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Regno di DioAusiliario per capire la Bibbia
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dipendeva dal Padre suo, il Sovrano Signore. (Matt. 20:20-23; Mar. 10:35-40) Quindi, anche se erroneamente pensavano che il potere regale del Messia fosse limitato alla terra e in particolare all’Israele carnale, e questo anche il giorno dell’ascensione di Gesù risorto (Atti 1:6), compresero correttamente che si trattava di un ordinamento governativo. — Confronta Matteo 21:5; Marco 11:7-10.
La sovranità di Geova nei confronti della creazione terrestre venne manifestata visibilmente in molti modi dal suo Rappresentante regale. Mediante lo spirito o forza attiva di Dio, il Figlio suo poté dominare vento e mare, vegetazione, pesci, e persino gli elementi organici presenti nel cibo, moltiplicandolo. Queste opere potenti infusero nei discepoli profondo rispetto per l’autorità che gli era stata conferita. (Matt. 14:23-33; Mar. 4:36-41; 11:12-14, 20-23; Luca 5:4-11; Giov. 6:5-15) Un’impressione ancora più profonda fu prodotta dall’impiego della potenza di Dio sui corpi umani, sanando infermità che andavano dalla cecità alla lebbra, ridando vita ai morti. (Matt. 9:35; 20:30-34; Luca 5:12, 13; 7:11-17; Giov. 11:39-47) Gesù disse ad alcuni lebbrosi guariti di andare a riferirlo come “testimonianza” ai sacerdoti che, pur ricoprendo un incarico istituito da Dio, in genere erano increduli. (Luca 5:14; 17:14) Infine mostrò la potenza di Dio su spiriti sovrumani. I demoni riconoscevano l’autorità di cui Gesù era investito e, anziché rischiare una prova decisiva della potenza che lo sosteneva, eseguirono i suoi ordini liberando persone da loro possedute. (Matt. 8:28-32; 9:32, 33; confronta Giacomo 2:19). Poiché il potere di espellere demoni proveniva dallo spirito di Dio, il regno di Dio aveva realmente “raggiunti” i suoi ascoltatori. — Matt. 12:25-29; confronta Luca 9:42, 43.
ACCESSO AL REGNO
Gesù diede risalto al fatto che quello era un periodo di speciali opportunità. Del suo precursore, Giovanni il Battezzatore, Gesù disse: “Fra i nati di donna non è stato suscitato uno maggiore di Giovanni Battista; ma la persona che è la minore nel regno dei cieli è maggiore di lui. E dai giorni di Giovanni Battista ad ora il regno dei cieli è la mèta verso cui si spingono [biàzetai] gli uomini, e quelli che si spingono avanti [biastài] lo afferrano. (Confronta An American Translation; Zarcher Bibel]. Poiché tutti, i Profeti e la Legge, hanno profetizzato fino a Giovanni”. (Matt. 11:10-13) Quindi i giorni del ministero di Giovanni, che sarebbe presto terminato con la sua morte, segnarono la fine di un periodo e l’inizio di un altro. Del verbo greco biàzo usato in questo brano, W. E. Vine dice che “fa pensare a uno sforzo vigoroso”. (Expository Dictionary of New Testament Words, Vol. III, p. 208) E a proposito di Matteo 11:12 Heinrich Meyer afferma: “In questo modo viene descritto l’ansioso e irresistibile impegno e sforzo per raggiungere il veniente regno messianico . . . Così ansioso ed energico (non più di calma attesa) è l’interesse a proposito del regno. I Praaiac sono, quindi, credenti [non nemici attaccanti] che si sforzano vigorosamente di impossessarsene”. — Kritisch exegetisches Handbuch aber das Evangelium des Matthäus, 1864, pp. 272, 273.
