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  • Il Messia doveva soffrire e morire?
    Svegliatevi! 1983 | 22 agosto
    • e la morte di Gesù non erano più considerate un impedimento al suo ruolo di Messia. Anzi, tali avvenimenti finirono per essere considerati come ulteriori prove che Gesù era il Messia!

      Perché era così difficile accettarlo?

      La maggior parte della nazione ebraica di quel tempo però trovò difficile accettare il concetto di un Messia che doveva soffrire e morire. Questo fu dovuto senza dubbio ad altre credenze diffuse a quell’epoca. Molti ebrei per esempio credevano di poter vincere completamente la loro innata inclinazione al male cercando di osservare la Legge mosaica, la torah. Costoro speravano di porre ‘fine al peccato’ da soli, per cui non vedevano nessun bisogno che un Messia morisse e così espiasse i loro peccati.

      Un altro insegnamento popolare era che gli ebrei sarebbero stati dichiarati giusti da Dio solo perché erano discendenti di Abraamo. Quindi, se agli ebrei era automaticamente attribuita la giustizia, non c’era alcun bisogno che un Messia ‘giustificasse molti’. Sì, come disse Klausner, “l’intero concetto di un Messia che doveva essere messo a morte era tale che, al tempo di Gesù, non poteva essere compreso . . . dagli ebrei”.

      Per forse cent’anni dopo la morte di Gesù il popolo ebraico rifiutò di credere in un Messia che sarebbe stato messo a morte. Ma poi accadde qualcosa che cambiò la situazione. Cosa?

  • Che ne è stato dell’attesa ebraica?
    Svegliatevi! 1983 | 22 agosto
    • Che ne è stato dell’attesa ebraica?

      LA RACCOLTA di antichi scritti ebraici chiamata Talmud babilonese contiene il seguente commento riguardo al Messia, commento che risale al principio del secondo secolo:

      “‘E il paese farà cordoglio’ (Zacc. 12:12). Qual è la ragione di questo cordoglio? . . . Rabbi Dosa dice: ‘[Faranno cordoglio] per il Messia che sarà ucciso’”.

      Stranamente questo brano dice che il Messia viene ucciso; tuttavia abbiamo visto che questo concetto era incomprensibile per gli ebrei del primo secolo. Cosa fece cambiare il modo di pensare?

      L’idea di un Messia che sarebbe morto sembra sia divenuta popolare nel secondo secolo dell’era volgare, particolarmente dopo la morte di Simone Bar Kokhba. Bar Kokhba era un guerriero, un rivoluzionario politico. Fu accolto ovunque come Messia. Anche rabbi Aqiba ben Yosef, definito “il più influente di tutti i saggi rabbinici”, acclamò Bar Kokhba come Messia.

      Infine Bar Kokhba capeggiò una ribellione ebraica contro il governo romano. Dopo un’iniziale vittoria contro le legioni di Roma, Bar Kokhba tentò per tre anni di respingere gli eserciti romani ritornati, e nella lotta persero la vita oltre mezzo milione di ebrei. Ma nel 135 E.V. la ribellione fu domata e Bar Kokhba ucciso.

      La generazione che aveva appoggiato entusiasticamente Bar Kokhba venne a trovarsi in una situazione strana. La morte di Bar Kokhba mise in discussione non solo la speranza messianica ma anche il prestigio di rabbi Aqiba. Il dottor Joseph Heinemann dell’Università ebraica di Gerusalemme spiega l’effetto che la morte di Bar Kokhba produsse sui suoi contemporanei:

      “Questa generazione deve avere cercato, con le buone o con le cattive, di ottenere l’impossibile: sostenere la messianicità di Bar Kokhba malgrado il suo fallimento. Questa posizione paradossale non avrebbe potuto trovare espressione più adatta che nell’ambivalenza della leggenda di un Messia che è condannato a cadere in battaglia, eppure continua ad essere un vero redentore”.

      Ma come potevano gli ebrei conciliare questa idea di un Messia che sarebbe morto con il fatto che doveva diventare re? Raphael Patai fa notare:

      “Il dilemma fu risolto dividendo la persona del Messia in due: una, detta messia ben Yosef [o figlio di Yosef], doveva sollevare gli eserciti d’Israele contro i loro nemici, e, dopo molte vittorie e miracoli, sarebbe caduto vittima. . . . L’altra, messia ben David [o figlio di David], verrà dopo di lui . . . e condurrà Israele alla vittoria finale, al trionfo, e alla messianica era di beatitudine”.

      L’idea di un Messia che doveva morire continuò a evolversi negli anni successivi alla morte di Bar Kokhba e finì per essere applicata a un Messia ancora futuro che sarebbe morto in battaglia. Chiarendo questo punto, Patai spiega: “Si immagina vada compreso che . . . [il Messia] come Figlio di Yosef morirà alla soglia della Fine dei Giorni, ma poi tornerà in vita come Figlio di David e completerà la missione che aveva intrapresa nella sua precedente incarnazione”.

      Strano il parallelo che c’è fra questa credenza e quella dei cristiani del primo secolo! Entrambi i gruppi asserivano di credere in un Messia che sarebbe morto e che sarebbe stato risuscitato prima della predetta era di pace!

      Sollevate nuove obiezioni

      Nei primi secoli dell’era volgare, il pagano Impero Romano si convertì al cattolicesimo romano, e fra coloro che professavano di seguire Gesù si diffuse l’antisemitismo. Negli anni che seguirono gli ebrei assisterono ad atrocità come le crociate e l’Inquisizione, atti che andavano chiaramente contro il comando di Dio di ‘desiderare per il prossimo quel che desideri per te stesso’. (Levitico 19:18) Inoltre, coloro che professavano di seguire Gesù adottarono credenze non cristiane come l’adorazione di un Dio trino. Eppure Mosè aveva insegnato: “Il Signore è uno”. (Deuteronomio 6:4) Così, mentre la prima obiezione mossa riguardo a Gesù, che non potesse essere il Messia perché era morto, non poteva più essere considerata valida, fu sollevata una nuova obiezione, questa volta riguardo alla condotta e alle credenze non scritturali di coloro che professavano di seguire Gesù. Per cui il giudaismo continuò a respingere il cristianesimo.

      Il Messia: una persona vera o un ideale?

      La speranza messianica in Israele rimase viva nei secoli. Per esempio quando Maimonide, un rabbino del medioevo, formulò i suoi Tredici Articoli di Fede, vi incluse il seguente: “Credo . . . [e ho] piena fiducia che il Messia verrà, e anche se tardasse, ogni giorno attenderò la sua venuta”.

      Ma avvicinandoci di più all’epoca moderna, notiamo che l’idea stessa di un Messia come persona è caduta nell’oblio

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