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PaoloAusiliario per capire la Bibbia
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carne” (II Cor. 12:7) poteva essere un disturbo agli occhi o d’altro genere. — Confronta Atti 23:1-5; Galati 4:15; 6:11.
Essendo imperfetto, Paolo provava un continuo conflitto fra la mente e la carne peccaminosa. (Rom. 7:21-24) Ma non si arrese: “Tratto con durezza il mio corpo e lo conduco come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia in qualche modo disapprovato”. (I Cor. 9:27) Paolo aveva sempre davanti a sé il glorioso premio della vita immortale nei cieli. Considerava tutta la sofferenza come nulla in confronto alla gloria che sarebbe stata la ricompensa della fedeltà. (Rom. 8:18; Filip. 3:6-14) Perciò, poco prima di morire, Paolo poté scrivere: “Ho combattuto l’eccellente combattimento, ho corso la corsa sino alla fine, ho osservato la fede. Da ora in poi mi è riservata la corona della giustizia”. — II Tim. 4:7, 8.
Paolo, essendo un apostolo ispirato, aveva l’autorità di comandare e impartire ordini, ed esercitò tale autorità (I Cor. 14:37; 16:1; Col. 4:10; I Tess. 4:2, 11; confronta I Timoteo 4:11), ma preferiva rivolgersi ai fratelli con amore, supplicandoli “per le compassioni di Dio” e “per la mitezza e per la benignità del Cristo”. (Rom. 12:1; II Cor. 6:11-13; 8:8; 10:1; Filem. 8, 9) Era gentile e manifestava loro tenero affetto, esortandoli e consolandoli come un padre. (I Tess. 2:7, 8, 11, 12) Anche se aveva diritto di ricevere aiuto materiale dai fratelli, preferiva lavorare con le sue mani per non essere di peso finanziariamente. (Atti 20:33-35; I Cor. 9:18; I Tess. 2:6, 9) Perciò fra Paolo e quelli che serviva esisteva uno stretto vincolo di affetto fraterno. I sorveglianti della congregazione di Efeso furono molto addolorati e piansero quando seppero che forse non lo avrebbero più visto. (Atti 20:37, 38) Paolo si preoccupava molto del benessere spirituale dei compagni di fede e desiderava fare quel che poteva per aiutarli a rendere certa la loro chiamata celeste. (Rom. 1:11; 15:15, 16; Col. 2:1, 2) Li ricordava sempre nelle sue preghiere (Rom. 1:8, 9; II Cor. 13:7; Efes. 3:14-19; Filip. 1:3-5, 9-11; Col. 1:3, 9-12; I Tess. 1:2, 3; II Tess. 1:3) e chiese che anch’essi pregassero per lui. (Rom. 15:30-32; II Cor. 1:11) Trasse incoraggiamento dalla fede degli altri cristiani. (Rom. 1:12) D’altra parte Paolo si atteneva con fermezza a ciò che era giusto, non esitando a correggere un altro apostolo quando era necessario per il progresso della buona notizia. — I Cor. 5:1-13; Gal. 2:11-14.
NON UNO DEI DODICI
Pur essendo fermamente convinto e avendo le prove del proprio apostolato, Paolo non si incluse mai fra “i dodici”. Prima della Pentecoste, in seguito all’esortazione scritturale di Pietro, l’assemblea cristiana aveva cercato un sostituto dell’infedele Giuda Iscariota. Due discepoli erano stati scelti come candidati, forse mediante il voto dei componenti l’assemblea di sesso maschile (Pietro si era rivolto a loro chiamandoli “uomini, fratelli” [Atti 1:16]). Poi avevano pregato Geova Dio (confronta Atti 1:24 con I Samuele 16:7 e Atti 15:7, 8) affinché designasse Lui quale dei due aveva scelto per sostituire l’apostolo infedele. Dopo aver pregato tirarono a sorte e “la sorte cadde su Mattia”. — Atti 1:15-26; confronta Proverbi 16:33.
