazione storica dal punto in cui termina quella di Cronache, come risulta confrontando II Cronache 36:22, 23 ed Esdra 1:1-3. Questo ancora una volta indica che Esdra ne fu lo scrittore, e anche la tradizione ebraica lo conferma. Il libro fu scritto verso il 460 a.E.V., insieme ai libri di Cronache.
AUTENTICITÀ
Il libro di Esdra è incluso nel canone ebraico. In origine, unito a Neemia, formava un unico rotolo. Il Talmud segue questa tradizione, ma dal XVI secolo le Bibbie ebraiche stampate fanno una distinzione, pur considerando i due libri come uno solo nel numero complessivo dei libri delle Scritture Ebraiche. La Martini e anche altre versioni italiane, imitando la Vulgata, indicano che il libro di Neemia è chiamato anche secondo libro di Esdra. Esiste un libro apocrifo in greco chiamato III Esdra, composto di brani presi da II Cronache, Esdra e Neemia, e da certe leggende popolari; inoltre c’è un libro erroneamente chiamato IV Esdra.
Il libro di Esdra è scritto in massima parte in ebraico. Ma una parte di una certa consistenza è in aramaico dal momento che Esdra ha copiato documenti ufficiali presi dall’archivio di stato. Questi includono copie delle lettere inviate ai re di Persia da funzionari “oltre il Fiume [Eufrate]” con le relative risposte del re e decreti che i funzionari dovevano osservare. Inoltre Esdra fa una breve storia per collegare tali documenti. L’aramaico era la lingua della diplomazia, usata anche negli scambi internazionali ai giorni di Esdra. Le parti aramaiche si trovano nei capitoli da 4 a 7. Alcune delle informazioni di Esdra sono state copiate da documenti ebraici, e questa parte è naturalmente in ebraico. Tutto ciò avvalora l’autenticità della narrazione di Esdra.
In Esdra 7:23-26 si legge che il governo persiano riconosceva che la legge di Mosè era vincolante per gli ebrei e che i persiani contribuirono così a ristabilire la vera adorazione. Questo è confermato dall’archeologia. Documenti papiracei, che risalgono al V secolo a.E.V., sono stati scoperti nell’isola di Elefantina, in Egitto. In uno di questi Dario II dà istruzioni circa l’osservanza della Pasqua
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