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  • Giudici, libro dei
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • descritti erano accaduti prima della morte di Giosuè. Per esempio in Giudici 2:6 si legge: “Quando Giosuè mandò via il popolo, i figli d’Israele se ne andarono, ciascuno alla sua eredità, per prendere possesso del paese”. È dunque chiaro che Giudici 1:1–3:6 serve da introduzione: lo scrittore cita avvenimenti accaduti prima e dopo la morte di Giosuè per ambientare nella storia la narrazione che segue. La parte che va dal capitolo 3, versetto 7, fino alla fine del capitolo 16 è fondamentalmente in ordine cronologico e si riferisce all’attività di dodici giudici (senza contare Debora), da Otniel fino a Sansone. L’ultima parte del libro si potrebbe definire un’appendice e riguarda un periodo molto precedente. La conquista di Lais da parte dei daniti doveva essere avvenuta prima della morte di Giosuè. (Confronta Giosuè 19:47; Giudici 18:27-29). La perversione sessuale degli uomini di Ghibea e gli avvenimenti successivi che provocarono lo sterminio quasi completo della tribù di Beniamino avvennero probabilmente non molti anni dopo la morte di Giosuè. (Giud. 19:1–21:25; Gios. 24:31) Questo avrebbe dato ai beniaminiti tempo sufficiente per aumentare da 600 uomini circa (Giud. 20:47) a quasi 60.000 guerrieri all’epoca del regno di Davide. — I Cron. 7:6-12.

      SCRITTORE ED EPOCA

      Il libro stesso fornisce indicazioni che permettono di determinare quando fu scritto. Infatti venne compilato mentre un re regnava su Israele. Altrimenti lo scrittore, riferendosi al passato, non avrebbe detto: “In quei giorni non c’era re in Israele”. (Giud. 17:6; 18:1; 19:1; 21:25) Ma era un’epoca in cui Gerusalemme era ancora abitata dai gebusei. (Giud. 1:21) Poiché Davide conquistò la “fortezza di Sion” (parte di Gerusalemme) dai gebusei nel 1070 a.E.V. e vi trasferì la capitale (II Sam. 5:6-9), il libro di Giudici deve essere stato scritto prima di quella data, probabilmente durante il regno di Saul. In quel tempo Samuele era il principale sostenitore della vera adorazione e, quale profeta di Geova, sarebbe stato logico che scrivesse questo libro.

      AUTENTICITÀ

      Non c’è dubbio che il libro di Giudici giustamente ha un posto nel canone biblico. È un libro franco e onesto, e non nasconde i gravi peccati di Israele. Dà gloria e onore non ai giudici umani, ma a Geova Dio, il vero Liberatore di Israele. Spiega che lo spirito di Dio conferiva il potere ai giudici (Giud. 3:9, 10; 6:34; 11:29; 13:24, 25; 14:6, 19; 15:14, 18; 16:20, 28-30) ed essi a loro volta riconoscevano Geova quale Giudice (11:27) e Re (8:23). Altri libri biblici ispirati si riferiscono ad avvenimenti ivi descritti. — I Sam. 12:9-11; II Sam. 11:21; Sal. 83:9-12; Isa. 9:4; 10:26; Ebr. 11:32-34.

      SCHEMA DEL CONTENUTO

      I Ambiente e condizioni prevalenti all’epoca dei giudici (1:1–3:6)

      A. Pur prendendo possesso dell’eredità grazie all’impegno delle tribù e dei singoli, gli israeliti non ubbidiscono al comando di Dio di espellere i cananei e distruggere gli oggetti idolatrici (1:1–2:5)

      B. Dopo la morte di Giosuè e della generazione più anziana, gli israeliti cadono vittime della falsa adorazione dei cananei rimasti; Geova abbandona il suo popolo ai nemici ma suscita giudici per liberarlo quando si pente (2:6–3:6)

      II Episodi di oppressione nemica e relative imprese dei giudici (3:7–16:31)

      A. Sotto la dominazione del re Cusan-Risataim per otto anni; liberati da Otniel figlio di Chenaz (3:7-11)

      B. Soggetti per diciott’anni a Eglon re di Moab; il beniaminita Eud, dopo aver ucciso Eglon, raduna israeliti per la guerra e sconfigge Moab (3:12-30)

      C. Samgar abbatte 600 filistei con un pungolo da bovini e salva Israele (3:31)

      D. Ventennale oppressione di Iabin re di Hazor; profetessa Debora giudica Israele; Barac incaricato di prendere il comando contro il nemico (4:1–5:31)

      1. Barac raduna forze israelite presso monte Tabor, attira i carri nemici nella valle del torrente Chison (4:11-13)

      2. Geova dà a Barac la vittoria, cantata da Debora e Barac (4:14–5:31)

      E. Israeliti oppressi per sette anni da madianiti, amalechiti e orientali; Gedeone, liberatore divinamente incaricato (6:1-24)