Non c’è ragione di dubitare che Mattia sia stato scelto da Dio, anche se è vero che una volta convertito, Paolo ebbe una parte molto importante e le sue fatiche superarono quelle di tutti gli altri apostoli. (I Cor. 15:9, 10) Egli prestò servizio come ‘apostolo [inviato] alle nazioni’. — Atti 9:4-6, 15.
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PapiroAusiliario per capire la Bibbia
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Papiro
Grande pianta erbacea della famiglia delle Ciperacee, con sottile fusto o stelo trigono, che cresce in acque poco profonde. Può raggiungere un’altezza di 2,5-5 m circa e termina con un ciuffo di sottili foglie a corona. Il nome si applica anche al materiale usato per diversi manufatti, fra cui un materiale scrittorio, e in particolare ai manoscritti su tale materiale.
Il papiro cresce in acquitrini o acque basse e stagnanti, e lungo la riva di fiumi lenti, come il basso Nilo, dove un tempo cresceva rigoglioso, ma ora è quasi estinto. Bildad aveva chiesto a Giobbe: “Crescerà una pianta di papiro senza un pantano?” — Giob. 8:11; Isa. 35:7.
Il papiro era molto apprezzato nell’antico Egitto, dove si pensa che venisse usato come materiale scrittorio già all’epoca di Abraamo. Col tempo la produzione di carta di papiro diventò una delle principali industrie d’Egitto. La pianta aveva usi molteplici: il fusto serviva per fare sandali, scatole, vele, barche, cesti e stuoie. La radice legnosa veniva masticata per il suo succo dolce simile a quello della liquirizia. Il midollo si mangiava bollito, e quando c’era scarsità di legna da ardere, la parte inferiore del fusto, seccata, serviva come combustibile.
I fusti di papiro galleggiano molto bene e, per evitare che il piccolo Mosè morisse, la madre lo depose in “un’arca di papiro” spalmata di bitume e pece. (Eso. 2:3) Col papiro si facevano anche imbarcazioni più grandi, capaci di superare lunghe distanze. Queste potevano essere fatte con fasci di steli di papiro legati insieme. Erano strette alle estremità, ma abbastanza larghe al centro da poter accogliere alcuni passeggeri in piedi. — Isa. 18:2.
Per preparare il papiro come materiale scrittorio gli egiziani seguivano un procedimento piuttosto semplice. Nel raccogliere i gambi, preferivano la parte più spessa piena di midollo che cresceva sott’acqua perché potevano ricavarne materiale grezzo più ampio e più bianco. Togliendo la scorza rimaneva il midollo che veniva tagliato in sezioni lunghe 40-45 cm circa. Quindi veniva tagliato in strisce larghe ma molto sottili. Queste venivano disposte verticalmente su una superficie liscia in modo che si sovrapponessero leggermente. Dopo aver applicato un sottile strato di colla, un altro strato di strisce di papiro veniva disposto in senso orizzontale su quelle verticali. Il tutto veniva battuto con un maglio finché formava un unico foglio. I fogli venivano asciugati al sole, poi rifilati per ridurli alla grandezza desiderata, spesso di forma rettangolare (cm 25 x 20). Infine venivano lisciati e levigati con pomice, conchiglie o avorio. Con questo procedimento veniva prodotto un materiale scrittorio quasi bianco, pieghevole e abbastanza resistente, che era disponibile in svariate grandezze e qualità. Per scrivere si usava di solito il lato che aveva le strisce orizzontali, anche se a volte lo scritto proseguiva sul retro. Le giunture delle strisce servivano per guidare la mano dello scrittore che scriveva con una cannuccia intinta in un liquido composto di resina, nerofumo e acqua.
Come materiale scrittorio il papiro aveva il grosso svantaggio di non essere molto resistente. In ambiente umido si deteriorava e, quando veniva conservato all’asciutto, diventava molto friabile. Fino al XVIII secolo E.V. si supponeva che tutti gli antichi manoscritti papiracei della Bibbia fossero andati distrutti. Tuttavia nel 1778 alcuni papiri biblici furono rinvenuti presso l’antica Fayum, in Egitto. D’allora in poi altre scoperte sono state fatte in Egitto e nella regione del Mar Morto, luoghi che hanno l’ideale clima asciutto così necessario
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