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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • ZELO PER LA VERA ADORAZIONE

      Non appena salì al trono all’età di venticinque anni Ezechia manifestò il suo zelo per l’adorazione di Geova. La sua prima azione fu quella di riaprire e riparare il tempio. Poi, convocati i sacerdoti e i leviti, disse loro: “Ho a cuore di concludere un patto con Geova l’Iddio d’Israele”. Fu un patto di fedeltà, come se il patto della Legge, ancora in vigore ma trascurato, fosse nuovamente inaugurato in Giuda. Con grande energia si accinse a riorganizzare il servizio dei leviti e ripristinò la disposizione degli strumenti musicali e del canto di lode. Era nisan, il mese in cui si doveva celebrare la Pasqua, ma il tempio, i sacerdoti e i leviti erano impuri. Entro il 16 nisan il tempio fu purificato e gli utensili riparati. Quindi si dovette fare una speciale espiazione per tutto Israele. Prima i principi portarono sacrifici e offerte per il peccato per il regno, il santuario e il popolo, poi il popolo offrì migliaia di olocausti. — II Cron. 29:1-36.

      Poiché essendo impuro il popolo non aveva potuto osservare la Pasqua nella data stabilita, Ezechia ricorse alla legge che consentiva a chi era impuro di celebrare la Pasqua un mese dopo. Invitò non solo Giuda, ma tutto Israele, per mezzo di lettere portate da corrieri in tutto il paese, da Beer-Seba a Dan. Molti derisero i corrieri; ma alcuni, specie di Aser, Manasse e Zabulon, si umiliarono e accettarono l’invito, e furono presenti anche alcuni di Efraim e Issacar. Inoltre c’erano molti adoratori di Geova non israeliti. Probabilmente non fu facile assistervi per gli abitanti del regno settentrionale fedeli alla vera adorazione. Come i messaggeri, incontrarono opposizione e scherni, poiché il regno delle dieci tribù era degenerato, essendo caduto nella falsa adorazione sotto la minaccia assira. — II Cron. 30:1-20; Num. 9:10-13.

      Dopo la Pasqua si tenne per sette giorni la festa dei pani non fermentati con tale gioia che l’intera congregazione decise di prolungarla per altri sette giorni. Anche in tempi così pericolosi la benedizione di Geova ebbe il sopravvento così che “ci fu in Gerusalemme una grande allegrezza, poiché dai giorni di Salomone figlio di Davide re d’Israele non c’era stato nulla di simile in Gerusalemme”. — II Cron. 30:21-27.

      Quello che avvenne in seguito dimostrò che si trattava di un vero ritorno e risveglio della pura adorazione e non di un semplice sentimento momentaneo. Prima di tornarsene a casa i celebranti distrussero le colonne sacre, abbatterono gli alti luoghi e gli altari e tagliarono i pali sacri in tutto il paese di Giuda e di Beniamino e anche in Efraim e Manasse. (II Cron. 31:1) Ezechia diede l’esempio frantumando il serpente di rame fatto da Mosè, perché il popolo ne aveva fatto un idolo a cui offriva il fumo dei sacrifici. (II Re 18:4) Dopo la grande festa Ezechia assicurò la continuità della vera adorazione organizzando le divisioni dei sacerdoti e disponendo che il servizio del tempio venisse sostenuto osservando la Legge per quanto riguardava le decime e la contribuzione delle primizie a leviti e sacerdoti, e il popolo vi aderì di tutto cuore. — II Cron. 31:2-12.

      AUMENTA LA PRESSIONE ASSIRA

      In quei momenti terribili, quando l’Assiria travolgeva tutto ciò che incontrava sul suo cammino, Ezechia continuò a confidare in Geova l’Iddio di Israele. Si ribellò contro il re d’Assiria e abbatté le città filistee, che evidentemente si erano alleate con l’Assiria. (II Re 18:7, 8) In quel tempo Tiraca re d’Etiopia (di solito identificato col faraone Taharqa, un etiope che regnò in Egitto) costituiva una minaccia per la dominazione assira in Palestina, ma Ezechia non ricorse mai all’aiuto dell’Egitto riponendo fiducia in lui e facendo alleanze. In questo fu senza dubbio rafforzato dal profeta Isaia. — Isa. 31:1; II Re 19:5-9.

