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Geova dice simbolicamente di avere una lingua che userà nella sua ira, “come un fuoco divoratore”. (Isa. 30:27) Alla Pentecoste, quando Gesù Cristo versò spirito santo su circa 120 discepoli radunati in un locale a Gerusalemme, ciò ebbe una manifestazione udibile in quanto parlavano in diverse lingue e visibile in quanto una lingua come di fuoco si posò su ciascuno di loro. — Atti 2:3, 4.
Dono delle lingue
Il dono miracoloso delle lingue accompagnò il versamento dello spirito di Dio alla Pentecoste del 33 E.V. I circa 120 discepoli radunati in una stanza superiore (forse nei pressi del tempio) furono così in grado di parlare delle “magnifiche cose di Dio” nelle rispettive lingue degli ebrei e proseliti che erano venuti a Gerusalemme da paesi lontani in occasione della festa. Tale adempimento della profezia di Gioele dimostrò che Dio si serviva della nuova congregazione cristiana e non più della congregazione ebraica. Per ricevere il gratuito dono dello spirito santo, ebrei e proseliti dovevano pentirsi ed essere battezzati nel nome di Gesù. — Atti 1:13-15; 2:1-47.
Il dono delle lingue fu molto utile ai cristiani del I secolo per predicare a persone che parlavano altre lingue. Era in realtà un segno per i non credenti. Tuttavia Paolo, scrivendo alla congregazione cristiana di Corinto, ordinò che quando si radunavano insieme, non dovevano tutti parlare in lingue poiché, se fossero entrati degli estranei e dei non credenti, non capendo nulla, avrebbero concluso che erano matti. Inoltre raccomandava che a parlare in lingue fossero solo “due o al massimo tre, e a turno”. Se però non c’era qualcuno in grado di tradurre, chi parlava in una lingua doveva rimanere in silenzio nella congregazione, parlare a se stesso e a Dio. (I Cor. 14:22-33) Se non si faceva la traduzione, il suo parlare in una lingua non avrebbe edificato altri, infatti nessuno avrebbe ascoltato il suo discorso, privo di significato per coloro che non lo comprendevano. — I Cor. 14:2, 4.
Se chi parlava in una lingua non era in grado di tradurre, lui stesso non avrebbe capito quello che diceva e neanche gli altri che non avevano familiarità con quella lingua. Perciò Paolo incoraggiava quelli che avevano il dono delle lingue a pregare di poter anche tradurre e così edificare tutti i presenti. Da tutto questo si capisce bene perché Paolo, sotto ispirazione, considerava quello di parlare in lingue un dono minore, e faceva notare che in una congregazione avrebbe preferito pronunciare cinque parole ‘con la sua mente (in modo comprensibile)’ anziché diecimila in una lingua. — I Cor. 14:11, 13-19.
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Lingua, IIAusiliario per capire la Bibbia
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Lingua, II
Maniera di comunicare idee o pensieri, a voce o in altro modo; insieme di vocaboli e locuzioni compreso da tutto un popolo. Il termine italiano, derivato dal latino lingua, come pure il termine ebraico e quello greco tradotti “lingua”, si riferiscono sia all’organo che al linguaggio. In modo simile è usato anche il termine ebraico per “labbro”.
ORIGINE DEL LINGUAGGIO
Il primo essere umano, Adamo, fu creato con un patrimonio di vocaboli, e anche con la capacità di coniare parole nuove e così arricchire il proprio vocabolario. Senza un vocabolario dato da Dio l’uomo appena creato non sarebbe stato in grado di comprendere le istruzioni verbali del Creatore più degli animali irragionevoli. (Gen. 1:27-30; 2:16-20; confronta II Pietro 2:12; Giuda 10). Anche se l’uomo intelligente era il solo di tutte le creature della terra a possedere un vero linguaggio, il linguaggio non fu ideato dall’uomo ma dall’Onnisapiente Creatore, Geova Dio. — Confronta Esodo 4:11, 12.
A proposito dell’origine del linguaggio, il noto lessicografo Ludwig Koehler ha scritto: “C’è stata, specie in passato, molta speculazione sul come il linguaggio umano ‘sia venuto all’esistenza’. Scrittori si sono ingegnati di studiare il ‘linguaggio degli animali’. Infatti anche gli animali sono in grado di esprimere udibilmente, mediante suoni e gruppi di suoni, sentimenti e sensazioni, come contentezza, paura, commozione, minaccia, ira, desiderio sessuale e soddisfazione nell’appagarlo, e forse molte altre cose. Per quanto tali espressioni [degli animali] possano essere molteplici... non contengono concetti e idee, esclusivo dominio del linguaggio umano”. Dopo aver spiegato come gli uomini possano esplorare l’aspetto fisiologico del linguaggio umano, aggiunge: “Ma esula dalla nostra comprensione ciò che realmente accade nel linguaggio, come la scintilla della percezione illumina lo spirito del bambino, o dell’umanità in generale, diventando parola parlata. Il linguaggio umano è un segreto; è un dono divino, un miracolo”. — Journal of Semitic Studies, Vol. I, n. 1, gennaio 1956, p. 11.
