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FortificazioniAusiliario per capire la Bibbia
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MURA
Dopo il fossato e il bastione, le mura costituivano il successivo aspetto del sistema difensivo. Nei tempi più antichi le mura erano meno resistenti. A volte all’interno delle mura e delle torri erano sistemati gli alloggiamenti dei soldati e i depositi e di solito c’era una scala che portava fino alla cima delle torri. Le mura erano fatte di grosse pietre, mattoni e terra. Alcuni massi di pietra erano enormi. Le mura più antiche erano per lo più di pietra senza calcina. In seguito fra le pietre si metteva della malta, che veniva preparata pressando l’argilla coi piedi e mischiandola con acqua, come per fare i mattoni. Altrimenti si poteva crepare e ciò avrebbe indebolito la resistenza delle mura. — Confronta Ezechiele 13:9-16; Naum 3:14.
TORRI
Delle torri erano costruite nelle mura interne (oltre ai bastioni o alle torri delle mura esterne). Erano più alte delle mura, a volte anche di 3 m. Avevano la sommità merlata e sotto la merlatura a volte c’erano feritoie per lanciare frecce e pietre. Essendo più alte delle mura le torri permettevano ai difensori di sorvegliare il tratto di muro fra le torri, che non distavano mai fra loro più di due tiri d’arco, anzi di solito erano molto più vicine, per permettere ai difensori di tenere sotto controllo tutto il tratto lungo le mura. In cima alla torre c’era un ballatoio con aperture nel pavimento per poter lanciare direttamente sugli assalitori sottostanti frecce infuocate, pietre e tizzoni ardenti. Torri del genere sono menzionate più volte nelle Scritture. (Nee. 3:1; Ger. 31:38; Zacc. 14:10) Le rovine presso Tell en-Nasbeh (Mizpa?) indicano che la città aveva dieci torri. Le torri servivano anche come postazioni per le sentinelle, che potevano scorgere in distanza il nemico che si avvicinava. — Isa. 21:8, 9.
PORTE
Le porte erano la parte più debole del sistema difensivo di una città; perciò non si trascurava nulla onde concentrare al massimo la difesa delle mura presso le porte. Si costruivano solo le porte indispensabili al passaggio degli abitanti che andavano e venivano dalla città in tempo di pace. Prima che entrassero in uso i carri da guerra, le porte erano strette, con passaggi obbligati ad angolo acuto per rendere il più difficile possibile l’accesso al nemico. In seguito i carri richiedevano passaggi più larghi. Le vie d’accesso alle porte erano situate in modo che i soldati attaccanti fossero costretti a esporre il fianco destro non protetto al tiro dei difensori della città. — Vedi PORTA.
LA FORTEZZA
Di solito nel punto più elevato della città veniva costruita la fortezza, che aveva una torre e mura proprie, meno massicce però delle mura della città. Lì si trovavano il palazzo del re o del governatore e le abitazioni dei ministri. La fortezza costituiva l’ultima possibilità di rifugio e resistenza. Quando i soldati nemici si aprivano un varco nelle mura della città dovevano combattere per le strade fino a raggiungere la torre. Tale doveva essere la torre di Tebez, che Abimelec attaccò dopo aver conquistato la città e di dove una donna gli ruppe il cranio facendogli precipitare sulla testa la parte superiore di una macina. — Giud. 9:50-54.
LA RISERVA IDRICA
Non costituiva un problema se la città si trovava sulla riva di un fiume. Ma generalmente se la città era costruita su una collina o colle artificiale, l’acqua di una sorgente o di un pozzo si trovava più in basso. Era possibile portare l’acqua all’interno della città scavando un tunnel in pendenza che dalla sorgente raggiungeva una cisterna situata più in basso all’interno della città, così che l’acqua vi poteva scendere per forza di gravità. Oppure si poteva scavare una scala fino al tunnel che raggiungeva la fonte fuori della città, in modo che gli abitanti potessero andare a riempire le loro anfore d’acqua. La sorgente o il pozzo potevano quindi essere ricoperti e nascosti quanto più possibile alla vista del nemico. Gioab entrò in Gerusalemme e la conquistò per Davide passando per un tunnel del genere. — II Sam. 5:8; I Cron. 11:6.
