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Il Regno è una realtà per voi?La Torre di Guardia 1981 | 15 novembre
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Il Regno è una realtà per voi?
“Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. — Giov. 18:36.
1. (a) In Isaia 9:6, 7 come il regno e il governo sono messi in relazione? (b) Precedentemente, dove si era fatto riferimento in modo figurato al regno e al governo?
OLTRE 2.600 anni fa, parlando in modo profetico, Isaia disse riguardo al governo e al regno:
“Poiché ci è nato un fanciullo, ci è stato dato un figlio; e il dominio principesco [il governo] sarà sulle sue spalle. E il suo nome si chiamerà Consigliere meraviglioso, Dio possente, Padre eterno, Principe della pace. Dell’abbondanza del dominio principesco [del governo] e della pace non ci sarà fine, sul trono di Davide e sul suo regno per stabilirlo fermamente e per sostenerlo mediante il diritto e mediante la giustizia, sin da ora e a tempo indefinito. Il medesimo zelo di Geova degli eserciti farà questo”. (Isa. 9:6, 7; confronta la “Versione Autorizzata”).
Secoli prima, il nostro Padre celeste aveva parlato in modo figurato di questo stesso regno e governo, dicendo che sarebbe intervenuto. Guidato dal ‘seme della Sua donna’, doveva infliggere il colpo di grazia all’arcinemico del governo del Regno. — Gen. 3:15.
2. In che modo Abraamo dimostrò la sua fede nella promessa del governo del Regno?
2 Il Creatore del cielo e della terra non lasciò che la sua originale promessa rimanesse inadempiuta. Anni dopo Geova disse al suo amico Abraamo:
“Benedirò quelli che ti benediranno, e maledirò colui che invocherà su di te il male, e tutte le famiglie della terra per certo si benediranno per mezzo di te”. (Gen. 12:3)
La benedizione di “tutte le famiglie della terra” avrebbe avuto luogo solo con l’adempimento di quella prima promessa, e Abraamo lo riconobbe. Per cui l’apostolo cristiano Paolo riferisce: “Per fede [Abraamo] risiedette come forestiero nel paese della promessa come in un paese straniero, e dimorò in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa. Poiché egli aspettava la città [il regno] che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio”. (Ebr. 11:9, 10) Abraamo era così preso dalla sua speranza nel governo di quel Regno che si comportò come uno straniero e un forestiero, pur risiedendo nella Terra Promessa.
3. Cosa potremmo chiederci riguardo alla nostra fede nel governo del Regno?
3 Come consideriamo personalmente questo mondo? Ci consideriamo ‘stranieri’ e ‘forestieri’, pur dimorando nel paese dove siamo nati insieme a persone della nostra razza? Gli altri della comunità ci considerano diversi e separati? Se no, quanto è forte la nostra fede nel governo del Regno? Ci stiamo semplicemente conformando alla comunità? O siamo amici di Dio, come lo fu Abraamo? — Giac. 2:23.
4. Chi trarrà beneficio riconoscendo il “seme” del governo celeste, e cosa devono fare per trarne beneficio?
4 Geova tenne viva questa speranza in Abraamo rammentandogliela molto più tardi:
“Di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sul lido del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta dei suoi nemici. E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce”. (Gen. 22:17, 18)
In effetti, per mezzo dello stesso “seme” menzionato in Genesi 3:15, non solo alcune ma tutte le nazioni della terra si sarebbero benedette. Sì, e si sarebbe benedetto anche ogni singolo individuo di quelle nazioni, indipendentemente dalla razza o che fosse ricco o povero, purché riconoscesse l’importanza di quel “seme”. In realtà, “chiunque esercita fede in lui non [sarà] distrutto ma [avrà] vita eterna”. Molti hanno l’opportunità di diventare sudditi di quel governo, se esercitano fede. — Giov. 3:16; Atti 10:34, 35.
5. In quanto al promesso “Seme” e Re, cosa sarà compiuto tramite Cristo?
5 Come sappiamo che Gesù Cristo era veramente quel principale “seme” di Abraamo? Con sorprendente franchezza, Paolo dice: “Ora le promesse furono dichiarate ad Abraamo e al suo seme. Non dice: ‘E ai semi’, come nel caso di molti, ma come nel caso di uno solo: ‘E al tuo seme’, che è Cristo”. (Gal. 3:16) Poi, scrivendo ai cristiani di Efeso, l’apostolo addita il modo in cui Geova fa le cose per unificare i discepoli di Gesù sotto Cristo, il promesso “Seme” e Re, e per portare il resto dell’umanità sulla terra in armonia con Lui mediante Suo Figlio. Paolo scrisse:
“È secondo il suo beneplacito, che egli propose in se stesso per l’amministrazione al pieno limite dei tempi fissati, cioè per radunare di nuovo tutte le cose nel Cristo, le cose che sono nei cieli e le cose che sono sulla terra”. — Efes. 1:8-10.
