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  • Borgate dipendenti
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • (Sal. 48:11; 97:8; Lam. 3:51) Altre città “madri” con borgate dipendenti erano Samaria e Sodoma (Ezec. 16:53), Rabba di Ammon (Ger. 49:3), Chenat (Num. 32:42), Ecron (Gios. 15:45), Asdod e Gaza (Gios. 15:47), Bet-Sean, Ibleam, Dor, En-Dor, Taanac e Meghiddo. — Gios. 17:11.

      Le borgate “figlie” avevano avuto origine o dipendevano politicamente, economicamente (e a volte religiosamente) dalla città “madre”. A volte le borgate dipendenti non erano cinte da mura o erano meno fortificate, e in caso di assedio gli abitanti cercavano rifugio nella città “madre”. — Ger. 4:5; 8:14.

      L’antica città di Gerusalemme, la “madre” delle borgate dipendenti di Giuda, è usata simbolicamente come figura della “Gerusalemme di sopra”, il luogo di sicurezza di Geova, in cui coloro che cercano la giustizia troveranno rifugio nel “giorno di Geova contro tutte le nazioni”. — Gal. 4:26; Abd. 15, 17; Sal. 48:11-13; Gioe. 2:32.

      Babilonia la Grande è descritta in Rivelazione, capitolo 17, come una prostituta e come una città, con delle figlie. Queste sono organizzazioni derivate dall’organizzazione madre. Poiché essa le sostiene, saranno distrutte insieme a lei.

  • Borsa
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    • Borsa

      Sia gli uomini che le donne portavano una borsa o sacchetto in cui riporre monete d’oro, d’argento, di rame o altri oggetti. Le donne a volte portavano borsette eleganti forse di forma allungata o rotonda. (Isa. 3:16, 22; 46:6; Matt. 10:9) Le borse più antiche erano di pelle, di giunchi intrecciati o di cotone. Essendo a forma di sacchetto, venivano raccolte e chiuse all’imboccatura con strisce di pelle o cordoni d’altro genere.

      Si usava anche una ‘borsa della cintura’ (gr. zòne lett. ‘cintura’ [Matt. 10:9; Mar. 6:8]), forse un tipo di cintura in cui riporre il denaro. La cintura stessa poteva avere una specie di tasca in cui mettere il denaro, oppure, se era di stoffa e ripiegata, il denaro si poteva tenere fra le pieghe.

      Quando inviò i settanta discepoli nell’opera di predicazione, Gesù disse loro di non provvedersi di borse, indicando che dovevano aver fiducia che Geova Dio avrebbe provveduto per loro e che gli interessati avrebbero corrisposto con qualche aiuto materiale. (Luca 10:1, 4, 7) Poco prima di morire, però, Gesù consigliò agli apostoli di portare una borsa, perché sapeva che ben presto i discepoli sarebbero stati dispersi e perseguitati. Persino le persone favorevoli al messaggio avrebbero avuto paura di aiutarli, perciò i seguaci di Gesù dovevano essere preparati a far fronte ai propri bisogni materiali. — Luca 22:35, 36.

      Sottolineando l’eccellenza delle cose spirituali, Gesù esortò i seguaci a farsi borse resistenti, accumulando un tesoro nei cieli. — Luca 12:33.

  • Bozra
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    • Bozra

      (Bòzra) [luogo fortificato].

      1. Importante città di Edom, patria del padre di Iobab, re edomita del II millennio a.E.V. (Gen. 36:31, 33; I Cron. 1:44) La sua importanza è resa evidente dal fatto che i profeti Isaia, Geremia e Amos, sotto ispirazione, la menzionarono per indicare tutto Edom, destinato alla desolazione. — Isa. 34:5, 6; 63:1-4; Ger. 49:12, 13, 17, 22; Amos 1:11, 12.

      Il nome stesso indica che Bozra doveva essere una città fortificata. Viene identificata con la moderna Buseira, una quarantina di km a SE dell’estremità meridionale del Mar Morto, sulla strada principale che porta a Petra. Quindi posizione relativamente centrale nel regno edomita e sorvegliava le vie d’accesso alle miniere di rame dell’Araba.

      2. Nella profezia contro Moab, in Geremia 48:24, Bozra è menzionata fra le città “del paese di Moab”. E inclusa fra altre città dell’altopiano o “paese della pianura [ebr. mishòr]” (v. Ger. 48:21), e l’uso di questo stesso termine ebraico in relazione a Bezer (Deut. 4:43) induce alcuni studiosi a ritenere che si tratti della stessa località.

  • Braccialetto
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    • Braccialetto

      Cerchietto ornamentale portato al polso o sulla parte superiore del braccio, a volte a forma di cerchio completo, ma in altri casi con un’apertura o un fermaglio. Nell’antichità sia uomini che donne portavano braccialetti, su un braccio solo o su entrambe le braccia. Braccialetti antichi erano di bronzo, vetro, ferro, argento e oro, spesso molto adorni e a volte vi erano incastonate pietre preziose. — Gen. 24:22, 30, 47; Ezec. 16:11.

