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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • LEGGI MOSAICHE RELATIVE ALLA DECIMA

      Geova diede a Israele le leggi relative alla decima per motivi ben precisi, che riguardavano l’uso di due decime del loro reddito annuo, fatta eccezione per gli anni sabatici in cui non si pagava la decima dal momento che non ci si poteva aspettare alcun reddito. (Lev. 25:1-12) Alcuni studiosi ritengono invece che ci fosse un’unica decima. Tali decime erano un’aggiunta all’offerta delle primizie che gli israeliti avevano l’obbligo di fare a Geova. — Eso. 23:19; 34:26.

      La prima decima, che consisteva di un decimo del prodotto della terra e del frutto degli alberi e (evidentemente dei nuovi nati) della mandria e del gregge, era portata al santuario e data ai leviti, poiché essi non avevano eredità nel paese ma si dedicavano al servizio del santuario. (Lev. 27:30-32; Num. 18:21, 24) I leviti a loro volta offrivano un decimo di quello che ricevevano per il mantenimento del sacerdozio aaronnico. — Num. 18:25-29.

      Evidentemente prima di pagare la decima il grano veniva trebbiato e il frutto della vigna e dell’ulivo convertito in vino e olio. (Num. 18:27, 30; Nee. 10:37) Se un israelita desiderava offrire denaro invece del prodotto, poteva farlo, ma doveva aggiungere un quinto del suo valore. (Lev. 27:31) La cosa era però diversa per il gregge o la mandra. Quando gli animali uscivano a uno a uno dalla porta del recinto, il proprietario stava alla porta e segnava con una verga come decima un capo di bestiame su dieci, senza esaminarlo o sceglierlo. — Lev. 27:32, 33.

      Pare che ci fosse anche una seconda decima, un altro decimo messo da parte ogni anno per motivi diversi dal mantenimento diretto del sacerdozio levitico, benché i leviti ne ricevessero una parte. Di solito serviva in gran parte alla famiglia israelita che ne godeva quando si radunava durante le feste della nazione. Se la distanza da Gerusalemme era troppo grande per trasportare agevolmente la decima, il prodotto veniva convertito in denaro e questo era impiegato a sua volta a Gerusalemme per il sostentamento della famiglia durante il santo congresso. (Deut. 12:4-7, 11, 17, 18; 14:22-27) Inoltre alla fine del terzo e del sesto anno di ciascun ciclo sabatico di sette anni, questa decima, anziché essere usata per sostenere le spese durante le assemblee, veniva devoluta ai leviti, ai residenti forestieri, alle vedove e ai ragazzi senza padre della propria città. — Deut. 14:28, 29; 26:12.

      Queste leggi sulla decima che Israele doveva osservare non erano esorbitanti. E da non sottovalutare è il fatto che, se venivano osservate le leggi sulla decima, Dio aveva promesso di far prosperare Israele aprendo “le cateratte dei cieli”. (Mal. 3:10; Deut. 28:1, 2, 11-14) Quando il popolo trascurava di pagare la decima il sacerdozio ne soffriva, perché sacerdoti e leviti erano costretti a cercare un lavoro secolare e quindi a trascurare i loro impegni ministeriali. (Nee. 13:10) Tale infedeltà finiva per provocare il declino della vera adorazione. Purtroppo quando le dieci tribù si allontanarono a motivo dell’adorazione dei vitelli d’oro usarono la decima per sostenere tale falsa adorazione. (Amos 4:4, 5) Invece quando gli israeliti erano fedeli a Geova ed erano governati da amministratori retti, veniva versata la decima ai leviti e, secondo la promessa di Geova, la popolazione non mancava di nulla. — II Cron. 31:4-12; Nee. 10:37, 38; 12:44; 13:11-13.

      Nella Legge non era dichiarato quale punizione infliggere a chi non pagava la decima. Geova riteneva tutti soggetti all’obbligo morale di provvedere la decima; alla fine di un triennio dovevano confessare davanti a Lui che la decima era stata pagata per intero. (Deut. 26:12-15) Tutto quello che era stato ingiustamente trattenuto era considerato rubato a Dio. — Mal. 3:7-9.