LA QUESTIONE: IL GOVERNO DEL REGNO
6. Perché Gesù era a conoscenza del suo futuro ruolo nel governo del Regno?
6 Prima di venire sulla terra, “il Cristo” aveva svolto il ruolo di Parola (o Logos), il portavoce del nostro Padre celeste. (Giov. 1:1) Così Gesù conosceva le profezie riportate in Genesi 3:15 e in Isaia 9:6, 7. Era a conoscenza delle parole rivolte ad Abraamo. (Gen. 12:3; 22:17, 18) Per di più, era consapevole del fatto che sarebbe stato lui ad adempiere le meravigliose promesse relative al seme promesso e al governo del Regno.
7. Come Gesù richiamò l’attenzione sul suo ruolo di re?
7 Quando fu sulla terra e particolarmente durante i tre anni e mezzo del suo ministero, Gesù richiamò l’attenzione su questo ruolo di re. Dalle sue labbra uscirono espressioni come “il regno di Dio è in mezzo a voi” e “il regno di Dio si è avvicinato”. Per mezzo delle sue molte illustrazioni e parabole, Gesù richiamò l’attenzione su quel regno. — Matt. 13:1-52; Mar. 1:14, 15; Luca 17:21.
8. Quali cose miracolose fece Gesù?
8 Come Re designato, Gesù fece anche molte cose miracolose. Mediante il potere dello spirito santo, camminò sull’acqua. Diede la vista ai ciechi e l’udito ai sordi. Sanò i malati e gli zoppi, e riportò in vita i morti. Se oggi un tal uomo si trovasse davanti a un intervistatore della TV, figuratevi quale probabile fuoco di fila di domande! ‘È lei l’uomo che ha camminato sull’acqua? Come ha fatto a dare la vista ai ciechi, l’udito ai sordi e la vita ai morti? È mai possibile?’ Quando si trovò davanti all’“intervistatore” Ponzio Pilato, cosa fece Gesù Cristo?
9. Allorché Gesù si trovò davanti a Pilato, su quale argomento fu portata l’attenzione?
9 In modo notevole Gesù imperniò la questione sul Regno. Pilato accettò per così dire l’imbeccata e ribadì il tema del governo del Regno. Naturalmente Pilato non ebbe altra scelta, per l’abilità con cui Gesù diresse le cose nelle ultime ore della sua vita terrena. Prendiamo la Bibbia e apriamola al Vangelo di Giovanni, capitolo 18, versetto 33.
10. Quale fu la prima domanda che Pilato rivolse a Gesù, e perché fu così appropriata?
10 Con la prima domanda che rivolse a Gesù, Pilato chiese: “Sei tu il re dei Giudei?” Quindi nella mente del governatore romano il tema era già stato stabilito. Era il tema che doveva essere trattato quel giorno, poiché quando Pilato aveva chiesto ai giudei quale accusa muovevano a Gesù, essi avevano detto: “Abbiamo trovato quest’uomo a sovvertire la nostra nazione, proibendo di pagare le tasse a Cesare e dicendo che egli stesso è Cristo re”. Appropriatamente, dunque, Pilato chiese a Gesù: “Sei tu il re dei Giudei?” — Luca 23:1-3.
11. (a) Per rispondere all’ulteriore domanda di Pilato, cosa avrebbe potuto fare Gesù? (b) Qual è sempre stata la cosa principale per il popolo di Dio?
11 Se foste stati al posto di Gesù e vi avessero fatto la stessa domanda, come avreste risposto? Avreste raccontato tutte le cose che avevate o che non avevate fatto per ricevere una condanna più lieve, ed evitare forse la pena di morte? Questa sarebbe la normale reazione della maggioranza, ma Gesù non reagì così. Egli avrebbe potuto distogliere Pilato dal tema del Regno. Ma la questione verteva proprio sul governo del Regno. Nel corso dei decenni il Regno è sempre stato la cosa di primaria importanza, e per il moderno popolo di Dio lo è ancora. Lo è stato nella Germania nazista, nell’Italia fascista, in America, Australia e Canada e in altre parti della terra durante la seconda guerra mondiale. La domanda è: Quale governo ha il posto supremo nella vita di un individuo, quello dell’uomo o quello di Dio? Anche in tempi recenti, nel Malawi, in Cina, nell’Unione Sovietica o in qualsiasi altro paese, la questione è rimasta sempre la stessa. Il punto principale non riguarda la trasfusione di sangue o qualche altro divieto, ma in conclusione è sempre questo: Quale governo occupa il posto supremo nella vita di un individuo?