Mentre l’ingresso in una città priva di mura avrebbe presentato poche o nessuna difficoltà, non sarebbe stato facile entrare a far parte del regno di Dio, poiché il Sovrano, Geova Dio, aveva posto delle barriere per escludere gli indegni. (Confronta Giovanni 6:44; I Corinti 6:9-11; Galati 5:19-21; Efesini 5:5). Per entrare bisognava percorrere una strada stretta, trovare la porta stretta, continuare a chiedere, continuare a cercare, continuare a bussare e la via sarebbe stata aperta. (Matt. 7:7, 8, 13, 14; confronta II Pietro 1:10, 11). Figurativamente parlando, per entrare potevano dover perdere un occhio o una mano. (Mar. 9:43-47) Il Regno non sarebbe stato una plutocrazia in cui si poteva comprare il favore dei Re; per un ricco (gr. ploùsios) sarebbe stato difficile entrare. (Luca 18:24, 25) Non sarebbe stato un’aristocrazia mondana; non avrebbe contato avere posizione preminente fra gli uomini. (Matt. 23:1, 2, 6-12, 33; Luca 16:14-16) Quelli che potevano sembrare “primi”, avendo un notevole passato e curriculum religioso, sarebbero stati “ultimi”, e ‘gli ultimi sarebbero stati i primi’ a ricevere gli speciali privilegi connessi con questo regno. (Matt. 19:30-20:16) Gli eminenti ma ipocriti farisei, sicuri di avere una posizione privilegiata, avrebbero visto meretrici ed esattori di tasse pentiti entrare nel Regno davanti a loro. (Matt. 21:31, 32; 23:13) Anche se chiamavano Gesù “Signore, Signore”, tutti gli ipocriti che mancavano di rispetto alla parola e alla volontà di Dio rivelata per mezzo di Gesù sarebbero stati allontanati con le parole: “Non vi ho mai conosciuti! Andatevene da me, operatori d’illegalità”. — Matt. 7:15-23.
Potevano avervi accesso quelli che mettevano al secondo posto gli interessi materiali e cercavano prima il Regno e la giustizia di Dio. (Matt. 6:31-34) Come l’unto Re di Dio, Cristo Gesù, dovevano amare la giustizia e odiare la malvagità. (Ebr. 1:8, 9) Persone di mente spirituale, misericordiose, pure di cuore, pacifiche, benché oggetto di biasimo e persecuzione da parte degli uomini, avevano la prospettiva di far parte del Regno. (Matt. 5:3-10; Luca 6:23) Il “giogo” che Gesù li invitò a portare significava sottomissione alla sua autorità regale. Era tuttavia un giogo piacevole, con un carico leggero per chi era “d’indole mite e modesto di cuore” come lo era il Re. (Matt. 11:28-30; confronta I Re 12:12-14; Geremia 27:1-7). Questo avrebbe dovuto rincuorare gli ascoltatori, assicurandoli che il suo governo non avrebbe avuto nessuna delle spiacevoli qualità di molti governanti precedenti, sia israeliti che non israeliti. Dava loro ragione di credere che il suo governo non avrebbe comportato gravosa tassazione, asservimento, né alcuna forma di sfruttamento. (Confronta I Samuele 8:10-18; Deuteronomio 17:15-17, 20; Efesini 5:5). Come mostrarono successive parole di Gesù, non solo il Capo del governo del Regno avrebbe dimostrato il suo altruismo al punto di dare la vita per il suo popolo, ma tutti quelli associati con lui nel governo sarebbero stati pronti a servire anziché essere serviti. — Matt. 20:25-28; vedi GESÙ CRISTO (Le sue opere e le sue qualità personali).
Essenziale sottomissione volontaria
Gesù stesso aveva il più profondo rispetto per la volontà e l’autorità sovrana del Padre suo. (Giov. 5:30; 6:38; Matt. 26:39) Finché era in vigore il patto della Legge, gli ebrei suoi seguaci dovevano osservarlo e farlo osservare; chiunque si fosse comportato diversamente sarebbe stato escluso dal suo regno. Il rispetto e l’ubbidienza però dovevano venire dal cuore, non essere una semplice osservanza formale o unilaterale della Legge che desse risalto a specifiche azioni richieste, ma non ne osservasse i principi fondamentali in quanto a giustizia, misericordia e fedeltà. (Matt. 5:17-20; 23:23, 24) Allo scriba che aveva riconosciuto la posizione unica di Geova e il fatto che “amarlo con tutto il cuore e con tutto l’intendimento e con tutta la forza e questo amare il prossimo come se stesso [valeva] assai più di tutti gli olocausti e i sacrifici” Gesù disse: “Tu non sei lontano dal regno di Dio”. (Mar. 12:28-34) In ogni particolare Gesù rese dunque chiaro che Geova Dio vuole solo sudditi volonterosi, che preferiscono le sue giuste vie e desiderano fervidamente vivere sotto la sua autorità sovrana.
