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  • Izebel
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • sacro, tutti protetti da Izebel e cibati alla sua tavola a spese dello stato. (I Re 18:19) Ma nonostante i suoi fanatici tentativi di eliminare l’adorazione di Geova, alla fine ‘tutte le ginocchia che non si erano piegate a Baal, e ogni bocca che non l’aveva baciato’, come rivelò Geova ammontavano a settemila persone. — I Re 19:18.

      Quello che fece a Nabot ci dà un’idea della malvagità di questa donna, estremamente egoista, senza scrupoli, arrogante, crudele. Quando Acab cominciò a fare il broncio e a essere di malumore perché Nabot aveva rifiutato di vendergli la vigna che aveva avuto in eredità, questa donna senza scrupoli spudoratamente calpestò l’autorità del marito e dichiarò con arroganza: “Io stessa ti darò la vigna di Nabot”. (I Re 21:1-7) Essa scrisse lettere che firmò e sigillò a nome di Acab, ordinando agli anziani e ai nobili del paese di Nabot di disporre che uomini buoni a nulla lo accusassero falsamente di aver maledetto Dio e il re, quindi lo portassero fuori e lo lapidassero. In tal modo, travisando la giustizia, Nabot fu messo a morte. Acab allora s’impadronì della vigna e si accinse a trasformarla in orto. — I Re 21:8-16.

      Per tale irresponsabile disprezzo per la giustizia Geova decretò che Acab e i suoi discendenti fossero eliminati nel modo più assoluto. “Senza eccezione nessuno ha mostrato d’essere come Acab, che si è venduto per fare ciò che è male agli occhi di Geova, che Izebel sua moglie ha incitato”. Quindi il giudizio di Geova contro Izebel: “I medesimi cani mangeranno Izebel”. — I Re 21:17-26.

      A suo tempo Acab morì e gli succedette prima il figlio Acazia avuto da Izebel, che regnò per due anni, poi un altro figlio di lei, Ieoram, che regnò per altri dodici anni prima che la dinastia di Acab avesse finalmente termine. (I Re 22:40, 51-53; II Re 1:17; 3:1) Durante il regno dei figli, Izebel, ora in veste di regina madre, continuò a corrompere il paese con le sue fornicazioni e stregonerie. (II Re 9:22) La sua influenza si fece sentire anche in Giuda a S, dove la sua malvagia figlia Atalia, che aveva sposato il re di Giuda, dopo la morte della madre perpetuò per altri sette anni lo spirito di Izebel nel regno meridionale. — II Re 8:16-18, 25-27; II Cron. 22:2, 3; 24:7.

      Quando seppe che Ieu aveva ucciso suo figlio il re Ieoram e che era diretto a Izreel, Izebel si truccò con cura gli occhi, si acconciò i capelli e si presentò alla finestra superiore del palazzo che guardava verso la piazza. Di là salutò l’ingresso trionfale del vincitore dicendo: “È andato tutto bene a Zimri l’uccisore del suo signore?” Quel sarcastico saluto era probabilmente una velata minaccia, infatti Zimri, dopo aver ucciso il suo re e averne usurpato il trono, sette giorni dopo, quando la sua vita fu minacciata, si suicidò. — II Re 9:30, 31; I Re 16:10, 15, 18.

      La risposta di Ieu a quell’ostile accoglienza fu: “Chi è per me? Chi?” Quando due o tre cortigiani si affacciarono, egli ordinò: “Fatela cadere!” Per la violenza della caduta il sangue di Izebel imbrattò il muro e i cavalli, ed essa fu calpestata, presumibilmente dagli stessi cavalli. Poco dopo, quando alcuni uomini vennero per seppellirla poiché era ‘figlia di un re’, trovarono che i cani randagi l’avevano divorata, proprio come “la parola di Geova che egli pronunciò per mezzo del suo servitore Elia” aveva predetto, lasciando solo il teschio, i piedi e le palme delle mani a riprova che tutto ciò che Geova dice si avvera. — II Re 9:32-37.