12. Come Gesù richiamò ulteriormente l’attenzione sul Regno, e quale domanda fu spinto a fare Pilato?
12 Gesù non rispose direttamente alla domanda di Pilato, ma replicò:
“Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”.
Si noti che Gesù, nella sua breve risposta, menzionò il Regno tre volte. Questo riportò Pilato e tutti coloro che erano in ascolto al tema del governo del Regno; infatti Pilato disse: “Dunque, sei tu re?” (Giov. 18:36, 37) Su quel drammatico palcoscenico la scena era stata preparata e la ragione per cui Gesù veniva processato non poteva passare inosservata a nessuno. Notate il susseguirsi degli avvenimenti. Gesù rispose, dicendo:
“Tu stesso dici che io sono re. Per questo sono nato, e per questo son venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chi è dalla parte della verità ascolta la mia voce”. — Giov. 18:37.
13. In che modo il tema del Regno fu ulteriormente messo in risalto nell’incontro di Erode con Gesù?
13 A questo punto Pilato disse ai capi religiosi e alla turba giudaica: “Non trovo nessun delitto in quest’uomo”. La folla, però, si fece insistente e disse a Pilato come l’insegnamento di Gesù sul Regno si era diffuso in tutta la Giudea, a cominciare dalla Galilea. A quell’epoca Erode Antipa era tetrarca della Galilea e aspirava a regnare sopra i giudei. Agli occhi di Pilato, cosa poteva essere più opportuno che mettere Gesù a confronto con Erode, dato che quest’ultimo si trovava a Gerusalemme a quel tempo? Per cui mandò Gesù da Erode, che lo interrogò a lungo, sperando che compisse qualche segno. Ma Gesù, l’unto Re di Geova, non aveva nessun desiderio di sminuire la sua regalità solo per appagare la curiosità di Erode. Rimase in silenzio. Frustrato, il sedicente re Erode si fece beffe della regalità di Gesù, e dopo avere comandato ai suoi soldati di vestire Gesù con una veste regale, lo rimandò da Pilato. — Luca 23:4-11.
14. Riguardo al regno, quale sarebbe stato l’esito finale per Erode e per Gesù?
14 Sebbene da quel giorno Pilato si mostrasse amico di Erode, a Erode non servì. Tra parentesi, possiamo menzionare il contrasto fra Erode e Gesù in quanto al loro esito finale. La storia narra che, alcuni anni dopo, l’ambizioso Erode, istigato dalla moglie adultera, Erodiade, andò a Roma a chiedere il regno all’imperatore Caligola. Ma questo fece infuriare l’imperatore, che confinò Erode in Gallia. Erode perse sia la posizione che la ricchezza. Gesù, da parte sua, si era rifiutato di diventare un re terreno. Aveva rinunciato a ogni cosa che avrebbe potuto avere qui sulla terra. (Matt. 8:20; Giov. 6:15) Si umiliò, sottomettendosi completamente alla volontà di Geova. Fu felice di fare quella volontà e di avere come obiettivo il regno celeste. “Per la gioia che gli fu posta dinanzi”, sopportò ogni oltraggio e tortura che i suoi nemici poterono infliggergli, sapendo che mantenendosi integro sino alla morte sarebbe stato qualificato per il glorioso regno che aveva davanti. — Ebr. 12:2; Matt. 25:31.
15. Allorché Gesù fu davanti a Pilato, come venne messo in risalto nella conversazione il tema del Regno?
15 Ancora una volta Gesù si trovò dinanzi a Pilato. E ancora una volta fu suscitato il tema del Regno, poiché Pilato chiese alla turba di giudei: “Desiderate . . . che vi liberi il re dei Giudei?” Ma non finì lì. I soldati romani compresero che la questione verteva sul tema del regno e del governo. Con scherno, fecero una corona di spine e presero un mantello di porpora e li misero a Gesù. Lo schiaffeggiarono, chiamandolo re dei giudei. (Giov. 18:39—19:3) Non c’è nessuna indicazione che Gesù cercasse di togliersi quella corona di spine. Rimase sulla sua testa, a sottolineare la questione. Nessuno doveva rimanere col dubbio. Allorché Pilato suggerì ai giudei di prendere Gesù e di metterlo essi stessi al palo, con molta abilità ma falsamente essi presentarono la cosa come una violazione dell’autorità governativa umana, dicendo: “Se liberi quest’uomo, non sei amico di Cesare. Chiunque si fa re parla contro Cesare”. — Giov. 19:12.
16. In che modo i presenti al processo di Gesù resero testimonianza in merito alla ragione per cui Cristo stava per essere ucciso?
