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  • Mical
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • lino”, Mical osservandolo dalla finestra “lo disprezzava in cuor suo”. Quando Davide fece ritorno a casa, Mical espresse con sarcasmo i suoi sentimenti, rivelando mancanza di apprezzamento per lo zelo che Davide aveva manifestato verso l’adorazione di Geova e indicando che secondo lei aveva agito in modo poco dignitoso. Davide allora la rimproverò e per castigarla non ebbe più rapporti sessuali con lei, che morì senza figli. — II Sam. 6:14-23.

      ALLEVA I FIGLI DI SUA SORELLA

      In II Samuele 21:8 si parla dei “cinque figli di Mical figlia di Saul che ella aveva partorito ad Adriel”. Questi erano fra gli appartenenti alla famiglia di Saul che Davide consegnò ai gabaoniti perché fosse fatta ammenda per il tentativo di Saul di annientarli. (II Sam. 21:1-10) L’apparente contraddizione fra II Samuele 21:8 e II Samuele 6:23, dov’è detto che Mical morì senza figli, può essere spiegata come fanno alcuni commentatori: i ragazzi erano i cinque figli di sua sorella Merab che Mical allevò dopo la morte prematura della loro madre. — Vedi MERAB.

  • Michea
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    • Michea

      (Michèa) [forma abbreviata di “Micaia”, che significa “chi è simile a Iah (Geova)?”].

      Scrittore del libro biblico che porta il suo nome e profeta di Geova all’epoca dei re di Giuda Iotam, Acaz ed Ezechia (777-716 a.E.V.). Contemporaneo dei profeti Osea e Isaia. Non si conosce la durata esatta della sua attività profetica. Michea evidentemente smise di profetizzare alla fine del regno di Ezechia, quando fu ultimata la stesura del suo libro profetico. — Mic. 1:1; Osea 1:1; Isa. 1:1.

      Michea era nativo del villaggio di Moreset, a SO di Gerusalemme. (Ger. 26:18) Poiché abitava nella fertile Sefela, conosceva bene la vita rurale, da cui fu ispirato a trarre notevoli illustrazioni. (Mic. 2:12; 4:12, 13; 7:1, 4, 14) Profetizzò in tempi assai turbolenti, quando falsa adorazione e corruzione morale prevalevano in Israele e in Giuda, e quando il re Ezechia diede corso a riforme religiose. (II Re 15:32-20:21; II Cron. capp. 27-32) A ragione “la parola di Geova che fu rivolta a Michea” avvertiva che Dio avrebbe fatto di Samaria “un mucchio di rovine del campo”, e prediceva anche: “Sion sarà arata come un semplice campo, e Gerusalemme stessa diverrà semplici mucchi di rovine”. (Mic. 1:1, 6; 3:12) La devastazione di Giuda e Gerusalemme sarebbe avvenuta molti anni dopo, nel 607 a.E.V., ma probabilmente Michea era ancora in vita quando fu distrutta Samaria. — II Re 25:1-21; 17:5, 6.

  • Michea, libro di
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    • Michea, libro di

      Libro profetico delle Scritture Ebraiche che riporta la parola di Geova riguardante Samaria e Gerusalemme pronunciata per mezzo di Michea. Si compone di tre parti principali, ciascuna delle quali inizia con la parola “Udite”. — Mic. 1:2; 3:1; 6:1.

      Le parole profetiche di Michea circa la desolazione di Samaria devono essere state pronunciate prima della distruzione della città nel 740 a.E.V., e i suoi messaggi orali furono evidentemente messi per iscritto prima della fine del regno di Ezechia.

      La condizione morale prevalente fra la popolazione di Israele e di Giuda all’epoca di Michea era deplorevole. I governanti opprimevano il popolo, specie i poveri. Giudici, sacerdoti e profeti agivano per denaro. Idolatria, frode, oppressione, ingiustizie e spargimento di sangue abbondavano. Non ci si poteva fidare neanche di amici intimi e familiari. — Mic. 1:7; 2:1, 2; 3:1-3, 9-12; 6:12; 7:2-6.