      Nel terzo anno del regno di Ezechia Salmaneser re d’Assiria cinse d’assedio Samaria. Dopo tre anni di resistenza, nel 740 a.E.V. Samaria venne conquistata, forse da Sargon II successore di Salmaneser. Gli abitanti del regno delle dieci tribù furono deportati e gli assiri trasferirono nel paese altre popolazioni. (II Re 18:9-12) Così il regno di Giuda, che rappresentava il governo teocratico e la vera adorazione di Dio, rimase come un isolotto circondato da un mare di nemici ostili.

      Sennacherib, figlio di Sargon, aveva l’ambizione di aggiungere la conquista di Gerusalemme agli altri trofei di guerra, specie a motivo del fatto che Ezechia si era ritirato dall’alleanza stipulata con l’Assiria da suo padre il re Acaz. Nel quattordicesimo anno del regno di Ezechia (732 a.EN.) Sennacherib “sali contro tutte le città fortificate di Giuda e le prendeva”. Per salvare Gerusalemme Ezechia cercò di placare Sennacherib offrendogli del denaro, al che Sennacherib chiese l’esorbitante somma di 300 talenti d’argento e 30 talenti d’oro. Per pagarla Ezechia fu costretto a dare tutto l’argento che c’era nel tempio e nel tesoro del re, oltre ai metalli preziosi di cui Ezechia stesso aveva fatto rivestire le porte e gli stipiti del tempio. Questo soddisfece il re d’Assiria, ma solo temporaneamente. — II Re 18:13-16.

      OPERE DI EDILIZIA E INGEGNERIA

      Ritenendo imminente un attacco da parte dell’avido Sennacherib, Ezechia manifestò saggezza e strategia. Ostruì tutte le sorgenti e le fonti d’acqua fuori delle mura di Gerusalemme, così in caso di assedio gli assiri sarebbero stati a corto di riserve idriche. Rinforzò le fortificazioni della città e “fece dardi in abbondanza e scudi”. Tuttavia non confidò in tale apparato militare. — II Cron. 32:1-8.

      L’acquedotto di Ezechia era una delle più notevoli opere d’ingegneria dell’antichità. Dal pozzo di Ghihon a E della parte settentrionale della città di Davide seguiva un corso irregolare per oltre 530 m fino alla piscina di Siloe nella valle del Tiropeon sotto la città di Davide ma all’interno delle nuove mura aggiunte a S della città. — II Re 20:20; II Cron. 32:30; vedi ARCHEOLOGIA ociA, p. 99.

      INSUCCESSO DI SENNACHERIB

      Come Ezechia aveva previsto, Sennacherib decise di attaccare Gerusalemme. Ezechia era molto angosciato ma continuò a confidare in Geova e a invocarlo nel tempio; inoltre mandò alcuni capi del popolo dal profeta Isaia. La risposta di Isaia, ispirata da Geova, fu che Sennacherib avrebbe ricevuto una notizia e sarebbe tornato al suo paese, dove sarebbe stato ucciso. (II Re 19:1-7; Isa. 37:1-7) Nel frattempo Sennacherib era partito da Lachis alla volta di Libna, dove apprese che Tiraca re d’Etiopia era uscito per combattere contro di lui, nondimeno mandò per mezzo di un messaggero lettere a Ezechia, continuando a minacciare e schernire Geova l’Iddio di Israele. Ricevute quelle lettere assai oltraggiose, Ezechia le spiegò davanti a Geova, che di nuovo rispose per mezzo di Isaia schernendo a sua volta Sennacherib e assicurando che gli assiri non sarebbero entrati in Gerusalemme, perché Geova stesso aveva detto: “Per certo io difenderò questa città per salvarla per amore di me stesso e per amore di Davide mio servitore”. — II Re 19:8-34; Isa. 37:8-35.