16 Fu come se quel giorno Pilato fosse servito al proposito di Dio, com’era accaduto in passato con Ciro il Persiano. (Confronta Isaia 45:1-7). Pilato prese quindi a portare le cose al punto culminante, dicendo: “Ecco, il vostro re!” Ma i giudei domandarono che Gesù venisse messo al palo; quindi Pilato chiese: “Metterò io al palo il vostro re?” La loro risposta? “Noi non abbiamo nessun re eccetto Cesare”. (Giov. 19:14, 15) In sostanza queste persone rendevano testimonianza in merito alla ragione per cui Cristo stava per essere ucciso e Gesù non ebbe bisogno di dire una parola. Con le loro stesse parole misero a fuoco molto bene il punto.
17. In che modo l’ultimo gesto di Pilato nei riguardi di Gesù sottolineò il tema del governo del Regno?
17 Il tema del governo del Regno fu infine messo in risalto quando Pilato fece affiggere sul palo di tortura di Gesù una scritta in ebraico, latino e greco. Quel giorno tutti i presenti poterono leggerla e nella loro mente non sarebbe rimasto nessun dubbio sul perché Gesù era stato messo al palo. Quella scritta diceva: “Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei”. Quando i capi sacerdoti giudei lo videro, si infuriarono e dissero a Pilato: “Non scrivere ‘Il Re dei Giudei’, ma che egli ha detto: ‘Io sono Re dei Giudei’”. Comunque Pilato rispose: “Quello che ho scritto, ho scritto”. — Giov. 19:19-22.
18. (a) Su che cosa dovremmo imperniare la nostra vita? (b) Quali domande dovremmo farci?
18 I drammatici avvenimenti di quella difficile giornata dovrebbero far capire a tutti i cristiani su cosa dovrebbero imperniare oggi la propria vita. Ogni dedicato servitore di Geova dovrebbe esaminarsi per vedere fino a che punto il Regno è una realtà per lui. Ci vediamo come futuri sudditi di quel governo? Quali sforzi facciamo per sostenere il dominio del Regno? Compiamo una zelante attività a favore di quel governo? Nell’articolo che segue troveremo buone ragioni per interessarci vivamente del Regno. E noteremo che dobbiamo manifestare tale interesse con un senso di urgenza. ‘Il Signore sia con lo spirito che mostriamo’ nel sostenere il Regno! — II Tim. 4:22.
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Abbiate fede nel Regno!La Torre di Guardia 1981 | 15 novembre
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Abbiate fede nel Regno!
“Ora circa i tempi e le stagioni, fratelli, non avete bisogno che vi si scriva nulla. Poiché voi stessi sapete benissimo che il giorno di Geova viene esattamente come un ladro di notte”. — I Tessalonicesi 5:1, 2.
1, 2. Come Geova ha continuato a impiegare il risuscitato Gesù Cristo?
IN QUALITÀ di Logos, o “Parola”, Gesù Cristo fu impiegato largamente dal nostro Padre celeste. (Giov. 1:1-3; Col. 1:16) Geova Dio però continuò a impiegare Gesù anche dopo la sua morte e risurrezione. Questo è ben sottolineata dagli illuminanti commenti dell’apostolo Paolo.
2 L’apostolo dichiarò esplicitamente che Dio si è proposto di riconciliare a sé tutte le cose che sono in cielo e sulla terra, tramite il sangue sparso da Gesù Cristo. (Col. 1:19, 20) Questo è in armonia con altre parole di Paolo, cioè che Geova ha disposto di ‘radunare di nuovo nel Cristo tutte le cose che sono in cielo e sulla terra’. (Efes. 1:10; Filip. 2:9-11) Ma a questo riguardo ci sarebbero stati alcuni straordinari avvenimenti pure relativi all’istituzione del messianico regno di Dio e alla drammatica venuta del “giorno di Geova”. (I Tess. 5:1, 2) Le Scritture sottolineano con molta chiarezza il ruolo che Cristo ha occupato dalla sua ascensione al cielo oltre 1.900 anni fa. Facciamo bene a prestare la nostra viva attenzione al significativo posto che occupa nella disposizione di Geova.
3. Perché Gesù conosceva le parole profetiche pronunciate in merito al governo del Regno?
3 A motivo del suo ruolo di Logos, o “Parola”, che ebbe prima di venire sulla terra, Gesù conosceva molto bene le parole profetiche pronunciate riguardo al governo del Regno. Perciò, come uomo, Gesù invitò il lettore a usare discernimento mentre meditava sulle parole di Daniele relative al “tempo della fine”. (Dan. 12:4; Matt. 24:15-22) Troviamo dunque il libro di Daniele e consideriamo alcune cose che Gesù senza dubbio capiva come Logos, o “Parola”. È evidente che Egli fu impiegato dal nostro Padre celeste per far scrivere ai profeti dell’antichità le loro profezie.