      Il libro di Michea descrive con franchezza gli errori di Israele e di Giuda. Pur predicendo la desolazione di Samaria e di Gerusalemme a motivo delle loro trasgressioni (Mic. 1:5-9; 3:9-12), contiene anche promesse di restaurazione e delle successive benedizioni di Dio. — Mic. 4:1-8; 5:7-9; 7:15-17.

      L’autenticità di questo libro è indiscussa. È in armonia col resto delle Scritture nel rivelare che Geova è un Dio misericordioso e amorevole, che perdona l’errore e passa sopra alla trasgressione. (Mic. 7:18-20; confronta Esodo 34:6, 7; Salmo 86:5). Sin dall’antichità gli ebrei l’hanno considerato autentico. Circa cent’anni dopo l’epoca di Michea le sue parole relative alla desolazione di Gerusalemme, pronunciate durante il regno di Ezechia, furono citate da alcuni anziani di Giuda a difesa del profeta Geremia. (Ger. 26:17-19; confronta Michea 3:12). Secoli dopo i capi sacerdoti e gli scribi, in base alla profezia di Michea, affermarono che il Cristo doveva nascere a Betleem. (Matt. 2:3-6; confronta Michea 5:2). L’adempimento delle profezie relative a Samaria e Gerusalemme e al Messia o Cristo dimostrano che questo libro fu ispirato da Dio. Pure degne di nota sono le parole di Gesù circa il fatto che i nemici dell’uomo sarebbero stati i suoi stessi familiari, parole che hanno un parallelo in Michea 7:6. — Matt. 10:21, 35, 36.

      SCHEMA DEL CONTENUTO

      I Parola di Geova circa il giudizio contro Samaria, giudizio che avrebbe influito anche su Giuda e Gerusalemme (1:1-2:13)

      A. Calamità dovuta alle trasgressioni, fra cui idolatria e frode (1:1-2:11)

      B. Rimanente israelita radunato dopo la calamità (2:12, 13)

      II Trasgressioni dei governanti provocano distruzione di Gerusalemme, seguita però da restaurazione della città e della vera adorazione (3:1-5:15)

      A. Governanti condannati per oppressione, ingiustizie e spargimento di sangue; falsi profeti perché agivano per denaro e facevano sviare il popolo; sacerdoti perché si facevano pagare per insegnare (3:1-12)

      B. Monte della casa di Geova sarà stabilito al di sopra delle cime degli altri monti, le nazioni vi accorreranno e impareranno le vie di Dio e la pace (4:1-5)

      C. Rimanente radunato dopo esser stato portato fino a Babilonia (4:6-5:15)

      1. Sion sarà resa potente (4:6-13)

      2. Restaurazione correlata col dominatore venuto da Betleem che doveva pascere nella forza di Geova e recare liberazione dall’assiro (5:1-6)

      3. Rimanente di Giacobbe sarà “come la rugiada” e “come il giovane leone fornito di criniera fra i branchi di pecore” (5:7-9)

      4. Saranno eliminati dal paese cavalli, carri da guerra, stregonerie, praticanti di magia e oggetti idolatrici; sarà eseguita vendetta sulle nazioni disubbidienti (5:10-15)

      III Causa legale di Geova contro il suo popolo, suo giudizio avverso e successivo perdono del rimanente (6:1-7:20)

      Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, pp. 154-157.

  • Michele
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    • Michele

      (Michèle) [Chi è simile a Dio?].

      L’unico santo angelo oltre a Gabriele menzionato per nome nella Bibbia, e il solo chiamato “arcangelo”. (Giuda 9) Il nome ricorre per la prima volta nel decimo capitolo di Daniele, dove Michele, definito “uno dei primi principi”, viene in aiuto di un angelo inferiore a cui si opponeva “il principe del regale reame di Persia”. Nelle parole rivolte a Daniele, Michele è chiamato “il vostro principe”, “il gran principe che sta a favore dei figli del tuo popolo”. (Dan. 10:13, 20, 21; 12:1) Questo indica che Michele era l’angelo che guidò gli israeliti nel deserto. (Eso. 23:20, 21, 23; 32:34; 33:2) A sostegno di questa conclusione sta il fatto che “l’arcangelo Michele ebbe una controversia col Diavolo e disputava intorno al corpo di Mosè”. — Giuda 9.

