-
ChenitiAusiliario per capire la Bibbia
-
-
amichevoli, tanto che, quando saccheggiò Ziclag, Davide mandò parte del bottino “a quelli delle città dei Cheniti”, probabilmente nella regione montuosa della parte meridionale di Giuda. - I Sam. 30:29.
Alcune famiglie di scribi residenti a Iabez erano cheniti discendenti di “Ammat padre della casa di Recab”. (I Cron. 2:55) Sono menzionate in relazione ai discendenti di Giuda. — I Cron. 2:3.
Il fatto che i cheniti vissero in contatto con vari popoli in epoche e località diverse può indicare che questa popolazione nomade o seminomade non fu mai interamente assorbita da alcun altro popolo o tribù.
La Bibbia non precisa cosa accadde poi ai cheniti, chiamati anche Cain. L’espressione proverbiale di Balaam che li riguardava poneva la domanda: “Quanto tempo passerà finché l’Assiria ti porterà via prigioniero?” (Num. 24:21, 22) Può dunque darsi che alcuni cheniti vivessero nel regno settentrionale d’Israele e nelle zone circostanti e siano stati presi prigionieri insieme agli altri dagli assiri. — II Re 15:29; 17:6.
-
-
CherubinoAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Cherubino
Creatura angelica di grado elevato con mansioni speciali, distinto dall’ordine dei serafini. I cherubini sono menzionati una novantina di volte nella Bibbia, la prima in Genesi 3:24; dopo che Dio ebbe scacciato Adamo ed Eva dall’Eden, cherubini furono posti all’entrata E con una spada dalla lama fiammeggiante “per custodire la via dell’albero della vita”. Non è rivelato se ve ne fossero più di due.
Figure di cherubini facevano parte degli arredi del tabernacolo eretto nel deserto. Alle estremità del coperchio dell’Arca c’erano due cherubini d’oro battuto, uno di fronte all’altro e inchinati verso il coperchio in atteggiamento di adorazione. Ciascuno aveva due ali tese all’in su e spiegate sul coperchio come per difenderlo e proteggerlo. (Eso. 25:10-21; 37:7-9) Anche la copertura interna del tabernacolo fatta di teli di tenda e la cortina che divideva il Santo dal Santissimo avevano figure di cherubini ricamate. — Eso. 26:1, 31; 36:8, 35.
Queste non erano figure grottesche simili alle mostruose immagini alate adorate dalle nazioni pagane circonvicine, come alcuni sostengono. Anzi avevano forma umana secondo l’unanime testimonianza dell’antica tradizione ebraica (la Bibbia non dice nulla al riguardo), erano opere d’alto livello artistico, che rappresentavano creature angeliche di straordinaria bellezza, e in ogni particolare erano fatte ‘secondo il modello’ che Mosè aveva ricevuto da Geova stesso. (Eso. 25:9) L’apostolo Paolo li descrive come ‘gloriosi cherubini che coprivano con la loro ombra il propiziatorio’. (Ebr. 9:5) Questi cherubini in realtà rappresentavano la presenza di Geova: “E lì per certo mi presenterò a te e ti parlerò di sopra il coperchio, di fra i due cherubini che sono sull’arca della testimonianza”. (Eso. 25:22; Num. 7:89) Infatti di Geova è detto che “siede sui [o fra i] cherubini”. (I Sam. 4:4; II Sam. 6:2; II Re 19:15; I Cron. 13:6; Sal. 80:1; 99:1; Isa. 37:16) Simbolicamente i cherubini servivano come “rappresentazione del carro” di Geova (I Cron. 28:18), e le ali dei cherubini offrivano vigile protezione e rapidità di movimento. Perciò Davide in un canto poetico descrisse la velocità con cui Geova era venuto in suo aiuto, come “cavalcando su un cherubino e . . . volando” proprio “sulle ali d’uno spirito”. — II Sam. 22:11; Sal. 18:10.
