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    • spirito santo. Da quel momento fu predicato il battesimo “nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”. (Matt. 28:19; Atti 2:21, 38) Quelli che in seguito vennero battezzati col battesimo di Giovanni dovettero essere ribattezzati nel nome del Signore Gesù per poter ricevere lo spirito santo. — Atti 19:1-7.

      2. Giovanni Marco. Discepolo di Gesù e scrittore della “Buona notizia secondo Marco”. — Vedi MARCO.

      3. L’apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo e di Salome (confronta Matteo 27:55, 56; Marco 15:40) e fratello dell’apostolo Giacomo, probabilmente minore di Giacomo, poiché questi di solito viene nominato per primo quando sono menzionati entrambi. (Matt. 10:2; Mar. 3:14, 16, 17; Luca 6:14; 8:51; 9:28; Atti 1:13) Zebedeo aveva sposato Salome della casa di Davide, forse sorella carnale di Maria madre di Gesù.

      SITUAZIONE FAMILIARE

      Sembra che la famiglia di Giovanni fosse piuttosto benestante. Suo padre Zebedeo aveva uomini salariati nella sua impresa di pesca, di cui era socio insieme a Simone. (Mar. 1:19, 20; Luca 5:9, 10) Salome moglie di Zebedeo era una delle donne che accompagnavano e servivano Gesù quando era in Galilea (confronta Matteo 27:55, 56; Marco 15:40, 41), e provvide anche a portare aromi per preparare il corpo di Gesù per la sepoltura. (Mar. 16:1) Giovanni evidentemente aveva casa propria. — Giov. 19:26, 27.

      Zebedeo e Salome erano ebrei fedeli, ed è evidente che avevano allevato Giovanni nell’insegnamento delle Scritture. Generalmente si ritiene che fosse il discepolo di Giovanni il Battezzatore che era insieme ad Andrea quando Giovanni annunciò: “Ecco, l’Agnello di Dio!” Il fatto che abbia riconosciuto prontamente che Gesù era il Cristo rivela che conosceva le Scritture Ebraiche. (Giov. 1:35, 36, 40-42) Anche se non viene mai detto che Zebedeo fosse diventato discepolo di Giovanni il Battezzatore o di Cristo, sembra che non abbia opposto resistenza al fatto che i suoi due figli diventassero predicatori a tempo pieno insieme a Gesù.

      Quando Giovanni, insieme a Pietro, fu portato davanti alle autorità ebraiche, erano considerati “uomini illetterati e comuni”. Questo però non voleva dire che non avessero alcuna istruzione o che non fossero in grado di leggere e scrivere, ma piuttosto che non avevano frequentato le scuole rabbiniche. Anzi viene dichiarato che “riconoscevano a loro riguardo che erano stati con Gesù”. — Atti 4:13.

      DIVENTA DISCEPOLO DI CRISTO

      Dopo esser stato presentato a Gesù Cristo nell’autunno del 29 E.V., Giovanni senza dubbio lo seguì in Galilea e fu testimone oculare del suo primo miracolo compiuto a Cana. (Giov. 2:1-11) Può darsi che abbia accompagnato Gesù dalla Galilea a Gerusalemme, e anche al suo ritorno in Galilea passando per la Samaria; infatti la vivacità della sua narrazione fa pensare che sia dovuta alla penna di un testimone oculare. Ma la Bibbia non lo dice. (Capp. 2-5) Ad ogni modo, dopo aver conosciuto Gesù, Giovanni per qualche tempo non lasciò la sua impresa di pesca. L’anno dopo, Gesù camminava lungo il Mar di Galilea mentre Giacomo e Giovanni nella barca stavano riparando le reti insieme al loro padre Zebedeo. Gesù li invitò a essere “pescatori di uomini” a tempo pieno, e Luca ci informa che “riportarono le barche a terra, e abbandonata ogni cosa lo seguirono”. (Matt. 4:18-22; Luca 5:10, 11; Mar. 1:19, 20) In seguito furono scelti per essere apostoli del Signore Gesù Cristo. — Matt. 10:2-4.