Il linguaggio era stato usato per epoche incalcolabili prima della comparsa dell’uomo sulla scena mondiale. Geova Dio comunicava col suo primogenito Figlio celeste ed evidentemente si serviva di lui per comunicare con gli altri figli spirituali. Perciò quel Figlio primogenito fu chiamato “la Parola”. (Giov. 1:1; Col. 1:15, 16; Riv. 3:14) L’apostolo Paolo, ispirato, menzionò “le lingue degli uomini e degli angeli”. (I Cor. 13:1) Geova Dio parla alle creature angeliche nella loro ‘lingua’ ed essi ‘eseguono la sua parola’. (Sal. 103:20) Poiché né Lui né i suoi figli spirituali hanno bisogno dell’atmosfera (che rende possibili le onde sonore e le vibrazioni necessarie al linguaggio umano), la lingua degli angeli è ovviamente al di sopra della concezione o cognizione umana. Per parlare con gli uomini, gli angeli, quali messaggeri di Dio, dovettero usare linguaggio umano, e messaggi angelici sono stati scritti in ebraico (Gen. 22:15-18), aramaico (Dan. 7:23-27) e greco (Riv. 11:15), essendo i versetti citati rispettivamente in quelle lingue.
MOLTIPLICAZIONE DELLE LINGUE UMANE
Secondo le accademie linguistiche, in tutta la terra si parlano attualmente circa 3.000 lingue. Alcune sono lingue vere e proprie, altre dialetti; alcune parlate da centinaia di milioni di persone, altre da meno di un migliaio. Anche se le idee espresse e comunicate sono fondamentalmente le stesse, ci sono mille modi di esprimerle. Solo la storia biblica spiega l’origine di tale sorprendente varietà del linguaggio umano.
Ancora per qualche tempo dopo il diluvio universale, tutto il genere umano “continuava ad avere una sola lingua [lett. “labbro”] e le stesse parole”. (Gen. 11:1) La Bibbia indica che quella “sola lingua” originale fu poi chiamata “ebraico”. (Vedi EBRAICO). Come sarà spiegato, questo non significa che tutte le altre lingue siano derivate dall’ebraico o siano lingue a esso affini, ma che l’ebraico è precedente a tutte le altre lingue.
Genesi dice che dopo il Diluvio parte della famiglia umana si unì in un’impresa contraria alla volontà di Dio com’era stata dichiarata a Noè e ai suoi figli. (Gen. 9:1) Invece di sparpagliarsi e ‘riempire la terra’, decisero di accentrare la società umana, stabilendosi in una località di quella che si chiamò poi la pianura di Sinar in Mesopotamia. Evidentemente quello doveva diventare anche un centro religioso con una torre destinata all’adorazione. — Gen. 11:2-4.
Dio Onnipotente arrestò la loro presuntuosa impresa infrangendo la loro unità d’azione, e questo mediante la confusione della lingua comune. Questo rese impossibile qualsiasi lavoro coordinato e provocò la loro dispersione in tutte le parti della terra. La confusione della lingua avrebbe pure ostacolato o rallentato un futuro progresso in direzione sbagliata, di aperta resistenza a Dio, poiché avrebbe limitato la possibilità umana di unire per fini ambiziosi i propri sforzi intellettuali e fisici, e anche reso più difficile attingere la conoscenza accumulata dai diversi gruppi linguistici, conoscenza non da Dio, ma acquistata attraverso ricerca ed esperienza umana. (Confronta Ecclesiaste 7:29; Deuteronomio 32:5). Quindi, pur introducendo un importante fattore divisivo nella società umana, la confusione del linguaggio umano in realtà è stata benefica per la società poiché ha ritardato il conseguimento di obiettivi nocivi e pericolosi. (Gen. 11:5-9; confronta Isaia 8:9, 10). Basta considerare certi sviluppi odierni, che sono il risultato di nozioni accumulate nel corso dei secoli di cui l’uomo ha fatto cattivo uso, per renderci conto che Dio aveva previsto molto tempo fa quello che sarebbe avvenuto se il tentativo di Babele fosse rimasto incontrastato.