4. Cosa ci è detto riguardo al governo del Regno in Daniele 2:44; 7:13, 14 e 12:1?
4 Mentre esaminiamo il libro di Daniele con occhio acuto, notiamo in particolare tre interessanti espressioni. La prima si trova in Daniele 2:44:
“Ai giorni di quei re l’Iddio del cielo stabilirà un regno che non sarà mai ridotto in rovina. E il regno stesso non passerà ad alcun altro popolo. Esso stritolerà tutti questi regni e porrà loro fine, ed esso stesso starà a tempi indefiniti”.
Un’espressione che ha relazione con questa si trova in Daniele 7:13, 14, che dice:
“Continuai a guardare nelle visioni della notte, ed ecco, con le nuvole dei cieli veniva qualcuno simile a un figlio d’uomo; e ottenne accesso all’Antico dei Giorni, e lo fecero accostare proprio dinanzi a lui. E gli furono dati dominio e dignità e regno, affinché tutti i popoli, i gruppi nazionali e le lingue servissero proprio lui. Il suo dominio è un dominio di durata indefinita che non passerà, e il suo regno un regno che non sarà ridotto in rovina”.
Infine c’è quella di Daniele 12:1:
“Durante quel tempo sorgerà Michele, il gran principe che sta a favore dei figli del tuo popolo. E per certo accadrà un tempo d’angustia tale come non se ne sarà fatto accadere da che ci fu nazione fino a quel tempo”.
In questi tre passi della sua profezia, Daniele fa riferimento all’istituzione del governo del Regno, che sarà retto niente meno che dal ‘figlio dell’uomo’ o Michele. Queste espressioni si riferiscono chiaramente a Cristo Gesù investito del potere del Regno. — Riv. 12:7-10.
5. È conforme alle Scritture tenere presente il fattore tempo in relazione alla presa di potere da parte del governo del Regno?
5 Noterete che nelle precedenti espressioni di Paolo e Daniele è menzionato il tempo della comparsa e della presa di potere da parte del governo celeste. Se teniamo presente il fattore tempo, allora I Tessalonicesi 5:1 si applica sicuramente a noi:
“Ora circa i tempi e le stagioni, fratelli, non avete bisogno che vi si scriva nulla”.
Se discerniamo veramente il pieno significato della Parola di Dio, specie mentre ci inoltriamo sempre più nel “tempo della fine”, non saremo colti di sorpresa. Comprenderemo il significato degli avvenimenti relativi al tempo del “termine del sistema di cose”. (Matt. 24:3) Esaminiamo dunque il contesto delle tre espressioni pronunciate da Daniele relativamente all’istituzione del governo del Regno.
LE PAROLE AMMONITRICI DI DANIELE
6. In Daniele 2:40 cos’è detto del “quarto regno”?
6 Molti di noi conoscono l’immagine del sogno descritta nel secondo capitolo di Daniele e sanno che, con l’aiuto dello spirito santo di Geova, il profeta svelò al re Nabucodonosor il significato di questa immagine. Rappresentava una successione di regni mondiali, a cominciare da Babilonia. Ci interessa particolarmente il “quarto regno”, del quale Daniele disse:
“In quanto al quarto regno, si mostrerà forte come il ferro. Dato che, come il ferro macina e stritola ogni altra cosa, così, come il ferro che infrange, esso stritolerà e infrangerà pure tutti questi”. — Dan. 2:40.
7. Cos’è questo “quarto regno”?
7 Cos’è questo regno simile al ferro? Nella storia biblica, il “quarto regno”, o potenza mondiale, a contare da Babilonia, è l’impero romano, che viene dopo Media-Persia e Grecia. Nel corso del tempo l’impero romano, ai fini di una migliore amministrazione, fu suddiviso in impero d’Oriente e impero d’Occidente. Fu dall’impero d’Occidente che sorse l’impero britannico. In seguito alla rivoluzione delle colonie americane, furono stabiliti gli Stati Uniti d’America. Per ragioni di importanza vitale questi due paesi ritennero opportuno cooperare in campo militare e in altri campi per formare in effetti la Potenza Mondiale Anglo-Americana.
8, 9. Quali somiglianze ci sono fra Daniele 2:40 e Daniele 7:7?
8 Riguardo a quel “quarto regno” — nella sua originale identità di impero romano — Daniele ci dice in un’altra delle sue profezie:
“Dopo ciò continuai a guardare nelle visioni della notte, ed ecco, una quarta bestia, spaventevole e terribile e insolitamente forte. E aveva denti di ferro, grossi. Essa divorava e stritolava. E calpestava ciò che restava con i piedi. Ed era qualche cosa di diverso da tutte le altre bestie che erano state prima d’essa, e aveva dieci corna”. — Dan. 7:7.