      Prove scritturali mostrano che Michele era il nome del Figlio di Dio prima che lasciasse il cielo per diventare Gesù Cristo e anche dopo che vi tornò. Michele è l’unico chiamato “arcangelo”, che significa “angelo principale” o “angelo capo”, termine che ricorre nella Bibbia solo al singolare, a indicare che uno solo Dio ha designato quale capo delle schiere angeliche. In I Tessalonicesi 4:16 la voce del risuscitato Signore Gesù Cristo viene definita “voce di arcangelo”, e ciò fa pensare che lui stesso sia in effetti l’arcangelo. Questo versetto lo descrive nell’atto di scendere dal cielo con “chiamata di comando”. È solo logico dunque che la voce che esprime tale chiamata di comando sia definita con un termine che non sminuisca la grande autorità di cui ora è investito Cristo Gesù quale Re dei re e Signore dei signori. (Matt. 28:18; Riv. 17:14) Se il titolo “arcangelo” non si riferisse a Gesù Cristo, ma ad altri angeli, l’espressione “voce di arcangelo” non sarebbe appropriata: sarebbe una voce meno autorevole di quella del Figlio di Dio.

      Ci sono anche altri elementi che permettono di affermare che Michele è effettivamente il Figlio di Dio. Daniele, dopo aver menzionato per la prima volta Michele (Dan. 10:13), mise per iscritto una profezia di grande portata che si proiettava “nel tempo della fine” (Dan. 11:40), e poi dichiarò: “E durante quel tempo sorgerà Michele” (Dan. 12:1), cioè assumerà il potere o comincerà a regnare. (Confronta Daniele 8:22, 23; 11:2, 3, 7, 20, 21). Questo implica un periodo precedente al suo ‘sorgere’ durante il quale stava ‘seduto’. A questo proposito Ebrei 10:12, 13 dice di Cristo Gesù: “Quest’uomo offrì un solo sacrificio per i peccati in perpetuo e si mise a sedere alla destra di Dio, aspettando quindi che i suoi nemici fossero posti a sgabello dei suoi piedi”. Col ‘sorgere’ di Michele doveva cominciare “un tempo d’angustia tale come non se ne sarà fatto accadere da che ci fu nazione fino a quel tempo”. — Dan. 12:1.

      Il libro di Rivelazione (12:7, 10, 12) menziona Michele in relazione all’istituzione del regno di Dio e collega tale avvenimento con guai per la terra: “E scoppiò la guerra in cielo: Michele e i suoi angeli guerreggiarono contro il dragone, e il dragone e i suoi angeli guerreggiarono. E udii nel cielo un’alta voce dire: ‘Ora son venuti la salvezza e la potenza e il regno del nostro Dio e l’autorità del suo Cristo, perché è stato gettato giù l’accusatore dei nostri fratelli,... Per questo motivo, rallegratevi, o cieli e voi che risiedete in essi! Guai alla terra e al mare’”. Gesù Cristo è poi descritto quale condottiero degli eserciti celesti che guerreggiano contro le nazioni della terra. (Riv. 19:11-16) Ciò presagirebbe un periodo d’angustia, incluso logicamente nel “tempo d’angustia” che doveva seguire il ‘sorgere’ di Michele. (Dan. 12:1) Poiché il Figlio di Dio deve combattere contro le nazioni, è solo ragionevole che fosse colui che con i suoi angeli aveva già combattuto contro il sovrumano dragone, Satana il Diavolo, e i suoi angeli.

      Nella sua esistenza preumana Gesù era chiamato “la Parola”. (Giov. 1:1) Aveva anche il nome proprio Michele. Conservando il nome Gesù dopo la risurrezione (Atti 9:5), la “Parola” dimostra la sua identità col Figlio di Dio sulla terra. Il fatto di aver ripreso il suo nome celeste Michele e il suo titolo (o nome) “La Parola di Dio” (Riv. 19:13) lo ricollega con la sua esistenza preumana. Lo stesso nome Michele, che significa “Chi è simile a Dio?”, fa notare che Geova Dio è senza uguali e che Michele, il suo arcangelo, è il suo grande Sostenitore o Vendicatore.