FORTIFICAZIONI CON PALI APPUNTITI
Nel predire la distruzione di Gerusalemme, Gesù Cristo precisò che i nemici avrebbero costruito intorno alla città una fortificazione con pali appuntiti. (Luca 19:43) Lo storico Giuseppe Flavio conferma l’esatto adempimento di questa profezia. Tito propose di costruire una fortificazione per impedire agli ebrei di abbandonare la città e così costringerli alla resa o, se questo non era possibile, rendere più facile la conquista della città per fame. La sua tesi prevalse e l’esercito fu organizzato per attuare il piano. Le legioni e i reparti minori dell’esercito fecero a gara per portare a termine l’impresa; ciascuno era spronato dal desiderio di accontentare i superiori. Per provvedere il materiale necessario alla costruzione di tale fortificazione la campagna intorno a Gerusalemme fu spogliata degli alberi per un raggio di 16 km. Secondo Giuseppe Flavio questa fortificazione lunga più di 7 km fu completata in soli tre giorni, mentre normalmente avrebbe richiesto diversi mesi. All’esterno furono costruiti tredici posti di guarnigione, che avevano complessivamente una circonferenza di 2 km circa.
TESTIMONIANZA ARCHEOLOGICA
Del re Uzzia si legge: “Fece in Gerusalemme macchine da guerra, invenzione di ingegneri, affinché fossero sule torri e sugli angoli, per tirar frecce e grosse pietre”. (II Cron. 26:15) Non si capisce bene cosa fossero queste macchine da guerra. Gli archeologi hanno scoperto bassorilievi a ricordo dell’assalto di Sennacherib contro la città di Lachis, in cui compare un’innovazione difensiva che alcuni vorrebbero attribuire a Uzzia. Da tali bassorilievi risulta che sulle torri e agli angoli delle mura di Lachis c’erano sopra i parapetti merlati delle strutture di legno che sostenevano scudi circolari. Questo era un gran vantaggio per i difensori della città, che potevano stare in piedi, con entrambe le mani libere per tirare frecce con l’arco o pietre con la fionda contro gli assedianti, essendo in tal modo molto più protetti di prima quando dovevano uscire allo scoperto per tirare e poi ritirarsi dietro i merli delle mura.
USI SIMBOLICI
La torre o fortezza di una città fortificata era l’ultima roccaforte, e nel deserto le torri erano i luoghi di rifugio più sicuri per chilometri all’intorno. Perciò è evidente la proprietà di linguaggio di Proverbi 18:10: “Il nome di Geova è una forte torre. Il giusto vi corre e gli è data protezione”. Pure significative sono le parole di Davide: “Geova è la mia rupe e la mia fortezza e Colui che mi provvede scampo”. (II Sam. 22:2) “Divieni per me una fortezza di roccia in cui entrare di continuo. Devi comandare di salvarmi, poiché tu sei la mia rupe e la mia fortezza”. (Sal. 71:3, NW) Questo era particolarmente significativo per gli ebrei che potevano alzare gli occhi verso la grande fortezza di Gerusalemme, più elevata di quasi tutte le altre maggiori capitali della storia umana, con le sue possenti mura difensive. Spiega anche le parole pronunciate per mezzo del profeta Zaccaria da Geova Dio, che parla di se stesso come di “un muro di fuoco tutto intorno” a Gerusalemme. Ciò dà al suo popolo l’incoraggiante assicurazione che, anche se le mura di pietra possono essere abbattute, Geova stesso è la vera difesa dei suoi servitori. — Sal. 48:11-13; Zacc. 2:4, 5.
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ForuncoloAusiliario per capire la Bibbia
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Foruncolo
Pustola, gonfiore localizzato e dolente della pelle provocato non da una ferita precedente, ma da un’infezione causata da batteri che invadono i follicoli piliferi o le ghiandole sebacee e sudoripare. Iniziando da un piccolo arrossamento e gonfiore, il foruncolo espelle poi del pus e infine la parte centrale dura. A volte diversi foruncoli si formano in una zona infetta. Il “carbonchio” è più pericoloso di un foruncolo, interessa una zona più vasta, a volte è molto doloroso e può essere accompagnato da sintomi come mal di testa, febbre e prostrazione. A volte è mortale. — Eso. 9:8-11; Lev. 13:18-23; Deut. 28:15, 27, 35; II Re 20:1, 7; Giob. 2:7; Isa. 38:1, 21.