      Durante la notte Geova mandò il suo angelo che abbatté 185.000 dei migliori soldati di Sennacherib, “ogni potente uomo di valore, e ogni condottiero e capo nel campo del re d’Assiria, così che egli tornò con vergogna di faccia al suo proprio paese”. Poi “avvenne che mentre si inchinava nella casa di Nisroc suo dio, Adrammelec e Sarezer, suoi propri figli, lo abbatterono con la spada”. Così fu sventata la minaccia di Sennacherib contro Gerusalemme. — II Cron. 32:21; Isa. 37:36-38.

      LA VITA DI EZECHIA MIRACOLOSAMENTE PROLUNGATA

      Mentre Sennacherib minacciava Gerusalemme, Ezechia fu colpito da un foruncolo maligno. Il profeta Isaia gli consigliò di sistemare i suoi affari e prepararsi a morire. Finora Ezechia non aveva avuto un figlio, perciò sembrava che la discendenza reale di Davide rischiasse di essere interrotta. Ezechia pregò con fervore Geova e pianse, allora Geova rimandò Isaia a informarlo che avrebbe avuto altri quindici anni di vita. Come segno miracoloso l’ombra sarebbe tornata indietro di dieci gradini sulla “scala di Acaz”. (Vedi MERIDIANA) Nel terzo anno dopo questo avvenimento Ezechia ebbe un figlio chiamato Manasse, che salì al trono dopo di lui. — II Re 20:1-11, 21; 21:1; Isa. 38:1-8, 21.

      ERRORE E PENTIMENTO DI EZECHIA

      Le Scritture dicono che “Ezechia non ricambiò secondo il beneficio resogli, poiché il suo cuore si insuperbì e ci fu indignazione contro di lui e contro Giuda e Gerusalemme”. (II Cron. 32:25) La Bibbia non precisa se la sua superbia si riferisse all’atto poco saggio di mostrare l’intero tesoro della sua casa e tutto il suo dominio ai messaggeri del re di Babilonia Berodac-Baladan (Merodac-Baladan) venuti a congratularsi per la guarigione di Ezechia. Forse Ezechia fece sfoggio di tutta questa ricchezza per impressionare il re di Babilonia, un possibile alleato contro il re d’Assiria. Ciò naturalmente poteva eccitare l’avidità dei babilonesi. Il profeta Isaia era contrario a qualsiasi alleanza o amicizia con Babilonia, da sempre nemica di Dio. Quando seppe come Ezechia aveva accolto i messaggeri di Babilonia, Isaia pronunciò la profezia ispirata da Geova che i babilonesi gli avrebbero col tempo portato via tutto, inclusi alcuni discendenti. Ezechia allora si umiliò e Dio benignamente promise che la calamità non sarebbe venuta ai suoi giorni. — II Re 20:12-19; II Cron. 32:26, 31; Isa. 39:1-8.

      A Gerusalemme, all’epoca del profeta Geremia, alcuni capi del popolo parlarono bene di Ezechia per la sua umiltà nel prestare ascolto a Michea di Moreset, il profeta di Geova. — Ger. 26:17-19.

  • Ezechiele
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Ezechiele

      (Ezechièle) [Dio rafforza].

      Figlio del sacerdote Buzi. Era fra i prigionieri portati a Babilonia da Nabucodonosor insieme a Ioiachin nel 617 a.E.V. Ebbe le prime visioni di Dio “nel trentesimo anno, nel quarto mese, il quinto giorno del mese”, nel “quinto anno dell’esilio del re Ioiachin”. Ezechiele profetizzava agli ebrei che vivevano presso il fiume Chebar, secondo alcuni studiosi moderni uno dei grandi canali babilonesi. Il “trentesimo anno” sembra riferirsi all’età di Ezechiele; in quel tempo cominciò la sua opera di profeta. — Ezec. 1:1-3.