      1. Gedeone assolve incarico: di notte, con dieci uomini, demolisce altare di Baal, abbatte palo sacro, costruisce altare a Geova e sacrifica toro; quando gli eserciti nemici si accampano nel bassopiano di Izreel, Gedeone raduna esercito e, mediante due prove, si accerta di avere il sostegno di Geova (6:25-40)

      2. Esercito israelita di 32.000 uomini si accampa presso pozzo di Harod; 22.000 intimoriti vengono congedati e, sottoponendo gli altri a una prova, la schiera si riduce a 300 uomini (7:1-8)

      3. Gedeone ispeziona accampamento nemico, dopo di che egli e i suoi uomini suonano il corno, frantumano le giare, alzano le torce e urlano grido di guerra; Geova getta il nemico nello scompiglio, così che amalechiti, madianiti e orientali si uccidono fra loro (7:9-22)

      4. Altre tribù d’Israele invitate a prendere parte alla battaglia; efraimiti catturano principi madianiti Oreb e Zeeb ma poi cercano di attaccar lite con Gedeone per non essere stati chiamati prima; Gedeone con tatto evita uno scontro (7:23–8:3)

      5. Gedeone insegue il nemico; quando torna vittorioso punisce gli uomini di Succot e uccide gli uomini di Penuel che non l’avevano aiutato; mette a morte due re di Madian, Zeba e Zalmunna (8:4-21)

      6. Rifiuta il regno ma fa un efod con le spoglie di guerra, efod che diviene poi oggetto di venerazione idolatrica (8:22-28)

      F. Gedeone ha molti figli ma dopo la sua morte sono quasi tutti uccisi e Abimelec diventa re (8:30–9:5)

      1. Abimelec, figlio di Gedeone e di una sua concubina di Sichem, assassina tutti i fratellastri tranne Iotam il minore, e diventa re di Sichem (8:31; 9:1-21)

      2. Attrito fra sichemiti e Abimelec; infine Abimelec distrugge Sichem e poi, mentre assedia Tebez, gli viene fracassato il cranio e ordina a un servitore di ucciderlo (9:22-57)

      G. Tola e Iair giudicano Israele rispettivamente per ventitré e ventidue anni (10:1-5)

      H. Israeliti si volgono nuovamente alla falsa adorazione e cadono sotto la dominazione di filistei e ammoniti; il giudice Iefte usato per liberarli (10:6–12:7)

      1. Iefte prende il comando contro ammoniti, è benedetto con la vittoria e adempie voto rispetto alla figlia (11:1-40)

      2. Efraimiti si sentono trascurati, accusano erroneamente Iefte di non aver chiesto loro aiuto; si combatte e gli efraimiti sono sconfitti (12:1-6)

      3. Iefte giudica Israele per sei anni (12:7)

      I. Ibzan, Elon e Adbon prestano servizio come giudici complessivamente per venticinque anni (12:8-15)

      L. Israele assoggettato ai filistei per quarant’anni; salvato da Sansone (13:1–16:31)

      1. Geova designa quale salvatore Sansone, figlio che il danita Manoa avrebbe avuto dalla propria moglie (13:2-25)

      2. Sansone, grazie al potere dello spirito di Geova, compie grandi imprese nei vent’anni in cui è giudice; tradito da Dalila, oggetto del suo amore, Sansone è imprigionato dai filistei ma alla fine uccide più filistei alla sua stessa morte che durante l’intera vita (14:1–16:31)

      III Ulteriori informazioni storiche sulle condizioni esistenti all’epoca dei giudici (17:1–21:25)

      A. Mica di Efraim diventa idolatra e prende al suo servizio giovane levita, “Gionatan figlio di Ghersom” (17:1-13; 18:30)

      B. Alcuni daniti trafugano idoli di Mica e portano levita a Lais; conquistano Lais e il levita diventa loro sacerdote (18:1-31)

      C. Perversione sessuale degli uomini di Ghibea di Beniamino provoca guerra civile perché beniaminiti rifiutano di consegnare colpevoli; tribù di Beniamino quasi sterminata (19:1–21:25)

      Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, pp. 46-50.

  • Giudizi
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    • Giudizi

      Vedi DECISIONI GIUDIZIARIE.

  • Giunco
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    • Giunco

      [ebr. ’aghmòn].

      Nome di svariate erbe palustri. Il giunco vero e proprio ha fusto cilindrico, spesso cavo, con foglie simili a fili d’erba e fiorellini bruni o verdognoli. Il termine ’aghmòn poteva includere vari tipi di giunchi e anche altre erbe palustri. Nell’antichità i giunchi servivano per accendere il fuoco nelle fornaci. — Giob. 41:20.