      Giovanni fu uno dei tre più intimi compagni di Gesù. Pietro, Giacomo e Giovanni salirono sul monte della trasfigurazione. (Matt. 17:1, 2; Mar. 9:2; Luca 9:28, 29) Fra gli apostoli solo loro poterono entrare in casa di Iairo insieme a Gesù. (Mar. 5:37; Luca 8:51) Solo loro ebbero il privilegio di addentrarsi ulteriormente con Gesù nel giardino di Getsemani la notte del suo tradimento, anche se allora non compresero pienamente il significato dell’occasione, e tre volte caddero addormentati per essere risvegliati da Gesù. (Matt. 26:37, 40-45; Mar. 14:33, 37-41) Giovanni prese posto vicino a Gesù durante la sua ultima Pasqua e l’istituzione del Pasto Serale del Signore. (Giov. 13:23) Fu il discepolo che, alla morte di Gesù, ebbe il grande onore di vedersi affidare la madre di Gesù. — Giov. 21:7, 20; 19:26, 27.

      RICONOSCIBILE NEL SUO VANGELO

      Nel suo Vangelo Giovanni non parla mai di sé col proprio nome. Ne parla come di uno dei figli di Zebedeo o del discepolo che Gesù amava. Quando parla di Giovanni il Battezzatore, a differenza degli altri scrittori dei Vangeli lo chiama solo “Giovanni”. Questo sarebbe più naturale da parte di uno che abbia lo stesso nome, poiché nessuno avrebbe frainteso di chi stava parlando. Altri avrebbero usato un soprannome, un titolo o qualche termine descrittivo per indicare di chi parlavano, come fa Giovanni stesso quando parla di una delle Marie. — Giov. 11:1, 2; 19:25; 20:1.

      Considerando gli scritti di Giovanni sotto questa luce, è evidente che lui stesso era l’innominato compagno di Andrea a cui Giovanni il Battezzatore presentò Gesù Cristo. (Giov. 1:35-40) Dopo la risurrezione di Gesù, Giovanni superò Pietro mentre correvano alla tomba per controllare la notizia che Gesù era risorto. (Giov. 20:2-8) Quella sera stessa ebbe il privilegio di vedere il risuscitato Gesù (Giov. 20:19; Luca 24:36) e di nuovo la settimana dopo. (Giov. 20:26) Fu uno dei sette che erano andati nuovamente a pescare e ai quali apparve Gesù. (Giov. 21:1-14) Giovanni era anche presente presso il monte della Galilea dopo che Gesù era risorto dai morti, e udì personalmente il comando: “Fate discepoli delle persone di tutte le nazioni”. — Matt. 28:16-20.

      SUCCESSIVI AVVENIMENTI

      Dopo l’ascensione di Gesù, Giovanni era a Gerusalemme fra i circa 120 discepoli radunati quando Mattia fu scelto a sorte e riconosciuto con gli altri undici apostoli. (Atti 1:12-26) Era presente quando venne versato lo spirito il giorno di Pentecoste e vide 3.000 aggiungersi quel giorno alla congregazione. (Atti 2:1-13, 41) Egli, insieme a Pietro, affermò davanti alle autorità ebraiche il principio seguito dalla congregazione del popolo di Dio: “Se è giusto dinanzi a Dio ascoltare voi anziché Dio, giudicatelo voi stessi. Ma in quanto a noi, non possiamo smettere di parlare delle cose che abbiamo viste e udite”. (Atti 4:19, 20) Un’altra volta si unì agli altri apostoli nel dire al sinedrio: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. — Atti 5:27-32.

      Dopo che gli ebrei infuriati ebbero messo a morte Stefano, ci fu una grande persecuzione contro la congregazione di Gerusalemme e i discepoli furono dispersi. Ma Giovanni, con gli altri apostoli, rimase a Gerusalemme. Quando a Samaria la predicazione del missionario Filippo indusse molti ad accettare la parola di Dio, il corpo direttivo mandò Pietro e Giovanni ad aiutare quei nuovi discepoli onde ricevessero lo spirito santo. (Atti 8:1-5, 14-17) Nel 49 E.V. Giovanni era presente al convegno del corpo direttivo sul problema della circoncisione dei convertiti gentili. (Atti 15:5, 6, 28, 29) Paolo disse che a Gerusalemme Giovanni era tra “quelli che sembravano essere le colonne” della congregazione. Giovanni, in qualità di membro del corpo direttivo, diede a Paolo e Barnaba “la destra di comune partecipazione” quando vennero mandati in missione a predicare alle nazioni (gentili). — Gal. 2:9.