9 Esaminando il settimo capitolo di Daniele si noterà che il profeta descrive a grandi linee gli stessi quattro regni, o potenze mondiali, raffigurati nel secondo capitolo. Ma invece di descrivere tali potenze come parti di un’immagine, a cominciare dalla testa d’oro, li descrive come bestie. Nel settimo capitolo, comincia con un leone (Babilonia) e conclude con la quarta bestia insolitamente forte e dai denti di ferro. Non è dunque per coincidenza che Daniele 7:7 corrisponde molto accuratamente a Daniele 2:40. In entrambi questi versetti il macinare o stritolare e la forza simile a quella del ferro sono chiaramente associate a questo regno, Roma. Ma resta la domanda: Come mai questo “quarto regno” rappresenta due potenze mondiali?
10. Da dove ha origine il ‘piccolo corno’?
10 Proseguiamo la lettura in Daniele 7:8:
“Continuai a considerare le corna, ed ecco, un altro corno, piccolo, spuntò fra loro, e tre delle prime corna furono divelte d’innanzi ad esso, ed ecco, c’erano in questo corno occhi simili agli occhi d’un uomo, e c’era una bocca che pronunciava cose grandiose”.
Interessante! Nella testa simbolica, simile a quella di una bestia, di questo quarto regno, la Potenza Mondiale Romana, comincia a spuntare un altro corno. E tre delle corna esistenti sono divelte per far posto a quest’ultimo. Cosa significa tutto questo? Esaminiamo la storia.
LA STORIA CONFERMA L’AVVERTIMENTO DI DANIELE
11. Perché è interessante notare come l’impero romano adempì in modo particolareggiato gli avvenimenti descritti da Daniele?
11 In effetti ‘non abbiamo bisogno che ci si scriva più nulla’ perché è già tutto scritto nell’ispirata Parola di Dio. Inoltre, se siamo desti spiritualmente, non ci faremo sorprendere dagli avvenimenti di portata universale come un incauto potrebbe farsi sorprendere da un ladro. Ma abbiamo bisogno di conoscere bene le Scritture, ed è interessante notare come l’impero romano adempì in modo particolareggiato gli avvenimenti descritti nelle visioni profetiche di Daniele.
12. Fino a che punto il dominio di Roma influì sulle Isole Britanniche?
12 Roma fu sin dall’inizio una forte potenza militare, ed estese la sua influenza e il suo dominio in lungo e in largo. La Britannia, a quell’epoca sotto l’influenza di regni tribali, divenne parte dell’impero romano, e in tutte le Isole Britanniche c’è l’impronta di tale dominio. Esiste ancora fra l’altro il muro che l’imperatore Adriano fece erigere attraverso la parte settentrionale dell’Inghilterra.
13, 14. (a) In principio di che genere fu la potenza di Roma? (b) Ma cosa accadde nel terzo e quarto secolo?
13 Man mano che Roma diventava più opulenta e la decadenza si accentuava a causa della vita licenziosa della classe dirigente, la sua potenza militare diminuiva. Dal tempo di Nerone e degli imperatori successivi, il declino della potenza militare romana fu chiaramente evidente. Ma i perpetuatori di questo impero escogitarono un sistema perché continuasse a dominare gli affari del mondo per secoli, anche se non in virtù della forza militare. Quale sistema?
14 Sembra che nel terzo e quarto secolo E.V. Roma diventasse più che altro una potenza politico-religiosa, oltre che una potenza militare. Fu escogitato abilmente un sistema in base a cui l’autorità del papa di Roma poté esercitare il controllo in lungo e in largo in gran parte della terra abitata allora conosciuta. Nacque il feudalesimo, e, servendosi d’esso, il Sacro Romano Impero, avente la Roma pontificia come punto centrale, dettò il corso degli affari mondiali per almeno mille anni.
15. In che modo il papato mantenne il controllo per parecchi secoli?
15 Sotto il sistema feudale, la stragrande maggioranza delle persone faceva il lavoro di contadino e viveva in abietta ignoranza e povertà. Coi loro magri mezzi di sussistenza dovevano mantenere i pigri signori dei manieri e dei castelli di tutta Europa, Isole Britanniche incluse. A loro volta, questi signori feudali erano costretti a pagare un tributo o tassa al re del reame in cui si trovavano. Ciascuno di questi re, in Inghilterra, in Sassonia o in altre parti d’Europa, altro non era che un vassallo e doveva pagare un tributo feudale al papato di Roma. Quindi, nel lungo periodo denominato Medio Evo il papato si arricchì materialmente e accrebbe il suo potere.
