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  • Siamo stati fatti per vivere!
    Svegliatevi! 1978 | 22 gennaio
    • a tale domanda, il giornale indicava che il 32,6 per cento aveva detto di sì. Del 67,4 per cento che aveva detto di no, alcuni avevano fatto osservazioni di questo genere: “Non mi piace l’idea di apparire vecchio di 200 anni”. “Dopo avere mantenuto tre figli e una moglie per 30 anni mi dovrebbero offrire l’Utopia”.

      Ebbene, per la stragrande maggioranza di quelli che otterranno l’approvazione di Dio, l’‘offerta’ è la vita eterna nella perfezione umana in un paradiso terrestre. (Luca 23:43) Non solo la vecchiaia sarà sostituita dal vigore giovanile, ma Dio sarà con l’umanità. “Egli asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena”. — Riv. 21:3, 4.

      Pensate agli sforzi che gli uomini del passato fecero per trovare la favolosa fonte della giovinezza, solo per rimanere amaramente delusi. Quindi chiedetevi: Non vale la pena di dedicare tempo e di compiere lo sforzo per acquistare conoscenza del proposito di Dio riguardo alla terra e all’uomo? Senz’altro. L’uomo è stato fatto per vivere e voi potete essere fra quelli che otterranno la vita eterna.

  • La libertà di adorazione trionfa
    Svegliatevi! 1978 | 22 gennaio
    • La libertà di adorazione trionfa

      Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Brasile

      COME vi sentireste se foste riuniti in adunanza con altri adoratori di Dio e all’improvviso irrompesse la polizia con l’ordine di chiudere quel luogo di adorazione? Questo è esattamente ciò che accadde la domenica 13 giugno 1976 ai Testimoni di Geova di Cachoeiras de Macacu e Japuíba, nello stato di Rio de Janeiro.

      Cos’era accaduto? Certi Testimoni avevano esercitato il diritto, concesso dalla Bibbia e dalla legge, di rifiutare per il loro figlio ferito una trasfusione di sangue.

      I fatti

      Il venerdì 11 giugno, il diciassettenne César de Souza Corrêa si era ferito accidentalmente con un fucile da caccia. I suoi genitori lo avevano portato all’ospedale di Cachoeiras de Macacu, dov’era giunto verso le 8 del mattino per le cure mediche del caso.

      Le infermiere e il medico di turno scoprirono che il giovane César aveva avuto un’emorragia interna e aveva perso molto sangue. Il padre di César, Octávio Luiz Corrêa, supplicò un chirurgo e amico personale che aveva chiamato di fare tutto il possibile per salvare suo figlio. Tuttavia, per motivi di coscienza, il padre si oppose all’uso di trasfusioni di sangue per prolungare la vita del ragazzo. Nello stesso tempo, Octávio non fece nulla per ostacolare le debite cure mediche. Né entrò in sala operatoria. Triste a dirsi, però, César morì durante l’operazione, nonostante gli fosse fatta una trasfusione contro il volere del padre.

      Come accade di solito in questi casi, l’opinione pubblica era infiammata e si udirono accuse di ignoranza, fanatismo e cose del genere. Forse influenzato dall’opinione pubblica e dalla sua propria elevata stima per la vita umana, che a suo avviso era stata trascurata, il 13 giugno 1976 il giudice Celso F. Panza emise una sentenza (Decreto N. 5/76), con cui faceva chiudere due Sale del Regno dei Testimoni di Geova e proibiva la loro predicazione del regno di Dio nell’area municipale.

      La pubblica stampa indicò subito che il provvedimento della corte era incostituzionale. Per esempio, il dott. Benjamim de Moraes, docente di diritto penale all’Università Federale di Rio de Janeiro, in una dichiarazione al giornale O Globo, disse che il giudice “si era spinto troppo lontano dal punto di vista della Costituzione”. Dopo aver citato l’Articolo 153 della Costituzione brasiliana, che garantisce libertà di coscienza, affermò: “Senza dubbio questo provvedimento giudiziario sarà annullato da un tribunale superiore”.

      Il dott. José H. Dutra, criminologo e professore di diritto penale, dichiarò: “Andando oltre ciò che gli compete, il giudice [Celso] Felício Panza . . . ha scavalcato, pare, gli altri due Poteri, quello legislativo e quello esecutivo, contraddicendo la posizione definita da Montesquieu molto tempo fa. . . . Evidentemente, bisogna ottenere un’ingiunzione della corte, poiché i Testimoni di Geova sono nei loro ovvi e assoluti diritti”.