      Ezechiele era dunque sui ventisei anni quando andò in cattività insieme a Ioiachin nel 617 a.E.V. Essendo di famiglia sacerdotale, senza dubbio conosceva bene il tempio, la sua sistemazione e tutte le attività che vi si svolgevano, ed era ben versato nella Legge.

      Certamente Ezechiele conosceva bene Geremia e le profezie che aveva pronunciate molto tempo prima, dato che Geremia aveva profetizzato a Gerusalemme durante la giovinezza di Ezechiele. E inoltre Ezechiele aveva avuto il vantaggio di vivere in Giuda durante parte del regno del giusto re Giosia, che aveva distrutto le immagini scolpite e gli altari di Baal, si era accinto a riparare il tempio e, quando era stato rinvenuto nel tempio il libro della Legge (evidentemente un originale scritto da Mosè), aveva intensificato in Giuda la riforma a favore della pura adorazione. (II Cron. cap. 34) L’attività profetica di Ezechiele fu contemporanea a quella di Daniele.

      Ezechiele prestava servizio per la popolazione ebraica e i suoi capi nella regione di Babilonia dove continuò l’opera dei profeti. Perciò, mentre gli ebrei in Gerusalemme avevano il tempio col suo sommo sacerdote e Geremia, sacerdote e profeta, quelli in Babilonia non furono abbandonati da Geova: Ezechiele era per loro un profeta di Dio e, anche se non immolava sacrifici, era là per consigliarli e istruirli nella legge di Dio.

      C’era una stretta relazione fra l’opera profetica di Geremia e quella di Ezechiele, poiché entrambi confutavano e cercavano di dissipare dalla mente degli ebrei a Gerusalemme e in Babilonia l’idea che Dio avrebbe presto posto fine alla dominazione babilonese e che Gerusalemme non sarebbe caduta. Anzi Geremia mandò una lettera ai prigionieri nel paese di Babilonia, dicendo loro di sistemarsi e stare in pace a Babilonia perché avrebbero dovuto attendere settant’anni prima di essere liberati. Senza dubbio Ezechiele poté udire le parole di quella lettera. E può anche aver sentito leggere il libro che Geremia mandò in seguito per predire la caduta di Babilonia. — Ger. cap. 29; Ger. 51:59-64.

      PROFETIZZÒ A PERSONE ‘OSTINATE’

      I prigionieri in Babilonia avevano agli occhi di Geova una posizione migliore degli ebrei rimasti in Palestina, com’è illustrato da un canestro di fichi buoni e uno di fichi cattivi visti da Geremia. (Ger. cap. 24) Ma ciò nonostante Ezechiele non ebbe un compito facile, perché gli israeliti prigionieri facevano sempre parte di quella casa ribelle e, come gli fu detto, “ci sono degli ostinati e cose che ti pungono e tu dimori fra scorpioni”. (Ezec. 2:6) Per comando di Geova prese dimora fra gli esiliati a Tel-Abib presso il fiume Chebar. (Ezec. 3:4, 15) Anche se erano in esilio gli ebrei abitavano in case di loro proprietà. (Ger. 29:5) Almeno fino a un certo punto, potevano continuare a essere organizzati in quanto alla religione. Gli anziani di Giuda furono in grado di recarsi più volte da Ezechiele. (Ezec. 8:1; 14:1; 20:1) Anche quando giunse il momento della restaurazione alla fine dei settant’anni, molti di quegli ebrei non vollero lasciare Babilonia.

      MORTE DELLA MOGLIE

      Ezechiele dice di aver ricevuto il suo incarico presso il fiume Chebar nel quinto anno dell’esilio del re Ioiachin (cioè nel 613 a.E.V.). Profetizzò almeno per ventidue anni fino al 591 a.E.V., la sua ultima profezia datata è infatti del ventisettesimo anno della prigionia. (Ezec. 29:17) Pare che Ezechiele fosse felicemente sposato. Poi Geova gli disse: “Figlio d’uomo, ecco, io tolgo da te la cosa desiderabile ai tuoi occhi con un colpo”. (Ezec. 24:16)

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