16. (a) Com’è ben descritto da Daniele il Sacro Romano Impero? (b) Cosa si vede spuntare dalla testa della “quarta bestia”, cioè Roma?
16 In base a questi fatti della storia, la profetica descrizione che Daniele fa di un regno rappresentato dalle gambe di ferro dell’“immensa immagine” è veramente appropriata! (Dan. 2:31) E com’è appropriata la spaventevole bestia dai denti di ferro, che stritola e divora, descritta nel capitolo sette di Daniele! Prima, fece strage in tutta l’Europa, sottomettendo con la forza militare tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Poi mantenne e consolidò ulteriormente il suo potere mediante imprese e stratagemmi politici, religiosi e commerciali. Ma che dire di questo ‘piccolo corno’, che si vede spuntare dalla testa della spaventevole “quarta bestia” che rappresenta Roma? Quando accade ciò?
APPARE IL ‘PICCOLO CORNO’
17. Come cominciò a spuntare il ‘piccolo corno’?
17 Fino al 1533 E.V., il regno britannico conservò la struttura di vassallo, soggetto al papato. L’anno seguente, però, re Enrico VIII divenne il capo supremo della Chiesa Cattolica d’Inghilterra. Egli ruppe i legami con Roma e Roma li ruppe con lui. Ora la ricchezza delle Isole Britanniche, gran parte della quale era stata in precedenza incamerata dalla Chiesa Cattolica Romana, veniva accumulata dal re d’Inghilterra che esercitava autorità sulla Chiesa Cattolica Inglese. (La Chiesa Cattolica d’Inghilterra conservò la stessa struttura della Chiesa Cattolica Romana, ciò che, in larga misura, vale ancor oggi). La potenza del Sacro Romano Impero cominciò ad affievolirsi, ma da esso spuntava un ‘piccolo corno’.
18. Quale posizione occupava la Gran Bretagna all’epoca della regina Elisabetta I, e cosa significò questo per Francia, Paesi Bassi e Spagna?
18 Passano alcuni decenni e la Gran Bretagna si trova sotto il dominio della regina Elisabetta I. A questo punto la ricchezza accumulata dal sistema feudale nelle Isole Britanniche sta avendo i suoi effetti. È sorta una flotta navale di un certo valore. In breve tempo, sotto la guida di uomini famosi come Drake, Raleigh e Hawkins, la flotta inglese si fa sentire nei conflitti con le potenze navali di Spagna, Paesi Bassi e Francia (ancora tutti sotto il dominio fittizio di Roma), sconfiggendo tutti, inclusa l’Invincibile Armata spagnola. Di conseguenza, la Gran Bretagna domina i mari e se ne vanta.
19. Facendo un parallelo fra il secondo e il settimo capitolo di Daniele, riguardo a che cosa vediamo ora un grande adempimento?
19 Cosa dice Daniele 7:8? Tre “corna” sarebbero state divelte d’innanzi al ‘piccolo corno’, e questo avrebbe pronunciato “cose grandiose”. Con il sorgere della Potenza Mondiale Inglese, a cui si unì poi l’America, abbiamo il pieno adempimento di questa grande profezia. La Potenza Mondiale Anglo-Americana è un frutto dell’impero romano. È il “figlio” di Roma. Per cui nella profezia è rappresentato come se spuntasse dalla “testa” di Roma, la “quarta bestia” dai denti di ferro. Facendo un parallelo fra il secondo e il settimo capitolo di Daniele, è facile vedere come le ‘gambe di ferro’ rappresentano due successive potenze mondiali e non una soltanto. — Dan. 2:32, 33.
A CHE PUNTO SIAMO NEL CORSO DEL TEMPO?
20. Come possiamo descrivere lo sviluppo delle ‘gambe di ferro’ nel ventesimo secolo?
20 Da Daniele 2:41-43, notiamo che regni mondiali chiaramente riconoscibili avrebbero avuto fine. Allora le due ‘gambe di ferro’ rappresentano una separata potenza mondiale ognuna? No, non più di quanto le due ‘braccia d’argento’ della parte superiore dell’immagine rappresentino due potenze mondiali quando la Media-Persia era all’apice della gloria. Quelle due gambe e il ferro dei piedi si sviluppano insieme dall’impero romano, specie dal quarto secolo in poi, quando Costantino lascia Roma, la capitale d’Occidente, per stabilire una capitale in Oriente, a Costantinopoli. Da questo impero diviso provengono varie nazioni dipendenti, e alla fine la Potenza Mondiale Anglo-Americana ottiene il predominio. Durante le due guerre mondiali del nostro secolo, quelle “gambe” mostrarono veramente d’essere come “ferro” allorché la forza militare della Potenza Mondiale Anglo-Americana stritolò gli eserciti nemici e usò per la prima volta in guerra armi nucleari.