      Fra gli altri, l’avv. Themístocles Cavalcanti espresse la sua convinzione che il caso, sottoposto a una corte superiore, sarebbe stato deciso in favore dei Testimoni di Geova. (O Globo, 15 e 21 giugno 1976) E questo accadde realmente, con soddisfazione di tutti coloro che amano la libertà e la giustizia.

      La libertà di adorazione trionfa

      I Testimoni di Geova esercitarono il diritto di ‘difendere e stabilire legalmente la buona notizia’. (Filip. 1:7) Tramite un sorvegliante locale, L. Lehký, chiesero un’ingiunzione della corte. (N. 188/76) Fu firmata da quattro avvocati.

      In un rimarchevole sommario, l’avv. Antônio Augusto de Vasconcelos Neto disse: “La sentenza [che ha ordinato la chiusura delle Sale del Regno] ha varcato i limiti dell’autorità concessa al giudice, cioè quella di risolvere casi specifici nell’interesse di minorenni. Non conosco nessuna legge che autorizzi il giudice a emanare un’ordinanza mediante cui la polizia possa procedere alla chiusura di tutte le sale dove opera una setta religiosa, le cui attività sono state debitamente autorizzate dalle autorità competenti. . . . L’ordinanza di chiudere tutti i luoghi dove si riuniscono i Testimoni di Geova va contro il principio costituzionale della libertà di religione ed esula dalla competenza del giudice”.

      Pure degno di nota fu il Documento N. 274/76, una chiara difesa della libertà di adorazione. Fu emesso dal dott. José Antonio Marques per conto della Sezione Giudiziaria del Ministero della Giustizia, e dice:

      “Per cominciare, come indica nella sua comunicazione l’illustre capo dell’ufficio del titolare di questo Dicastero, la Chiesa che si vorrebbe mettere al bando esiste in tutto il mondo e in tutto il Brasile.

      “Inoltre, si deve notare che la chiusura delle chiese non significa l’estinzione del culto, la fine delle norme religiose osservate dai Testimoni di Geova. La religione cristiana era praticata anche nelle catacombe romane e più i suoi seguaci erano perseguitati più si diffondeva in tutto il mondo.

      “In base alla Costituzione, il Documento N. 5/76, emesso dal dott. Celso Felício Panza, è insostenibile, perché va contro l’Articolo 153 §5 della Costituzione Federale”.

      Il giudizio decisivo fu emesso il pomeriggio del 26 ottobre 1976. L’atmosfera austera che regnava nell’aula della Prima Camera Civile dei Tribunali di Rio de Janeiro, nel Palazzo di Giustizia, induceva a serie riflessioni. Verso le 16 ebbe inizio l’udienza. Erano presenti parecchi rappresentanti dei Testimoni di Geova, inclusi due avvocati, H. S. Silva e O. do N. Paula.

      Quando il presidente della corte chiese se era presente un avvocato dei Testimoni di Geova, O. do N. Paula chiese la parola e presentò una breve difesa orale, basata sul sommario dell’avvocato difensore. A loro volta, i giudici della Venerabile Prima Camera Civile decisero all’unanimità in favore dell’appello e revocarono la sentenza emessa dal dott. Panza, consentendo nello stesso tempo la riapertura delle Sale del Regno e la predicazione del messaggio del Regno nell’area municipale di Cachoeiras de Macacu. Ancora una volta la libertà di adorazione aveva trionfato. — Vedi Diário Oficial dello stato di Rio de Janeiro, 11 novembre 1976, parte III.

      Domande importanti relative al caso

      A beneficio delle persone sincere che desiderano ragionare su tali episodi, elenchiamo alcune domande relative a questo caso.

      D. Qual è il punto di vista dei Testimoni di Geova sulla vita?

      R. “Essendo la fonte della vita, Geova ha decretato che la vita umana è preziosa, sacra. (Gen. 9:5, Sal. 36:9) . . . Noi che amiamo la vita, considerando sacro ogni giorno di vita, facciamo in modo che le nostre attività quotidiane e le nostre compagnie siano tali da meritare l’approvazione di Colui che diede la vita al genere umano”. — La Torre di Guardia, 1º gennaio 1976, pagg. 30, 31.

      Per i Testimoni di Geova la morte non è una benedizione. È un “nemico” che presto Dio eliminerà. — 1 Cor. 15:26, 54; Riv. 21:4.