Come avvenne la ‘confusione’?
La filologia, lo studio comparato delle lingue, in genere raggruppa le lingue in “famiglie” distinte. La lingua “madre” di ciascuna famiglia principale di solito non è stata identificata; tanto meno esiste una base qualsiasi per stabilire una lingua “madre” da cui hanno avuto origine tutte le migliaia di lingue ora parlate. Come abbiamo notato, la Bibbia non dice che tutte le lingue siano derivate dall’ebraico. Nella cosiddetta “tavola etnografica” e “tavola dei popoli” (Genesi capitolo 10) sono elencati i discendenti dei figli di Noè, Sem, Cam e Iafet, e in ogni caso sono raggruppati ‘secondo le loro famiglie, secondo le loro lingue, nei loro paesi, secondo le loro nazioni’. (Gen. 10:5, 20, 31, 32) Sembra dunque che, quando confuse miracolosamente il linguaggio umano, Geova Dio non produsse dialetti derivati dall’ebraico, ma diverse lingue completamente nuove, ciascuna in grado di esprimere tutta la gamma dei sentimenti e del pensiero umano.
Perciò, dopo che Dio confuse la loro lingua, i costruttori di Babele non avevano più “una sola lingua e le stesse parole” (Gen. 11:1), non avevano più un vocabolario comune e neanche una grammatica comune, un comune modo di esprimere la relazione fra le parole. Il professor S. R. Driver dice: “Le lingue, comunque, non differiscono solo come grammatica e radici, ma anche ... nel modo in cui le idee sono inserite nel periodo. Popoli diversi non pensano allo stesso modo; e di conseguenza la forma del periodo nelle diverse lingue non è la stessa”. (Hastings, Dictionary of the Bible, Vol. IV, p. 791) Le diverse lingue richiedono schemi mentali assai diversi, e ciò rende difficile per il principiante ‘pensare in una nuova lingua’. (Confronta I Corinti 14:10, 11). Questo spiega anche perché una traduzione letterale di qualche cosa detto o scritto in una lingua poco conosciuta potrebbe sembrare illogica, e spesso far dire: ‘Ma non ha senso!’ Sembra dunque che quando confuse la lingua degli uomini di Babele, Geova Dio abbia prima cancellato ogni memoria della loro precedente lingua comune e poi abbia introdotto nella loro mente non solo nuovi vocabolari ma anche mutati schemi mentali, quindi nuove grammatiche. — Confronta Isaia 33:19; Ezechiele 3:4-6.
Alcune lingue, per esempio, sono monosillabiche (composte di parole di una sola sillaba) come il cinese. Invece il vocabolario di altre lingue è formato in gran parte per agglutinazione, cioè unione di parole messe una dopo l’altra, come il vocabolo tedesco Hausfriedensbruch, che letteralmente significa “casa pace rottura”, o reso più comprensibile per chi parla italiano “violazione di domicilio”. In alcune lingue la sintassi, l’ordine delle parole nella frase, è molto importante; in altre importa poco. Inoltre alcune lingue hanno molte coniugazioni (o forme verbali), altre, come il cinese, non ne hanno. Si potrebbero elencare infinite differenze, ciascuna delle quali richiede un modificato schema mentale, cosa che spesso comporta grande sforzo.
Le lingue originali prodotte dall’intervento di Dio a Babele col tempo generarono dialetti affini, dialetti che spesso formarono lingue separate, dalle quali è quasi impossibile risalire ai dialetti da cui sono derivate o alla lingua “madre”. Perfino i discendenti di Sem, che evidentemente non si trovavano fra la folla a Babele, finirono per parlare non solo ebraico, ma anche aramaico, accadico e arabo. Storicamente vari fattori hanno contribuito alla trasformazione delle lingue: separazione dovuta a distanza o a barriere geografiche, guerre e conquiste, interruzione delle comunicazioni, e immigrazione di popoli che parlavano un’altra lingua. Per tali ragioni le principali lingue antiche si sono frammentate, certe lingue sono state parzialmente assorbite da altre, e alcune sono completamente scomparse, sostituite da quelle dei conquistatori.
