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Il nostro ricordo di quelli che son mortiLa Torre di Guardia 1973 | 15 gennaio
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è “per i vivi, $5,00 [L. 2.925]. Questa appartenenza dura in perpetuo dopo la vita; per i deceduti, $2,00 [L. 1.170]”. “I vostri cari defunti possono trovarsi a soffrire in Purgatorio per causa vostra”, dice l’opuscolo. Viene fatta la citazione di un libro apocrifo, che non fa parte delle Scritture ispirate: “‘È un pensiero santo e salutare pregare per i morti, affinché siano sciolti dai peccati’ (2 Macc. xii, 46)”.
Comunque, si può notare che Giuda Maccabeo, citato nel testo, non pregava per le anime che soffrissero in un supposto purgatorio, ma riguardo alla loro speranza della risurrezione dai morti, come il contesto mostra. (Versetti 43, 44) E nel versetto 45 si dice che quelli che eran morti non si trovavano nel purgatorio o in qualche stato cosciente, ma si erano “addormentati”.
Il clero, insegnando in maniera falsa circa lo stato dei morti e approfittando del cordoglio delle persone per la morte di persone care, ha preso denaro influendo sui timori e sui sentimenti d’impotenza dei sopravvissuti. Perciò essi sono in effetti colpevoli di estorsione. Mentono rappresentando Dio in modo errato e privando i vivi della speranza e del conforto che danno le Scritture.
Secondo la sicura promessa di Dio, i vivi possono nutrire con piena certezza la speranza che i loro cari morti torneranno per avere una piena opportunità di vita. Quindi, sotto il dominio del regno di Cristo che il malfattore accanto a Gesù attese, potranno provare se amano e osservano le istruzioni di Dio.
Conformemente, che dovremmo fare noi vivi in questo tempo per essere in vita ad accoglierli al loro ritorno dai morti e davvero esser loro d’aiuto? Noi dovremmo studiare ora la Parola di Dio la Bibbia al fine di ubbidire pienamente ai giusti princìpi ch’essa contiene. Ciò facendo, potremo sopravvivere alla distruzione di questo attuale sistema di cose, distruzione che tutte le evidenze indicano è assai vicina. (Matt. 24:7-14, 34; Sof. 2:3) Come sarà eccellente accogliere i morti che torneranno in vita e partecipare all’opera che sarà compiuta per aiutare questi risuscitati ad acquistare una maggiore conoscenza di Dio, che li conduca alla vita eterna! — Giov. 17:3.
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Chi sono quelli che fanno discepoli?La Torre di Guardia 1973 | 15 gennaio
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Chi sono quelli che fanno discepoli?
Decine e decine di religioni asseriscono d’esser cristiane. Lo sono tutte veramente? Come possiamo saperlo? Un modo è quello di vedere se fanno discepoli.
Il cristiano è un seguace di Gesù Cristo. Esserne seguace significa non solo esserne un credente ma un imitatore. Dal tempo del battesimo a quello della morte, Gesù trascorse molto tempo predicando e insegnando la buona notizia del regno di Dio. Fu infatti chiamato “Maestro”. (Giov. 13:13; Matt. 23:8) È anche chiamato “il testimone fedele e verace” poiché fedelmente testimonia della volontà e del proposito del Padre suo. — Riv. 3:14; Giov. 18:37; 1 Tim. 6:13.
Gesù comandò ai suoi discepoli di fare come egli fece. Prima di ascendere in cielo disse loro: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni . . . insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. Ancora disse loro: “Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra”. — Matt. 28:19, 20; Atti 1:8.
In effetti, senza tale testimonianza non c’è per i cristiani nessuna salvezza. L’apostolo Paolo lo mostrò chiaramente, dicendo: “Col cuore si esercita fede per la giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la salvezza”. Gesù espresse lo stesso pensiero quando disse che avrebbe confessato dinanzi al Padre suo in cielo solo quelli che avevano confessato lui dinanzi agli uomini sulla terra. — Rom. 10:10; Matt. 10:32, 33.
In genere, i capi ecclesiastici riconoscono l’obbligo cristiano di testimoniare e far discepoli. Il ben noto predicatore battista Billy Graham riconosce: “Dovremmo tutti essere testimoni per Cristo”. Ministri e sacerdoti di altre religioni si sono sovente espressi in modo simile. Ma qual è l’effettiva situazione fra le chiese?
Testimoniano in genere i membri ecclesiastici per Dio e per il suo Figlio, e fanno discepoli insegnando ad altri come Gesù disse ai suoi seguaci che dovevano fare? Che dire di voi stesso? Vi ha incoraggiato il vostro pastore a far ciò? Vi ha insegnato egli o la vostra chiesa, e vi ha preparato, ad adempiere questo mandato di predicare e insegnare?
Se doveste testimoniare ad altri, che direste? In qual modo fareste di altri dei discepoli cristiani? Cercate di testimoniare ai vostri vicini o ai vostri compagni di lavoro circa la buona notizia? In realtà, pochissimi che professano d’esser cristiani fanno questo. Senza dubbio questa è la ragione per cui il libro What Americans Believe and How They Worship (1962) dichiara: “Stanley Jones fu preoccupantemente vicino alla verità quando affermò che la chiesa moderna è più un campo per la predicazione evangelica che non una forza per essa”. Perché avviene questo?
Molti membri di chiesa francamente ammettono che non si sentono preparati a far discepoli. Molti altri semplicemente non hanno mai sentito che la loro chiesa si attendesse questo da loro. Tuttavia le stesse parole di Cristo Gesù che diede questo mandato ai suoi seguaci sono infallibilmente chiare. E oggi ci sono persone che fanno le medesime cose che egli comandò e che le compiono come un corpo unito. Considerate alcuni commenti dei capi religiosi i quali mostrano che ciò è quanto accade.
Uno dei principali quotidiani della Danimarca, Berlingske Tidende (9 agosto 1969), in un editoriale disse: “Si può desiderare che la chiesa operi solo a metà così zelantemente per divulgare le informazioni su ciò che è il cristianesimo come i Testimoni [di Geova] operano per propagare” le loro credenze. E un preminente pastore protestante di Brooklyn disse alla sua congregazione: “Io ammiro i Testimoni perché parlano della loro religione. . . . Noi ci abbandoniamo a una cospirazione di silenzio. La religione è l’unica cosa di cui non parliamo mai. . . . I Testimoni danno evidenza, evidenza verbale, ogni giorno della loro fede. Essi si esprimono”.
Il sacerdote e redattore paulista J. B. Sheerin una volta scrisse che i Testimoni
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