      2. “Donna” della congregazione di Tiatira “che si dice profetessa”. A questa “donna” senza dubbio fu messo nome Izebel perché la sua condotta malvagia assomigliava a quella della moglie di Acab. Non solo questa “donna” insegnava una falsa religione e induceva molti a commettere fornicazione e idolatria, ma anche rifiutava ostinatamente di pentirsi. Per tale ragione “il Figlio di Dio” dichiarò che sarebbe stata gettata su un letto da malata e i suoi figli sarebbero stati uccisi, per indicare che ciascuno riceve quello che si merita. — Riv. 2:18-23.

  • Izreel
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    • Izreel

      (Izreèl), IZREELITA (izreelìta) [Dio seminerà seme].

      “Izreel” era il nome di due uomini. (I Cron. 4:3; Osea 1:4) C’erano anche due città chiamate Izreel, una nella regione montuosa di Giuda (Gios. 15:56) e l’altra al confine del territorio di Issacar. (Gios. 19:17, 18) Chi abitava in una di queste due città si chiamava izreelita. (I Sam. 27:3; I Re 21:1) La regione geografica inclusa nella valle di Izreel era limitata al bassopiano che dalla città di Izreel nel territorio di Issacar si estendeva in direzione SE fino a Bet-Sean. Ma a volte, come tuttora, con “valle di Izreel” si intende anche il bassopiano a O di Izreel cioè la pianura di Esdrelon (forma greca dell’ebraico Izreel).

      La città al confine del territorio di Issacar viene identificata con Zer‘in, villaggio situato circa 11 km a N di Jenin (En-Gannim). (Gios. 19:17, 18) A SE c’è una catena di colline calcaree disposte in semicerchio, identificate per tradizione col monte Ghilboa.

      Situato sul ciglio di un declivio roccioso, Zer‘in domina l’intero bassopiano di Izreel, che si estende a SE per quasi 20 km ed è largo circa 3 km. All’epoca di Giosuè la regione era dominata dai cananei che avevano carri da guerra ben armati. (Gios. 17:16) Sempre nella valle di Izreel Gedeone e i suoi trecento uomini furono testimoni dei salvifici atti di Geova quando le forze nemiche composte di madianiti, amalechiti e orientali si volsero le une contro le altre in gran confusione. (Giud. 6:33; 7:12-22) In seguito l’esercito israelita al comando del re Saul si accampò presso la sorgente di Izreel (forse ‘Ain Galud sul contrafforte NO del monte Ghilboa o ‘Ain el-Meiyiteh sotto il villaggio di Zer‘in), di fronte ai nemici filistei. Da Izreel giunse in seguito la notizia della morte di Saul e di suo figlio Gionatan. (I Sam. 29:1, 11; II Sam. 4:4) Izreel e dintorni furono poi inclusi nella regione su cui regnava il figlio di Saul, Is-Boset. (II Sam. 2:8, 9) E durante il regno di Salomone la fertile pianura di Izreel faceva parte del territorio affidato al delegato Baana. — I Re 4:7, 12.

      Nella seconda metà del X secolo a.E.V. Izreel fu la residenza reale del re di Israele Acab e del suo successore Ieoram, anche se Samaria era la capitale del regno settentrionale. (I Re 18:45, 46; 21:1; II Re 8:29) Nella vigna di Nabot vicino al palazzo reale di Izreel, il profeta Elia pronunciò il giudizio di Geova contro la casa di Acab. (I Re 21:17-29) La profezia si adempì: Ieu uccise il figlio di Acab, il re Ieoram, e ne fece gettare il cadavere nel campo di Nabot. Izebel, moglie di Acab, quando per comando di Ieu fu precipitata da una finestra, venne divorata dai cani randagi di Izreel. Le teste dei settanta figli di Acab, messi a morte dai loro custodi a Samaria, furono ammassate in due mucchi alla porta di Izreel. Non scampò nessuno degli uomini preminenti, dei conoscenti né dei sacerdoti di Acab a Izreel. — II Re 9:22-37; 10:5-11.