La ricerca linguistica concorda con quanto detto sopra. G. L. Trager, professore di antropologia e linguistica, dice: “Le nozioni storiche sulle lingue esistenti risalgono solo a qualche migliaio di anni fa”. (Encyclopædia Britannica, ed. 1959, Vol. 13, pp. 698, 699) Un articolo pubblicato su Science Illustrated (luglio 1948) dichiara: “Le forme più antiche delle lingue tuttora conosciute sono molto più difficili delle lingue moderne da loro derivate... non sembra che l’uomo sia partito da un linguaggio semplice, reso gradatamente più complesso, ma piuttosto che in qualche epoca del passato più remoto si sia imbattuto in una lingua terribilmente astrusa, che ha gradatamente semplificata fino alle forme moderne”. Un altro linguista fa pure notare che “l’idea che i ‘selvaggi’ parlino con una serie di grugniti, e non siano in grado di esprimere molti concetti ‘civili’, è completamente sbagliata”, e che “molte lingue dei popoli illetterati sono assai più complesse delle moderne lingue europee”. (Science News Letter, 3 settembre 1955) L’evidenza è dunque contraria a un’origine ‘evoluzionistica’ del linguaggio o delle lingue antiche.
A proposito del punto focale da cui cominciarono a diffondersi le lingue antiche, l’orientalista inglese Henry C. Rawlinson ha osservato: “Se dovessimo lasciarci guidare dalla semplice intersezione dei sentieri linguistici, e indipendentemente da ogni riferimento alla storia biblica, saremmo ugualmente portati a fissare nella pianura di Sinar l’epicentro da cui si irradiarono le varie linee”.
Alcune delle principali “famiglie” elencate dai filologi moderni sono: indoeuropea, semitica, camitica, negroafricana, sinotibetana, giapponese e coreana, uralica e altaica, dravidica e maleopolinesiana. Ci sono molte lingue che è tuttora impossibile classificare. Entro ciascuna delle maggiori famiglie ci sono molte suddivisioni o famiglie minori. Infatti la famiglia indoeuropea include le lingue germaniche, le lingue neolatine o romanze, il baltico, lo slavo, l’indoiranico, il greco, il celtico, l’albanese e l’armeno. Gran parte di queste famiglie minori sono a loro volta suddivise. Le lingue neolatine per esempio includono francese, spagnolo, portoghese, italiano e romeno.
NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA
Il giorno di Pentecoste del 33 E.V. lo spirito santo fu versato sui discepoli cristiani a Gerusalemme ed essi ad un tratto cominciarono a parlare in molte lingue che non avevano mai studiato né imparato. Geova Dio aveva manifestato a Babele la sua miracolosa capacità di mettere un vocabolario e una grammatica diversa nella mente delle persone. Alla Pentecoste lo fece un’altra volta ma con una differenza sostanziale: i cristiani che improvvisamente ebbero il dono di parlare nuove lingue non dimenticarono la loro lingua originale, l’ebraico. In questo caso lo spirito di Dio doveva raggiungere un obiettivo molto diverso: non confondere e disperdere, ma illuminare e radunare persone di cuore onesto in unità cristiana. (Atti 2:1-21, 37-42) Da quel momento in poi il popolo del patto di Dio è stato un popolo multilingue, ma la barriera creata dalla differenza linguistica è stata superata, perché la loro mente è piena della comune lingua della verità. (Efes. 4:25) Così si è adempiuta la promessa di Sofonia 3:9, infatti Geova Dio ha dato “in cambio ai popoli una lingua pura, onde tutti invochino il nome di Geova, onde lo servano a spalla a spalla”. (Confronta Isaia 66:18; Zaccaria 8:23; Rivelazione 7:4, 9, 10). Perché questo sia possibile devono “parlare tutti concordemente” e “essere perfettamente uniti nella stessa mente e nello stesso pensiero”. — I Cor. 1:10.
La ‘purezza’ della lingua parlata dalla congregazione cristiana era pure dovuta all’assenza di parole che esprimono acrimoniosa amarezza, rancore, ira, clamore e simili parole ingiuriose, e anche dall’evitare ogni inganno, oscenità e corruzione. (Efes. 4:29, 31; I Piet. 3:10) I cristiani dovevano usare la lingua nel modo più sublime, per lodare il Creatore ed edificare il prossimo con parole sane, veraci, specialmente con la buona notizia del regno di Dio. — Matt. 24:14; Tito 2:7, 8; Ebr. 13:15; confronta Salmo 51:15; 109:30.