      Nel I secolo E.V. i capi religiosi ebrei, specie gli scribi e i farisei, ostentavano ipocritamente di pagare la decima e compiere altre azioni esteriori, in una forma di adorazione, mentre il loro cuore era lontano da Dio. (Matt. 15:1-9) Gesù rimproverò loro tale atteggiamento egoista e ipocrita, richiamando l’attenzione sul fatto che erano meticolosi nel dare la decima persino “della menta e dell’aneto e del comino”, cosa che dovevano fare, ma nello stesso tempo trascuravano “le cose più importanti della Legge, cioè la giustizia e la misericordia e la fedeltà”. (Matt. 23:23; Luca 11:42) Come esempio Gesù fece un paragone fra il fariseo che si vantava di sentirsi giusto a motivo delle opere che compiva digiunando e pagando la decima, e l’esattore di tasse che, pur essendo disprezzato dal fariseo, si umiliò, confessò i suoi peccati a Dio e implorò la misericordia divina. — Luca 18:9-14.

      DAI CRISTIANI NON È RICHIESTA LA DECIMA

      I cristiani del primo secolo non ricevettero mai il comando di pagare le decime. Prima di tutto, sotto la Legge la disposizione della decima aveva lo scopo di sostenere il tempio e il sacerdozio d’Israele; quindi l’obbligo di pagare le decime sarebbe cessato quando il patto della legge mosaica fosse giunto a termine essendo stato adempiuto mediante la morte di Cristo sul palo di tortura. (Efes. 2:15; Col. 2:13, 14) È vero che i sacerdoti levitici continuarono a prestare servizio nel tempio di Gerusalemme finché non fu distrutto nel 70 E.V., ma i cristiani dal 33 E.V. in poi entrarono a far parte di un nuovo sacerdozio spirituale che non era sostenuto da decime. — Rom. 6:14; Ebr. 7:12; I Piet. 2:9.

      Quali cristiani erano incoraggiati a sostenere il ministero cristiano sia con la propria attività ministeriale sia con contribuzioni materiali. Invece di contribuire una somma stabilita per sostenere le spese della congregazione, ciascuno doveva contribuire ‘secondo quello che aveva’, come aveva “deciso nel suo cuore, non con rancore o per forza, poiché Dio ama il donatore allegro”. (II Cor. 8:12; 9:7) I cristiani erano incoraggiati a seguire il principio: “Gli anziani che presiedono in modo eccellente siano ritenuti degni di doppio onore, specialmente quelli che faticano nel parlare e insegnare. Poiché la scrittura dice: ‘Non devi mettere la museruola al toro quando trebbia il grano’; e: ‘L’operaio è degno del suo salario’”. (I Tim. 5:17, 18) Comunque l’apostolo Paolo fu di esempio nell’evitare di imporre un eccessivo onere finanziario alla congregazione. — Atti 18:3; I Tess. 2:9.

  • Decisioni giudiziarie
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    • Decisioni giudiziarie

      Giudizio emanato da chi ne ha l’autorità. (II Sam. 8:15; I Re 3:16-28; 10:9; II Re 25:6; II Cron. 19:8-10) Geova Dio, quale Giudice, Datore di statuti e Re (Isa. 33:22), diede alla nazione d’Israele un esteso codice di leggi. Le sue decisioni in materia di legge costituivano le norme in base alle quali risolvere questioni che riguardavano i singoli, e problemi interni ed esterni della nazione. — Vedi CAUSA LEGALE; CORTE DI GIUSTIZIA; LEGGE.

      Molte di queste decisioni giudiziarie furono date alla nazione d’Israele presso il monte Sinai. (Nee. 9:13) Ma a volte certe situazioni richiedevano una speciale decisione giudiziaria. Per esempio, quando Zelofead della tribù di Manasse morì lasciando solo alcune figlie, sorse il problema se esse dovevano ricevere un’eredità. Geova allora prese una decisione in merito che divenne legge per risolvere in seguito altre situazioni del genere. (Num. 27:1-11; 36:1-12; vedi anche Levitico 24:10-16). Similmente una decisione giudiziaria presa da Davide a proposito della ripartizione del bottino di guerra costituì un precedente legale. — I Sam. 30:23-25.