  • Micmas
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    • Micmas

      (Micmas) [forse, nascosto].

      Località identificata con la moderna Mukhmas su una collina alta circa 600 m sul livello del mare, 11 km a NE di Gerusalemme. Si ritiene che il Wadi Suweinit a S sia la “gola di Micmas”. (I Sam. 13:23) Congiungendosi con altri wadi a SO e NO, il Wadi Suweinit si estende dalla regione montuosa di Efraim fino alla valle del Giordano.

      Senza dubbio con l’intenzione di liberare Israele dalla dominazione filistea, il re Saul arruolò 3.000 uomini scelti. Di questi, 2.000 si accamparono con lui a Micmas e nella regione montuosa di Betel, e gli altri si appostarono con suo figlio Gionatan a Ghibea. In seguito, presso la vicina Gheba (secondo la Vulgata, Ghibea), Gionatan sgominò la “guarnigione” filistea. Per rappresaglia i filistei radunarono un grande esercito, con carri e cavalieri, e costrinsero evidentemente Saul a ritirarsi da Micmas a Ghilgal. Per l’incalzare dei filistei molti israeliti si nascosero in buche e caverne; altri cercarono rifugio a E del Giordano. Il comportamento dei guerrieri israeliti di fronte alla minaccia filistea fu successivamente addotto da Saul come scusa per non aver ubbidito aspettando Samuele per offrire sacrifici. Rimproverato da Samuele per la sua presunzione Saul, con un esercito ridotto a soli 600 uomini, raggiunse poi Gionatan a Gheba. (I Sam. 13:1-16) Se quella di I Samuele 14:2 è la lezione originale, Saul trasferì evidentemente il suo accampamento a Migron presso Ghibea.

      GIONATAN ATTACCA I FILISTEI

      Nel frattempo tre bande di predoni filistei facevano sortite dal loro accampamento presso Micmas, e un avamposto raggiunse la “gola di Micmas”. (I Sam. 13:16-23) Per scongiurare questa minaccia, Gionatan decise di attraversare la gola, che (se si tratta del Wadi Suweinit) forma un profondo anfratto con pareti quasi verticali a E di Gaba (Gheba?). Nel punto in cui il Wadi Suweinit descrive una stretta curva spiccano due colline rotondeggianti con ripidi pendii rocciosi. Queste potrebbero essere le ‘rupi simili a denti’ chiamate Bozez e Sene, le cui creste dentellate si sono forse smussate per l’erosione nel corso di circa tremila anni. (I Sam. 14:1-7) Per un estraneo aprirsi un varco nel labirinto di alture, poggi e ripide rupi taglienti del wadi sarebbe stato quasi impossibile. Ma Gionatan, cresciuto in territorio beniaminita, evidentemente lo conosceva bene. Quando l’accampamento di suo padre si trovava a Micmas e il suo a Gheba, Gionatan aveva senza dubbio avuto molte opportunità di studiare bene la zona.

      Gionatan e il suo scudiero si avvicinarono a Micmas, quindi si fecero notare dall’avamposto filisteo. Scorgendoli i filistei gridarono: “Salite a noi, e vi faremo sapere una cosa!” Al che Gionatan, seguito dallo scudiero, salì aiutandosi con le mani il ripido pendio fino all’avamposto filisteo. Insieme abbatterono una ventina di filistei in un tratto di terra grande circa la metà di quello che un paio di buoi possono arare in un giorno. — I Sam. 14:8, 11-14; confronta A TE e nota in calce 3.

      Un terremoto mandato da Dio, i cui effetti furono notati dalle sentinelle di Saul, gettò nello scompiglio l’accampamento filisteo. Quando Saul e i suoi uomini giunsero sul posto, molti filistei si erano uccisi fra loro

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