      Mentre era ancora sulla terra, Gesù Cristo aveva detto che Giovanni sarebbe sopravvissuto agli altri apostoli. (Giov. 21:20-22) Per circa settant’anni egli servì fedelmente Geova. Verso la fine della sua vita Giovanni venne imprigionato nell’isola di Patmos “per aver parlato di Dio e aver reso testimonianza a Gesù”. (Riv. 1:9) Questo dimostra che era molto attivo nel predicare la buona notizia, anche in tarda età (verso il 96 E.V.).

      A Patmos Giovanni ebbe la meravigliosa visione di Rivelazione, che mise fedelmente per iscritto. (Riv. 1:1, 2) Generalmente si ritiene che sia stato esiliato dall’imperatore Domiziano e rilasciato dal suo successore, l’imperatore Nerva (96-98 E.V.). Secondo la tradizione andò poi a Efeso dove, verso il 98 E.V., scrisse il suo Vangelo e le tre lettere designate come Prima, Seconda e Terza di Giovanni. La tradizione vuole che sia morto a Efeso nel 100 E.V. all’epoca dell’imperatore Traiano.

      LA SUA PERSONALITÀ

      Gli studiosi hanno in genere concluso che Giovanni fosse una persona poco attiva, sentimentale e introversa, come dice un commentatore: “Giovanni, con la sua mente contemplativa, nobile, ideale, visse come un angelo”. Essi basano la loro valutazione della personalità di Giovanni sul fatto che egli parla così tanto di amore, e che negli Atti degli Apostoli non sembra avere una parte così importante come Pietro e Paolo. Inoltre notano che Giovanni sembra lasciasse a Pietro l’iniziativa nel parlare quando erano insieme.

      È vero che quando Pietro e Giovanni erano insieme Pietro era sempre il primo a parlare. Questo però era naturale, perché Pietro era evidentemente il più anziano, e Giovanni lasciava che prendesse l’iniziativa nel parlare, come gli insegnava quel rispetto per i più anziani che sia le Scritture Ebraiche che quelle Greche Cristiane consigliano. (Giob. 32:4-7; I Tim. 5:17) Ma la Bibbia non dice che Giovanni stesse in silenzio. Anzi, di fronte ai governanti e agli anziani sia Pietro che Giovanni parlarono senza timore. (Atti 4:13, 19) Inoltre Giovanni parlò intrepidamente davanti al sinedrio come gli altri apostoli, anche se solo Pietro viene menzionato per nome. (Atti 5:29) E in quanto a essere un tipo attivo ed energico, non superò Pietro nell’ansia di raggiungere la tomba di Gesù? Ma mostrò cortesia e rispetto verso Pietro, un fratello cristiano più anziano, aspettando che Pietro entrasse per primo nella tomba. — Giov. 20:2-8.

      All’inizio del loro ministero quali apostoli, Gesù diede il soprannome di Boanerges (“Figli del Tuono”) a Giovanni e a suo fratello Giacomo. (Mar. 3:17) Questo certo non denota debole sentimentalismo o mancanza di vigore, ma piuttosto una personalità dinamica. Quando un villaggio samaritano rifiutò di accogliere Gesù, quei “Figli del Tuono” erano pronti a invocare fuoco dal cielo per annientarne gli abitanti. In precedenza Giovanni aveva cercato di impedire a un uomo di espellere demoni nel nome di Gesù. In entrambi i casi Gesù impartì riprensione e correzione. — Luca 9:49-56.

      In quelle occasioni i due fratelli erano in errore e mancavano totalmente dell’equilibrio e dello spirito misericordioso e amorevole che acquistarono in seguito. Tuttavia manifestarono uno spirito di lealtà e una personalità decisa e vigorosa che, ben indirizzata, fece di loro dei testimoni fedeli, energici e vigorosi. Giacomo subì il martirio per mano di Erode Agrippa I (Atti 12:1, 2), e Giovanni, l’apostolo che morì per ultimo, perseverò saldo come una colonna ‘nella tribolazione e nel regno e nella perseveranza in compagnia con Gesù’. — Riv. 1:9.

