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Vi sentite a posto con Dio?La Torre di Guardia 1985 | 1° dicembre
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Pio XII fece questa vigorosa affermazione. Naturalmente, da allora, la situazione è peggiorata. Nel suo recente documento sul peccato e sulla confessione, dal tema “Riconciliazione e penitenza”, papa Giovanni Paolo II ha citato le summenzionate parole del suo predecessore e ha deplorato quella che ha definito l’eclissi del concetto di peccato nell’odierna società secolarizzata.
Inoltre il papa ha ricordato ai sacerdoti cattolici, e ai cattolici in genere, che non basta praticare, come si fa oggi in molte chiese cattoliche, la confessione e l’assoluzione collettiva. Ha affermato che la confessione individuale costituisce “l’unico modo normale e ordinario” per celebrare il sacramento della penitenza. Nel dogma cattolico, perché il peccatore si riconcili con Dio la penitenza va accompagnata dalle opere buone.
Quasi tutte le chiese protestanti negano che sia necessario confessarsi in privato davanti a un sacerdote. Ritengono che per ottenere il perdono dei peccati sia sufficiente confessarli a Dio, anche se alcune chiese sono favorevoli alla confessione e all’assoluzione generale durante la “Comunione”. Molti protestanti credono basti aver fede per essere giustificati davanti a Dio.
Molti rimangono perplessi di fronte a questi contrasti dottrinali all’interno delle cosiddette chiese cristiane in merito alla confessione, alla penitenza e alla giustificazione, o al modo in cui si consegue una condizione approvata agli occhi di Dio. Hanno la vaga sensazione di dover fare qualcosa per essere a posto con Dio, ma non sanno cosa fare.
L’articolo che segue spiegherà perché abbiamo bisogno di essere portati a una condizione giusta davanti a Dio ed esaminerà la concezione cattolica e quella protestante della “giustificazione”. Due successivi articoli spiegheranno cosa insegna la Bibbia su come ottenere una condizione giusta agli occhi di Dio e indicherà in che modo la cosa vi riguarda.
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Come si può essere considerati giusti da Dio?La Torre di Guardia 1985 | 1° dicembre
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Come si può essere considerati giusti da Dio?
“DIO dice che sono a posto”. È questo evidentemente il modo in cui è stato tradotto il termine “giustificazione” in una recente versione del “Nuovo Testamento” in pidgin della Nuova Guinea. Per quanto possa sembrare curiosa, questa espressione rende l’idea fondamentale sottintesa nella parola tradotta “giustificazione” da molte Bibbie italiane in Romani 5:16.
D’altra parte alcuni dicono: ‘Mi comporto bene. Faccio del bene agli altri quando posso. Sono pronto per incontrare il mio Dio!’ Per costoro sembra che giustificazione voglia dire autogiustificazione. Secondo la Bibbia, l’insegnamento della “giustificazione” ha attinenza col modo in cui Dio ci considera e col modo in cui Lui ci tratta. Geova è “il Creatore”. (Isaia 40:28) È “il Giudice di tutta la terra”. (Genesi 18:25) Nulla, perciò, potrebbe essere più importante del modo in cui Lui ci considera.
Perché dobbiamo essere portati a una condizione giusta davanti a Dio
Parlando di Geova la Bibbia dice: “La Roccia, la sua attività è perfetta, poiché tutte le sue vie sono dirittura. Un Dio di fedeltà, presso cui non è ingiustizia; egli è giusto e retto”. (Deuteronomio 32:4) È la personificazione della giustizia. In qualità di Creatore e Datore di vita, ha il diritto di stabilire la norma su cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ciò che è conforme alla norma di Dio è giusto.
Dio, dunque, stabilisce l’obiettivo, il bersaglio, che le sue creature intelligenti devono raggiungere se desiderano vivere in armonia col loro Creatore. Mancare quel bersaglio, o norma, è il senso del termine peccato nelle lingue originali della Bibbia. Il peccato, pertanto, è ingiustizia. Significa mancare di conformarsi a ciò che Dio definisce giusto o sbagliato. Di conseguenza, il peccato è anche una forma di disordine, una forma di illegalità. — I Giovanni 5:17; 3:4.
Geova “è un Dio non di disordine, ma di pace”. (I Corinti 14:33) In origine, tutte le sue creature in cielo e sulla terra erano perfette. Erano dotate di libero arbitrio. (II Corinti 3:17) Godevano della “gloriosa libertà dei figli di Dio”. (Romani 8:21) Finché furono rispettate le Sue giuste norme, in tutto l’universo prevalsero pace e ordine. Il disordine si insinuò nell’universo allorché, prima in cielo e poi sulla terra, alcune creature si opposero alla legge di Dio, rigettando il Suo diritto di governare su di loro. Si discostarono dalla norma di Dio relativa a cosa è giusto e cosa è sbagliato. Mancarono il bersaglio e così si resero peccatori.
Ecco ciò che accadde ai nostri primogenitori, Adamo ed Eva. (Genesi 3:1-6) “Ecco perché . . . il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”. (Romani 5:12) Dal tempo della loro ribellione, il peccato ‘ha regnato con la morte’, perché tutti i discendenti di Adamo “hanno peccato” e sono venuti meno alla giusta norma di Dio. (Romani 5:21; 3:23) Perciò abbiamo bisogno di essere portati a una condizione giusta davanti a Dio.
La concezione cattolica della “giustificazione”
La necessità di riconciliarsi con Dio viene riconosciuta da tutte le chiese che si definiscono cristiane. Tuttavia la dottrina cattolica differisce da quella protestante nell’interpretazione del modo in cui si consegue questa riconciliazione e di quale posizione ha il cristiano dinanzi a Dio.
Per quanto riguarda il dogma cattolico, il libro Documenti della fede cattolicaa afferma: “La giustificazione del peccatore è il passaggio dalla condizione in cui l’uomo è nato come figlio del primo Adamo allo stato di grazia e di adozione a figlio di Dio per opera del secondo Adamo, il nostro Salvatore Gesù Cristo”. Un dizionario cattolico spiega ancora: “Qui ci limitiamo al processo mediante il quale gli adulti, da uno stato di morte e di peccato, vengono elevati al favore e all’amicizia di Dio, dato che, per quel che riguarda i neonati, la Chiesa insegna che loro vengono giustificati nel battesimo, senza alcuna azione da parte loro”. — A Catholic Dictionary.
Detto in breve, la Chiesa Cattolica insegna che la “giustificazione” è un atto di Dio grazie al quale chi è battezzato nella fede cattolica viene realmente reso giusto e santificato mediante il dono della “grazia” divina. Essa inoltre afferma che la giustificazione può essere (1) aumentata mediante il merito personale o le opere buone, (2) perduta a causa del peccato mortale o dell’incredulità, (3) riottenuta mediante il sacramento della penitenza. Nell’ambito di questa disposizione, il cattolico che ha ottenuto la giustificazione deve confessare i propri peccati a un sacerdote e ricevere l’assoluzione. Qualsiasi “pena temporale” rimanga da scontare dopo l’assoluzione può essere
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