I particolari architettonici dello splendido tempio di Salomone includevano due enormi cherubini nel Santissimo. Erano di legno di olivastro, ricoperti d’oro ed erano alti dieci cubiti. Entrambi erano in piedi rivolti verso E su una direttrice N–S che presumibilmente passava per il centro della stanza. Pur essendo a una distanza di dieci cubiti l’uno dall’altro, un’ala di ciascun cherubino riusciva a toccare la punta dell’ala distesa dell’altro al centro della stanza, nascondendo l’arca del patto e le sue stanghe, che stavano sotto. Le ali esterne di ciascun cherubino toccavano rispettivamente le pareti N e S. Quindi le ali dei cherubini avevano un’apertura di venti cubiti pari alla larghezza della stanza. Cherubini scolpiti, ricoperti d’oro, ornavano anche le pareti e le porte del tempio. Pure le fiancate dei carri di rame per l’acqua erano adorne di cherubini. (I Re 6:23-35; 7:29-36; 8:6, 7; I Cron. 28:18; II Cron. 3:7, 10-14; 5:7, 8) In modo simile cherubini scolpiti decoravano le pareti e le porte del tempio visto in visione da Ezechiele. — Ezec. 41:17-20, 23-25.
Ezechiele descrive inoltre alcune visioni in cui si vedevano cherubini simbolici di forma molto insolita. Dopo averne parlato come di “creature viventi” (1:5-28), li identifica poi come “cherubini”. (9:3; 10:1-22; 11:22) In queste vivide visioni i cherubini sono intimamente associati alla gloriosa persona di Geova e lo servono di continuo.
In questo libro profetico viene pure detto a Ezechiele di ‘innalzare un canto funebre riguardo al re di Tiro’, chiamato qui glorioso cherubino che copre, che un tempo stava “in Eden, il giardino di Dio”, il quale era stato privato della sua bellezza e ridotto come cenere sulla terra. “Il Signore Geova ha detto questo: . . . ‘Tu sei l’unto cherubino che copri, e io ti ho posto. Mostrasti d’essere sul santo monte di Dio. Camminavi in mezzo alle pietre di fuoco. Eri senza fallo nelle tue vie dal giorno che fosti creato finché in te si trovò l’ingiustizia. . . . ti scaccerò come profano dal monte di Dio, e ti distruggerò, o cherubino che copri [o cherubino protettore, Vg]’”. — Ezec. 28:11-19.
-
-
ChesilAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Chesil
(ebr. kesìl, stupido; anche [in senso religioso] insolente).
Anche se questo termine è usato molte volte col significato fondamentale di “stupido” (confronta Salmo 49:10; 92:6; Proverbi 1:22), in quattro casi (Giob. 9:9; 38:31; Amos 5:8; Isa. 13:10 [qui al plurale]) il contesto indica che si riferisce a una costellazione o insieme di stelle.
Molti ritengono che si tratti di Orione, o “il cacciatore”, costellazione meridionale assai notevole di cui fanno parte stelle gigantesche come Betelgeuse e Rigel. La Vulgata latina traduce kesìl “Orion” e la maggior parte delle traduzioni fanno altrettanto. Antichi Targum e versioni siriache hanno “gigante”, che corrisponde al nome arabo di Orione, al gebbar cioè “il forte” (equivalente ebraico: gibbòhr).
-
-
CheturaAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Chetura
(Chetùra) [incenso o, forse, profumata].
Una delle mogli di Abraamo e madre di sei dei suoi figli, Zimran, Iocsan, Medan, Madian, Isbac e Shua, antenati di vari popoli dell’Arabia settentrionale stabilitisi a S e a E della Palestina. — Gen. 25:1-4.