      Quando Giacomo e Giovanni persuasero la madre a chiedere che potessero sedere vicino a Cristo nel suo regno, manifestarono uno spirito ambizioso che indignò gli altri apostoli. Ma questo diede a Gesù l’opportunità di spiegare che il più grande fra loro sarebbe stato chi serviva gli altri, e che lui stesso era venuto per servire e per dare la sua vita come riscatto per molti. (Matt. 20:20-28; Mar. 10:35-45) Per quanto il loro desiderio fosse egoistico, l’episodio rivela la loro fede nella realtà del Regno.

      Certo se Giovanni fosse stato come lo dipingono i commentatori religiosi - debole, privo di senso pratico e di energia, introverso - Gesù Cristo non gli avrebbe fatto scrivere il vigoroso, stimolante libro di Rivelazione, in cui Cristo ripetutamente incoraggia i cristiani a vincere il mondo, parla della buona notizia da predicare ovunque e annuncia i tonanti giudizi di Dio.

      È vero che Giovanni parla di amore più degli altri scrittori dei Vangeli. Ma questo non rivela un debole sentimentalismo. Al contrario, l’amore è una qualità forte. Sull’amore si basavano l’intera Legge e i Profeti. (Matt. 22:36-40) “L’amore non viene mai meno”. (I Cor. 13:8) L’amore “è un perfetto vincolo d’unione”. (Col. 3:14) L’amore di cui era fautore Giovanni si attiene al principio ed è capace di forte riprensione, correzione é disciplina, come anche di benignità e misericordia.

      Ogni volta che compare nei tre Vangeli sinottici, e anche in tutti i suoi stessi scritti, Giovanni manifesta sempre forte amore e lealtà verso Gesù Cristo e il Padre suo Geova. La lealtà e l’odio per il male sono indicati dal fatto che nota gli aspetti o motivi sbagliati delle azioni altrui. Solo Giovanni dice che fu Giuda a trovar da ridire perché Maria aveva usato costoso unguento per ungere i piedi di Gesù e la ragione delle sue lagnanze: Giuda teneva la cassa ed era ladro. (Giov. 12:4-6) Rileva che Nicodemo andò da Gesù “di notte”. (Giov. 3:2) Nota il grave difetto di Giuseppe d’Arimatea, che era “discepolo di Gesù ma segreto per timore dei Giudei”. (Giov. 19:38) Giovanni non poteva approvare che qualcuno professasse di essere un discepolo del Maestro eppure se ne vergognasse.

      Quando scrisse il suo Vangelo e le lettere, Giovanni aveva coltivato i frutti dello spirito in misura molto maggiore di quando era giovane e da poco seguiva Gesù. Certo non era la stessa persona che aveva chiesto un posto speciale nel Regno. E nei suoi scritti possiamo trovare un’espressione della sua maturità e buoni consigli che ci aiutano a imitarne la condotta fedele, leale ed energica.

  • Giovanni, la buona notizia secondo
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Giovanni, la buona notizia secondo

      Dei quattro resoconti della vita e del ministero terreno di Gesù Cristo è quello scritto per ultimo.

      LO SCRITTORE

      Anche se non viene menzionato per nome lo scrittore, il libro è quasi universalmente attribuito all’apostolo Giovanni. Un esame del testo rivela che:

      (a) Lo scrittore era senz’altro ebreo, come è indicato dalla familiarità che aveva con le opinioni ebraiche. — Giov. 1:21; 6:14; 7:40; 12:34.

      (b) Doveva essere originario della Palestina e abitarvi, come indica la profonda conoscenza del paese. I particolari relativi ai luoghi menzionati dimostrano che li conosceva personalmente. Alcuni di questi sono: “Betania, al di là del Giordano” (Giov. 1:28) e ‘Betania vicino a Gerusalemme’ (11:18); presso il luogo dove Gesù fu messo al palo c’era un orto con una tomba commemorativa nuova (19:41); Gesù parlava “nel [luogo del] tesoro mentre insegnava nel tempio” (8:20); “era inverno, e Gesù camminava nel tempio sotto il colonnato di Salomone” (10:22, 23), e molte altre descrizioni esatte.