Relazione di patto
Durante l’ultima sera trascorsa coi discepoli, Gesù parlò loro di un “nuovo patto” che sarebbe entrato in vigore per i suoi seguaci grazie al suo sacrificio di riscatto (Luca 22:19, 20; confronta 12:32), patto di cui lui stesso sarebbe stato il Mediatore tra il Sovrano Geova e i suoi stessi seguaci. (I Tim. 2:5; Ebr. 12:24) Inoltre Gesù fece personalmente un patto “per un regno” coi propri seguaci, affinché potessero godere con lui privilegi regali. — Luca 22:28-30.
Il Regno dalla Pentecoste in poi
Con l’ascensione di Gesù al cielo, quaranta giorni dopo la sua risurrezione, i discepoli cominciarono a comprendere la natura celeste del suo regno. Dieci giorni dopo, alla Pentecoste del 33 E.V., ebbero la prova che egli era stato “esaltato alla destra di Dio”, poiché versò su di loro spirito santo, autorizzandoli a prestare servizio quali suoi testimoni e ambasciatori del suo regno. (Luca 24:46-52; Atti 1:8, 9; 2:1—4, 29-33; II Cor. 5:20) Così entrò in vigore per loro il “nuovo patto” ed essi divennero il nucleo di una “nazione santa”, l’Israele spirituale. (I Piet. 2:9, 10; Gal. 6:16; Ebr. 12:22-24) Dal momento che Cristo sedeva ora alla destra del Padre suo ed era il Capo di questa congregazione, è evidente che dalla Pentecoste del 33 E.V. in poi ha esercitato il suo potere regale nei confronti dei discepoli. (Efes. 5:23; Ebr. 1:3; Filip. 2:9-11) Perciò l’apostolo poté in seguito scrivere: “[Dio] ci ha liberati dall’autorità delle tenebre e ci ha trapiantati nel regno del Figlio del suo amore”. — Col. 1:13; confronta Luca 22:53.
Ma nei confronti di coloro che non erano disposti a sottomettersi, Cristo Gesù non doveva agire allora; infatti doveva sedere “alla destra di Dio, aspettando quindi che i suoi nemici fossero posti a sgabello dei suoi piedi”. (Ebr. 10:12, 13; Atti 2:34-36; confronta Ebrei 2:8). Gesù aveva predetto che ci sarebbe stato un intervallo di tempo tra la sua ascensione al cielo e il momento di giudicare sia i sudditi approvati che gli oppositori, e fece questo paragonandosi a un uomo “di nobile nascita” che “andò in un paese lontano per assicurarsi il potere reale e tornare”. Oltre a premiare i servitori fedeli, allora avrebbe messo a morte i nemici del suo Regno. — Luca 19:11-27.
IL REGNO ASSUME PIENI POTERI
L’apostolo Giovanni, che scrisse verso la fine del I secolo E.V., previde mediante rivelazione divina il tempo futuro in cui Geova Dio, per mezzo del Figlio suo, avrebbe manifestato in modo particolare la sua sovranità; infatti, come al tempo in cui Davide portò l’Arca a Gerusalemme, si sarebbe potuto dire che Geova ‘aveva assunto il suo gran potere e aveva cominciato a regnare’. Questo perché il Re delegato, il Figlio suo, avrebbe iniziato una speciale, più estesa fase di governo e “il regno del mondo [sarebbe] divenuto il regno del nostro Signore e del suo Cristo, ed egli regnerà per i secoli dei secoli”. In quel tempo Gesù Cristo avrebbe preso tutte le misure necessarie per eliminare l’opposizione alla sovranità di Dio sia in cielo che sulla terra. — Riv. 11:15.