21. Quale punto debole si nota ora all’estremità dell’immagine?
21 Giungiamo ora all’estremità di questa immensa immagine. Rappresenta ancora la Potenza Mondiale Anglo-Americana. Ma ora ha un punto debole. I piedi e le dita hanno perso la forza ferrea delle gambe. Sono fatti “in parte di ferro e in parte d’argilla modellata”. Daniele ne dà l’interpretazione, dicendo:
“Dal momento che hai guardato il ferro mischiato con l’umida argilla, si mischieranno con la progenie del genere umano; ma non s’attaccheranno, questo a quello, proprio come il ferro non si mischia con l’argilla modellata”. — Dan. 2:33, 43.
22. (a) Perché non c’entrano in tutto questo i governanti socialisti e comunisti? (b) Chi è dunque “la progenie del genere umano”? (c) Cos’è accaduto riguardo al “ferro” e all’“argilla”?
22 Vuol dire questo che i moderni governanti socialisti e comunisti diventano una potenza mondiale? No, poiché la profezia biblica indica che quegli elementi politici di tipo popolare non otterranno mai il predominio mondiale. L’ultima parte della terribile immagine, alla cui estremità si giunge nel corso del tempo, è ancor fatta essenzialmente di ferro. È sempre la potenza mondiale nata dal Sacro Romano Impero. Ma questa potenza simile a quella del ferro è indebolita alla fine dei secoli dall’intrusione di un elemento tenero, simile all’argilla: un movimento che richiede maggior voce popolare negli affari, ad esempio mediante sindacati, proteste, ecc. “La progenie del genere umano”, il cosiddetto uomo comune, si sforza di “dire” la sua nel modo di amministrare le cose. Questo si osserva oggi non solo in quei paesi dell’Europa occidentale che un tempo facevano parte del Sacro Romano Impero ma notevolmente nei paesi dominati dalla Potenza Mondiale Anglo-Americana. È lì che rallentamento dell’attività lavorativa, scioperi e agitazioni dei lavoratori hanno grandemente indebolito l’autorità governativa che un tempo era come il “ferro”. Nella lotta fra lavoro e capitale, “la progenie del genere umano” cerca di stabilire le proprie condizioni di lavoro e di vita. Ha questo portato una condizione di stabilità fra l’uomo che lavora e il governo? La Parola di Dio dice semplicemente: “Non s’attaccheranno”.
23. (a) Cosa significa il fatto che siamo arrivati alle “dita” dell’immagine? (b) Cosa possiamo aspettarci poi? (c) Cosa dovremmo essere spinti a fare in questo “tempo della fine”?
23 A che punto siamo dunque nel corso del tempo? Alla fine del versetto 43 non rimane più nulla dell’“immagine”. Siamo arrivati alle “dita”! Viviamo nel tempo in cui il susseguirsi dei governi umani giunge alla sua triste fine. Siamo al culmine dei secoli! Daniele ci ha detto cosa aspettarci. Sì, il regno di Cristo che deve governare tutti i popoli, la “pietra” tagliata dal “monte” della sovranità universale di Geova, sta per colpire i piedi della terribile immagine, facendo crollare e demolendo l’intera struttura dell’oppressivo dominio umano. Contrassegnerà “un tempo d’angustia tale come non se ne sarà fatto accadere da che ci fu nazione fino a quel tempo”. Ma sarà subito seguito dal più meraviglioso periodo di tutta la storia umana, il regno millenario di Cristo. Può alcun vero cristiano starsene seduto a guardare apaticamente e placidamente gli avvenimenti in questo “tempo della fine” senza essere spinto a sostenere il governo del Regno? Ora è il tempo di mostrare da che parte stiamo, dalla parte di Geova o da quella di Satana! — Dan. 2:44, 45; 7:14; 12:1, 4.
24. Che persone continueremo ad essere, e perché?
24 Come dice I Tessalonicesi 5:1, non abbiamo bisogno che ci si scriva nulla circa i tempi e le stagioni! È tutto scritto nella Parola di Dio. Si tratta solo di ‘tirarlo fuori’. Seguiamo dunque il suggerimento di Ebrei 10:35-39: “Perciò, non gettate via la vostra libertà di parola, che ha una grande ricompensa. Poiché avete bisogno di perseveranza, affinché, dopo aver fatto la volontà di Dio, riceviate l’adempimento della promessa. Poiché ancora ‘pochissimo tempo’, e ‘colui che viene arriverà e non tarderà’. ‘Ma il mio giusto vivrà a motivo della fede’, e, ‘se torna indietro, la mia anima non ha piacere in lui’. Ora noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione, ma di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”. Ci sia concesso di mostrare con le opere la nostra ferma fede nel Regno!
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