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Fossa, pozzoAusiliario per capire la Bibbia
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Fossa, pozzo
Profonda buca o cavità, naturale o artificiale. I pozzi di bitume in cui caddero i re di Sodoma e di Gomorra erano evidentemente pozzi naturali di cui la zona era ricca (Gen. 14:10); mentre la cisterna nella quale i fratelli gettarono Giuseppe era senz’altro di fattura umana. — Gen. 37:20-29.
Il termine ebraico she’òhl è tradotto tre volte “fossa [pit]” nell’Authorized Version. (Num. 16:30, 33; Giob. 17:16) Anche se Sceol in effetti è la comune tomba di tutto il genere umano e non una singola tomba, il termine “fossa” rende in certo qual modo l’idea di Sceol, cioè di “luogo infossato”. In Giobbe 17:13-16 troviamo Sceol e fossa usati da Giobbe con significato parallelo come luoghi di tenebre e polvere. Similmente nel Salmo 30:3 Davide dice in preghiera a Dio: “O Geova, hai tratto la mia anima dallo stesso Sceol; mi hai conservato in vita, affinché io non scendessi nella fossa”. (Confronta Giona 2:2-6. In Salmo 88:3-5 Sceol, fossa e luogo di sepoltura sono menzionati in quest’ordine. (Vedi anche Giobbe 33:18-30; Salmo 30:3, 9; 49:7-10, 15; 88:6; 143:7; Proverbi 1:12; Isaia 14:9-15; 38:17, 18; 51:14; vedi SCEOL; SEPOLCRO). Era naturale associare la fossa con la morte e il sepolcro poiché nell’antichità si usava scavare una fossa come luogo di sepoltura.
Fosse o pozzi erano scavati per intrappolare un nemico o prendere animali, e perciò sono usati in senso figurativo per indicare situazioni pericolose o complotti ai danni dei servitori di Dio. (Sal. 7:15; 40:2; 57:6; Prov. 26:27; 28:10; Ger. 18:20, 22) A volte nella fossa si metteva una rete per prendere la vittima che vi cadeva. (Sal. 35:7, 8) Secondo la Legge, se un animale domestico cadeva in un pozzo che era stato scavato e moriva, il proprietario del pozzo doveva risarcire il proprietario dell’animale. — Eso. 21:33, 34.
Con significato simile una prostituta e “la bocca delle donne estranee” sono paragonate a una “fossa profonda”. — Prov. 22:14; 23:27.
Le cisterne usate dagli ebrei e da altri orientali come riserva d’acqua erano dei pozzi scavati nel terreno. Spesso erano a forma di fiasco con un’imboccatura profonda almeno 1 m e larga solo 30 cm o poco più, mentre la parte inferiore si allargava formando una cavità tondeggiante.
Il sostantivo greco phrèar, “fossa”, che ricorre in Rivelazione 9:1, 2 nell’espressione “fossa dell’abisso”, è lo stesso termine usato da Giovanni nel suo Vangelo per descrivere il “pozzo” presso la fonte di Giacobbe dove Gesù incontrò la samaritana. (Giov. 4:11, 12) Phrèar nel suo significato più semplice si riferisce a una fossa o a un pozzo scavato nel terreno, e quindi può riferirsi a qualsiasi fossa o abisso, anche quello insondabile da cui ascendono le locuste di Rivelazione. — Riv. 9:13; vedi ABISSO; TARTARO.
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FrassinoAusiliario per capire la Bibbia
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Frassino
(fràssino) [ebr. tidhàdr].
Il nome di questo albero ricorre due volte nelle Scritture Ebraiche, in Isaia 41:19 e 60:13. Nel primo versetto è incluso fra altri alberi come il ginepro e il cipresso, che cresceranno rigogliosi nella pianura desertica nelle predette condizioni paradisiache, e nel secondo
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