La Bibbia cominciò a essere scritta in ebraico, e alcune parti in seguito furono scritte in aramaico. Poi, nel I secolo dell’Era Volgare, il resto delle Sacre Scritture fu messo per iscritto nella lingua greca koinè o comune (anche se Matteo pare abbia scritto il suo Vangelo prima in ebraico). In quell’epoca esisteva già una traduzione delle Scritture Ebraiche in greco chiamata la Settanta. Non era una traduzione ispirata, tuttavia fu citata molte volte dagli scrittori cristiani della Bibbia. Quindi anche le Scritture Greche Cristiane e poi l’intera Bibbia furono tradotte in altre lingue, prime delle quali latino, siriaco, etiopico, arabo e persiano. Attualmente la Bibbia, intera o in parte, è disponibile in oltre 1.600 lingue. Questo ha facilitato la proclamazione della buona notizia e ha contribuito a superare la barriera delle divisioni linguistiche per unire un popolo di molti paesi nella pura adorazione del Creatore.
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LinoAusiliario per capire la Bibbia
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Lino
Pianta coltivata sin dall’antichità, le cui fibre erano, e sono tuttora, filate e tessute. (Eso. 25:4; Giud. 15:14) Può raggiungere dai 30 cm a 1,20 m di altezza. Ha fusto sottile con foglie lanceolate, ramificato solo all’estremità, e fiori a cinque petali azzurro intenso o celeste chiaro (raramente bianchi).
Quando il lino metteva le “gemme dei fiori”, o capsule contenenti i semi, era pronto per la raccolta (Eso. 9:31), che avveniva zappando o estirpando le piante. Queste poi venivano fatte seccare. Probabilmente gli steli di lino che c’erano sulla terrazza della casa di Raab a Gerico vi erano stati stesi per questo. — Gios. 2:6.
La pianura alluvionale così caratteristica dell’Egitto pare sia particolarmente adatta alla coltivazione del lino. Tuttora l’Egitto è fra i principali produttori di lino dell’Africa. Nel mondo antico era famoso per il suo lino fine. Perciò la piaga della grandine inviata da Dio, che rovinò il lino e l’orzo, fu un duro colpo per l’economia egiziana. (Eso. 9:23, 31) In seguito, la dichiarazione contro l’Egitto, messa per iscritto da Isaia (19:9), includeva fra coloro che avrebbero provato vergogna i “lavoratori del lino”.
Presso gli ebrei gli indumenti erano in massima parte di lana o di lino. (Lev. 13:47; Prov. 31:13, 22; Osea 2:5, 9) Di lino erano anche cinture (Ger. 13:1) e vele. (Ezec. 27:7) Gli israeliti filavano e tessevano il loro lino, ma evidentemente ne importavano anche dall’Egitto. — Prov. 7:16.
La Legge proibiva di tessere insieme materiali diversi, uno nell’ordito e uno nella trama. (Deut. 22:11) Dio desiderava che Israele fosse un popolo speciale, separato dalle altre nazioni, puro e santo. Sotto questo aspetto detta proibizione era analoga a quella che vietava di mangiare certi animali, dichiarati “impuri”, ma ci potevano essere anche altre ragioni pratiche. Si potevano prevenire frodi e impedire che i mercanti spacciassero una merce per un’altra. Inoltre il tessuto poteva durare di più, evitando le difficoltà che potevano sorgere lavando, per esempio, un tessuto misto di lino e lana.
C’era lino di diversa qualità, com’è indicato dai riferimenti scritturali a “lino fine” e “tessuto fine”. (Ezec. 16:10; 27:16) I ricchi, i re e gli uomini che ricoprivano alti incarichi governativi usavano lino di qualità superiore. (Gen. 41:42; I Cron. 15:27; Est. 8:15; Luca 16:19) La salma di Gesù venne avvolta dal ricco Giuseppe di Arimatea in lino fine, pulito. — Matt. 27:57-59.
Lino fine filato dalle donne israelite fu usato per fare i dieci teli della tenda per il tabernacolo, la cortina che separava il Santo dal Santissimo, la portiera per l’ingresso del tabernacolo e quella per la porta del cortile. (Eso. 35:25; 36:8, 35, 37; 38:18) Fine lino ritorto veniva usato per le vesti dei sacerdoti, i copricapi ornamentali, le mutande e le cinture, e anche per il turbante, l’efod e il pettorale del sommo sacerdote. (Eso. 39:2, 3, 5, 8, 27-29) Nel caso delle cortine e dei paramenti da usare nel santuario, sembra che il tessuto di base fosse di lino, adorno di ricami in lana colorata e oro. Così non si violava la legge che vietava di mescolare due materiali diversi. Inoltre questi erano capi speciali, fatti secondo dirette, specifiche istruzioni di Geova. — Eso. 35:35; 38:23.
USO FIGURATIVO
Babilonia la Grande è raffigurata adorna di lino
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