      (c) La testimonianza dello scrittore stesso e prove concrete dimostrano che era un testimone oculare. Egli menziona per nome coloro che dissero o fecero certe cose (Giov. 1:40; 6:5, 7; 12:21; 14:5, 8, 22; 18:10); indica con precisione l’orario degli avvenimenti (4:6, 52; 6:16; 13:30; 18:28; 19:14; 20:1; 21:4); nelle sue descrizioni inserisce realisticamente delle cifre, e lo fa con la massima naturalezza. — 1:35; 2:6; 4:18; 5:5; 6:9, 19; 19:23; 21:8, 11.

      (d) Lo scrittore era un apostolo. Solo un apostolo avrebbe potuto essere testimone oculare di tanti episodi relativi al ministero di Gesù; per conoscere così intimamente la mentalità, i sentimenti di Gesù, le ragioni di certe sue azioni, doveva essere uno dei dodici che avevano accompagnato Gesù durante tutto il suo ministero. Per esempio, ci dice che Gesù fece una domanda a Filippo per metterlo alla prova, “poiché egli stesso sapeva che cosa stava per fare”. (Giov. 6:5, 6) Gesù sapeva “dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano” (6:61), conosceva “tutte le cose che stavano per accadergli” (18:4), “gemé nello spirito e si turbò”. (11:33; confronta 13:21; 2:24; 4:1, 2; 6:15; 7:1) Inoltre allo scrittore erano noti i pensieri e le impressioni degli apostoli, alcuni dei quali erano sbagliati e furono poi corretti. — 2:21, 22; 11:13; 12:16; 13:28; 20:9; 21:4.

      Per di più lo scrittore è definito “il discepolo che Gesù amava”. (Giov. 21:20, 24) Era evidentemente uno dei tre affezionati apostoli che Gesù si tenne più vicini in diverse occasioni, come alla trasfigurazione (Mar. 9:2), e quando era angosciato nel giardino di Getsemani. (Matt. 26:36, 37) Di questi tre apostoli, è escluso che lo scrittore sia Giacomo perché fu messo a morte da Erode Agrippa I verso il 44 E.V., e non c’è alcuna prova che questo Vangelo fosse già stato messo per iscritto in quella data. Non può neanche essere Pietro perché il suo nome è menzionato insieme al “discepolo che Gesù amava”. — Giov. 21:20, 21.

      AUTENTICITÀ

      Il Vangelo di Giovanni era ritenuto canonico dalla congregazione cristiana primitiva. Compare in quasi tutti i cataloghi antichi, essendovi incluso come autentico. Le epistole di Ignazio di Antiochia (ca. 110 E.V.) contengono chiare impronte del Vangelo di Giovanni, come pure gli scritti di Giustino Martire di poco più tardi. Si trova in tutti i più importanti codici delle Scritture Greche Cristiane: Sinaitico, Vaticano, Alessandrino, Ephraemi, Bezae, Washingtonianus e Koridethi, e in tutte le versioni più antiche. Un frammento di questo Vangelo che contiene parte di Giovanni capitolo 18 è contenuto nel papiro Rylands 457 (P52), della prima metà del II secolo. Inoltre parti dei capitoli 10 e 11 si trovano nel papiro Chester Beatty (P45) e parte del primo capitolo nel papiro Bodmer (P66) dell’inizio del III secolo.

      DOVE E QUANDO FU SCRITTO

      Si ritiene generalmente che quando scrisse il suo Vangelo verso il 98 E.V. Giovanni fosse stato liberato dall’esilio nell’isola di Patmos e si trovasse a Efeso o nelle vicinanze, a un centinaio di chilometri da Patmos. L’imperatore romano Nerva, 96–98 E.V., fece tornare molti che erano stati mandati in esilio negli ultimi anni del regno del suo predecessore Domiziano. Giovanni poteva essere fra questi. Nella rivelazione che Giovanni ricevette a Patmos, quella di Efeso era una delle congregazioni a cui gli fu comandato di scrivere.

      Quando scrisse il suo Vangelo Giovanni era molto anziano, aveva probabilmente da novanta a cent’anni. Senza dubbio conosceva gli altri tre resoconti della vita e del ministero terreno di Gesù, e anche Atti degli Apostoli e le lettere scritte da Paolo, Pietro, Giacomo e Giuda. Aveva avuto l’opportunità di vedere la dottrina cristiana pienamente rivelata e aveva visto l’effetto della predicazione a tutte le nazioni. Inoltre aveva visto manifestarsi “l’uomo dell’illegalità”. (II Tess. 2:3) Aveva assistito all’adempimento di molte profezie di Gesù, principalmente la distruzione di Gerusalemme e la fine del sistema di cose giudaico.