In I Cronache 1:32 viene specificato che Chetura era “concubina di Abraamo” e senz’altro lei e Agar sono le “concubine” di Abraamo i cui figli vengono menzionati in Genesi 25:6. Chetura era dunque una moglie secondaria e non ebbe mai una posizione uguale a quella di Sara, madre di Isacco, da cui sarebbe venuto il Seme promesso. (Gen. 17:19-21; 21:2, 3, 12; Ebr. 11:17, 18) Abraamo lasciò tutto quello che aveva a Isacco; invece ai figli delle sue concubine, “mentre egli era ancora in vita” diede dei doni e poi “li mandò via da Isacco suo figlio, verso est, al paese dell’Oriente”. — Gen. 25:5, 6.
Solo perché le loro facoltà riproduttive erano state miracolosamente ravvivate Abraamo e Sara, nella vecchiaia, poterono avere un figlio: Isacco. (Ebr. 11:11, 12) Evidentemente il rinnovato vigore permise ad Abraamo di divenire padre di altri sei figli avuti da Chetura, in età ancora più avanzata.
-
-
ChiaveAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Chiave
Strumento usato per aprire o chiudere porte menzionato nella Bibbia sia in senso letterale che figurativo.
In tempi biblici la chiave era spesso un pezzo di legno piatto con sporgenze in corrispondenza dei fori del chiavistello che si trovava all’interno della porta di una casa. Una chiave del genere serviva per spingere la sbarra o il chiavistello interno della porta più che per girare nella serratura come una chiave moderna. La chiave spesso veniva infilata nella cintura o fissata a qualche altro oggetto e portata sulla spalla. — Isa. 22:22.
Sono state scoperte chiavi egiziane di bronzo o di ferro, diritte, lunghe 13 cm circa, con tre o più denti sporgenti all’estremità. Anche i romani usavano chiavi di metallo, fra cui alcune fatte per girare nella serratura. Chiavi di bronzo sono state scoperte anche in Palestina.
Eglon re di Moab aveva una serratura e una chiave per chiudere la porta della sua camera in terrazza. (Giud. 3:15-17, 20-25) Dopo l’esilio alcuni leviti ebbero l’incarico di fare servizio di guardia al tempio, e fu affidata loro ‘la chiave per aprire di mattina in mattina’. — I Cron. 9:26, 27.
USO FIGURATIVO
In senso figurativo la Bibbia usa il termine “chiave” come simbolo di autorità, governo e potenza. Quando Eliachim fu elevato a una posizione di fiducia e di onore, gli fu posta sulla spalla “la chiave della casa di Davide”. (Isa. 22:20-22) Nel Medio Oriente, in epoca più recente, una grossa chiave posta sulla spalla identificava uomini importanti. Nell’antichità, al consigliere del re, insignito delle chiavi, era affidata la sorveglianza delle stanze reali e stava a lui decidere chi poteva essere assunto al servizio del re. Nel messaggio angelico alla congregazione di Filadelfia il glorificato Gesù Cristo ha “la chiave di Davide” ed è lui “che apre onde nessuno chiuda e chiude onde nessuno apra”. (Riv. 3:7, 8) Poiché è l’Erede del patto per il regno fatto con Davide, a Gesù Cristo è affidato il governo della famiglia della fede, ed è lui il capo dell’Israele spirituale. (Luca 1:32, 33) Grazie alla sua autorità, simboleggiata dalla “chiave di Davide”, può aprire o chiudere ‘porte’ simboliche, cioè opportunità e privilegi. — Confronta I Corinti 16:9; II Corinti 2:12, 13.