      D. Poiché non si trattava della sua vita, ma della vita di un altro essere umano, quali considerazioni spinsero Octávio, un Testimone, a rifiutare la trasfusione di sangue per suo figlio?

      R. Ogni Testimone ama profondamente i suoi figli. In questo caso, Octávio e sua moglie hanno sempre avuto buona cura dei loro otto figli e della figlia adottiva. Perciò, quando Octávio prese la sua decisione, tenne conto di questi fatti: (1) la propria responsabilità di genitore dinanzi a Dio, ben definita nella Sacra Bibbia e dalle leggi di questa nazione; (2) i desideri personali del figlio.

      Secondo il dott. Jean Chazal, presidente onorario dell’Associazione Internazionale dei Giudici dei Minorenni, “il ragazzo, essendo una persona, dev’essere sempre trattato come un individuo e non come un oggetto”. (Les droits de l’enfant, citato in Rights of Juveniles di A. Cavallieri, pag. 20) Questo vale certamente per il caso in questione, di un minorenne che era Testimone. Un giudice avente tale alta considerazione per la persona di un minorenne non imporrebbe mai una trasfusione di sangue contro la volontà e la coscienza di quella persona.

      D. Perché Octávio Corrêa rifiutò la trasfusione di sangue?

      R. Basilarmente perché la Bibbia vieta l’uso di sangue come nutrimento o per prolungare la vita. La Grande Enciclopedia Delta Larousse (portoghese) dice: “Il sangue è un tessuto vivente che scorre nel sistema circolatorio e le cui principali funzioni sono: 1) trasportare le necessarie sostanze nutritive e l’ossigeno a tutti i tessuti del corpo; 2) raccogliere e trasportare i residui, inutili e pericolosi per l’attività cellulare, agli organi escretori (reni, polmoni, pelle, ecc.)”. (Pag. 6079) Pertanto, il sangue nutre e purifica il corpo.

      Geova Dio, che conosce il sangue meglio di chiunque altro, vietò di mangiare sangue. La sua Parola, la Bibbia, dichiara: “Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue”. — Gen. 9:4, La Bibbia di Gerusalemme.

      Gli apostoli di Gesù Cristo e i primi anziani cristiani ubbidirono a questo comando divino. Sotto la direttiva dello spirito santo di Dio, fu chiesto ai cristiani di astenersi “dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dalla carne di animali soffocati, e dalla fornicazione”. — Atti degli Apostoli 15:20; 21:25, versione a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma.

      D. Rifiutando la trasfusione di sangue, Octávio Corrêa non limitò la libertà professionale del chirurgo di scegliere il trattamento migliore per il suo paziente?

      R. Il Codice di Etica Medica indica nell’Articolo 48 che il medico ha la prerogativa di scegliere il trattamento per il suo paziente. Ma l’Articolo 31 precisa pure che il medico ha il dovere di informare il paziente della sua diagnosi e prognosi, oltre che dello scopo del trattamento. È ovvio che tali informazioni sono fornite al fine di ottenere il consenso del paziente. Dopo tutto, chi pagherà il trattamento? Chi decide realmente della persona e del suo benessere?

      L’Articolo 32 §f del Codice di Etica Medica è limitativo quando dice: “Il medico non può esercitare la sua autorità in modo tale da limitare i diritti del paziente di decidere della propria persona o del proprio benessere”. Questo principio etico è confermato dalle norme del codice civile e penale, e mostra che il medico è tenuto a rispondere di qualsiasi danno arrecato ai suoi pazienti.

      Prendete il caso di un medico curato da un collega, forse uno specialista. Non si varrà egli dei suoi ‘diritti di paziente’, decidendo se accettare o rifiutare il trattamento suggerito?

      I Testimoni di Geova non limitano la libertà professionale del medico quando gli chiedono di rispettare il suo stesso codice deontologico e di non esagerare la gravità di un caso né di pretendere che una trasfusione di sangue sia la cura infallibile, poiché non lo è. — Vedi l’Articolo 32, §d e l’Articolo 5, §e.

      D. Octávio Corrêa non è forse andato contro la scienza, o non ha agito per ignoranza, rifiutando per il figlio la trasfusione di sangue?

      R. Il dott. Arthur D. Kelly, ex segretario dell’Ordine dei Medici Canadesi, ha dichiarato: “Nessun medico può dire di sicuro che una persona morrà se non riceve una trasfusione o che vivrà se la riceve. . . . Deploro i metodi con cui si cerca di imporre una trasfusione o qualsiasi tipo di trattamento. Vi mettete al posto di Dio”. — Religion, Medicine and Law.