      SCOPO DEL VANGELO DI GIOVANNI

      Giovanni, ispirato dallo spirito santo, fece una selezione degli avvenimenti da descrivere, perché, come ebbe a dire, “Gesù compì davanti ai discepoli anche molti altri segni, che non sono scritti in questo rotolo”. “Vi sono, infatti, molte altre cose che Gesù ha fatte, le quali, se fossero scritte nei minuti particolari, suppongo che il mondo stesso non potrebbe contenere i rotoli che si scriverebbero”. — Giov. 20:30; 21:25.

      Con questo in mente Giovanni dichiara lo scopo per cui descrisse determinati avvenimenti sotto ispirazione, ripetendo ben poco di ciò che era già stato scritto: “Ma questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate la vita per mezzo del suo nome”. — Giov. 20:31.

      Giovanni mise in risalto il fatto che ciò che scriveva era reale, vero ed effettivamente accaduto. (Giov. 1:14; 21:24) Il suo Vangelo è un prezioso contributo al canone biblico essendo la diretta testimonianza dell’ultimo apostolo di Gesù Cristo ancora in vita.

      IMPORTANZA

      In armonia con Rivelazione, dove Gesù Cristo afferma di essere “il principio della creazione di Dio” (Riv. 3:14), Giovanni fa notare che Questi era con Dio “nel principio” e che “tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui”. (Giov. 1:1-3) In tutto il Vangelo dà risalto all’intimità di questo unigenito Figlio di Dio col Padre suo, e cita molte frasi di Gesù che rivelano tale intimità. In tutto il libro sono messi in evidenza il rapporto tra Padre e Figlio, la sottomissione del Figlio e l’adorazione di Geova Dio da parte del Figlio suo. (Giov. 20:17) Tale intimità permise al Figlio di far conoscere il Padre come nessun altro poteva fare, e come i servitori di Dio dell’antichità non avevano mai compreso. Inoltre Giovanni dà risalto al tenero amore del Padre per il Figlio e per quelli che diventano figli di Dio esercitando fede nel Figlio.

      Gesù Cristo è presentato come il canale attraverso il quale Dio benedice l’umanità e l’unica via per arrivare a Dio; come Colui per mezzo del quale vengono immeritata benignità e verità (Giov. 1:17), e anche “l’Agnello di Dio” (1:29), l’“unigenito Figlio di Dio” (3:18), “lo sposo” (3:29), “il vero pane dal cielo” (6:32), “il pane di Dio” (6:33), “il pane della vita” (6:35), “il pane vivo” (6:51), “la luce del mondo” (8:12), il “Figlio dell’uomo” (9:35), “la porta” dell’ovile (10:9), “il pastore eccellente” (10:11), “la risurrezione e la vita” (11:25), “la via e la verità e la vita” (14:6) e “la vera vite”. — 15:1.

      Viene dato risalto alla posizione di Gesù Cristo quale Re (Giov. 1:49; 12:13; 18:33), e anche alla sua autorità di Giudice (5:27) e al potere di risuscitare concessogli dal Padre. (5:28, 29; 11:25) Giovanni rivela il ruolo di Cristo nell’inviare lo spirito santo, il “soccorritore”, per aiutare a ricordare, per rendere testimonianza riguardo a Lui e per insegnare. (14:26; 15:26; 16:14, 15) Ma non lascia che il lettore perda di vista il fatto che si tratta dello spirito di Dio, che emana da Dio e ha la Sua autorizzazione. Gesù aveva spiegato che lo spirito santo non poteva venire con tale funzione se egli non andava al Padre, che è maggiore di lui. (16:7; 14:28) Allora i discepoli avrebbero fatto opere ancora maggiori, grazie al fatto che Cristo sarebbe stato di nuovo col Padre suo e avrebbe esaudito le richieste fatte in suo nome, tutto allo scopo di rendere gloria al Padre. — 14:12-14.