L’azione iniziale avviene nel reame celeste: Satana e i suoi demoni vengono sconfitti e scagliati giù nel reame terrestre. Questo ha per risultato l’annuncio: “Ora son venuti la salvezza e la potenza e il regno del nostro Dio e l’autorità del suo Cristo”. (Riv. 12:1-10) Nel breve periodo di tempo che gli rimane, questo principale avversario, Satana, continua a adempiere la profezia di Genesi 3:15 facendo guerra contro “i rimanenti” del “seme” della donna, i “santi” destinati a governare con Cristo. (Riv. 12:13-17; confronta 13:4-7; Daniele 7:21-27). I “giusti decreti” di Geova sono resi comunque manifesti, e i suoi giudizi si abbattono come piaghe su quelli che si oppongono a lui, provocando la distruzione della mistica Babilonia la Grande, la principale persecutrice dei servitori di Dio sulla terra. (Riv. 15:4; 16:1-19:6) Quindi il regno di Dio con Cristo Gesù unto Sovrano invia i suoi eserciti celesti contro i sovrani di tutti i regni terreni e i loro eserciti nella battaglia di Armaghedon, che porrà loro fine. (Riv. 16:14-16; 19:11-21) Questa è la risposta alla supplica rivolta a Dio: “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:10) Satana viene quindi inabissato e inizia un periodo di mille anni durante il quale Cristo Gesù e quelli che sono re e sacerdoti con lui regneranno sugli abitanti della terra. — Riv. 20:1, 6.
Anche l’apostolo Paolo descrive il regno di Cristo durante la sua presenza. Dopo aver risuscitato da morte i suoi seguaci, Cristo si accinge a ridurre “a nulla ogni governo e ogni autorità e potenza” (logicamente ogni governo, autorità e potenza che si oppone alla sovrana volontà di Dio). Quindi consegna “il regno al suo Dio e Padre”, sottomettendosi “a Colui che gli ha sottoposto tutte le cose, affinché Dio sia ogni cosa a tutti”. — I Cor. 15:21-28.
A questo segue tuttavia una prova finale dell’integrità e devozione di tutti i sudditi terreni. L’avversario di Dio viene sciolto dalla restrizione nell’abisso. Quelli che cedono alla tentazione lo fanno per la stessa questione suscitata in Eden: la legittimità della sovranità di Dio. Questo è reso evidente dal fatto che attaccano “il campo dei santi e la città diletta”. Poiché la questione è stata giuridicamente risolta e chiusa dalla Corte celeste, in questo caso non è permessa alcuna ribellione prolungata. Quelli che non rimangono leali a Dio non potranno ricorrere a Cristo Gesù come intercessore, ma Geova Dio sarà “ogni cosa” per loro, senza possibilità di appello o mediazione. Tutti i ribelli, spirituali e umani, riceveranno la divina condanna alla distruzione nella “seconda morte”. — Riv. 20:7-15.
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Reni
Come tutti gli altri organi del corpo, i reni sono stati progettati direttamente dal Creatore, Geova Dio. (Sal. 139:13) Negli animali destinati ai sacrifici, il grasso intorno ai reni era considerato una cosa particolarmente scelta, ed era specificato che nei sacrifici di comunione (Lev. 3:10, 11; 9:19, 20), nelle offerte per il peccato (Lev. 4:8, 9; 8:14, 16; 9:10) e nelle offerte per la colpa (Lev. 7:1, 4) lo si doveva far fumare sull’altare insieme ai reni. In occasione dell’istituzione del sacerdozio i reni del montone d’insediamento vennero prima agitati e poi bruciati sull’altare. (Eso. 29:22, 24, 25; Lev. 8:25, 27, 28) Con questo significato di cosa scelta, Mosè disse che Geova avrebbe cibato il suo popolo Israele col “grasso dei reni del frumento” (“cuori del frumento”, NW, ed. 1953, nota in calce). — Deut. 32:14.
La posizione dei reni nella parte più interna del corpo li pone tra gli organi più inaccessibili. La Bibbia usa il termine a proposito dei pensieri più intimi e delle emozioni più profonde. Una ferita ai reni sarebbe una
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Rena
Vedi SABBIA.
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