“Le chiavi del regno”
Gesù disse a Pietro: “Ti darò le chiavi del regno dei cieli, e qualunque cosa legherai sulla terra sarà stata legata nei cieli, e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà stata sciolta nei cieli”. (Matt. 16:19) L’identificazione di queste chiavi deve logicamente basarsi su altre informazioni scritturali. Un’altra volta Gesù parlò di chiavi dicendo dei capi religiosi versati nella Legge: “Avete tolto la chiave della conoscenza; voi stessi non siete entrati, e quelli che entravano li avete impediti!” (Luca 11:52) Confrontando questo versetto con quello di Matteo 23:13 vediamo che si trattava di ‘entrare’ nel “regno dei cieli”. Qui abbiamo dunque un uso simbolico del termine “chiave” in un contesto parallelo a quello delle parole rivolte da Gesù a Pietro. A differenza degli ipocriti capi religiosi dell’epoca, è chiaro che Pietro usò la conoscenza divinamente provveduta per aiutare altri a ‘entrare nel regno’. — Atti 2:1-41; 8:14-25; 10:1-48.
Secondo la grammatica Matteo 16:19 può essere tradotto: “Qualunque cosa legherai sulla terra sarà stata [o, sarà la cosa] legata nei cieli, e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà stata [o, sarà la cosa] sciolta nei cieli”. The New Testament nella traduzione di C. B. Williams dice: “Qualunque cosa tu proibisca sulla terra dev’essere ciò che è già stato proibito in cielo, e qualunque cosa tu permetta sulla terra, dev’essere ciò che è già stato permesso nei cieli”. Il grecista Robert Young traduce letteralmente: “Qualunque cosa tu possa legare sulla terra dovrà esser stata legata nei cieli, e qualunque cosa tu possa sciogliere sulla terra dovrà esser stata sciolta nei cieli”. Poiché altri versetti spiegano chiaramente che il risuscitato Gesù è l’unico vero Capo della congregazione cristiana, ovviamente la sua promessa a Pietro non significava che Pietro avrebbe suggerito al cielo quello che si doveva o non si doveva sciogliere, ma piuttosto che Pietro sarebbe stato lo strumento del cielo per sciogliere o rivelare certe determinate cose. — I Cor. 11:3; Efes. 4:15, 16; 5:23; Col. 2:8-10.
“La chiave dell’abisso”
In Rivelazione 9:1-11 è presentata la visione di una “stella” caduta dal cielo a cui viene data “la chiave della fossa dell’abisso” e che apre tale fossa facendone uscire uno sciame di locuste, il cui re è “l’angelo dell’abisso”. Dato che in Romani 10:6, 7 l’abisso evidentemente corrisponde all’Ades, ne consegue che “la chiave della fossa dell’abisso” è una figura o fa parte delle “chiavi della morte e dell’Ades” possedute dal risuscitato Gesù Cristo, com’è dichiarato in Rivelazione 1:18. Tali “chiavi” senza dubbio rappresentano l’autorità che ha Gesù di risuscitare letteralmente persone, liberandole dai confini della tomba, e anche di liberare persone da uno stato di morte figurativa. (Giov. 5:24-29; confronta Rivelazione 11:3-12). L’ultima menzione della “chiave dell’abisso” è in Rivelazione 20:1-7, dove la visione descrive un angelo con tale chiave che scaglia Satana nell’abisso, chiudendolo e sigillandolo su di lui per mille anni. Al termine di quel periodo Satana è liberato dalla sua “prigione”, senz’altro mediante la “chiave” dell’autorità.
-
-
Chidron, valle del torrenteAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Chidron, valle del torrente
(Chìdron) [forse da una radice che significa “nero, sporco”, oppure da una che significa “ardere, bruciare, irradiare calore”].
Profonda valle che separa Gerusalemme dal Monte degli Ulivi, e costeggia la città prima in direzione SE e poi in direzione S. Asciutta anche d’inverno, tranne in occasione di abbondanti piogge, la valle del Chidron inizia poco più a N delle mura di Gerusalemme. La valle dapprima larga e piuttosto piatta, diventa sempre più stretta e profonda. Di fronte alla porta di S. Stefano presso l’antica area del tempio è profonda 30 m e larga 120 m circa. A S dell’antica area del tempio la valle del Chidron si congiunge col Tiropeon e con la valle di Innom. Poi prosegue in direzione SE attraverso l’arido deserto di Giuda fino al Mar
-