      Giovanni rivela che Gesù Cristo si è sacrificato per riscattare il genere umano. (Giov. 3:16; 15:13) Il suo titolo “Figlio dell’uomo” ci ricorda che essendo diventato carne è il parente più stretto dell’uomo, e quindi, come era stato prefigurato nella Legge, il ricompratore e il vendicatore del sangue. (Lev. 25:25; Num. 35:19) Cristo disse ai discepoli che il governante del mondo non aveva alcun potere su di lui, perché aveva vinto il mondo e di conseguenza il mondo era giudicato e il suo governante doveva essere eliminato. (Giov. 12:31; 14:30) I seguaci di Gesù sono incoraggiati a vincere il mondo rimanendo leali e fedeli a Dio come Gesù. (Giov. 16:33) Questo è in armonia con la rivelazione che ebbe Giovanni, in cui Cristo sottolinea la necessità di vincere, e promette a chi è unito a lui ricche ricompense celesti al suo fianco. — Riv. 2:7, 11, 17, 26; 3:5, 12, 21.

      IL BRANO SPURIO DI GIOVANNI 7:53–8:11

      Questi dodici versetti sono stati ovviamente aggiunti al testo originale del Vangelo di Giovanni. Non si trovano nel Manoscritto Sinaitico né nel Manoscritto Vaticano 1209, anche se compaiono nel Codex Bezae del VI secolo e in manoscritti greci più tardi. Sono omessi però da quasi tutte le versioni più antiche. È evidente che non fanno parte del Vangelo di Giovanni. Un gruppo di manoscritti greci mette questo brano alla fine del Vangelo di Giovanni; un altro gruppo dopo Luca 21:38, avvalorando la conclusione che si tratta di un testo spurio e non ispirato.

      SCHEMA DEL CONTENUTO

      I Prologo: la Parola è divenuta carne e ha risieduto fra gli uomini (1:1-18)

      A. Era con Geova Dio essendo la prima delle sue opere creative (1:1, 2)

      B. Dio si è servito di lui per creare tutte le altre cose (1:3)

      C. Venuto come luce nel mondo, ma il mondo non l’ha riconosciuto né accettato (1:4-10)

      1. Quelli che l’hanno accolto sono diventati per fede figli di Dio (1:11-13)

      2. Chi esercita fede vede la sua gloria di Figlio unigenito (1:14)

      3. Pieno di immeritata benignità e verità, ha rivelato il Padre, che l’uomo non ha mai visto (1:15-18)

      II Giovanni il Battezzatore presenta agli uomini “l’Agnello di Dio” (1:19-42)

      A. Giovanni dichiara di non essere il Cristo né Elia (1:19-21)

      B. È colui che rende diritta la via di Geova; uno più grande deve venire (1:22-28)

      C. Annuncia che Gesù è “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (1:29)

      D. Assiste alla discesa dello spirito su Gesù al battesimo e predice battesimo di spirito santo per mezzo di Gesù (1:30-34)

      E. Presenta alcuni suoi discepoli a Gesù (1:35-42)

      III Predicazione di Gesù provoca separazione: “segni” e parole dimostrano che è Figlio di Dio; progressivo aumento dei credenti, indurimento del cuore degli increduli (1:43–12:50)

      A. Filippo e Natanaele diventano discepoli (1:43-51)

      B. Primo miracolo: durante festa nuziale trasforma acqua in vino; discepoli ripongono fede in lui (2:1-11)

      C. Durante celebrazione pasquale (30 E.V.) scaccia bestiame e cambiamonete dal tempio; agli oppositori predice “segno” di rialzare tempio (del suo corpo) in tre giorni (2:12-25)

      D. Nascita d’acqua e di spirito spiegata a Nicodemo; Figlio dell’uomo sarà innalzato come il serpente nel deserto (3:1-15)

      E. Amore di Dio nel dare Figlio per salvare il mondo; conflitto fra luce e tenebre (3:16-21)

      F. Discepoli di Gesù battezzano, hanno più aumento di Giovanni; Giovanni definisce se stesso “amico dello sposo”, e Gesù “lo sposo”; rende testimonianza all’origine e autorità di Cristo (3:22–4:3)

      G. Gesù rivela alla samaritana di possedere acqua vivificante, trova credenti fra samaritani, che lo riconoscono quale “salvatore del mondo” (4:4-42)

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