      Dichiarando che certe azioni comuni ma estremamente nocive erano delitti capitali, le decisioni giudiziarie emanate da Dio si distinguevano nettamente dalle leggi delle nazioni contemporanee. I popoli circostanti commettevano bestialità, sodomia, incesto e altre azioni degradanti che erano nocive al benessere mentale, fisico e spirituale. (Lev. 18:6-30; 20:10-23) Perciò le decisioni giudiziarie di Geova, se osservate, avrebbero elevato la nazione d’Israele. Con la benedizione di Geova la stretta osservanza dei suoi comandi da parte di Israele avrebbe prodotto notevoli benefici, inducendo altre nazioni a dire: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. (Deut. 4:4-6, CEI) Poiché erano realmente una benedizione per Israele (Lev. 25:18, 19; Deut. 4:1; 7:12-15; 30:16), non sorprende che il salmista abbia pregato che gli venissero insegnate le decisioni giudiziarie di Geova. (Sal. 119:108) Le apprezzava a tal punto che sette volte al giorno lodava Geova per le sue decisioni giudiziarie (Sal. 119:164), e persino si alzava a mezzanotte per renderne grazie a Geova. — Sal. 119:62.

      Ma per quanto buone, giuste e sante, le decisioni giudiziarie della Legge servivano semplicemente come tutore per condurre a Cristo e furono sostituite da un nuovo patto. (Rom. 7:12; Gal. 3:24; Ebr. 8:7-13) Quindi ci si può aspettare che l’ubbidienza ai comandi o alle decisioni giudiziarie relative al nuovo patto porti benedizioni ben maggiori di quelle che l’Israele naturale ebbe sotto la Legge. — Giov. 13:34, 35; I Cor. 6:9-11; I Piet. 1:14, 15, 22, 23; 2:9, 10; I Giov. 5:3.

  • Dedicazione
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    • Dedicazione

      Vedi CORBAN; NAZIREO.

  • Dèi e dee
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    • Dèi e dee

      Le divinità che erano e sono tuttora adorate dalle nazioni sono creazioni umane, il prodotto di uomini imperfetti che “han vaneggiato . . . e han mutato la gloria dell’incorruttibile Dio in qualche cosa di simile all’immagine dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di creature striscianti”. (Rom. 1:21-23) Non è dunque strano che queste divinità rispecchino le stesse caratteristiche e debolezze dei loro adoratori imperfetti.

      La straordinaria somiglianza evidente fra gli dèi e le dee di vari popoli dell’antichità non può essere attribuita al caso. Nel suo libro The Worship of the Dead, J. Garnier scrive in merito: “Non solo egiziani, caldei, fenici, greci e romani, ma anche indù e buddisti della Cina e del Tibet, goti, anglosassoni, druidi, messicani e peruviani, gli aborigeni dell’Australia e persino i selvaggi delle isole dei mari del Sud, devono tutti aver derivato le proprie idee religiose da una fonte comune e da un centro comune. Troviamo ovunque le più sorprendenti coincidenze: nei riti, nelle cerimonie, nelle usanze, nelle tradizioni, come pure nei nomi dei rispettivi dèi e dee e nei rapporti intercorrenti fra questi”.

      Le Scritture dimostrano che le false concezioni religiose ebbero origine dopo il Diluvio nel paese di Sinar. Senza dubbio per ordine di Nimrod, “potente cacciatore in opposizione a Geova”, ebbe inizio la costruzione della città di Babele e della sua torre, probabilmente una ziqqurat che serviva per la falsa adorazione. Tale progetto non aveva lo scopo di rendere onore a Geova Dio, ma serviva ad esaltare i costruttori, che desideravano farsi “un nome celebre”. Inoltre era in netta opposizione al proposito di Dio che il genere umano si espandesse sulla terra. L’Onnipotente frustrò i piani dei costruttori confondendone la lingua. Incapaci di capirsi l’un l’altro, smisero un po’ alla volta di costruire la città e si dispersero. (Gen. 10:8-10; 11:2-9) Ma Nimrod rimase evidentemente a Babele ed estese i suoi domini, fondando il primo impero babilonese. — Gen. 10:11, 12.

      In quanto a quelli che si dispersero, ovunque andarono portarono con sé la propria falsa religione, che continuarono a praticare in condizioni nuove, nella loro nuova lingua e in nuovi paesi. Poiché Noè visse ancora 350 anni dopo il Diluvio, tale dispersione ebbe logicamente luogo mentre Noè e suo figlio Sem erano in vita. (Gen. 9:28; 11:10, 11) Perciò la dispersione ebbe luogo quando avvenimenti precedenti, come il Diluvio, erano ben noti. Tale conoscenza rimase senza dubbio presente in qualche forma nella memoria dei dispersi. Lo

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