      Il nome profetico “Izreel”, che per ordine di Geova Osea doveva mettere al figlio avuto da Gomer, additava un futuro giudizio contro la casa di Ieu. La resa dei conti venne quando Zaccaria, discendente di Ieu, fu assassinato dopo sei mesi di regno, e il suo assassino, Sallum, ne usurpò il trono. (II Re 15:8-10) Così finì la dinastia di Ieu. Circa cinquant’anni dopo, nel 740 a.E.V., quando il regno settentrionale si arrese all’Assiria e i suoi abitanti furono esiliati, cessò del tutto il dominio regale della casa di Israele. Allora “l’arco d’Israele”, cioè la sua potenza militare, fu definitivamente spezzato. La profezia aveva indicato che ciò sarebbe avvenuto nel bassopiano di lzreel, forse perché là gli assiri riportarono una vittoria decisiva. — Osea 1:4, 5.

      Tuttavia, per mezzo del profeta Osea, Geova aveva indicato anche un significato favorevole di “Izreel”. Radunando di nuovo un rimanente di Israele e di Giuda e riportando il suo popolo nella loro terra, Geova avrebbe seminato seme. — Osea 1:11; 2:21-23; confronta Zaccaria 10:8-10.

  • Kyrios
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    • Kyrios

      (kỳrios).

      Aggettivo greco che significa avente potere (kỳros) o autorità, usato anche come sostantivo. Ricorre in tutti i libri delle Scritture Greche Cristiane tranne Tito e le lettere di Giovanni. Può riferirsi al padrone di una casa, di una vigna o della messe (Mar. 13:35; Matt. 20:8; Luca 10:2) o a un sovrano temporale come l’imperatore romano, “Signore” del procuratore Festo. – Atti 25:24–26.

      Kỳrios era il titolo con cui gli schiavi si rivolgevano al padrone e i figli al padre, e veniva usato anche in altri casi come l’equivalente italiano “signore”. (Matt. 13:27; 21:29; Giov. 12:21) Ricorre spessissimo riferito a Gesù Cristo, che è “Signore [Kỳrios] alla gloria di Dio Padre”. (Filip. 2:9–11; Mar. 7:26–28; Atti 2:36; 10:36 e in molti altri versetti). Questo termine corrisponde all’ebraico ʼAdhòhn. Nelle Scritture Ebraiche il titolo “Signore [ʼAdhòhn o, a volte, ʼAdhonày, plurale di maestà o eccellenza]” si riferisce a Geova Dio, il “Signore dei signori”. (Deut. 10:17) Come Servitore e creato Figlio di Dio, Gesù Cristo chiama giustamente il suo Dio e Padre (Giov. 20:17) “Signore” (ʼAdhonày o Kỳrios), Colui che ha potere e autorità superiori, il suo Capo. (Matt. 11:25; I Cor. 11:3) Essendo esaltato alla destra del Padre suo, Gesù è “Signore dei signori” rispetto a tutti tranne il Padre, l’Onnipotente Dio. – Riv. 17:14; 19:15, 16; confronta I Corinti 15:27, 28; vedi SIGNORE; GEOVA.

  • Labano
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    • Labano

      (Làbano) [bianco].

      Nipote di Nahor fratello di Abraamo. Labano era figlio di Betuel e fratello di Rebecca (Gen. 24:15, 29; 28:5), e padre di Lea e Rachele. (Gen. 29:16) Risiedeva nella città di Haran in Paddan-Aram, una regione della Mesopotamia. — Gen. 24:10; 27:43; 28:6; 29:4, 5.

      Labano è chiamato “figlio di Betuel il Siro [lett. “l’arameo”]”, e anche “Labano il Siro”. (Gen. 28:5; 25:20; 31:20, 24) Tale appellativo è appropriato dal momento che risiedeva in Paddan-Aram, che significa “pianura di Aram”, cioè in Siria. Labano era un semita e viveva in una regione la cui popolazione parlava aramaico, una lingua semitica.