      In Giobbe 41:2 il termine “giunco” può riferirsi a una corda di giunchi intrecciati o fatta con fibre di giunco attorcigliate. Negli altri riferimenti scritturali ’aghmòn ha significato illustrativo. Geova non si compiaceva affatto del digiuno, di cui gli israeliti infedeli facevano ostentazione chinando la testa come un giunco. (Isa. 58:5) In Isaia 9:14, “giunco” sembra riferirsi ai falsi profeti (la “coda”) che si limitavano a dire quello che i capi della nazione d’Israele (la “testa” o il “germoglio”) volevano udire. — Isa. 9:15; vedi anche Isaia 19:15, dove “giunco” sembra indicare gli egiziani in genere.

  • Giuramento
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    • Giuramento

      Nelle Scritture Ebraiche due termini sono usati col significato che viene comunemente attribuito a un giuramento. Shevu‘àh, “giuramento”, si pensa derivi dalla parola shèva‘, “sette” (da una radice che significa “giurare”), numero usato nella Bibbia per indicare completezza; questo confermerebbe che ciò che si giura è sicuro e sacro. Nel concludere un patto presso il pozzo di Beer-Seba, che significa “pozzo del giuramento”, Abraamo e Abimelec giurarono su sette agnelle. (Gen. 21:27-32; vedi anche Genesi 26:28-33). Shevu‘àh si riferisce a una dichiarazione giurata da parte di qualcuno che si impegna a fare o a non fare una certa cosa. La parola stessa non dà affatto l’idea che una maledizione ricada su chi giura se non mantiene il giuramento. Perciò questo è il termine usato a proposito della dichiarazione giurata o giuramento fatto ad Abraamo da Geova, che non manca mai di parola e su cui non può ricadere alcuna maledizione. — Gen. 26:3.

      L’altro termine ebraico è ʼalàh, “giuramento, esecrazione, imprecazione, maledizione”. Si può tradurre anche “giuramento di obbligo”. (Gen. 26:28) Il lessico ebraico e aramaico di Koehler e Baumgartner (p. 49) definisce questo termine “maledizione (minaccia di calamità in caso di trasgressione), imposta a qualcuno da se stesso o da altri”. Nell’antichità per gli ebrei fare un giuramento era una cosa molto seria. Si doveva mantenere un giuramento, anche a danno di chi l’aveva fatto. (Sal. 15:4; Matt. 5:33) Chi parlava sconsideratamente in una dichiarazione giurata era ritenuto colpevole di fronte a Geova. (Lev. 5:4) La violazione di un giuramento comportava la più severa punizione da parte di Dio. Presso le nazioni più antiche e particolarmente presso gli ebrei il giuramento era in un certo senso un atto religioso, che riguardava Dio. L’uso che facevano gli ebrei del termine ʼalàh rendeva implicitamente Dio parte in causa nel giuramento ed equivaleva a dichiararsi pronti a incorrere in qualsiasi giudizio egli si compiacesse di infliggere in caso di spergiuro. Questo termine non è mai usato da Dio in riferimento ai suoi giuramenti.

      Spesso il giuramento era fatto per Dio o in nome di Dio. (Gen. 14:22; 31:53; Deut. 6:13; Giud. 21:7; Ger. 12:16) Geova giurava per se stesso o per la sua stessa vita. (Gen. 22:16; Ezec. 17:16; Sof. 2:9) A volte gli uomini usavano espressioni di carattere formale come “Geova mi [o, ti] faccia così e vi aggiunga se . . .” non farò [o, non farai] come giurato. (Rut 1:17; I Sam. 13:17; II Sam. 19:13) La dichiarazione poteva essere resa più enfatica pronunciando il proprio nome. — I Sam. 20:13; 25:22; II Sam. 3:9.

      Sembra che il gesto usato più spesso per accompagnare un giuramento fosse quello di alzare la mano destra verso il cielo. Simbolicamente Geova stesso è menzionato nell’atto di giurare in questo modo. (Gen. 14:22; Eso. 6:8; Deut. 32:40; Isa. 62:8; Ezec. 20:5) L’angelo della visione di Daniele alzò ai cieli entrambe le mani nel pronunciare un giuramento. (Dan. 12:7) Degli spergiuri è detto che la loro “destra è una destra di falsità”. — Sal. 144:8.

      Chi chiedeva a un altro di fare un giuramento poteva invitarlo a mettere la mano sotto la sua coscia o il suo fianco. Quando mandò il suo servitore a cercar moglie per Isacco, Abraamo gli disse: “Metti la tua mano, ti prego, sotto la mia coscia”, dopo di che il servitore giurò che avrebbe cercato la ragazza fra i parenti di Abraamo. (Gen. 24:2-4, 9) Nello stesso modo Giacobbe fece giurare a Giuseppe di non seppellirlo in Egitto. (Gen. 47:29-31) A proposito del significato di questa consuetudine, vedi ATTEGGIAMENTI E GESTI, pp. 127, 128.

      SOTTO LA LEGGE

      I casi nei quali la legge mosaica richiedeva un giuramento riguardavano: la moglie in un processo per gelosia (Num. 5:21, 22); chi aveva ricevuto qualche cosa in custodia quando la proprietà affidatagli

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