      In Egitto si usavano braccialetti con smalti di vari colori. Sulle braccia della mummia del faraone egiziano Tutankhamen c’erano tredici braccialetti d’oro, di perline di vetro e di pietre dure, otto dei quali erano amuleti. I monarchi assiri portavano braccialetti al polso e al braccio, come era usanza anche presso altri popoli, fra cui medi, persiani, greci e romani. A Roma le donne d’alto rango portavano braccialetti come ornamento e anche come amuleti. Braccialetti o armilla venivano dati ai soldati romani in riconoscimento di un’azione valorosa. Anche gli ebrei portavano braccialetti che fin dall’antichità erano d’uso comune in Palestina, dove gli archeologi ne hanno trovati parecchi, di vari materiali, ma particolarmente di bronzo.

      Cerchietti di solito adorni di pietre preziose erano portati al polso o sulla parte superiore del braccio da monarchi come segno di autorità regale o potere sovrano. Il braccialetto che Saul re d’Israele portava al braccio poteva avere tale significato. — II Sam. 1:10.

      Nell’antichità cerchietti ornamentali portati alla gamba sopra la caviglia erano comuni nel Medio Oriente. Anche questi potevano essere di ottone, oro, argento, ferro, vetro e avorio. Nei bassorilievi egiziani persone d’ambo i sessi sono raffigurate con ornamenti del genere, che spesso erano abbinati a quelli portati al polso o al braccio. Gli archeologi ne hanno trovati molti in tutta la Palestina, fra cui alcuni di bronzo con un diametro che va dai 6 agli 11 cm. Scavi compiuti a Bet-Semes hanno riportato alla luce un paio di anelli di ferro da portare alle caviglie, forse dell’epoca di Davide.

      I pesanti anelli che venivano portati alle caviglie tintinnavano quando si urtavano nel camminare. Ma a volte per farlo risuonare si mettevano dei sassolini dentro un anello cavo; anche in tempi più recenti le ragazze arabe portavano alla caviglia anelli con campanellini. Tali ornamenti portati alle caviglie dalle donne a volte erano legati fra loro da catenelle. Queste producevano un suono tintinnante quando la ragazza camminava, attirando così l’attenzione. Le catenelle portate alle caviglie costringevano la donna a camminare a piccoli passi, e le conferivano un’andatura ritenuta più femminile e aggraziata. — Isa. 3:16-20.

      [Figura a pagina 183]

      Braccialetti rinvenuti in tombe israelite

  • Braccio
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    • Braccio

      1. Arto del corpo umano, spesso usato nella Bibbia in modo illustrativo per indicare forza o potenza. Il “braccio” di Geova Dio è incommensurabilmente potente, in grado di compiere mirabili opere creative. (Ger. 27:5; 32:17) Inoltre mediante il suo “braccio” Geova domina (Isa. 40:10; Ezec. 20:33); salva chi è in difficoltà (Sal. 44:3; Isa. 52:10); libera il suo popolo (Eso. 6:6; Isa. 63:12; Atti 13:17); lo sostiene e ne ha cura (Deut. 33:27; Isa. 40:11; Osea 11:3); giudica (Isa. 51:5); disperde i nemici. (Sal. 89:10; Luca 1:51) Rompere il braccio di qualcuno significa infrangerne la potenza. (Giob. 38:15; Sal. 10:15; Ger. 48:25) Per mezzo di Gesù Cristo, rivestito di autorità e potenza, e in qualità di Giudice e Giustiziere, Geova manifesta la Sua potenza, rappresentata dal Suo “braccio”. — Isa. 53:1; Giov. 12:37, 38.

      Il braccio di carne, che rappresenta la potenza umana, è secondo la Bibbia indegno di fiducia e tradisce chi confida in esso. Geova avverte il suo popolo dell’errore di confidare nel braccio umano e delle disastrose conseguenze che può avere. (II Cron. 32:8; Ger. 17:5) Egli romperà il braccio dei malvagi, che secondo la descrizione grava in modo oppressivo sulle loro vittime. — Giob. 35:9; 38:15; Sal. 10:15.

      Nella statua del sogno del re Nabucodonosor, il petto e le braccia d’argento rappresentano l’impero medo–persiano, che successe a Babilonia, la testa d’oro, quale potenza mondiale. — Dan. 2:32, 39.

      2. Unità di misura della profondità marina, equivalente a quattro cubiti (m 1,8 ca.), che corrisponde pressappoco alla distanza fra la punta delle dita delle mani di un uomo con le braccia tese. — Atti 27:28.

  • Braciere
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    • Braciere

      Scaldino che in genere consisteva di un recipiente a forma di tegame rialzato da terra per mezzo di piedini e destinato a contenere brace o carbone ardente. Il termine ebraico tradotto braciere (’ahh) è ritenuto d’origine egiziana, avvalorando l’ipotesi che il braciere stesso fosse stato un’innovazione egiziana. — Ger. 36:22, 23.