      In quella regione l’anziano Abraamo mandò il suo servitore a cercare moglie per Isacco. (Gen. 24:1-4, 10) Quando Labano sentì descrivere da Rebecca il suo incontro col servitore di Abraamo e vide i doni che aveva ricevuti, corse dal servitore chiamandolo benedetto da Geova e offrendogli ospitalità. (Gen. 24:28-32) Labano ebbe una parte importante nelle trattative relative al matrimonio di Rebecca, infatti l’approvazione del matrimonio dipendeva sia da lui che dal padre Betuel. — Gen. 24:50-61.

      Anni dopo, per sfuggire alla vendetta di Esaù e trovare moglie, Giacobbe si recò a Haran in casa di suo zio Labano. (Gen. 27:41—28:5) In quel tempo Labano aveva due figlie, Lea e Rachele (Gen. 29:16), e forse anche dei figli. (Gen. 31:1) Labano convenne con Giacobbe che per sette anni di servizio gli avrebbe dato in moglie la figlia minore, Rachele. Tuttavia, la notte delle nozze lo ingannò dandogli la figlia maggiore Lea invece di Rachele, e ignorò le proteste di Giacobbe con la scusa della consuetudine locale, offrendogli Rachele come seconda moglie, se l’avesse servito per altri sette anni. — Gen. 29:13-28.

      Quando alla fine Giacobbe voleva andarsene, Labano lo invitò a rimanere e continuare a servirlo per un salario. (Gen. 30:25-28) Fu convenuto che Giacobbe poteva tenere per sé tutte le pecore variegate e macchiate, i giovani montoni marrone scuro e tutte le capre variegate e macchiate. (Gen. 30:31-34) Ma le parole rivolte in seguito da Giacobbe a Lea e Rachele e anche a Labano (Gen. 31:4-9, 41) indicano che negli anni successivi Labano alterò più volte l’accordo originale quando fu evidente che le greggi di Giacobbe aumentavano moltissimo. Infine il suo atteggiamento nei confronti di Giacobbe cambiò, e per comando di Geova Giacobbe decise di tornarsene al suo paese con la famiglia e il bestiame. — Gen. 31:1-5, 13, 17, 18.

      Il terzo giorno, saputo della partenza segreta di Giacobbe, Labano lo inseguì e lo raggiunse nella regione montuosa di Galaad. Ma un avvertimento di Dio trattenne Labano dal fare del male a Giacobbe. (Gen. 31:19-24) Quando si incontrarono, Labano e Giacobbe litigarono. Giacobbe gli ricordò i vent’anni di duro lavoro e fedele servizio e fece notare che Labano non era stato leale con lui, avendogli cambiato dieci volte il salario. — Gen. 31:36-42.

      Labano era molto ansioso di ricuperare i terafim, gli idoli domestici che Rachele, all’insaputa di Giacobbe, aveva portato via, ma non li poté trovare perché Rachele li teneva nascosti. (Gen. 31:30-35) In quanto a idee religiose Labano poteva esser stato influenzato dagli adoratori della luna fra cui viveva, e questo può essere suggerito dalla sua ricerca di presagi e dal possesso dei terafim. Tuttavia si noti che ragioni non soltanto religiose potevano renderlo così ansioso di trovare e ricuperare i terafim. Tavolette rinvenute a Nuzi presso Kirkuk, in Iraq, rivelano che secondo le leggi patriarcali locali il possesso degli idoli domestici da parte del marito di una donna poteva dargli il diritto di presentarsi in tribunale e pretendere la proprietà del defunto suocero. Perciò Labano poteva pensare che Giacobbe stesso avesse rubato i terafim per spodestare poi i suoi figli. Questo può spiegare perché, non trovando gli dèi familiari, Labano fu ansioso di concludere un accordo con Giacobbe per assicurarsi che non sarebbe tornato dopo la sua morte con gli dèi della famiglia per privare i suoi figli dell’eredità.

      Labano fece un patto di pace con Giacobbe, e a ricordo di ciò eressero una colonna di pietra e un mucchio di pietre. In ebraico Giacobbe chiamò il mucchio Galeed, che significa “mucchio di testimonianza”. Labano lo chiamò Gegar-Sahadutha, espressione aramaica che vuol dire la stessa cosa. Fu

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