      Nessun medico bene informato nega che i buoni testi medici contengono seri avvertimenti sulle trasfusioni di sangue. In alcuni ospedali si tengono anche dibattiti sui pericoli delle trasfusioni. — Vedi HED, rivista dell’Ernesto Dornelles Hospital, marzo 1972, pagine 87-108, e il periodico medico Iamspe, ottobre-dicembre 1975, pag. 28.

      Le seguenti dichiarazioni sono forse poco scientifiche?

      Il dott. Almeida Machado, ministro della Sanità brasiliano, dichiarò: “Il paziente deve avere un minimo di sicurezza quando riceve una trasfusione di sangue. . . . Non dovrebbe correre il rischio di prendere la malaria, l’epatite, la sifilide, il morbo di Chagas”. (Veja, 31 marzo 1976, pag. 54) E presentando le prove al Comitato Parlamentare d’Inchiesta del Consumatore, alla Camera dei Deputati, il dott. Machado disse che il sangue infetto “causa più effetti sfavorevoli di tutte le medicine vietate messe insieme”. — O Estado de São Paulo, 26 nov. 1976.

      Il dott. Baruch Blumberg, premio Nobel per la medicina nel 1976, fece questo commento: “Specialmente in Brasile si dovrebbe vietare la vendita di sangue, perché con le trasfusioni si possono trasmettere non solo l’epatite, ma anche molte altre malattie, come il morbo di Chagas e la malaria”. — Jornal do Brasil, 20 sett. 1976, pag. 4.

      D. Dal punto di vista medico, quali valide alternative hanno da offrire i Testimoni di Geova al posto delle trasfusioni di sangue?

      R. I Testimoni di Geova sono grati agli scienziati che hanno scoperto i cosiddetti sostituti del plasma, e anche ai medici disposti a usarli, specialmente come espansori del sangue. Octávio Corrêa disse al chirurgo che avrebbe acconsentito all’uso di espansori del volume plasmatico, come soluzioni saline, lattato di Ringer, Emagel, dextran, PVP e altri.

      Non fanatici, ma decisi

      Questa breve considerazione sottolinea quanto segue: i Testimoni di Geova non sono fanatici, ma le loro convinzioni sull’impiego del sangue hanno un fermo fondamento nell’infallibile Parola di Dio. Per loro è di capitale importanza seguire la propria coscienza cristiana, educata mediante la sua Parola, anche quando è in gioco la vita. Inoltre, apprezzano gli sforzi dei medici e degli scienziati di prolungare la vita, purché questi sforzi non vadano contro l’obbligo scritturale del cristiano di ‘astenersi dal sangue’. — Atti 15:20, 29.

      Nondimeno, i Testimoni di Geova sono fermamente decisi a ubbidire all’Onnipotente Dio e alla sua Parola. Quindi, continueranno ad astenersi dal sangue. Inoltre, persevereranno nello sforzo di sostenere la libertà di adorazione. A questo fine, come veri cristiani, i Testimoni di Geova seguono il consiglio biblico di pregare “riguardo a re e a tutti quelli che sono altolocati; onde continuiamo a condurre una vita calma e quieta con piena santa devozione e serietà”. — 1 Tim. 2:1-5.

  • Visita al Tofet di Sulcis
    Svegliatevi! 1978 | 22 gennaio
    • Visita al Tofet di Sulcis

      Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Italia

      SULCIS: questo fu il nome dato dai Fenici a una delle principali città da essi fondate in Sardegna, quando vi approdarono verso il nono secolo a.E.V. L’importante centro marittimo venne creato con l’evidente scopo di favorire sia lo sviluppo commerciale che la penetrazione fenicia nel territorio. Sorgeva su quella che oggi è chiamata isola di Sant’Antioco, nella fascia costiera sudoccidentale della Sardegna. La città ottenne maggior forza e accresciuto prestigio allorché i Cartaginesi cominciarono a insediarsi nella zona al posto dei Fenici, verso il sesto secolo a.E.V., divenendo forse la maggiore delle città puniche (i Romani usavano il termine “Punici” per indicare i Fenici occidentali, i Cartaginesi).

      Il periodo fenicio-punico vi lasciò profondi segni delle proprie istituzioni politiche, dell’organizzazione della vita

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