  • Brina
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    • Brina

      Strato bianco–argenteo di piccoli aghi di ghiaccio che si forma quando la temperatura scende sotto lo zero. I cristalli di ghiaccio oblunghi e aghiformi sono di solito perpendicolari alla superficie su cui si formano, e più abbondanti ai margini. Il vapore acqueo dell’atmosfera si congela senza passare attraverso lo stato liquido e ricopre, di solito durante la notte, alberi, piante e altri oggetti.

      La manna che Geova provvide agli israeliti durante i quarant’anni di peregrinazione nel deserto è così descritta in Esodo 16:14: “Lo strato di rugiada evaporò, ed ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine a fiocchi, fine come la brina sulla terra”. Geova parla a Giobbe della “brina del cielo”, senza dubbio perché si forma nell’atmosfera. (Giob. 38:29) Il salmista dice di Geova: “Sparge la brina proprio come la cenere”. (Sal. 147:16) Geova produce la brina con la stessa facilità con cui un uomo sparge la cenere con la mano. Difatti copre o riveste alberi, erba, case, ecc., come cenere sparsa dall’invisibile mano di Geova.

  • Bronzo
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    • Bronzo

      Vedi RAME.

  • Bruco
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    • Bruco

      Larva di farfalle o falene. “Bruco” traduce il termine ebraico gazàm, che si ritiene derivato da una radice che significa “tagliare” oppure da una che significa “tosare”. Quando sono molto numerosi i bruchi, come le locuste, letteralmente tagliano o tosano la vegetazione pezzo per pezzo, foglia per foglia, finché la pianta rimane quasi completamente spoglia. (Gioe. 1:4; 2:25; Amos 4:9) Benché l’idea tradizionale sia che il termine ebraico gazàm significhi “locusta”, i traduttori della Settanta usarono il termine greco kàmpe, che significa bruco. Anche il lessico ebraico e aramaico di Koehler e Baumgartner propende per bruco come traduzione di gazàm.

      I colori dei bruchi di solito si fondono con l’ambiente circostante, benché ci siano bruchi dai vivaci colori e dal disegno spiccato. La testa del bruco ha corte antenne, da due a sei occhi semplici per parte e forti mascelle. Oltre la testa, in genere il bruco ha dodici segmenti o anelli, con un paio di zampe unghiate e articolate per ciascuno dei primi tre segmenti, zampe che si trasformano poi in quelle dell’insetto adulto. Le sei zampe davanti servono per la locomozione e anche per tener fermo il cibo mentre mangia. Quasi tutti i bruchi hanno altre cinque paia di pseudozampe, ciascuna munita di una serie di uncini. Quattro paia di tali zampe si trovano rispettivamente dal sesto al nono segmento e un paio sull’ultimo segmento.

      I bruchi sono quasi esclusivamente vegetariani. Hanno appetito vorace e alcuni consumano il doppio del proprio peso di verdura in un giorno. Perciò in gran numero provocano non poco danno alla vegetazione. Ci sono però molti uccelli che si nutrono in prevalenza di queste larve di farfalle o falene.

  • Bul
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    • Bul

      Ottavo mese lunare del calendario sacro degli israeliti, e secondo mese del calendario secolare. (I Re 6:37, 38; Gen. 7:11) Corrispondeva a parte di ottobre e parte di novembre. Dopo l’esilio in Babilonia questo mese fu chiamato marheshvan o marchesvan, abbreviato poi in heshvan. — Vedi CALENDARIO

  • Bulbul
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    • Bulbul

      (bùlbul) [ebr. ʽaghùr].

      Nome di alcuni tipi di uccelli di media grandezza simili a tordi, comuni in Africa e nell’Asia meridionale, inclusa la Palestina. Il bulbul ha collo corto, ali corte e coda lunga. Il nome arabo del bulbul corrisponde all’ebraico ʽaghùr. (Isa. 38:14; Ger. 8:7) Alcune versioni traducono ʽaghùr “gru”, ma il “cinguettare [da tsaphàph]” dell’uccello menzionato da Ezechia non sembra descrivere il verso profondo simile al suono di una tromba caratteristico della gru. Nel suo libro Kleine Lichter, il lessicografo tedesco Ludwig Koehler dice che il termine ebraico ʽaghùr descrive un uccello che ‘arruffa o rizza le penne’ e a proposito del bulbul dice che “durante le pause (del canto) . . . ogni tanto alza le lunghe penne simili a una cresta dietro il capo” (pp. 38, 39). A differenza del grido della gru, il canto del bulbul è piuttosto flautato ed è descritto come un cinguettio e gorgheggio insieme.

  • Bozez
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    • Bozez

      Vedi MICMAS

  • Briglia
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    • Briglia

      Vedi FRENO

  • Brulichio
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    • Brulichio

      Vedi SCIAME.

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